Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Bad A p p l e    25/09/2014    1 recensioni
L'Amnesty è una associazione di assassini alle dipendenze del governo Giapponese ed è la famiglia Akashi ad esserne a capo. Akashi Seijuro, interessato alla Misdirection di Tetsuya, lo convince a far parte di Amnesty, facendo leva sui grossi debiti che gravano sulle spalle della famiglia Kuroko.
«Meno male che sei un ragazzo intelligente, per un momento ho creduto davvero di doverti uccidere e credimi, sarebbe stata una grossa perdita per me».
Kuroko non rispose nulla, limitandosi ad ascoltare Akashi, non osando abbassare la guardia nemmeno per un secondo, nonostante la tensione nell’aria si fosse sciolta nel momento stesso in cui l’altro si era rilassato.
«Posso contare su di te, Tetsuya?»
Aveva davvero scelta?

[KagaKuro] [MidoTaka] [Accenni a: AoKuro, AkaKuro]
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Makoto Hanamiya, Taiga Kagami, Takao Kazunari, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Retrace III: Deeper and Deeper.

 

Kuroko inspirò l’aria fresca del mattino, sentendosi sereno come non lo era da tempo.

Dopotutto quella missione avrebbe potuto fargli bene: gli era capitato solo una volta e per pochissimi minuti di veder giocare la squadra di basket del liceo Seirin e senza scampo ne era rimasto affascinato.

Si era detto che, se fosse stato un ragazzo normale, avrebbe voluto giocare in una squadra come quella, dove la fiducia nei propri compagni era quasi palpabile, al contrario della Teiko, dove in modo lento ma inesorabile si era insinuato un gelo così tagliente da recidere i fili che avevano unito la Generazione dei Miracoli. Ovviamente la loro squadra non si era sgretolata solo a causa dello sbocciare dei vari talenti, ma lui stesso –che tanto aveva fatto “ramanzine” ad Aomine per il fatto che saltasse sempre più spesso gli allenamenti- alla fine si era ritrovato a non presentarsi quasi più in palestra a causa delle missioni che cominciavano ad occupare tutto il suo tempo libero.

Inventarsi scuse convincenti per giustificarsi con gli altri era diventato sempre più difficile e alla fine non gli era restato che arrendersi al fatto che non sarebbe riuscito a far tornare le cose come prima, soprattutto se lui stesso saltava tre allenamenti su quattro.

Sospirò così piano da essere quasi del tutto impercettibile e decise che non voleva annegare in quei pensieri.

Adesso devo solo avvicinare Kagami Taiga e fare in modo che si fidi di me, che male può farmi fingere di non essere un sicario ma un semplice ragazzo del liceo?” si domandò, per poi ricordarsi un altro particolare molto importante: per un po’ di tempo sarebbe stato lontano da Hanamiya.

In pratica era un sogno, quindi non si sentì affatto in colpa nel non riuscire a trattenere un sorriso, riconoscente per quegli attimi di pace che gli si prospettavano davanti.

Tirò fuori un libro e si mise a leggere mentre camminava. Non riuscì neanche a ricordare quando era stata l’ultima volta che aveva davvero letto un romanzo che in realtà non fosse qualche manuale su come ammazzare le persone, opportunamente nascosto dietro la copertina di qualche grande classico per non destare sospetti.

Si stiracchiò appena, si sentiva ancora un po’ indolenzito, ma andava molto meglio di quando si era risvegliato all’Amnesty, due giorni prima.

Non riuscì ad impedirsi di ripensare alle parole che gli aveva rivolto Akashi in quella situazione.

 

«Ascoltami bene, Tetsuya, questa forse sarà la missione più difficile che tu abbia affrontato fino ad ora, quindi cerca di non deludermi» aveva detto Akashi, dopo essersi assicurato che Kuroko non distogliesse lo sguardo dal suo.

Kuroko era riuscito a mettersi seduto sul letto ed incrociò gambe e braccia, non comprendendo le parole dell’altro, «Cosa dovrebbe esserci di complicato?» aveva mormorato, per poi concedersi un attimo di esitazione, «Le vite umane sono assurdamente fragili, nessuna esclusa. Cosa ci dovrebbe essere di difficile nel spezzare questa in particolare?»

