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Autore: Anevrasi    26/09/2014    2 recensioni
Con la semplice intenzione di arricchire un finale che mi ha lasciato un po'....con il naso arricciato!!!!!
Una piccola anticipazione...
Sicurissimi Spoiler per chi non avesse visto il telefilm!!!!
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Felicity Smoak, Oliver Queen, Slade Wilson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Dove mi trovo?
Slade si sollevò dalla sua nuova brandina in ecopelle.
Avevo aspettato pazientemente che la sua mente tornasse alla realtà, nella mia realtà.
Ti ho portato il più lontano possibile dal mondo così non potrai più fare del male a nessuno.
Questo dimostra la tua debolezza. Non hai avuto il fegato di uccidermi.
Al contrario ho avuto la forza di lasciarti vivere.
Cominciò a riprendere il possesso del suo corpo e della sua nuova casa. Una prigione circolare completamente disadorna e vuota. Come il suo cuore.
No…tu sei un assassino! Lo so ti ho creato io.
Sollevai inconsapevolmente il mento ma non mi lasciai innervosire dalle sue dure parole.
Ne hai uccisi parecchi.
Si è vero. Mi hai trasformato in un assassino quando avevo bisogno di esserlo. Sono ancora vivo per merito tuo. Sono tornato a casa grazie a te. Ho potuto riabbracciare la mia famiglia.
Ma quest’anno avevo bisogno di essere diverso e…ho vacillato. La mia mente, fedele e precisa in tutti i suoi dettagli proiettò nel mio sguardo il sorriso di Felicity. Ma ti ho fermato comunque senza uccidere.
Lasciai che il significato delle mie parole penetrasse nel suo animo, ora più sconfitto che mai.
La vittoria non stava nell’averlo imprigionato ne tanto meno nell’averlo curato dal Mirakuru.
La vera e unica vittoria stava nell’aver fatto tutto questo senza eliminare alcuna vita. Compresa la sua.
Mi alzai. Il mio compito era finito.
Trattenendomi dallo zoppicare mi avvicinai alle sbarre in modo da poterlo guardare direttamente in faccia un’ultima volta.
Tu mi hai trasformato in un eroe Slade. Grazie.
Il suo sguardo vinto e consapevole mi attraversò liberandomi dai demoni che fino a quel momento mi avevano perseguitato senza sosta.
Mi voltai pronto a lasciarlo andare per sempre.
Credi che non uscirò da qui dentro?
Spalancai la porta blindata facendo ben attenzione alla scritta Argus che ne indicava l’appartenenza.
Credi che non ucciderò le persone che ami?
No. Perché ti trovi nel purgatorio.
Quell’isola mi aveva accolto; quell’isola mi aveva sconvolto, distrutto e ricostruito.
Quell’isola aveva generato tutte le mie paure e tutte le mie ferite ma ora…ora mi stava dando la libertà.
Chiusi la porta alle mie spalle ma nemmeno il ferro più spesso avrebbe impedito al suo urlo di arrivare alle mie orecchie.
Mantengo sempre le mie promesse.
Mantengo sempre le mie promesse. Non dimenticarlo.
Respirai l’aria salmastra che penetrava dalle rocce che l’Argus aveva sapientemente scavato per ricavarne prigioni a vita.
Non avrebbe più fatto del male a nessuno.
Questa era la mia promessa e l’avrei mantenuta a costo della vita.
Quando giunsi in cima alla scaletta e richiusi con forza l’apertura ai miei piedi, chiusi anche quel capito della mia storia lungo sei anni.
Mi voltai verso le due figure lontane che mi aspettavano pazienti.
Quella era la mia nuova famiglia. Quelle erano le persone da proteggere.
 
Tutto bene?
Mm…mi voltai verso il mio più grande amico e mi specchiai nei suoi immensi occhi neri.
Si…sto bene.
Tornai a fissare il punto in cui Oliver era appena apparso.
Li dentro…li dentro c’era Slade.
