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Autore: ___Page    26/09/2014    4 recensioni
Sospirò, osservando l’ampia schiena dello spadaccino, fasciata dalla stoffa verde scuro, che camminava di fronte a lei con un costante cozzare di spade.
Aveva ragione lui, doveva pensare positivo.
Sarebbe bastato fare finta di niente e tutto sarebbe tornato come prima.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduta sulla spiaggia bianca di quell’isola paradisiaca, osservava l’acqua cristallina lambire la riva nel suo moto calmo e costante.
Cullata dallo sciabordio, respirò a pieni polmoni l’aria salmastra mentre si sistemava meglio con le gambe piegate al petto, le braccia a circondarle e il mento posato sulle ginocchia.
Si riempiva gli occhi del meraviglioso spettacolo in cui la luna piena aveva tramutato quella già splendida spiaggia, tingendo la candida rena con la sua luce argentea e riverberando sullo specchio d’acqua, disegnandovi, con il proprio riflesso, un sentiero che si estendeva fino all’orizzonte.
Una volta tanto non sentiva l’impulso di strangolare quel buzzurro ammuffito per essersi perso e averla obbligata a passare la notte giù dalla Sunny.
Se il senso dell’orientamento dello spadaccino non fosse stato quello che era, non avrebbe mai scoperto quella piccola cala, circondata da una macchia di vegetazione che rilasciava un ipnotico profumo di fiori, immersa nel silenzio, spezzato solo dal frinire dei grilli e dal fruscio delle foglie, mosse dalla tiepida brezza notturna, e non avrebbe potuto concedersi quel momento di beata solitudine.
Avendo ancorato la nave al largo anziché al porto, quel pomeriggio, e avendo dovuto cercare Zoro in lungo e in largo per l’isola senza riuscire a trovarlo, l’alta marea era giunta impedendole di tornare sulla nave.
Si strofinò i palmi sulle braccia, profondamente rilassata, domandandosi che fine avesse mai fatto il samurai.
-Nami?!-
Come una risposta alla sua domanda inespressa, la voce di Zoro la raggiunse, chiaramente sorpresa, facendole girare il volto verso destra per individuarlo ad alcuni metri di distanza, stravolto e arruffato.
Trattenne a stento una risata, domandandosi da quanto vagasse senza meta, alla ricerca della nave o di qualcuno dei Nakama, e tornò a puntare lo sguardo sulla distesa argentea, appena increspata dal vento.
Un tonfo al suo fianco le disse che lo spadaccino l’aveva raggiunta e si era seduto accanto a lei.
Gli lanciò un’occhiata di striscio, trovandolo con un palmo a terra e un avambraccio abbandonato sul ginocchio della gamba piegata, anche lui intento a fissare l’orizzonte.
-Quanto?!- mormorò il verde, senza distogliere gli occhi dal mare.
Nami assunse un’espressione interrogativa, voltandosi del tutto a guardarlo.
-Di che parli?!-
Anche Zoro si girò a incrociare i suoi occhi con il suo nero come la notte.
-Il debito! A quanto è salito per averti obbligata a dormire giù dalla nave per venirmi a cercare?!- chiese stancamente.
Nami assunse un’espressione sorpresa, intuendo che il ragazzo doveva essere stanco davvero per essere così accondiscendente e per nulla restio ad ammettere le proprie colpe.
Si ritrovò a sorridere, smuovendosi un po’ per impedire alle membra di addormentarsi, vista la lunga immobilità a cui le stava costringendo.
-Zero berry!- rispose puntando ancora gli occhi di fronte  a sé e percependo, senza bisogno di vederlo, lo sguardo sorpreso di Zoro.
-Che hai detto?!-
-Hai capito bene, buzzurro! Per tua fortuna ho trovato questo piccolo angolo di paradiso! Se non fossi scesa a cercarti non lo avrei mai scoperto! E mi sto rilassando come non facevo da tempo quindi, visto che si può dire essere merito tuo, per questa volta niente aumenti! Ma non credere che diventi una regola!- aggiunse poi, puntandogli contro il dito indice e facendolo ghignare di sghembo.
