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Autore: Clawdia    26/09/2014    7 recensioni
La storia di Santana e Brittany dopo le vicende di "Insegnami ad Amare".
Tutti adorano le storie idilliche, perfette, in cui tutti si amano e vivono felici e sereni nel loro universo di cristallo vero? A quanto pare non proprio tutti. Vivere la loro vita insieme è tutto ciò che hanno sempre cercato e voluto, hanno lottato per il loro amore e continueranno a farlo sempre nelle loro strambe, complicate, divertenti, tristi, normali e pazze giornate. Perché chi ha detto che il matrimonio è la fine dell'amore non ha mai visto le due Signore Pierce-Lopez!
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Insegnami a...'
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Trovata l'energia per sgusciare fuori dal mio letto caldo ero riuscita finalmente a mettermi in strada. Lasciata quella pulce di Sara alla sua scuola avevo imboccato il solito svincolo, scorciatoia per gli studi, presa ad una velocità esagerata. Ero costantemente in ritardo.
E quel giorno non avrei dovuto esserlo.
«Ma dove diavolo ti eri cacciata? Cazzo San, 15 minuti.»
«16 minuti e 34 secondi se vuoi essere preciso Tim...» dissi fingendo di guardare l'orario che avevo controllato poco prima e lasciandoli un bacio sulla sua fronte stempiata. Lui tentò di allontanarmi ma non lo fece con troppa convinzione, sapevo che non era davvero arrabbiato ma doveva comunque farsi sentire. Soprattutto dato che non eravamo soli. La figura che intravedevo oltre il vetro del suo ufficio mi fece capire subito che avrei a breve conosciuto il mio nuovo collega. Come presentarsi? Semplice. Come sempre.
«Farai da brava?» mi chiese tirandomi per la mano mentre già mi allungavo verso la maniglia.
«Certo!» mentì ridacchiando ricevendo in cambio un occhiataccia.
Sapevo che mi avrebbe in ogni caso controllata, in un modo o nell'altro se avessi esagerato Tim mi avrebbe fermata con il suo chiaro e diplomatico modo che lasciava sempre...
«FINALMENTE. La famosa Santana arriva sempre in ritardo a lavoro?»
Quella voce profonda impattò su di me non appena entrai nella stanza. Il giovane dalla quale erano state proferite quelle parole si era alzato al solo sentire il rumore della serratura e stava in piedi davanti a me. Dall'alto dei suoi dieci o quindici centimetri in più. Ad osservarmi dall'alto in basso, non che potesse fare altrimenti sia chiaro. Aveva dei biondi capelli che ricadevano sul viso nascondendo parzialmente i suoi occhi verdi o comunque chiari e una barbetta curata che delineava il suo viso abbronzato. Indossava un giacca nera non troppo elegante dalla quale si scorgeva una semplice maglietta bianca e da cui partivano due lunghe gambe rivestite da dei jeans non troppo aderenti ne eccessivamente nuovi. All stars ai piedi.
Era veramente...particolare ma era sinceramente un gran bel ragazzo, oltre che paurosamente ben piazzato per quanto magro apparisse. 
«Quasi sempre...è un problema?» dissi schietta allungando la mano 
«Assolutamente. Diamine, io son un tipo puntuale, ci completeremo!»
«Mm...ne dubito.» il piede di Tim sul mio mi fecero subito capire che avrei dovuto piantarla. Così optai per una comoda sistemazione su una delle due poltrone dell'ufficio lasciando a lui l'onore di finire le presentazioni.
«Ti avevo già parlato di Santana vero ragazzo mio? Soddisfatto?»
«Se la lasciassi parlare di più probabilmente...»
OH. Il ragazzo già mi piaceva. Aveva sicuramente visto la manovra di Tim ma nonostante la sua risposta sfacciata l'uomo scoppiò a ridere. «Voi due me ne farete passare delle belle!»
«Peter.» disse il ragazzo prendendo la mano che prima avevo allungato verso di lui.
«Mi chiamo Peter. Gran bel nome eh?»
Modestissimo. 
