Capitolo V
I
due mesi successivi furono i più
belli che Jellal avesse mai vissuto.
Lui e Erza facevano ormai coppia fissa
e in qualche occasione il giornalista aveva addirittura acconsentito a
un’uscita a quattro insieme a Laxus e Mirajane.
L’unica condizione che aveva dettato
era stata “Non all’Amnesia”.
Di certo non era quello il locale in
cui avrebbe portato Erza, così come Laxus aveva da qualche
tempo smesso di
frequentare il night club.
-Mira mi farà rimettere la testa a
posto-, aveva detto un giorno a Jellal.
-E tu che credevi che il fidanzato di
Levy McGarden fosse un cliente abituale dei locali notturni!-.
-D’accordo, d’accordo; mi ero
sbagliato-.
-Wow, abbiamo finalmente trovato
qualcosa che ti fa ammettere i tuoi errori-.
-Sarebbe?-.
-L’amore-, lo aveva preso in giro il
giornalista, che aveva dovuto sopportare per i cinque minuti successivi
le
proteste di Laxus, desideroso di ribadire che in lui nulla fosse
davvero
cambiato.
Ma a Jellal importava poco di quello
che diceva l’amico: la realtà era che la vita di
entrambi aveva subito una
piccola rivoluzione e le cose sembravano volgere sempre al meglio.
Sul posto di lavoro, dopo la promozione,
lui aveva costretto Ultear a lasciarsi il passato alle spalle e
Laxus… Laxus
era ancora in attesa che Makarov si decidesse almeno ad aumentargli lo
stipendio, ma era comunque soddisfatto del proprio operato. Sebbene
Jellal
fosse diventato caporedattore, la collaborazione con il fotografo era
stretta
più che mai, anche se, rispetto a prima, ora il giornalista
non doveva più
viaggiare tanto e spesso. Ciò era un bene, perché
poteva gestire serenamente la
propria relazione con Erza; eppure non gli sarebbe dispiaciuto lasciare
Magnolia per qualche giorno, fosse stato anche solo per un reportage a
Crocus o
a Clover Town.
L’occasione gli si presentò quando il
Direttore gli commissionò uno speciale su Galuna, la piccola
isola considerata
perla del Mare Meridionale. Settembre era ormai alle porte e Makarov
gli spiegò
che sarebbe stato bello avere un resoconto della appena trascorsa
stagione
estiva. Essendo Jellal a capo della sezione
d’Attualità, chi meglio di lui
avrebbe potuto gestire le interviste ai gestori dei numerosi e lussuosi
stabilimenti balneari che costellavano le spiagge dell’isola?
-Quanto tempo starai fuori casa?-, gli
chiese per prima cosa Erza, quando lui la informò.
-Non più di una settimana-.
-Vai da solo?-.
-Veramente saremo in tre. Oltre a me e
Laxus, verrà anche Lluvia, la praticante. Il Direttore pensa
che questa
esperienza le farà bene e io sono d’accordo con
lui-.
-Promettimi che ti comporterai bene-,
si raccomandò la ragazza, canzonandolo un po’.
-Avrò un premio, se farò il bravo?-, rise
Jellal.
-Uhm, chissà. Sarà una sorpresa-.
E baciandosi con trasporto si salutarono,
entrambi desiderosi che quei sette giorni passassero alla svelta.
***
-Le
foto di Dreyar sono impeccabili
come al solito. Avete qualche idea su come approcciare la tematica?-.
-Io e Lluvia ci stiamo già lavorando.
Non è vero?-.
La praticante annuì in silenzio, senza
avere la forza di guardare negli occhi Makarov.
-Bene. Pensate di riuscire a terminare
il pezzo entro giovedì sera? Il venerdì
normalmente è dedicato alle notizie
d’ambito economico e sarebbe magnifico se in prima pagina
proponessimo il
vostro reportage-.
-Consegneremo il giorno stesso della
scadenza: ci divideremo il lavoro e riassembleremo il tutto in sede di
stampa.