Si lasciò andare con la schiena sulla spiaggia, sollevando una po’ di sabbia intorno a sé e inspirando profondamente.
-Sono esausto!- ammise allargando le braccia all’esterno e ammirando la luna piena.
-Mi sa che dovrai accontentarti della sabbia come materasso, stanotte! Nella fretta di scendere non ho preso i soldi e non possiamo permetterci nemmeno una misera stanza!-
Zoro voltò il viso verso Nami, di cui al momento vedeva solo la schiena, proprio mentre la ragazza distendeva le gambe e portava gli avambracci piegati a immergersi nella sabbia, in modo da restare semisdraiata.
Nell’accomodarsi meglio, fece oscillare i suoi crini ramati, sprigionando un’ondata di mandarino che invase le narici del verde, inebriandolo.
Si tirò su anche lui con la schiena e si ritrovò a fissare la cartografa che, con il naso all’insù e un sorriso a incresparle le carnose labbra, ammirava le poche stelle visibili, al di fuori dell’alone lunare.
Il suo corpo snello e tonico si adagiava perfettamente sulla spiaggia, gareggiando in candore con la sabbia, inondato di luce argentea, e gli occhi caramello brillavano di stelle e felicità.
Zoro non poté impedirsi di contemplarla con gli occhi di un uomo, una volta tanto, e non di Nakama e si sorprese a trattenere il fiato.
Scosse la testa, annebbiato non sapeva più se dal sonno o dallo stordente profumo della navigatrice, colto da un improvviso bisogno di fare conversazione, bisogno originato dalla necessità di silenziare i poco casti pensieri che presero a serpeggiare nella sua mente.
-Quanto dobbiamo aspettare per tornare sulla Sunny?!- domandò, la voce un po’ arrochita e gli occhi perennemente su di lei.
Nami lo guardò, la testa ancora reclinata all’indietro che lasciava libero accesso alla diafana gola, la cui curva scendeva portando l’occhio a posarsi inevitabilmente sui suoi prosperosi e morbidi seni.
Zoro deglutì rumorosamente.
-Fino alla bassa marea!- rispose la rossa, senza accorgersi della strana luce che accendeva l’occhio dello spadaccino -Volendo potremmo raggiungerla durante la notte ma, a questo punto, dormirei qui e tornerei a bordo in mattinata!- spiegò, immergendo le dita dei piedi nudi nella sabbia ancora tiepida.
-Come funziona la marea?!- chiese Zoro, senza pensare.
Fece la prima domanda che gli venne in mente, incapace di gestire in altro modo l’istinto che, approfittando della sua stanchezza e della magica atmosfera in cui erano immersi, tentava di prendere il sopravvento sulla sua razionalità.
D’altra parte, era pur sempre un uomo.
E Nami una donna bella e passionale, non serviva un genio per accorgersene.
Non era la prima volta che si ritrovava a chiedersi se la sua pelle sapesse di mandarino anche al gusto e non solo all’olfatto e se al tatto risultasse liscia così come la percepiva la vista.
Ma la sua indole di guerriero e samurai, nonché i principi del Bushido, gli imponevano il massimo rispetto nei confronti della Nakama e non voleva obbligarla a fare nulla contro la sua volontà.
In realtà, non poteva sapere quali pensieri attraversassero la mente della cartografa in quel momento e nemmeno cosa stesse provando ma temeva che, se si fosse lasciato andare  e sopraffare dal desiderio carnale per lei, non sarebbe stato in grado di fermarsi nemmeno se lei si fosse dimostrata non consenziente.
Era meglio stroncare la cosa sul nascere, senza nemmeno provare a indagare.
-Cioè… ovviamente so come funziona la marea ma… non ne capisco la causa ecco!- aggiunse lo spadaccino, notando l’espressione sorpresa della compagna, la quale tornò poi a sorridere e a fissare il cielo.
-È tutta colpa della luna!- cominciò a spiegare dopo qualche istante.
Si girò su un fianco, sorreggendo il busto con l’avambraccio sinistro e affondando la punta dell’indice della mano destra nella candida sabbia.
