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Autore: Triz    26/09/2014    2 recensioni
La prima cosa che Elijah pensò di Nathalie appena la vide fu che la ragazza era veramente molto carina.
La prima cosa che Nathalie pensò di Elijah appena lo vide fu che l'uomo dovesse aver bevuto, probabilmente.

Per motivi di lavoro, Elijah si ritrova a dover ritrarre Nathalie, una giovane ballerina di danza classica. Il loro rapporto, però andrà al di là del lavoro.
Partecipa al terzo turno del contest Il nuovo esame di _Aras_. Buona lettura!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Una maturità originale'
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La ballerina e l'artista
La signora Logan aveva detto mille volte a sua figlia Gill che Elijah non era l'uomo giusto per lei.
Troppo scorbutico, diceva, e poi che razza di lavoro è il pittore? Elijah diceva di dipingere molto, di fare tanti disegni e che talvolta organizzava qualche mostra, ma per la signora Logan questo non era sufficiente.
«È sufficiente per me, però, e ciò mi basta» le aveva rinfacciato Gill, non potendone più del naso della madre nei suoi affari: «E poi non è scorbutico, mamma, sei tu che lo metti sotto pressione».
Comunque sia, a detta della signora Logan, il matrimonio tra Gill ed Elijah era stato un grandissimo errore. Poi Gill era morta in quell'incidente e la madre ne aveva subito approfittato per rinfacciargli tutto il suo dolore.
«Non potevi portarli da solo, i tuoi maledetti quadri?» gli aveva urlato in ospedale, facendosi sentire da tutto il pronto soccorso: «E invece no, maledizione, tu ti sei solo fratturato la tua fottuta gamba!».
E aveva continuato così finché non era crollata dalle lacrime. Elijah era troppo intontito dai sedativi per risponderle a dovere e, ai funerali di Gill, era troppo sommerso dal dolore per riprendere la discussione con la suocera.
Dopo quella volta, Elijah non vide più la signora Logan e ne fu sollevato.

James trovò Elijah al solito tavolo del bar Route 66, davanti al solito bicchiere.
«Ehi, Elijah».
«Che vuoi?».
Alzando gli occhi al cielo, James ordinò da bere alla carinissima cameriera tutta sorridente e ne approfittò per contemplare un momento il suo didietro a mandolino. Elijah tornò a specchiarsi nell'alcolico che aveva davanti al naso e mandò giù l'ultimo sorso.
«Ti ho trovato un lavoro» disse James sedendosi di fronte all'amico.
«Io non te l'ho chiesto».
«Prego, non c'è di che» borbottò l'altro sarcastico. Ringraziò la cameriera e disse: «Hai presente la scuola di danza del quartiere?».
Certo che l'aveva presente, Gill aveva progettato di iscriversi con Elijah a un corso di salsa in quella scuola e approfittare dello sconto per le coppie. L'incidente aveva vanificato il suo progetto ed Elijah rimpianse di non essersi lasciato un altro goccio di alcol.
«Vogliono il ritratto di una delle loro ballerine per il volantino pubblicitario dei loro corsi» disse James: «Niente robaccia al computer, un ritratto a matita come solo tu sai fare. La direttrice della scuola è una mia cugina e le ho fatto il tuo nome». 
«Cosa ti costava interpellarmi?».
«Un tuo rifiuto, probabilmente» ribatté James finendo il suo bicchiere: «La ragazza che si è proposta è libera domani, quindi ti ho già fissato l'appuntamento alle tre del pomeriggio alla scuola, quindi non puoi più ritirarti».
Elijah non seppe se tirare un pugno o il bicchiere in faccia a James. Nel dubbio, sbuffò.

Al Route 66, davanti al suo solito bicchiere di alcolico - che da qualche tempo ha sostituito le lacrime per Gill - Elijah ripensò al lavoro che avrebbe dovuto cominciare di lì a un'ora e anche al modo più elegante con cui avrebbe potuto mandare James al diavolo la sera prima.
James era stato categorico: se non si fosse presentato, lo avrebbe portato di peso alla scuola di danza.
Appoggiato alla gamba malandata, il borsello di Elijah conteneva il blocco degli schizzi e il set di matite che Gill gli aveva regalato e che lui aveva usato poche volte.
Elijah sospirò, prese il borsello e si alzò dal tavolo.