O preferisce controllare prima della pubblicazione?-.
-È mio dovere farlo-, asserì Makarov.
-Questo articolo deciderà il futuro della signorina Lockser
e dunque è bene che
legga il risultato finale, prima di mandarlo in stampa-.
-Come desidera, Direttore-.
-Andate, adesso. Avete altri tre giorni
per finire il pezzo-.
Il superiore li congedò e Jellal si
richiuse la porta alle spalle. Al suo fianco, Lluvia tremava come una
foglia.
-Che succede?-, le domandò lui.
-L-Lluvia ha paura-, balbettò la
giovane.
-Paura? E di cosa?-.
-Lluvia non vuole sbagliare. Lluvia
desidera davvero avere questo lavoro e continuare a collaborare con
Gray-.
-Sta’ tranquilla-, la rassicurò
Jellal. -Il Direttore ti ha affidata a me proprio perché si
è reso conto delle
tue grandi potenzialità. Scriveremo il miglior articolo che
sia mai stato
pubblicato sul Fairy Magazine, d’accordo? E a quel punto non
solo sarai assunta
a tempo indeterminato, ma diventerai tu stessa una reporter di
prim’ordine. Sai
questo che significa?-.
La praticante scosse la testa e tirò
su con il naso.
-Che avrai bisogno di un fotografo che
ti segua ovunque tu vada. E Gray sarà la scelta migliore,
visto che è stato
reclutato da poco. Diventerete un duo formidabile. Ma non provate a
battere me
e Laxus, perché non ci riuscirete mai-, la prese in giro
Jellal, mettendole un
braccio intorno alle spalle e scuotendola un po’.
-Credi sul serio che il talento di
Lluvia sboccerà?-.
-Ma certo!-.
-E Gray accetterà di lavorare con una
praticante?-.
-Ascolta-, le disse ancora Jellal.
-Sai cosa mi ha detto Gray due mesi fa, quando pensava di aver perso le
foto
scattate sulle Alpi?-.
La ragazza scosse di nuovo la testa.
-Mi ha detto che avrei dovuto aiutarvi
per il tuo bene. Perché se non aveste consegnato
l’articolo in tempo, Makarov
ti avrebbe detto di andare via. Avrei anche potuto rifiutare di darvi
una mano,
ma non l’ho fatto. E questo perché negli occhi di
Gray si leggeva quanto
tenesse a te. Era davvero furioso; non tanto per il fatto che il suo
lavoro
sembrava essere stato inutile, ma perché tu stavi correndo
un grosso rischio.
Quindi dammi retta: impegnati a fondo in questo pezzo e poi potrai
chiedere al
Direttore di essere affiancata a Gray. Sono sicuro che anche lui ne
sarà
felice-.
Lo sguardo di Lluvia si illuminò poco
a poco. Infine, tanta era la gioia, abbracciò Jellal,
ringraziandolo per tutto
quello che le aveva detto.
-Ora rimettiamoci al lavoro-, il
giornalista riprese il controllo della situazione. -Io mi
occuperò delle
interviste, tu del contesto. Mi raccomando, tieni sempre sottomano gli
appunti
presi durante il viaggio e i grafici che ho stampato stamattina: ti
serviranno
per annotare le percentuali esatte dei rendimenti degli stabilimenti-.
La ragazza annuì con un convinto cenno
della testa.
-Torno nel mio ufficio. Se hai bisogno
di aiuto, vieni a chiamarmi-.
E detto questo si separarono, ognuno
rivolgendo il pensiero al proprio compito.
***
Alle
cinque di quel pomeriggio, contro
ogni previsione, era rientrato a casa.
In realtà lui ed i suoi colleghi erano
stati praticamente cacciati dagli uffici a causa di un controllo
imposto dal
Comune. Per verificare la sicurezza
dell’edificio, come avevano spiegato gli addetti ai
lavori, portandosi
dietro rilevatori che Jellal non aveva mai visto prima e strumenti di
cui era
impossibile capire la funzione a una prima occhiata.