«Mai impazzita per i nomi da reali.»«Da reali?»
«Oh be chiamerei un lord Peter. Un principe. Un re. Non un ragazzo comune.»
«Infatti io non son un ragazzo comune.»
Lo sguardo che mi lanciò mi lasciò per un attimo senza risposta. E mi maledì per questo.
Tim dalla sua parte se la ridacchiava mentre noi due ci comportavamo come due animali messi per la prima volta uno davanti all'altro. Si osservavano, si studiavano. Si scoprivano.
«Ah no?»
«No. Ho ottenuto un contratto qua dentro. Qualcosa di speciale dovrò pur averlo no?»
«Anche io ho ottenuto subito un contratto qua!» rimarcai divertita ricordando quel giorno.
«Mai detto che tu fossi una persona comune.»
Oh. Giocava veramente bene le sue carte.
«Ho ventitre anni. Lavoro come cameriere part-time. Squadra di pallanuoto.»
«Non ti dirò la mia età. Lavoro solo qua. Niente sport.»
«Niente sport? Sai che aiuta a rassodare il corpo?»
«E pensi che ne abbia anche bisogno?»
Peter rise. Quella mia domanda lo fece ridere sinceramente. Sembrava divertirsi da matti.
«Non ti riterrai perfetta spero. Perché non lo sei!»
«E lo saresi tu?»
«Se avessi conosciuto le mie ex ragazze probabilmente non me lo chiederesti nemmeno.
Son tutto fuorché perfetto. Cosa che immagino ci accomuni!»
«Ma davvero?»
Il ragazzo sorrise. Maliziosamente. Si passò una mano sulla fronte per spostarsi quei capelli eccessivamente biondi e tornò a fissarmi impaziente di vedere la mia reazione.
«Già.»
«Hai famiglia?» mi chiese poi dal nulla. Probabilmente aveva intuito che ero più grande di lui di qualche anno «Sì.» risposi io mettendo in bella mostra la vede, strano che non se ne fosse accorto. Peter sorrise, ancora di più se possibile. 
«Tuo marito dev'essere un uomo fortunato e molto sfortunato allo stesso tempo.»
«Prima di tutto...moglie. Secondo...per quale ragione?»
«Moglie?» il ragazzo mi fissò senza nascondere la sua sorpresa, evidentemente Tim non gli aveva anticipato proprio nulla. Quello scontro/incontro era puramente dovuto alle nostre teste calde. «Uao. Non me l'aspettavo!»
«Ti da fastidio la cosa?» chiesi mettendo subito in chiaro che non me ne sarebbe importato poi tanto della sua risposta. Ma lui si limitò a scuotere la testa e a riprendere quel sorrisone.
«Na. Mio fratello è gay ed è una delle persone migliori che io conosca. L'orientamente sessuale non definisce una persona.»
Bel discorso ragazzino. Stava continuando a prendere lentamente punti.
«Ma cosa intendevi per la storia fortuna e sfortuna?»
«Oh be non dev'essere facile tenerti testa ma sicuramente deve essere divertente averti intorno. In giro per casa!»
«Hai riassunto la mia vita.» commentai laconica quasi sorpresa da quanta facilità avesse quel ragazzino ad inquadrarmi, orientamento sessuale escluso.
Ci guardammo per un tempo che parve infinito senza dire nulla, lasciando che i nostri occhi si specchiassero in silenzio. Esploravamo il nostro "avversario" o forse "compagno" in pace sino a che Tim non tossicchiò per richiamare l'attenzione.
«Il round uno è andato?» ci chiese probabilmente avanzando la proposta di poter parlare anche a lui a quell'incontro, cosa che fino a quel momento gli era stata quasi proibita.
Annuimmo impercettibilmente, quasi trattenendo una risata. Eravamo stati convocati là dal nostro cosidetto principale e non ci eravamo stati un attimo zitti. Tipico di me, ma non pensavo anche di qualcun altro.
«Bene. Perché in fin dei conti son io a gestire la situazione qua no?»
«Credici...» mormorai a bassa voce scatenando una risata che Peter faticò a trattenere.