Nonostante la certezza che non mi avrebbe mai più toccata, la paura che mi provocava anche solo ripetere mentalmente il suo nome era tanto irrazionale quanto vera.
Avete parlato?
Abbassai lo sguardo sulla scogliera, incerta.
Non ce n’è stato il tempo e poi…non penso ci sia molto da dire.
Il sospiro esasperato di Diggle anticipò l’arrivo di Oliver.
 
 
L’ultima volta non l’avevo notato. E’ proprio carino qui. Non fraintendetemi non vedo l’ora di lasciare quest’isola minata.
Sorrisi al ricordo della mina calpestata con tanta ingenuità. Ma soprattutto ricordavo il volo e l’atterraggio sull’erba o più precisamente sul suo corpo.
Il carcere di massima sicurezza dell’Argus basterà a trattenerlo?
Tratterrà tutti quelli che ci abbiamo rinchiuso. Questa battaglia è finita ma ce ne saranno altre.
Anche se pensarci adesso era decisamente sconvolgente.
La prima sarà per riprendermi la società.
Non sarà facile ora che sei povero. Dovrai trovare un lavoro…e questo fa più terrore di Slade.
Sorrisi mio malgrado. Aveva ragione. Come sempre. E come sempre tentava di sollevarmi il morale.
Qualcuno assumerebbe un ex miliardario esperto in tiro con l’arco?
Bloccai quel pensiero sul nascere. Ero solamente quello?
Non sapevo nulla di come rimettermi in piedi ma….come qualcuno mi aveva detto…non ero solo.
Le persone che avevo alle spalle mi avrebbero aiutato a riprendere il controllo della mia vita.
Il fatto che Felicity dialogasse tranquillamente con me non sopperiva però alla difficoltà che aveva nel guardarmi dritto negli occhi. Era da quando l’avevo raggiunta alla fabbrica, dove Slade l’aveva portata, che non lo faceva e io ne sentivo un disperato bisogno.
Dovevo accertarmi che non mi odiasse per quello che le avevo fatto ma….
Sbuffai impacciato.
Hei…credo che dovrei lasciarvi soli…
Mi voltai giusto in tempo per intercettare l’occhiata omicida che Felicity lanciò a Diggle che invece tranquillo come non mai mi superò concedendomi l’intimità che volevo.
Quell’uomo doveva possedere delle capacità sovraumane. Oppure, era solo un attento osservatore che aveva immediatamente colto il mio imbarazzo.
Restai qualche secondo a guardare la sua figura allontanarsi, cercando nella mia mente una frase di partenza; una qualche intelligente uscita per tappare un vuoto che io stesso avevo creato.
Che cosa dirle? Da dove iniziare? Forse…ammettere di essere un idiota era la partenza giusta?
Ce l’hai fatta…
Spalancai gli occhi sorpreso che a spezzare il silenzio fosse proprio lei.
Felicity mi girò attorno e sempre guardando il mare incrociò le braccia al petto per poi nervosa metterle in tasca.
Si ce l’ho fatta……a ferire un'altra persona. Sono un mago in questo.
Già…sono stato aiutato..
Analizzavo concentrato il suo profilo baciato dal sole e i suoi capelli muoversi al volere imperioso del vento.
Si…è stato forte.
La sua voce era troppo sottile e bassa, molto diversa dalla gioviale e allegra parlantina che da subito mi aveva travolto.
Forte in tutti i sensi….
Dopotutto avevamo vinto noi.
Forse troppo.
Mi irrigidii. Forse troppo….
Quelle due parole nella mia mente assumevano significati devastanti. Forse troppo significava forse….troppo per poter tornare indietro? Troppo per riuscire a superarlo. Troppo per starmi ancora vicino?
Lentamente, come se farlo le costasse uno sforzo, voltò il viso verso il mio e incrociò i miei occhi.
Mi persi in quel contatto che non sapevo fosse diventato così indispensabile per me, ma non ero certo pronto per le nuove emozioni che vi lessi dentro.