* * *

Era l'occasione di una vita e Nathalie aveva fallito.
Aveva passato mesi a prepararsi per quell'audizione e vincerla avrebbe significato dare un valore ai diciassette anni passati a lezione dalla signora Paddox, ai sacrifici che aveva fatto, alle relazioni che aveva troncato e alla perpetua richiesta di soddisfazione di sua madre, che vedeva in Nathalie la ballerina che lei non era potuta diventare.
Aveva messo tutta se stessa in quell'audizione, ma evidentemente non era bastato.
Quando le disse che non aveva vinto, Nathalie dovette subire lo sguardo deluso della madre e anche le sue urla.
«Non ti sei impegnata abbastanza, ovviamente» disse la signora O'Hara percorrendo la cucina avanti e indietro: «Soldi sprecati per prepararti e mi ringrazi in questo modo?».
"Per l'amor di Dio, mamma, smettila" pensò Nathalie al limite della sopportazione. Per ogni piccola cosa, sua madre ne faceva un dramma sproporzionato, probabilmente suo padre l'aveva lasciata per questo motivo.
Non lo disse, ricordando lo schiaffo che la donna le aveva rifilato durante l'ultima discussione. Nathalie tenne il veleno dentro di sé e affrontò senza combattere le lamentele della madre.

«Nathalie, vorrei parlarti».
La ragazza si allacciò le scarpe da tennis e infilò le scarpette con poca grazia nella borsa sportiva. La signora Paddox le piaceva, era la classica insegnante severa ma giusta, che non infilzava il coltello nella piaga per le idiozie: Nathalie capiva perché suo padre avesse tradito la moglie con lei.
"Anch'io me ne innamorerei, se solo fossi lesbica" pensò, ma poi disse: «Cosa c'è?».
«La direttrice ha bisogno di una delle nostre ragazze come modella per il volantino pubblicitario della scuola» esordì l'insegnante: «Si tratta di un ritratto a matita e, poiché la direttrice non vuole spendere i soldi per un'agenzia di modelle, io le ho proposto il tuo nome».
«Capisco».
«Si tratta di qualche pomeriggio, il tempo di fare delle bozze» disse ancora la Paddox: «Naturalmente, solo se tu lo vuoi».
"Da ballerina a modella, sembra divertente" pensò Nathalie prima di accettare.

La prima cosa che infilò nella borsa fu il vestito che aveva indossato per l'audizione.
«Dove vai, a fallire di nuovo?» le domandò sua madre, gelida come sempre.
Ormai Nathalie era immune alle sue frecciatine patetiche dall'età di dodici anni, perciò non si mise a piagnucolare come tante sue compagne di corso quando notavano di essere ingrassate.
«Devo fare una cosa per la scuola» borbottò prendendo altri vestiti e ficcandoli nella borsa.
Prese le chiavi della macchina e se ne andò senza salutare.

* * *

La prima cosa che Elijah pensò di Nathalie appena la vide fu che la ragazza era veramente molto carina.
La prima cosa che Nathalie pensò di Elijah appena lo vide fu che l'uomo dovesse aver bevuto, probabilmente.
«Buon pomeriggio, io sono Nathalie» si presentò la ragazza stringendo la mano di Elijah.
«Elijah. Forza, cambiati e cominciamo» disse Elijah tirando fuori le sue cose dal borsello. Osservò che la ragazza aveva una solida stretta della mano che gli ricordava vagamente Gill.
Nathalie entrò negli spogliatoi e ci mise poco a cambiarsi: non voleva dare l'idea di una che faceva perdere tempo agli altri e poi aveva intenzione di gettare nell'immondizia il vestito dell'audizione dopo il ritratto. Quando uscì, Elijah le indicò la sbarra davanti allo specchio e la sommerse di indicazioni.
«Guarda là, cos... No, un po' meno trasognata. Concentrati, come se stessi ballando sul serio. Bene, ora rimani così».
Il fruscio della matita sulla carta è l'unico suono che si sentì nella sala da ballo. Con la coda dell'occhio, Nathalie vide Elijah concentrato sul blocco degli appunti e incrociare ogni tanto il suo sguardo.
«Bene, ho finito» le disse e Nathalie abbandonò la scomoda posizione che aveva assunto per Elijah: «Vorrei vederti ancora per fare qualche altra bozza, prima di mostrare tutto alla direttrice della scuola».
«Ok, per me non è un problema».
E il primo giorno andò così.

Si incrociarono di nuovo quella sera stessa.
Nathalie stava passando a piedi davanti al Route 66, imprecando a mezza voce per il parcheggio lontano e le borse della spesa che le stavano segando le dita. Guardò le vetrine distratta e vide Elijah al suo solito tavolo che ascoltava disinteressato un tizio di colore che gli stava parlando.
James voleva sapere come fosse andato il lavoro alla scuola di danza e lo stava seppellendo sotto una valanga di domande, ma Elijah non lo ascoltava più. Quando vide Nathalie fuori dal bar, le fece un cenno di saluto che lei ricambiò con un mezzo sorriso e un'alzata del mento, poi le loro strade si divisero di nuovo.
Anche se non a lungo.