«Ora che vi siete conosciuti possiamo passare alla fase lavorativa? GRAZIE.
Allora come ti ho accennato qualche giorno fa ora che seguirò sia te che Peter come punte di diamante della casa discografica dovremo riorganizzare il tutto. I miei colleghi mi hanno intimato a dar un senso ai vostri orari lavorativi e così ho fatto dopo essermi consultato accuratamente con alcuni dei nostri. Dunque ho preparato per voi i vostri "turni" se così possiamo chiamarli. Saranno i giorni in cui dovrete obbligatoriamente presentarvi a lavoro.»
Ci passò dei fogliettini freschi di stampa. Si faceva sul serio eh? Probabilmente l'incremento delle vendite e degli incassi dell'ultimo periodo oltre che l'ingradimento a cui si stava andando incontro avevano pesato su questi nuovi cambiamenti che avrei comunque accettato mio malgrado. Lavoravo veramente poco e venivo pagata bene non mi sarebbe dispiaciuto aggiungere qualche altra ora lavorativa al mio orario.
«Son tre giorni fissi. Uno a scelta. Il monte di ore è segnato alla fine e dovrete coprirle tutte. A seconda del giorno lavorerete in studio con i cantanti, o in sala da soli o verrete nel mio ufficio a discutere di futuri incarichi, problematiche, particolarità e via dicendo. Ora due volte al mese dovrete consegnare qualche nuovo lavoro random, voglio dire qualcosa che non vi venga commissionato e noi tenteremo di procurarvi almeno quattro ingaggi. A mese dico.»    
Era buono come programma. Considerato quante persone lavoravano in quel posto non sarebbe stato difficile trovare degli incarichi, la bravura di Tim doveva stare nel trovare quelli giusti, quelli in grado di dare la visibilità che avevo con il tempo ottenuto.
«Come potete vedere ci son giorni in cui starete soli e giorni in cui lavorerete insieme dunque preferirei che non vi faceste la guerra a vicenda. Lavorerete entrambi e guadagnerete entrambi, chiaramente Peter il compenso di Santana resterà inizialmente più alto del tuo essendo il suo nome ben più conosciuto.»
«Chiaro.» si limitò a dire serio.
«Avete qualche domanda?»
Feci un attimo mente locale. L'orario non era eccessivamente pesante, c'erano delle novità e qualcosa che non mi faceva impazzire ma me lo sarei fatto andare bene. L'organizzazione con Brittany sarebbe stata necessaria ora che Sara era con noi e...Fu in quel momento che quel pensiero mi sfiorò il cervello. E alzai la mano d'istinto.
«Santana...»
«Sarebbe possibile qualche volta portare Sara qua in studio?»
Sarebbe stato molto più semplice averla sempre con me in caso Brittany non sarebbe potuta stare a casa e dopotutto lo preferivo a mandarla da Quinn o Matt in ogni caso. Tim ci pensò per un attimo ma poi si sciolse in un assenso.
«Nessun problema. Senza eccessi ovviamente.»
Logico, pensai. 
«Oltre questo nulla?»
Niente. Andammo allora con Tim allo studio dove continuò a parlarci di come le cose sarebbero cambiate mostrando al nuovo arrivato dove trovare tutto ciò che poteva servigli e mostrandogli a chi rivolgersi in caso di bisogno. Il tour si concluse a metà mattinata lasciandoci la possibilità di prendere una boccata d'aria subito intossicata dal maledetto fumo di sigaretta che Peter pareva aver voglia di spargere all'aria. Fumava pure eh? Questo non lo aiutava affatto. Non che non avessi fumato anzi, una sigaretta ogni tanto non me la facevo mancare ma non era un mio vizio era più...uno sfogo, cosa che invece non sembrava essere quello del giovane che prima di trovare il pacchetto giusto ne aveva tirati via almeno un paio vuoti dalla cartelletta scura che aveva con se. 