L’avevo ferita.
Era evidente e forse non faceva nemmeno più nulla per nascondermelo.
E come poteva essere altrimenti?
La forza e la fiducia che avevo visto mentre Slade la teneva sotto tiro erano svanite ed ora nelle sue iridi azzurre c’era solo smarrimento e tanta confusione.
Era confusa da…me. Io l’avevo gettata in quel buco nero e non l’avevo minimamente preparata. Perché?
Una ciocca di capelli sfuggì alla lieve barriera delle orecchie così, senza pensare, la rimisi al suo posto sfiorandole la tempia ferita. Lei chiuse immediatamente gli occhi negandomi la mia vista sul mondo.
Passai con leggerezza le nocche sulla sua guancia contusa, soffermandomi involontariamente sull’angolo della bocca ancora spaccato.
Strinsi i denti serrando con forza la mandibola cercando in tutti i modi di impedire alle mie dita di accarezzare quelle labbra che da sempre avevo ritenuto perfette. Per la forma, per il colore per tutto quello che di pazzo riuscivano a pronunciare e per tutto quello che di buono sapevano comunicare.
Era da un po’ di tempo che mi domandavo se erano perfette anche da baciare.
Con la stessa intensità con cui avevo cercato un contatto visivo con i suoi occhi….ora disperavo nel potere assaggiare quella bocca schiusa e in attesa.
No…non potevo permettermi un gesto simile. Avrei fatto del male ad entrambi.
Con uno sforzo immane aprii il palmo e le circondai il contorno del volto.
La sua mano raggiunse la mia e la strinse mentre il suo viso si accoccolava alla perfezione contro la mia mano bollente.
Ora era al sicuro. Davanti a me. Vicino a me. Ma tutto ciò su cui si posava il mio sguardo era stato deturpato a causa mia.
Guardai con tristezza i segni nitidi e rossi lasciati dalle corde sui suoi piccoli polsi e con rabbia quelli più circolari e lievi nel collo.
Aveva ragione lei.
Avevo pensato molto attentamente a quello che stavo per fare ma non avevo ponderato nello stesso modo le conseguenze che sarebbero giunte. Non avevo messo in conto tutto questo.
Troppo…
Riaprii gli occhi e li incatenò ai miei.
Rimasi così; con la fronte aggrottata e la mente impegnata a capire quello che per una volta soltanto la sua bocca non mi voleva svelare.
Mi dispiace…
Avrei voluto spiegarle. Avrei tanto desiderato scusarmi e dirle che non era nemmeno lontanamente sacrificabile per me. Che non l’avevo fatto per difendere Lauren o salvare la città. Che prima di prendere quella decisione avevo cambiato idea mille volte. Che voltarle le spalle e uscire da quella casa era stata una delle cose più difficili della mia vita. Che al solo pensiero di quello che sarebbe potuto accaderle…..
Ma nessuna parola sembrava così coraggiosa da lasciare il mio palato incollato.
Dopotutto sapeva che la persona che le stava davanti non era affatto capace di esprimere ciò che sentiva.
Mi avvicinai fino a sentire il suo respiro sul collo e passando una mano dietro la sua schiena la schiacciai contro il mio petto. Lasciai che le mie labbra si posassero sulla sua fronte calda e chiusi gli occhi beandomi per quella sensazione inaspettata di pace.
Il suo corpo di affidò al mio e le sue mani si allacciarono alla base della mia schiena.
In quel contatto intimo e nostro, in quel naturale abbraccio, cercai di riversare tutto quello che provavo. E in quelle due parole tutto quello che non sarei mai riuscito a dire.
Mi dispiace.
Si scostò per potermi guardare. Poi richiuse gli occhi e per la frazione di un secondo mi sentii perso. Mi avrebbe mai creduto? Sarebbe mai riuscita a perdonarmi?
Quando li riaprii e tornarono a posarsi con determinazione sui miei, ripresi inconsciamente a respirare.