«La vicinanza, Tetsuya. Per farti un esempio, se io te lo ordinassi in questo preciso istante, tu uccideresti quel tuo “amico”, Shigehiro Ogiwara

Kuroko sapeva fin troppo bene che, vista la sua posizione, avrebbe dovuto rispondere subito con un “Sì”, ma ancora una volta aveva esitato, cosa che era bastata ad Akashi per capire la vera risposta. Tuttavia, a Tetsuya non era sembrato affatto stupito di ciò.

«Sei un essere umano, dopotutto. E’ per questo che ho provveduto ad allontanarlo da te, rischiava di compromettere la vita che stai svolgendo».

«Quindi la partita...?»

«Esatto, era tutto programmato. Devo impedire che la tua umanità possa diventare un intralcio» Akashi si era passato una mano tra i capelli per poi riprendere a parlare, «non avvicinarti emotivamente al tuo bersaglio o sarà la tua rovina».

«Penso che ormai per me sia impossibile avvicinarmi emotivamente a qualcuno, Akashi-kun. Non c’è pericolo che io possa deluderti».

L’altro gli aveva sollevato appena il viso con il pollice e l’indice e gli aveva rivolto un sorriso che nascondeva in sé qualcosa di terribilmente falso, «Ne sono sicuro».

«Non c’è davvero bisogno che io mi avvicini a Kagami, per tenerlo d’occhio» aveva notato Kuroko, dopo qualche secondo di silenzio, in un’implicita richiesta di spiegazioni.

«Vero» gli aveva concesso Akashi, «I motivi per cui io voglio che tu lo avvicini sono due: il primo è perché potrebbe farsi sfuggire con te qualche informazione su suo padre. Il secondo motivo lo saprai a tempo debito».

«Ma-»

Era bastata un’occhiata tagliente di Akashi per interrompere in modo immediato la frase di Tetsuya.

«Stai davvero pensando di contestare un mio ordine?» il tono di voce era stato calmo come al solito, ma Kuroko aveva avvertito in modo distinto una nota di pericolo.

«No, ovviamente no».

 

 

 

Kuroko sospirò, dicendo addio al buonumore che lo aveva animato fino a pochi secondi prima.

Odiava vedere Akashi sorridere in quel modo e più di ogni altra cosa desiderava vederlo tornare in sé, ma non aveva la più pallida idea di come fare.

Sbuffò e accelerò il passo, raggiungendo la scuola in poco tempo, senza smettere di leggere mentre avanzava.

Una volta varcato il cancello, venne investito da un caos senza fine, fatto di voci che sbraitavano da una parte all’altra, incitando gli studenti ad iscriversi ai vari club scolastici.

Nonostante avesse dovuto predominare il nero delle divise, il cortile della scuola oltre che da voci era invaso da colori fin troppo sgargianti.

Sembra un circo” pensò Kuroko, ormai troppo abituato al rigore della Teiko e dell’Amnesty.

Si fece coraggio e si mise a cercare lo stand del club di basket, tenendo davanti a sé il suo fidato libro, come a creare uno scudo tra sé e tutto quel frastuono.

Sicuramente Kagami si iscriverà al club di Basket, così mi ha detto Akashi-kun. Se mi iscrivessi prima del mio bersaglio e rimanessi nei paraggi dello stand, potrei approfittarne per iniziare a studiarlo già da subito” si disse, voltando una pagina del libro.

Per fortuna non ebbe neanche bisogno di utilizzare la Misdirection per passare del tutto inosservato e non ci mise troppo tempo a trovare ciò che stava cercando.

Si avvicinò allo stand, ma non rivolse la parola alla ragazza seduta dietro al tavolino, limitandosi a prendere un modulo di iscrizione, compilandolo; inutile dire che nessuno se ne accorse e a Kuroko non rimase che aspettare lì di veder spuntare il suo obiettivo.

Non ci volle molto prima che un ragazzo identico alla fotografia che gli aveva dato Akashi si facesse avanti, reclamando un modulo di iscrizione con voce quasi annoiata, come se con la sua presenza stesse solo facendo un favore a tutti quanti.

Arrogante” pensò subito Tetsuya, cercando di convincersi che quel ragazzo non gli ricordasse in modo incredibile Aomine. Storse il naso in modo impercettibile, sentendosi un po’ infastidito.