Alla fine riuscì comunque a ritagliarmi un attimo di pace per mettere al proprio posto alcuni testi nuovi che avevo buttato giù in quei giorni e ricontrollare delle vecchie cose. Mi ero ripromessa di farlo prima di ricominciare dopo i grandi cambiamenti e così avevo fatto. Incredibile, ero in corsa per una medaglia!
Purtroppo però non scampai alle grinfie di Tim che dopo aver insultato un gruppetto di ragazzini in sala registrazione tornò a chiedere la mia presenza al suo fianco. Due minuti e si congedò così, senza grosse spiegazioni, lasciandoci del tempo per conoscerci meglio, o almeno così ci disse prima di fuggire nuovamente in sala di registrazione. Per contro fu Peter a parlare per primo e a proporre un salto al take away che stava a qualche isolato da là e io, incredibilmente, accettai senza problemi. Amico o nemico che fosse avrei dovuto comunque approfondire la questione, soprattutto considerando il fatto che non avevo mai avuto un collega prima.

«E così hai una figlia eh? Uao.» disse Peter prima di dar un altro morso a quell'immenso panino che si era ordinato. Probabilmente gli avevano messo qualsiasi ingrediente presente nella loro cucina a giudicare dall'altezza, il ripieno e il colore. DIOS, chi si mangiava una roba simile? Ingrassavo solo a guardarlo.
«Non è tutto rose e fiori come pensi sia chiaro, però da soddisfazioni.»
«Ho una collega seria. Incredibile.»
Non riuscì a capire se fosse una battutina o meno ma gli diedi comunque un pugno alla spalla, uno di quelli che Britt mi rifilava sempre a letto dopo un commento troppo malizioso.
«Ehi. Che c'è? Son felice di aver con me una persona seria tutto qua.»
«E tu cosa saresti? Un teppista?» ridacchiai mandando giù un sorso di acqua fresca tra un boccone e l'altro. «Teppista no...» rispose velocemente.
«Son un eterno adolescente!»
Scossi la testa confusa. E probabilmente i miei occhi urlarono quel "in che senso?" che pensai immediatamente dato che lui mi scoppiò a ridere in faccia.
«Sai...sesso droga e rock n roll? Diciamo che son uno che ama divertirsi!»
«Ti droghi?»
«No deficiente. Era per dire...»
«Deficiente lo dici a tua sorella!» risposi immediatamente imitando quel gesto che la mia amica Mercedes amava tanto propinare a chiunque le mettesse i bastoni fra le ruote. Mercedes, mi mancava da morire quella pazza. Chissà che stava combinando ora? Avrei dovuto assolutamente ricordare a Quinn dell'impegno preso, la rimpatriata si doveva fare.
«Fanculo!» rispose di getto facendomi scoppiare a ridere nonostante avrei dovuto continuare quel gioco di insulti «Comunque intendevo nel senso che per la mia età non son propriamente una persona realizzata. Anzi...questo è il primo lavoro serio che mi trovo.»
Sorrisi di rimando a quel suo pensiero ad alta voce.
Aveva una compagna in questo. Prima di allora avevo solamente vivacchiato, nemmeno avevo idea di che significavano stipendi regolari, ferie pagate e ore di lavoro.
«Vivi con la mamma?» chiesi ridacchiando.
«No vivo con la sorella che mi hai appena insultato. Anche se ora lei è partita per qualche mese quindi direi che son solo!»
«Interessante!» 
«Oh e piantala. Passeremo insieme ore e ore della nostra vita e preferirei avere un dialogo con te considerato che tanto non ti porterò mai a letto...»
«EHI!»
«Andiamo. Non solo sei sposata, sei addirittura gay. Sei il tipo di persona che potrebbe essermi veramente amica.»«E tu sei veramente pessimo. Vuoi dirmi che qualsiasi ragazza cade ai tuoi piedi così?» 
Peter fece finta di pensarci prima di rispondere malizioso.
«Normalmente sì. Ed è per questo che non ho amiche femmine!»
«Che idiota!»
Già. Eppure mi ricordava qualcuno. O meglio un vecchio qualcuno.