* * *

Elijah rivide Nathalie per i ritratti molto più spesso del necessario.
Dopo un mese dal loro primo incontro, Elijah fece vedere a Nathalie le trenta bozze che aveva realizzato e lei ne scelse dieci. Quelle dieci furono poi mandate alla direttrice, che impiegò del tempo a scegliere quella per il volantino.
«Sono tutte meravigliose, signor Miller» disse con le lacrime agli occhi: aveva l'abitudine di reagire così quando non sapeva cosa scegliere, o almeno questo è ciò che James gli aveva detto.
Anche dopo che il volantino fu stampato e distribuito, Nathalie ed Elijah continuarono a vedersi spesso. La cameriera carina del Route 66 perse il conto dei bicchieri che servì loro al solito tavolo, ma fu felice che Elijah non avesse più la faccia da maniaco depresso come prima dell'incontro con Nathalie.

Quando la sua macchina si ruppe e fu costretta a farsi dare un passaggio da Elijah, Nathalie trovò una foto di Gill sul cruscotto della sua auto e lui le aveva detto solo il suo nome. Dopo un anno e mezzo, Nathalie trovò il coraggio di chiedergli della moglie.
«Gill mi aveva convinto a portare due miei disegni da un suo amico di famiglia, ed eravamo partiti il giorno prima dell'esposizione per passare la serata anche con James e la sua Mary dell'epoca, che abitava da quelle parti» le rispose Elijah e la gamba gli fece male: «Non ricordo bene cosa sia successo, ma quando mi svegliai in ospedale, mi dissero che Gill era morta e che io avrei zoppicato per tutta la vita» aggiunse.
«Mi dispiace».
Elijah non trovò niente per cui Nathalie avrebbe dovuto dispiacersi. Dovette ammettere che James aveva ragione, quando diceva di dover parlare con qualcuno dei suoi problemi: trattandosi di James, però, Elijah non ebbe alcuna intenzione di dargliela vinta.
«E tu? C'è mai stato un signor Nathalie O'Hara?» chiese portandosi il bicchiere alle labbra e Nathalie sorrise. Elijah la adorava, quando lo faceva.
«Anche più di uno, ma la signora madre non era d'accordo, ovviamente» Nathalie sbuffò e alzò gli occhi al cielo, poi bevve anche lei: «Lei voleva la ballerina che sacrificasse tutto per diventare l'etoile di chissà cosa, poi mi ricordava sempre che lei era a un passo dalla celebrità quando mio padre l'ha messa incinta e bla, bla, bla».
«Madri, sono terrificanti quando vogliono» disse Elijah e si mise a ridere. Nathalie lo trovava divertente, quando lo faceva.

* * *

«Danza per me, Nathalie».
Alla voce di Elijah, la ragazza rispose piroettando su se stessa. Levò le braccia in alto, si guardò intorno e fece tre passi: sapeva di essere in una sala da ballo, ma non aveva mai visto un luogo così buio e vuoto. L'unica cosa che le impediva di inciampare fu una forte luce bianca.
Spiccò un salto, inarcò la schiena e atterrò, poi si voltò e vide Elijah. Gli sorrise e corse verso di lui, ma il vestito si allungò - strano, i vestiti non si allungano da soli - e inciampò. Finì tra le braccia di Elijah, ma lui non la guardava più con l'ammirazione di prima.
«Non ti ho detto di inciampare per me, Nathalie».

E qui Nathalie si svegliò.
Si trovava in una casa sconosciuta, su una poltrona sconosciuta e con un mal di testa che, quando si era addormentata, non c'era. Un medico avrebbe definito il suo stato in tre parole: postumi da sbronza.
Elijah stava russando sul divano vicino a lei, per terra c'erano i resti delle tre pizze che si erano mangiati e le bottiglie che avevano bevuto la sera prima alla faccia di chi non voleva loro del bene. Lentamente, Nathalie si alzò e cercò di non barcollare mentre dava una forte pacca per svegliare Elijah.
Tra rimettere tutto a posto e prendersi un'aspirina a testa, passarono due ore prima che Elijah decidesse di riaccompagnare Nathalie a casa.