“Questi fenomeni si credono davvero chissà chi… se scoprissero quanto in realtà siano fragili, forse smetterebbero di darsi tutte queste arie” pensò, distratto, rendendosi conto solo dopo di quanto un pensiero del genere fosse cinico e lontano dal tipo di persona che voleva essere.

Scacciò quelle riflessioni e si affrettò a seguire Kagami, che dopo aver lasciato sul tavolo il modulo, compilato solo per metà, si diresse verso l’interno della scuola.

Kuroko scoprì che lui e Taiga erano nella stretta classe; coincidenza troppo fortuita per essere considerata tale, quindi si disse che in tutto quello doveva esserci lo zampino di Akashi.

Meglio così, avrò più tempo per studiarlo”.

Si sedette al banco dietro a quello del suo bersaglio e passò l’intera giornata ad analizzarlo nei dettagli, come se non fosse una persona ma un misero oggetto di studi.

Come aveva già appurato prima allo stand, doveva essere una persona molto sicura di sé, ma oltre alla presunzione c’era qualcosa nel ragazzo che in quel momento non riuscì a comprendere del tutto.

Notò che aveva un anello appeso ad una catenina legata al collo ed ogni volta che lo sfiorava, senza rendersene conto il suo sguardo si velava di una leggera malinconia. Doveva essere il ricordo di qualcuno a cui voleva bene.

Si disse che anche a lui sarebbe piaciuto avere un legame del genere con qualcuno, per poi ricordarsi che in effetti lo aveva: Ogiwara gli aveva lasciato il suo polsino, il loro legame era ancora vivo, nonostante la profonda ferita inferta da Akashi.

L’ha fatto per il mio bene” si ripeté per l’ennesima volta, sperando di riuscire a convincersene al più presto.

Si disse che quella era la prova che il vecchio Akashi fosse ancora da qualche parte dentro Seijuro: cercava di reprimere la sua umanità non per cattiveria ma per salvarlo da se stesso. Un killer che si permette di essere umano spesso fa una brutta fine.

In quel momento prese la sua decisione, avrebbe riportato indietro il vero Akashi a qualsiasi costo. Seijuro era vittima di quel mondo ancora più di lui, c’era nato dentro, non aveva mai avuto scelta; ora che più che mai quella voragine nera lo stava risucchiando, non poteva lasciarlo a se stesso.

Forse per questo l’Imperatore lo avrebbe rimproverato di nuovo per la sua eccessiva “umanità”, ma ad essere sincero, in questo caso non gliene importava. Killer o non killer, non poteva abbandonare Akashi.

Una volta risvegliatosi da quei pensieri, si biasimò per quella sua improvvisa incapacità di restare concentrato e tornò ad osservare Kagami, sospirando appena.

 

[…]

 

 

Studiare qualcuno non è mai stato così stancante” pensò Kuroko, abbandonandosi sfinito ad un tavolo del Maji Burger.

Il giorno prima aveva perfino sfidato Kagami ad un uno contro uno, venendo stracciato all’istante, mentre quel pomeriggio gli aveva mostrato la sua Misdirection nella partita contro i senpai, dimostrando come si era ritagliato uno spazio nella Generazione dei Miracoli.

Guardò con profonda nostalgia il Vanilla Shake che aveva comprato e che non avrebbe bevuto.

Ormai erano due anni e mezzo che non beveva Vanilla Shake. L’evitare di consumare cibi di cui non conosceva la provenienza e che quindi potevano contenere veleno, era una delle prime cose che gli erano state insegnate, quindi questo valeva anche per i suoi adorati Vanilla Shake.

Aveva fatto tesoro di quella regola, ma la paranoia vera e propria per il cibo gli era venuta solo dopo che Hanamiya aveva deciso di specializzarsi nella preparazione di veleni.

Suppongo sia uno degli svantaggi di avere un partner psicopatico” pensò, guardando quasi con tristezza il bicchiere.

Avrebbe potuto risparmiarsi quello strazio, ma la verità era che starsene seduto in un fast food ad osservare le persone gli era più utile di quanto avesse mai creduto possibile, quindi quasi tutti i giorni arrivava, si comprava un Vanilla Shake e faceva finta di berlo, immergendosi per qualche minuto nelle vite degli altri e scordandosi la propria.