Sono… arricciò il naso e scrollò le spalle …ero arrabbiata. Tanto.
La guardai attentamente sospeso nel mio limbo di timore e rimorso. Ma lei sfuggì ai miei occhi per fissare attentamente il mio petto.
Ho pensato che non ti importasse nulla di me e che in qualche modo mettermi in quella situazione per distogliere l’attenzione da….lei, fosse per te più accettabile. Più…gestibile.
Sgranai gli occhi allibito. Come aveva potuto pensare una cosa del genere? Non aveva ancora capito quanto fosse importante per me?  
Aprii la bocca per replicare a quell’assurdità ma lei riprese il contatto visivo e io per l’ennesima volta mi persi nella profondità delle sue iridi lucide.
Ma poi mi sono ripetuta fino allo stremo che tu non sei una persona che mette in pericolo qualcuno solo per i suoi interessi. Fin ora non l’hai mai fatto. E mi sono detta che se eri arrivato a tanto era perché forse….forse ti fidavi abbastanza da condividere questo fardello anche con me. Ti sei affidato a me permettendomi di agire in prima persona e hai creduto in me più di quanto abbia mai fatto io stessa.
La fissai sorpreso ed estremamente intenerito dalla sua parlantina fluida.
Stava nuovamente dialogando con me e quello che mi aveva rivelato era…bellissimo.
Aveva capito meglio di me quello che mi era passato per la testa e lo aveva accettato e condiviso senza chiedermi nulla.
Questo almeno glielo dovevo…
Vale lo stesso per me Felicity. Nessuno mi aveva mai incoraggiato e sostenuto con così tanta convinzione. Hai creduto in me e nella mia forza anche quando era il primo a non crederci affatto.
I suoi occhi azzurri si fecero sempre più lucidi ma nessuna lacrima oltrepassò il limite imposto dagli occhiali.
Ma soprattutto…non mi hai mai lasciato solo.
La sua bocca si distese serena ma i suoi occhi si posarono lontani imbarazzati.
Era sempre così spontanea e vera, così ingenua nella sua maturità. Così…lei.
Io invece si. E questo è imperdonabile.
Si allontanò da me staccandosi definitivamente dal mio corpo; gonfiò il petto e lasciò andare un lungo e liberatorio respiro. Poi, con la sua solita incredibile innocenza inclinò il capo e abbozzò un lieve sorriso.
Non importa…alla fine ho capito. E….l’impensabile era l’unica cosa che potesse davvero fermare Slade.
L’impensabile….quando l’ho pensato mi sembrava fin troppo realizzabile e quando l’ho messo in atto…fin troppo vero.
Quando hai detto di amarmi…ecco bè insomma io…ci ho creduto. Sembrava che provassi davvero quello che hai detto.
La guardai non riuscendo a trattenere un sorriso davanti al suo evidente imbarazzo e alla sua palese confusione.
Sei stato un bravo attore.
Costrinsi la mia bocca a sorridere ancora ma nella mia mente ora c’era il caos.
Si…ERO indubbiamente un bravo attore. Perché da anni mi sforzavo di far credere alle persone quello che volevo che credessero: il miliardario incosciente e incapace di prendersi le sue responsabilità, il figlio devoto che in realtà sa di cosa è capace sua madre, l’eroe incappucciato che mantiene segreta la sua identità per proteggere le persone più care.
La mia vita, da un paio di anni, era semplicemente una costante sceneggiata, difficile e pesante da portare avanti….eppure stavo cominciando a realizzare solo ora quanto poco si fosse sforzata la mia mente per recitare “quella” parte.
La scena si presentò chiara e scolpita nella mia memoria lasciandomi a dir poco sconvolto.
Non ero affatto costretto a spingermi così in la per ingannare Slade.
Confessare che aveva preso la donna sbagliata sarebbe sicuramente bastato ma….non ero stato assolutamente capace di frenare la fuoriuscita volontaria dei miei sentimenti. La situazione mi era sfuggita di mano e i suoi occhi sconvolti e liquidi mi avevano stregato.