Elijah si trovava nell’albergo, lo stesso in cui era andato con Gill in viaggio di nozze.
Più precisamente, stava contemplando il paesaggio paradisiaco dal terrazzo della camera e Nathalie era sulle sue ginocchia che lo stava abbracciando. Elijah fu di buon umore per questo.
Nathalie gli diede un bacio sulla fronte e lui la strinse di più contro il suo corpo. Quando la baciò sulla bocca,
Elijah si svegliò.
Fu felice di costatare che stava abbracciando realmente Nathalie nel letto. Lei era sveglia da un po' e lo baciò sulla guancia ruvida: «Buongiorno, Elijah» mormorò sorridendo.
Elijah ricambiò il suo sorriso e la baciò sulla bocca con trasporto. Non era un sogno, e meno male.

* * *

«Come va con Nathalie?».
Ogni volta che nominava la ragazza, James gli faceva l'occhiolino sorridendo ed Elijah non capiva perché. James fu tra i primi a sapere della storia con Nathalie, ma ignorava gran parte dei dettagli perché Elijah preferiva non spifferare al mondo intero cosa faceva o no con le donne.
«Nathalie ed io ci siamo lasciati una settimana fa» buttò lì con noncuranza.
James rimase a bocca aperta ed Elijah fu quasi dispiaciuto per lui: scommise, anzi, che James stesse già decidendo la strategia per conquistare qualche amica di Nathalie durante le loro nozze.
«Sei incredibile, tu» sbottò: «Da quanto stavate insieme?».
«Due anni e mezzo».
«Ecco, due anni e mezzo buttati nel cesso» disse James mimando il gesto di gettare una cartaccia nel cestino: «Di chi è stata l'idea? La tua? Scommetto che c'entra sua madre, non hai mai avuto buoni rapporti con le madri delle tue ragazze, neanche al liceo».
«È stata un'idea di entrambi» rispose Elijah sospirando: «Ne abbiamo parlato con molta calma e abbiamo deciso che era meglio così».
«Ancora con quella faccenda dei trent'anni di differenza?».
«No, quella non c'entra più, ormai» Elijah sospirò, trovando duro spiegare certe cose a uno come James: «È solo che anche le cose belle prima o poi finiscono. Mi capisci, James?».
«In realtà, no» disse James incrociando le braccia: «Porca miseria, Elijah, come vi è saltato in mente di lasciarvi?».
«Credi che non mi dispiaccia, James?».
E la discussione si chiuse quando Elijah parlò a James del lavoro di insegnante d'arte a New York, lavoro che aveva accettato.

* * *

A New York, Elijah conobbe Phil.
Phil era il classico ragazzo pacioccone e timido che, a una prima occhiata, dava la sensazione che non fosse una cima d’intelligenza, ma Elijah sapeva che Phil era un genio del disegno perché lo aveva visto all'opera, specialmente con i ritratti e le nature morte.

Attraverso Elijah, Phil conobbe Nathalie.
Aveva trovato le bozze del volantino della scuola di danza e, con la sua consueta e snervante timidezza, aveva chiesto al suo insegnante se poteva conoscere la modella. Elijah non aveva avuto motivo per non farlo e, quando andò a trovare James, decise di portare Phil con sé.

Se Nathalie avesse rifiutato di fare da modella a Elijah, non avrebbe mai sposato Phil.
Con il ragazzo fu proprio come con Elijah: l'aveva incontrata per poterla ritrarre su una tela per un concorso di cui Nathalie non ricordava il nome, poi le aveva chiesto di uscire. Ci aveva messo la bellezza di quattro anni prima di inginocchiarsi con un anello per lei.
Nathalie non poteva mica dirgli di no.
Phil e Nathalie avevano invitato anche Elijah alla cerimonia e lui li vide sorridersi tra loro mentre si scambiavano le promesse matrimoniali.
Gli stessi sorrisi che Nathalie aveva regalato a lui con la stessa luce di gioia negli occhi. Si domandò se non fossero stati troppo precipitosi, Elijah e Nathalie, quando si erano lasciati e si chiese se fosse stato il caso di dire di no a Phil quando lui gli aveva chiesto della modella.
Era tardi per domande del genere ed Elijah lo sapeva.

Alla fine della cerimonia, Nathalie e Phil furono circondati dagli invitati che fecero loro le congratulazioni.
Non si erano neanche accorti che Elijah se ne era già andato.

Fine





Note dell'Autrice
Premetto che io non ho mai scritto una storia romantica, ammesso che questa one shot possa definirsi tale.
Il prompt Gara di Ballo l'ho reinterpretato come Audizione di ballo, spero che possa comunque valere come uso di prompt.
Come per la storia del turno precedente, a titolo di curiosità, ho due prestavolti per i protagonisti: Nathalie ha il volto di Jena Malone, mentre per Elijah ho scelto Tim Roth.
A parte New York, ovviamente, tutti i luoghi in cui la storia si svolge sono di mia invenzione.
Spero che la one shot sia di tuo gradimento.
  
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