 -La forza gravitazionale che la luna esercita sulla terra obbliga il mare a modificare la propria altezza in base alla rotazione del pianeta-
Mentre parlava, tracciava dei segni nella rena, illustrazioni che avrebbero dovuto aiutare Zoro a comprendere meglio, ma lo spadaccino non riusciva assolutamente a seguirla.
Stordito dalla vicinanza con lei, rapito dal suono melodioso della sua voce, ipnotizzato dai movimenti del polpastrello di Nami, riusciva solo a chiedersi che sensazioni dovessero dare il suo corpo sopra il proprio, la sua voce nelle orecchie e il suo tocco sulla pelle.
 La voleva, dannazione!
La voleva e per le ragioni sbagliate, perché, per quanto provasse affetto per lei, era conscio di desiderarla semplicemente come un uomo desidera meramente e carnalmente una donna.
Era tutta colpa della luna!
Della luna e di quella strana forza di gravità che Nami sembrava esercitare su di lui!
-Zoro?!-
Si rese conto solo in quel momento di essere tornato a fissare lei e non più i segni nella sabbia, completamente immerso nella sua contemplazione.
La stanchezza gli stava davvero giocando un brutto tiro.
-Ehi?! Stai bene?!-
Lo spadaccino trattenne il fiato quando una diafana mano della navigatrice si posò sul suo viso squadrato per riscuoterlo con dolcezza, preoccupata dal suo mutismo e dal suo sguardo perso.
Non avrebbe mai dovuto farlo.
Quel contatto inaspettato, il crescente profumo di Nami nelle narici, la voce ridotta a un sussurro ebbero la meglio sulla già precaria lucidità di Zoro.
Caricò il peso sull’avambraccio destro e porto la mano sinistra ad avvolgere saldamente il polso sottile di Nami, strattonandosela contro.
Colta alla sprovvista, la navigatrice si ritrovò sul solido torace del verde, ora completamente sdraiato nella sabbia, un’espressione di autentico stupore negli occhi.
-Zoro, cosa stai facendo?!- domandò con tono urgente e agitato.
No, no, no e poi no!
Quella situazione non andava affatto bene!
Dall’arrivo di Zoro alla cala, Nami aveva iniziato a sentirsi terribilmente strana e, per quanto fosse riuscita a nasconderlo a lui, non aveva potuto nascondere a se stessa quanto improvvisamente lo avesse trovato attraente e desiderabile quella sera.
Che era bello e virile lo aveva sempre saputo, ma non si era mai sentita così in sua presenza prima di allora.
Era tutta colpa della luna!
Della luna e di quella strana forza di gravità che Zoro sembrava esercitare su di lei!
Il suo odore forte e deciso, la sua voce calda e baritonale, la presenza rassicurante e il calore che emanava anche a distanza l’avevano portata ad avvicinarsi a lui, a cercarlo e a desiderarlo, minando la sua lucidità.
Ora, aggrappata allo yukata di Zoro, con le sue forti mani a circondarle la schiena nuda e il suo intenso aroma di sale e tequila nelle narici, la capacità di ragionare era solo un lontano ricordo.
Sentiva la sua voce protestare sempre più debolmente mentre l’occhio nero del samurai la ipnotizzava, facendola cadere lentamente ma inesorabilmente in trance.
Un palmo caldo e calloso prese ad accarezzarla lungo la colonna vertebrale, elettrizzandola, mentre l’altra mano si spostava e si intrufolava in mezzo ai loro bacini uniti, spostandosi ad armeggiare con il bottone e la cerniera dei jeans della navigatrice.
-Z-Zoro…- lo chiamò in un sussurro a metà tra un avvertimento e una supplica.
Un avvertimento a finirla subito.
Una supplica a continuare.
Più la mano di Zoro saliva e scendeva nel suo tragitto tra le scapole e l’osso sacro, più Nami sentiva la forza di volontà abbandonarla, gli occhi chiudersi, il corpo rilassarsi e la bocca avvicinarsi a quella del compagno.
Cosa diavolo le stava facendo?!
Aumentò la presa sui baveri dello yukata, tornando a irrigidirsi in un ultimo disperato tentativo di riprendere il controllo su se stessa e riuscire a opporsi.