Un qualcuno che passava le sue sere a rimorchiare nei locali e che passava ogni notte con una ragazza diversa. Tempi oscuri quelli. Mentre ripensavo a quando anche io come lui ero nella mia fase ribelle l'occhio mi cadde sul quadrante dell'orologio.
CAZZO. SARA.
«DIOS. Devo andare! Mia figlia esce da scuola tra...DIOS ORA.»
Mi voltai verso di lui che si era alzato di scatto proprio come me.
«Ci conosceremo meglio prossimamente donnaiolo, devo fuggire. CIAAAAO.»
Gridai cominciando a correre verso la macchina, mi avrebbe uccisa se non fossi arrivata in orario a prenderla e probabilmente non ce l'avrei fatta.
«Alla prossima...collega.»
  
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«Sei in ritardo!»
«E tu sei un odiosa precisina. Mettiti la cintura...» dissi controllando lo speccheitto retrovisore mentre quell'uragano si chiudeva la portiera a lato. Sempre a sputar sentenze, DIOS, ero in ritardo di due minuti. Non aveva certo dovuto aspettare ore e ore sotto il sole cocente o intrappolata nella neve. Dopo una decina di secondi di silenzio in cui mi accorsi che Sara non avrebbe parlato sino a quando non avrei fatto qualcosa per perdonare quella mia uscita infelice sbuffai lasciando andare tutte e due le mani sul volante.
«Scusa...tono sbagliato.»
«Naa tranquilla, se non fai la stronza almeno una volta al giorno la cosa diventa strana!»
«EHI.» dissi dandole un colpetto alla spalla «Non usare quella parola che se la sente Britt prima ammazza me e poi si concentra su di te.»
Sara sorrise guardandomi e immaginandosi la scena. Sapevamo entrambe che Brittany se la sarebbe presa solo con me ma era comunque una minaccia non da poco.
«Com'è andata a lavoro?» chiese cambiando discorso.
«Bene direi. Ho conosciuto il nuovo collega ed è per colpa sua che son arrivata in ritardo!»
Puntualizzai subito. Dopotutto era vero, e anche se avrei dovuto stare più attenta all'ora era molto più semplice scaricare su di lui la maggior parte della colpa.
«Carino?»
«Passabile.» 
«Vabbe che non sei affidabile...»
«Scusa?» chiesi voltandomi verso di lei ma tenendo sempre d'occhio la strada.
Sara ridacchiò ancora incrociando le braccia al petto.
«Beh sappiamo bene quali son i tuoi gusti.»
ODDIO. Se avessi potuto arrossire lo avrei fatto. Quella bambina non poteva parlami così, considerato che era mia...mia figlia. DIOS SARA.
«Ma piantala...» dissi smanacciando e tornando a concentrarmi sulla strada.
«AHAHAHAHAH ho ragione io! Quando me lo presenterai?»
Cambiare discorso tempo due secondi. Sara poteva dire di saperlo fare alla grande.
«A seconda di come la tua mamma bionda si organizza molto, molto presto.»
«Uh, verrò a lavoro con te?»
Quella bambina era veramente un genio. Era veramente intuitiva.
«Così pare...» soffiai mettendo la freccia a destra e imboccando finalmente la nostra via.
Avevo una voglia matta di sdraiarmi sul divano e aspettare mia moglie là. 
Certo, avrei dovuto pulire e stirare e probabilmente preparare anche la cena ma...Quinn mi aveva esulata da quel compito proponendo una serata a base di pizza. SANTA DONNA.
«Mostriciattolo invece...ascolta, com'è la casa secondo te?»
«Avrebbe bisogno di una pulita se è quello che chiedi. Tocca a noi?» chiese facendomi quegli occhioni che speravano di ricevere una risposta che invece avrei dovuto dare.
«Uccidimi ora Sara.» sbuffai cominciando la manovra di parcheggio.
Con la coda dell'occhio la vidi lasciarsi andare contro il sedile e imitarmi.
«Uccidimi tu...»
Non so perché, non so nemmeno come ma mi ritrovai a sorridere.
Avevo una casa da pulire, le faccende da fare, e mia moglie non era in casa ma io sorridevo.