Entrò nell’appartamento e si diresse
immediatamente in camera da letto, deciso a continuare la sua parte per
l’articolo commissionato da Makarov. Accese il portatile,
lasciato in bella
vista sul comodino, e sedette sul letto, poggiandosi il computer sulle
ginocchia;
aspettò che le icone sul desktop si caricassero e
inserì la chiavetta USB in
una delle tre porte sul lato destro del PC, aprendo il file che gli
interessava
e rileggendo ciò che aveva scritto in ufficio.
L’anno
scorso la stagione è stata magnifica, ma quella appena
passata ha battuto ogni
record: più di trecentomila bagnanti hanno scelto le nostre
spiagge per
riprendersi dalle fatiche lavorative. La maggior parte dei clienti
è
rappresentata da famiglie, piccole o grandi che siano, ma è
cresciuto anche il
numero dei single che decidono di andare in vacanza senza la compagnia
degli
amici. Gli affari non sarebbero potuti andare meglio: le spiagge sono
state
affollate perfino nei giorni in cui si è fatta sentire la
pioggia. Dal punto di
vista delle attività ricreative, offriamo servizi illimitati
e per tutte le
fasce d’età, ma la nostra priorità
rimane il benessere dei bambini: abbiamo uno
staff di professionisti che lavorano abitualmente con |
Jellal
sentì il cellulare squillare.
Lo recuperò dal comò – lo aveva
appoggiato lì non appena aveva fatto ingresso
nella stanza – e lesse il nome apparso sul display con un
sorriso.
-Erza-, salutò l’interlocutrice,
-tutto bene?-.
*Ieri non ti sei fatto sentire, ma ho
saputo da Mirajane che eravate tornati. Potevi chiamarmi…*
-Ero stanco morto-, ammise lui,
grattandosi nervosamente la nuca. -Mi sono addormentato sul divano non
appena
ho acceso il televisore-.
*E io non me la sono sentita di
disturbarti, visto che ho ricevuto la notizia a mezzanotte passata*
-Non preoccuparti-, la rassicurò. -Ti
avrei telefonato già stamattina, ma Makarov non mi ha dato
un attimo di
respiro-.
*Capisco. Quando torni a casa? Ho
voglia di rivederti*
-A dire la verità ci sono già-.
*Come?*
-Problemi logistici in ufficio. Ce ne
siamo dovuti andare tutti-.
*Hai da fare?*
-Stavo giusto continuando l’articolo
condiviso con Lluvia. Per il resto, non ho altri impegni-.
*Ti disturbo se vengo da te? Volevo
farti sentire una cosa in anteprima*
-Cosa?-, chiese curioso Jellal.
*Dimmi solo se posso venire*
-Ma certo! Quando vuoi-.
*Allora aspettami. Tra tre quarti
d’ora sarò lì, promesso*
-Va bene. Non mi muovo-.
*Jellal?*
-Uhm?-.
*Ti amo*
Senza che il giornalista potesse
replicare, Erza chiuse la chiamata, lasciandolo ancora in linea.
“Chissà cosa le è preso,
stavolta”, si
domandò lui, poggiando il telefono sul comodino e
riprendendo a scrivere
indisturbato.
***
Alle
sei e mezza il trillo del
citofono lo costrinse ad abbandonare una seconda volta
l’articolo – che aveva
ormai abbondantemente superato le tre pagine – e a correre
alla porta.
-Un attimo!-, gridò, avvicinandosi
all’ingresso e aprendo.
Erza gli si buttò tra le braccia
l’istante successivo, lasciando cadere a terra una maxi borsa
dall’aria
estremamente pesante. Lo baciò come lei sola sapeva fare e
lo lasciò senza
fiato, sorridendo felice.
-Mi sei mancato-, gli disse,
affondando il viso nel suo petto. -Com’era Galuna?-.
-Bella, ma non tanto quanto lo sarebbe
stata se ci fossi stata anche tu-.