Dirle…ti amo non era necessario Oliver!!!!!!
Cominciai a sentire caldo e la colpa non era certo del clima temperato dell’isola.
Mi imposi di parlare perché quello che si stava scatenando all’interno del mio corpo era troppo per poterlo analizzare al momento.
Bè anche tu.
Mi sorrise soddisfatta.
Un altro colpo. Un’altra rivelazione sconcertante.
Per essere uno che si vantava di essere padrone delle proprie emozioni mi stavo lentamente e autonomamente disintegrando.
Ora…il motivo per cui non l’avevo messa al corrente del mio piano era chiaro anche a me.
Dovevo accertarmi che il sentimento che non sapevo nemmeno di provare…fosse ricambiato!
Era una prova. Era una vera dichiarazione nascosta da una recitazione fasulla.
Io volevo una sua risposta. Avevo bisogno di una sua precisa reazione. E dio solo era a conoscenza di quanto mi fossi sentito felice e completo vedendo con i miei occhi quanto lei fosse coinvolta….da me! Avevo preteso una conferma e l’avevo avuta.
Felicity Smoak mi amava e ora….con il sottofondo del mio battito furioso e sconnesso, potevo concedermi il lusso di ammettere, a me stesso, che anche io l’amavo davvero.
Il come fosse possibile tutto questo…..
Andiamo?
Io amavo Felicity Megan Smoak.
Oliver?
Mi riscossi dalla matassa ingarbugliata dei miei sentimenti contrastanti e riportai l’attenzione sul presente.
Annuii sereno ma inclinai la testa verso il basso per nascondere quel sorriso idiota che nessuno avrebbe mai dovuto vedere.
Una simile felicità era illegale per me.
Ci avrei pensato in seguito. Un passo alla volta.
Mi aveva perdonato.
Questo per ora era quanto doveva importarmi. Questo per ora mi bastava!
E Diggle aveva avuto ragione….di nuovo. Avevo accanto l’unica persona al mondo che non mi avrebbe mai portato rancore.
La guardai fiero e le afferrai sicuro la mano accarezzandole con il pollice l’interno del polso escoriato.
L’avrei protetta.
Non solo perché l’amavo.
L’avrei protetta perché le cose rare e uniche vanno conservate e difese; curate ed amate.
E Felicity era indubbiamente una di quelle.
Il sorriso sornione di Dig al nostro incedere unito non mi sorprese più di tanto.
Che si fosse accorto prima di me dei miei stessi sentimenti?
Probabile! Al mio ex autista nero non sfuggiva praticamente nulla.
Sorrisi inverosimilmente ancora di più.
Da quando ridevo tanto?
Qual era la novità su te e Lyla?
Può aspettare.
Guardai il nostro mezzo di trasporto e una scarica di adrenalina mi attraversò all’improvviso.
Piloto io!
Accomodati!
Ho un’altra domanda….
Mi voltai verso di lei sorridendo…ancora.
Non saresti tu altrimenti!
Se sei stato cinque anni qui…dove hai imparato a pilotare un aereo?
Spostai lo sguardo oltre la sua testa complimentandomi mentalmente con la sua arguzia e tenacia.
Ma la mia spensieratezza si spense al volere dei ricordi.
C’erano cose e momenti che non volevo rivivere...nemmeno a parole. C’erano stati giorni in cui….avevo pregato disperatamente di ritornare su questa maledetta isola. E tutto questo era ben celato nella mia memoria.
Guardai entrambi indeciso.
Ero davvero pronto a condividere tutto questo con loro?



Spero immensamente che vi sia piaciuto. Un grazie gigante a tutti quelli che si sono soffermati a leggere e in particolare a quelli che hanno commentato. Fa sempre un immenso piacere.
Un bacione e a prestissimo perchè ho già iniziato a scrivere il seguito.....Non vedo l'ora di condividerlo con voi!
Grazieeeeeee <3
  
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