Ma Zoro, per quanto immerso quanto lei in quel magico e disarmante momento, aveva il controllo della situazione e si accorse della resistenza della compagna.
Deciso a farla cedere, spostò la mano dalla schiena alla nuca, affondando le dita tra i crini ramati della ragazza, impedendole di allontanare il viso dal suo.
Si preparò a  sgusciare con le dita oltre l’elastico degli slip della cartografa, prima di sussurrarle, ipnotico e suadente.
-Rilassati-
Non poté più nulla, la navigatrice, e si ritrovò a soffocare gli ansimi, che le dita di Zoro le stavano provocando, sulle sue labbra.
Provò a resistere solo un altro istante prima di abbandonarsi senza difese tra le braccia del Nakama.
 

 
§
 

Percepì chiaramente il cambio di temperatura, quando cominciò a risvegliarsi e riscuotersi dal torpore che la invadeva.
Attraverso le palpebre chiuse i raggi del sole insistevano testardi nel cercare di svegliarla, mentre il loro tepore la invitava al tempo stesso a lasciarsi scivolare nuovamente nel sonno.
La sabbia sotto il suo corpo era incredibilmente calda e palpitante.
Fu quell’ultimo pensiero a farle riguadagnare un po’ di coscienza.
Perché se non era strano che la sabbia fosse calda e ruvida era alquanto allarmante che si alzasse a abbassasse regolarmente e lentamente, trascinandola in quel rilassante moto.
Con le palpebre ancora sigillate, saggiò attentamente il tratto di spiaggia sotto di sé, trovandolo ondeggiante e solido.
Capì di essere distesa sul petto di qualcuno quando il suo polpastrello si imbatté in un capezzolo, fermandosi a giocherellarci qualche istante, prima di tornare a farsi cullare dal respiro regolare che soffiava tra i suoi capelli e abbandonarsi nuovamente tra le forti braccia che la stringevano rassicuranti.
Si stava già accomodando meglio, strusciando la fronte contro la gola calda del suo improvvisato materasso che si ritrovò a spalancare gli occhi scioccata, ritrovando in un attimo tutta la sua lucidità.
Solido petto?!
Forti braccia?!
Gola calda?!
Cosa diavolo stava succedendo?!
Si tirò su con il busto, staccandosi dal torace quel tanto che bastava per vedere in faccia il suo possessore e, nel movimento avvertì un tintinnio fin troppo famigliare, che le fece gelare il sangue nelle vene.
Lo seppe prima ancora di averlo messo a fuoco, che quello sotto di sé era Zoro.
Con le mani posate sui suoi pettorali ne studiò il volto rilassato nel sonno e abbandonato di lato, cercando di ricordare come fosse finita in quella situazione.
Si perse per un attimo a contemplare il viso del compagno, la mascella squadrata, l’occhio cieco, il naso dritto, beandosi del sole che riscaldava le loro pelli a contatto.
Nami strabuzzò gli occhi.
Pelli a contatto?!
-Oh kami!!!-
Saltò su come una molla quando si accorse di essere nuda, proprio come lui, obbligandolo a sciogliere l’abbraccio in cui era stata immersa per tutta la notte.
Scioccata, lo guardò riscuotersi dal sonno, aprendo l’occhio e sbattendo la palpebra per spannarlo, mentre i ricordi della sera precedente le invadevano la mente, rapidi e confusi.
In quel marasma di immagini mentali, tutto quello che Nami riuscì a capire, con assoluta certezza e autentico sconvolgimento, fu che aveva fatto sesso con Zoro.
E, a giudicare dall’espressione del samurai nel trovarsela di fronte come mamma l’aveva fatta, anche lui lo stava realizzando in quel momento.
Bocca e occhi spalancati, la stava squadrando per accertarsi che fosse tutto vero e non un residuo della sua attività onirica, quando un sandalo munito di tacco lo colpì in mezzo agli occhi.
-Ehi!!!- protestò, portando una mano a massaggiare la zona contusa e avvertendo con il polpastrello una rientranza dove il tacco lo aveva colpito.
-Che ti guardi, brutto maniaco?!?!-
Zoro tornò a concentrarsi su Nami, intenta a coprirsi come meglio poteva con le braccia, e non riuscì a trattenere un ghigno.