La ragazza gli schioccò un secondo
bacio sulla guancia: -Sei naturalmente portato a lusingare tutte le
donne che
frequenti?-.
-Solo te-, le rispose, cullandola tra
le proprie braccia. -Allora… Cos’è che
mi volevi far sentire?-.
-Questo CD-, disse lei, raccogliendo
la borsa e mostrandogli un disco che aveva tutta l’aria di
essere stato
masterizzato.
Jellal lo prese e se lo rigirò tra le
mani, perplesso: -Cos’è?-.
-C’è della musica che ho trovato su
Internet. Voglio un tuo consiglio, se non ti dispiace-.
-Assolutamente no. Piuttosto, a cosa
ti serve il mio parere?-.
-È per lavoro-, spiegò lei,
dirigendosi in salotto. -Hai un impermeabile?-.
-Scherzi?-.
-Niente affatto. Ce l’hai o no?-.
-Ma certo-.
-Potresti andare a prendermelo,
allora? Fa parte dell’esibizione-.
-OK-.
-Questo stereo funziona?-, domandò
ancora Erza, indicando un vecchio apparecchio sistemato su un ripiano
accanto
al televisore.
-Dovrebbe. Non lo uso da parecchio, ma
credo che faccia al caso tuo-.
-Perfetto. Uhm, c’è ancora qualcosa da
sistemare, qui…-.
Jellal la lasciò mormorare tra sé e sé
e andò a recuperare l’impermeabile che gli era
stato richiesto. Aprì l’armadio
nella propria stanza, si barcamenò tra stampelle e pantaloni
piegati alla
bell’e meglio e finalmente tornò in salotto.
-Tieni-, le disse, porgendole
l’impermeabile dal colore indefinito: era a metà
strada tra il beige e il
grigio. Il giornalista non avrebbe saputo dire che razza di
tonalità fosse.
-Grazie-, rispose Erza, che ne
frattempo aveva abbassato le serrande delle finestre, lasciando la
stanza nella
penombra.
-Ora posso ascoltare il tuo CD o…?-.
-Non ancora-, lo bloccò la ragazza.
-Dammi solo un secondo. Siediti sul divano, intanto: devo simulare
un’esibizione e l’atmosfera deve essere simile a
quella dell’Amnesia-.
-Va bene-, disse Jellal, esibendo un
tono di voce esitante e guardando la giovane uscire dalla stanza
trascinandosi
dietro la borsa. Sentì una serratura scattare e
capì che doveva essersi chiusa
in bagno.
“C’è qualcosa che non va”,
pensò
preoccupato. Vedere Erza comportarsi in quel modo lo agitava un
po’. “Deve
avere in mente chissà cosa… Spero solo che non
sia niente di particolarmente… Esagerato,
ecco. Se dovesse essere troppo
provocante, le dirò sinceramente
di scegliere un’altra esibizione. Abbiamo già
chiarito che deve solo cantare;
lei stessa mi ha assicurato che non farà mai altro.
Però… Non
vorrei darle l’impressione di essere
geloso o preoccupato. È il suo lavoro, dopotutto, e io non
ho alcun diritto di
interferire. Ma lei rimane comunque la mia ragazza; no, no, ho il dovere di dirle le cose come stanno. Ora
mi sentirà. Sul serio, cos’è questa
storia del…”.
La porta del bagno si aprì e Jellal
percepì i passi di Erza in avvicinamento.
“È qui”, si disse. “Vediamo
che cosa
ha escogitato”.
-Ho una premessa da fare-.
La ragazza rientrò in salotto esordendo
così, evitando che il giornalista potesse dire qualcosa
prima di lei.
-Innanzitutto, quella a cui stai per
assistere è un’anteprima; te l’ho
già detto a telefono, ma è meglio ripeterlo.
Secondo: non ho molta esperienza in questo campo, quindi sarei felice
se non mi
prendessi in giro, ma anzi, apprezzassi lo sforzo. Terzo: non parlare.