 Tra poco devo fare rapporto su come procede la missione” pensò, guardando l’orologio appeso dietro al bancone.

Cosa avrebbe detto a Seijuro? A conti fatti, benché avesse cominciato già a smuovere qualcosa, al momento non aveva nulla in mano. No, presentarsi da Akashi e dirgli che non aveva ancora concluso nulla non lo allettava affatto come idea.

Udì qualcuno sedersi al suo stesso tavolo e questo lo riscosse dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà.

Kagami-kun?

Il ragazzo non sembrava essersi nemmeno accorto che il tavolo fosse già occupato e prese a scartare uno dei numerosissimi panini che gli ingombravano il vassoio.

Davvero ha intenzione di ingurgitare tutta quella roba?”

«Buonasera, Kagami-kun» disse a bassa voce, osservandolo con noncuranza.

Taiga per poco non si strozzò con il panino e lo guardò come se avesse appena visto un fantasma, reagendo con un’imprecazione pesante mormorata a denti stretti, per poi domandargli da dove fosse spuntato.

Kuroko non si scompose «Sono qui da prima che arrivassi tu» spiegò, tranquillo.

«Be’, vattene, non voglio che la gente pensi che siamo amici» sussurrò Kagami, guardandosi attorno come se temesse che tutto il locale stesse osservando proprio loro due.

«Questo è il mio solito posto» si limitò a commentare Kuroko, fingendo di bere un sorso di Vanilla Shake.

A costo di sembrare ripetitivo: arrogante”.

Kagami sospirò e poi, senza nessun preavviso o senso logico, gli lanciò un panino. Tetsuya lo prese al volo e guardò il suo obiettivo con aria dubbiosa.

«Non mi interessano i deboli, ma almeno questo te lo sei meritato» disse l’altro, distogliendo appena lo sguardo.

Kuroko non riuscì a trattenere del tutto un sorrisetto vittorioso: era riuscito ad attirare l’attenzione di Taiga, ora non gli rimaneva che trovare un modo per legarlo a sé. Avrebbe portato a termine la missione a qualsiasi costo, il fallimento non era contemplato.

«Grazie» disse, senza però accennare a scartare il panino.

Di sicuro Kagami lo credeva un semplice studente e non avrebbe mai immaginato a chi si stesse davvero avvicinando, ma la prudenza non era mai troppa, quindi mise da parte il panino per poi ributtarlo nel cumulo di quelli di Taiga alla sua prima distrazione.

Riprese a fingere di consumare la sua bibita, aspettando che uno dopo l’altro gli hamburger sparissero nella bocca del compagno di squadra. Scosse la testa in modo quasi impercettibile, in segno di disapprovazione: in meno di un quarto d’ora aveva ingurgitato più panini di quanto uno stomaco umano potesse contenere senza esplodere.

Gli venne più che naturale seguire Kagami fuori dal fast food e l’altro dal canto suo non se ne lamentò, quindi per un po’ camminarono in assoluto silenzio, fianco a fianco.

«Com’è questa Generazione dei Miracoli? Se dovessi affrontarli adesso, come finirebbe?» chiese all’improvviso Taiga.

«Ti farebbero a pezzi» rispose Kuroko senza la minima esitazione.

Ovviamente non era la risposta che si aspettava Kagami, perché lo guardò malissimo, «Dovevi proprio dirlo così?!»

Come avrei dovuto dirlo? Prefazione, svolgimento ed epilogo?”

 Alzò gli occhi al cielo, per poi guardare ancora Taiga. «Tutti i cinque membri della Generazione dei Miracoli sono andati in una scuola differente e di sicuro ognuna di quelle scuole raggiungerà la vetta» spiegò.

Il sorriso entusiasta che gli rivolse Kagami lo colse impreparato «Grandioso» disse, sorridendo come se non potesse contenere l’emozione «Ho deciso, li batterò tutti e diventerò il numero uno del Giappone».