-Puoi anche non darti così tanta pena, tanto stanotte ho visto tut… AHI!!!-
Anche l’altro sandalo con tacco andò a schiantarsi sulla faccia dello spadaccino.
-Deficiente!- lo rimproverò la rossa, guardandosi intorno alla ricerca dei propri abiti.
In un attimo aveva indossato mutande e pezzo sopra del bikini.
Zoro la guardò alzarsi e spostarsi rapida verso i pantaloni, rapito dal movimento oscillatorio dei suoi seni.
Si riscosse nuovamente quando fu raggiunto dai propri boxer che gli si schiantarono sul volto, da dove li tolse con un rapido gesto della mano.
-Rivestiti! Dobbiamo tornare alla nave!-
Si infilò rapido l’intimo nero per poi arrestarsi con le mani sui fianchi a studiare la navigatrice che sembrava in preda al panico.
-Mocciosa, che hai?!- domandò accigliato.
Nami si voltò a guardarlo, sconvolta
-Come sarebbe che ho?!- gli sbraitò contro dopo un istante di silenzio -Ma ti rendi conto di cosa è successo?! Abbiamo fatto sesso, Zoro! Sesso!!! Io e te!!! Dannazione!!!-
Nami prese a camminare avanti e indietro, il respiro affannato, portando una mano sul fianco e una alla fronte.
-Ti vuoi dare una calmata?! Sono cose che capitano! È successo?! Bene, basta! Ci siamo tolti uno sfizio, non ricapiterà più!- affermò convinto e tranquillo il samurai, stingendosi nelle spalle.
La cartografa lo fissò interdetta qualche secondo prima di assumere un’espressione miserabile.
-E se se ne accorgono?! No, non funzionerà lo so, lo so!!! Robin se ne accorgerà di sicuro e anche Sanji!!! Oh kami, Sanji lo capirà, ne sono certa, e ti ucciderà e rimarremo senza vicecapitano e sarà stata tutta colpa mia!!! Merda, merda merda!!!-
-Nami, ora basta!!!-
La voce di Zoro raggiunse le sue orecchie mentre le sue mani grandi e bronzee si posavano sulle braccia chiare e nude di lei, scuotendola con un gesto deciso.
-Calmati adesso! Ti stai agitando per niente! Senti, questa cosa è capitata, non sarebbe dovuto succedere ma tant’è! Faremo finta di niente e vedrai che le cose torneranno esattamente come prima! D’accordo?!- le disse tutto d’un fiato, approfittando del suo momentaneo mutismo.
Nami lo fissò qualche secondo, prima di annuire sempre più energicamente, convinta dalle parole del Nakama e dal tono rassicurante che aveva usato.
-Bene!- ghignò di sghembo il verde, senza accennare a lasciar andare la compagna ma, anzi, aumentando leggermente la presa sulle sue braccia e prendendo meccanicamente a strofinarle.
Nami sentì un calore irradiarsi dal centro del suo corpo e le gote imporporarsi.
-Zoro?!- lo chiamò, stranamente titubante e deglutendo a vuoto.
-Sì?!-
-Potresti… Ecco… rivestirti per favore?!- chiese a fatica.
Il verde abbassò lo sguardo sul proprio torace, trovandolo ancora nudo, così come le gambe.
-Oh! Oh sì certo… scusa…- mormorò imbarazzato, staccandosi da lei e sbrigandosi a recuperare pantaloni e yukata.
Nami, ormai paonazza, distolse gli occhi dai muscoli ben torniti del Nakama, abbassandosi ad afferrare i propri sandali.
Attese che anche Zoro si fosse rivestito prima di avviarsi dietro di lui, affondando con i piedi nudi nella sabbia bianca, ancora scossa da quanto successo.
Sospirò, osservando l’ampia schiena dello spadaccino, fasciata dalla stoffa verde scuro, che camminava di fronte a lei con un costante cozzare di spade.
Aveva ragione lui, doveva pensare positivo.
Sarebbe bastato fare finta di niente e tutto sarebbe tornato come prima.
 
 
 
 
 
 
  
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