Quarto:
non smettere di guardarmi-.
Jellal, ammutolito, rimase a fissarla,
aspettando che facesse partire la musica. Dal canto suo, Erza attese
qualche
altro secondo prima di decidersi a inserire il CD nello stereo e ad
alzare il
volume.
E
la musica partì.
Peach Lady, take a peek
You’re looking at me
Come to get me
You know I want you badly
Erza giocherellò con la
cintura
dell’impermeabile, annodata così tanto da
strizzarle la vita già sottile, e
iniziò a slacciarla lentamente, cantando con fare sensuale
le note sprigionate
dallo stereo. Fissò i propri occhi in quelli di Jellal e
ammiccò nella sua
direzione, sfilando a poco a poco la cinta dai passanti;
ondeggiò i fianchi e
portò le dita ai larghi bottoni del trench, sganciandoli
dalle asole uno alla
volta, ma nascondendo ancora ciò che indossava sotto quel
primo strato di
stoffa.
Jellal ebbe appena la forza di deglutire: non
si aspettava di certo che la ragazza improvvisasse uno striptease solo
per lui.
Peach Lady, don’t hesitate
Keep moving closer to me
You will know, my lips taste like candy
Oh yesterday, yes I do, yes I do, I feel
real love
Uhmm
– never sour…
Erza si passò un dito
sulle labbra, quasi a
invitare il fidanzato a baciarla. Ma il giornalista capì che
non era quello
l’intento della donna: era una provocazione, un modo per
mandarlo fuori di
testa. Come se ne avesse avuto realmente bisogno!
La guardò fare una giravolta e lei gli diede la
schiena, continuando ad ammaliarlo con il suo canto e con quelle
movenze
sinuose. Jellal immaginò che stesse portando nuovamente le
mani all’altezza dei
bottoni, perché l’istante successivo Erza
aprì l’impermeabile e, stendendo il
braccio, lo gettò a destra, come se nulla fosse, svelando un
mini abito
ricoperto di paillettes color rubino che poco lasciava
all’immaginazione.
Gli dava ancora le spalle e Jellal, impaziente,
si domandò quando avrebbe deciso di voltarsi.
Dovette aspettare ancora prima di veder
esaudite le proprie preghiere: Erza sollevò i capelli,
dandogli la possibilità
di ammirare la schiena completamente nuda, e li lasciò
ricadere lentamente,
provocando ben più di un fremito al giornalista.
Oh, Peach Lady
Hey, boy! I
know you’re looking at me
Not a game,
just both of us
Come fall in
love with me
Si
girò ancor più lentamente e
finalmente Jellal tornò a guardarla negli occhi. A dire la
verità, fu
difficile, per lui, mantenere l’attenzione sul viso della
ragazza: tutta colpa
di quel vestito, che aderiva perfettamente alle forme di Erza,
scivolandole
addosso come una seconda pelle.
E il giornalista iniziò a sudare.
Sentiva la camicia incollarglisi alla schiena e le mani fumare vapore.
Che dire
poi del suo stomaco? Non dava più segnali di vita da almeno
due minuti e l’uomo
si convinse di averlo perso per sempre. Come se non bastasse, si disse
di non
prestare attenzione alla scossa che di tanto in tanto gli affliggeva il
basso
ventre, spostandosi in regioni che avrebbe dovuto mettere a tacere. Ma
come
poteva riuscirci, quando aveva davanti agli occhi il suo Angelo Rosso?
Peach Lady
Uh hu Uh huh…
Uh huh…
The way you’re
moving and dancing, every moment
Oh, boy! You coming
too
Erza
avanzò piano, incrociando i passi
e facendo oscillare per l’ennesima volta i fianchi.
“Mi vuole morto”, pensò Jellal.
“Questa donna riuscirà a –“.
Il suo cervello staccò la spina e il
flusso dei pensieri si arrestò immediatamente.
Il resto del corpo non rispondeva più
a nessun ordine: era andato in tilt.