Kuroko non riuscì a trattenere un sorriso sincero, per poi pentirsene subito dopo. Cosa stava facendo? Cominciava a simpatizzare per il suo bersaglio? Si marchiò indelebilmente in testa che quel ragazzo con tutte le probabilità sarebbe stato null’altro che l’ennesimo nome che avrebbe arricchito l’elenco delle persone che aveva ucciso in quegli anni. Doveva restare il più distaccato possibile.

No, non devo preoccuparmi per quel sorriso, di sicuro era solo immedesimazione nella parte. Dopotutto farci amicizia fa parte della mia copertura, devo fingere che non mi sia indifferente” pensò, prima di darsi dell’idiota per non aver capito subito cosa significassero in realtà le parole di Kagami.

Taiga aveva aperto un varco e lui si sarebbe insinuato al suo interno senza esitazioni, tenendolo così in pugno finché sarebbe stato necessario.

«Non credo che ce la farai» disse tranquillo, fermandosi ed alzando lo sguardo verso di lui, «Non so se tu abbia qualche talento nascosto, ma da ciò che ho visto, non sei affatto al loro livello, non puoi farcela da solo. Perciò anche io ho deciso. Io sono un attore non protagonista, un'ombra. Ma un'ombra diventa più scura quando la luce è forte ed è così che fa risaltare il bianco della luce. Come ombra ti renderò luce e ti farò diventare il numero uno del Giappone».

Kagami sgranò gli occhi, stupito da un discorso del genere, per poi riprendersi subito e sorridergli quasi con arroganza.

«Va bene».

 

 

[…]

 

 

Akashi quella sera si era fermato al quartier generale dell’Amnesty e si sentiva profondamente irritato. Era rimasto in ufficio solo per aspettare Tetsuya ed il suo rapporto, ma l’altro era in ritardo di quasi un’ora.

Inaccettabile.

Se Tetsuya non fosse tornato con notizie più che ottime, in grado di giustificare quel ritardo inammissibile, lo avrebbe punito.

Sentì un tocco leggero alla sua porta e seppe subito che si trattava di Kuroko; ormai aveva imparato a riconoscere quel suono, non poteva sbagliarsi. Aprì la porta, ma non diede all’altro il tempo di provare a giustificarsi e lo freddò con un’occhiata che non lasciava nessun dubbio sulle sue intenzioni: senza una motivazione più che valida, lo avrebbe ucciso senza rimpianti.

«Ti conviene avere buone notizie. Sai bene che non tollero i ritardi».

A dispetto di ogni aspettativa di Akashi, Tetsuya accennò un sorriso quasi del tutto impercettibile, per nulla sconvolto da quella occhiata.

Che se lo sia aspettato?” si chiese.

«Ho notizie molto migliori che “buone”».

Akashi lasciò la presa sull’altro e gli fece cenno di continuare a parlare. Capitava di rado che Tetsuya fosse soddisfatto di se stesso, per quanto riguardava il loro lavoro, quindi dovevano essere notizie davvero ottime.

Si sedette dietro la sua scrivania, osservando Kuroko con attenzione. «Hai già avvicinato il tuo obiettivo?»

«Ho fatto di meglio, ho trovato il modo per impedirgli di allontanarsi da me», si sedette di fronte all’altro, guardandolo negli occhi, «vuole sconfiggere la Generazione dei Miracoli e l’ho convinto che per farlo avrà bisogno di me».

Akashi decise di graziarlo con un sorriso compiaciuto e gli sfiorò impercettibilmente il viso per qualche rapido istante, in un’assurda imitazione di una carezza, che in realtà era solo uno sfoggio di proprietà «Ti ho addestrato bene, Tetsuya. Non solo sei riuscito in poco tempo a guadagnarti la fiducia del tuo bersaglio, ma sei anche riuscito ad ottenere ciò che vuoi davvero».

«E cos’è che vorrei davvero?»

«Un mezzo per sconfiggere la Generazione dei Miracoli, ovvio».

 

 

Death Note: Lo so, lo so… la chiacchierata tra Tetsu e Bakagami è praticamente copiata pari pari dall’originale… shame on me ;; Solo che, be’, così doveva andare e così è andata.

Comunque, Akashi è sempre più perso nelle sue psicosi e Kurokocchi si sta brillantemente avvicinando a Kagami. Si accettano scommesse su come andrà avanti u.u

Come sempre ringrazio Rota per aver betato il capitolo <3

 

 

   
 
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