E a provocare quel cortocircuito era
stato il vestito di Scarlet.
Vestito che era scivolato a terra nel
momento in cui la ragazza si era liberata delle spalline.
-E-Erza-, mormorò lui, balbettando e
sgranando gli occhi.
Lei sorrise e si portò un dito sulle
labbra, indicandogli di fare silenzio. L’unica cosa che
indossava adesso era
l’intimo coordinato e dello stesso colore
dell’abito appena tolto.
Peach Lady – I
drive you crazy – Peach Lady – I got you
La
donna era a pochi centimetri da
lui. Avrebbe potuto sfiorargli le gambe con le ginocchia.
Ma fece di peggio.
Fece qualcosa con cui riuscì a far
avvampare ulteriormente Jellal, il cui viso aveva già
acquistato una tonalità
di rosso simile a quella dell’intimo indossato dalla sua
fidanzata.
Si mise a cavalcioni su di lui,
scorrendo le proprie mani sulla camicia umida del giornalista;
avvicinò le
labbra alla sua bocca e lo illuse di dargli un bacio. Sorridendo
ancora, gli mordicchiò
il lobo dell’orecchio sinistro e soffiò un
sensuale “Sono abbastanza brava con
il burlesque?”.
Jellal non seppe mai quale divinità lo
aiutò a restare calmo – anche se calmo
era un parola grossa. Mantenne il controllo, seppur con
difficoltà, e trovò la
forza di chiederle se davvero quella era la prima volta che si esibiva
in uno
striptease.
-La prima, la prima-, confermò Erza. -Ho
solo messo in pratica alcune mosse
speciali che le mie colleghe usano sul palco-.
Che cosa avrebbe dovuto dirle? Che era
riuscita a fargli saltare le coronarie?
-Promettimi che lo farai solo per me-,
esalò lui, guardandola e specchiandosi nei suoi occhi.
-Non c’è bisogno di prometterlo-,
replicò la ragazza. -Questo è il premio che ti
spetta per esserti comportato
bene a Galuna. Non ti avevo detto che avresti potuto ricevere una
sorpresa, una
volta che saresti tornato?-.
Erza sorrise e lo sguardo del
giornalista si illuminò.
Non avrebbe mai trovato un’altra donna
come la sua Scarlet.
-Ma il premio non è ancora completo-,
puntualizzò lui. La ragazza lo fissò con aria
perplessa e Jellal continuò: -Non
mi hai ancora dato un bacio-.
Ed Erza non se lo lasciò ripetere una
seconda volta.
Gli sollevò il viso con entrambe le
mani e strinse tra le proprie labbra quelle del fidanzato, dando inizio
a una
danza proibita che sarebbe durata ancora a lungo.
-Non devi lavorare stasera?-, le
domandò Jellal, riprendendo momentaneamente fiato.
-È il mio giorno libero-, sillabò lei.
-Abbiamo un’intera notte davanti a noi-.
Non ci fu tempo per rispondere.
Le bocche si incontrarono ancora,
incendiando la passione che era scorsa tra di loro fin dal primo
sguardo. Le
dita si intrecciarono, i corpi si incastrarono in una combinazione
perfetta.
Quello sarebbe stato solo l’inizio
della loro storia d’amore.
Angolo dell'Autrice
Salve a tutti i lettori che si sono spinti fin qui ^^
Non ho molto da dire, se non ringraziarvi: grazie per tutto il supporto e la passione che mi è arrivata tramite recensione e commenti privati.
Sul serio, non pensavo che questa mini Long potesse avere un così largo riscontro; significa che la Jerza si sta facendo strada nei vostri cuoricini di shippers <3
Di nuovo, grazie a tutte le persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, seguite e ricordate; grazie a tutti coloro che hanno anche semplicemente letto con costanza ogni singolo capitolo.
Sperando di tornare presto in questo Fandom (probabilmente con un'altra mini Long. Perdonatemi, ma sono prolissa '^^), vi saluto tutti.
Alla prossima,
Amor31