Sorridevo perché mi rendevo conto di quanto fosse incredibile avere quella mostriciattolina al mio fianco. DIOS, mi stavo proprio ramollendo.                                                         
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«Biondo? Occhi verdi? Dov'è che devo firmare per lavorare da te?»
Per poco non mi andò di traverso il vino quando Quinn fece quell'uscita, risi come un idiota intimando di farle piano o voleva forse far sapere alla figlia che nonostante amasse alla follia Puck non per questo doveva smettere di dar almeno uno sguardo agli altri uomini?
Era arrivata molto presto, forse perché aveva capito al volo che io e Sara non saremmo mai state in grado di sistemare quella casa senza l'aiuto di Britt o comunque di una bionda. Ci aveva trovate sdraiate sul pavimento con delle improbabili fascette per le pulizie in testa e dei guantoni gialli alle mani. Scopa e secchio erano altro nostro fianco. Non che ce la stessimo cavando male si intende ma non eravamo nemmeno a metà dell'opera. Con il loro aiuto invece la casa ora splendeva e la mia adorata biondina non avrebbe dovuto metterci mano per almeno qualche giorno. Più tempo per risposarsi e più tempo per noi.
«Quanto sei idiota! Da come si è descritto non è certo un bravo ragazzo...»
«E da quando mi interessano i bravi ragazzi?»
Scoppiammo a ridere di nuovo e questa volta insieme.
Puck non rientrava assolutamente nella categoria, anche se era cresciuto molto.
La pizza e il vino ci avevano dato alla testa. Con le bambine a giocare in camera di Sara, sazie e stufe di star ascoltare i discorsi di due vecchie pettegole, stavamo dando il nostro meglio.
«Questo è vero.»
«Comunque non sembra male. Voglio dire per lo meno non mi è capitato un perbenista o un precisino o un sottuttoio. Poteva andarmi molto peggio, Peter sembra ok.»
«Santana Lopez che prende a cuore il suo lavoro. FAVOLOSO.»
«E finiscila. Invece...Signorinella...tu pensi che io me ne sia dimenticata eh?» dissi puntandole contro il mio dito indagatore «Ti dice niente la parola rimpatriata?»
«BOOM. Logico sorella. Me ne sto occupando, ho contattato quasi tutti ma non aspettartela a breve, sicuro non entro le prossime due settimane.»«UFFAA.»
Quinn mi guardò divertita mentre mi adagiavo con la testa sul tavolo «Volevo proprio trovare una scusa per portare Britt fuori.»«E non puoi farlo normalmente?»
Sbuffai. Oh Quinn, folle Quinn. «Magari. Con la questione del lavoro vedrai che non vorrà allontanarsi un attimo da Sara, ha questa strana paura di averla delusa con la sua assenza.»
«Davvero? Oh be condoglianze allora.»
Ridacchiai alzando il calice per batterlo al suo e mandar giù l'ultimo sorso di rosso che vi era rimasto all'interno. Condividere la propria vita e una bottiglia di vino con Quinn era terapeutico.
«Oggi è l'ultimo giorno vero?»
«Già. Ultimo giorno di orari folli. A cui seguiranno due giorni di totale relax e poi il nuovo orario lavorativo. Incredibile che entrambe siamo passate a rinnovamenti proprio nello stesso periodo.»«Ma dai i tuoi orari non son poi così improponibili...anzi.»
«Quello è vero. E spero che anche i suoi siano passabili altrimenti impazziremo.»
Quinn scosse la testa quasi sapendo di che parlassi.
«Corsi serali. Una maledizione! Per il resto con la scuola Sara come va?»
«Bene» sussurrai abbassando la voce «Non tutti i problemi son stati risolti ma se la sta cavando alla grande, media altissima e maestri stupefatti compresi. Con i compagni purtroppo...c'è molto da fare ma è un inizio.»
«Quella bambina ti ha fatto proprio dannare eh?»
«Quella bambina è la mia degna figlia Quinn.» ammisi vuoi per l'effetto del vino vuoi per quello che veramente sentivo da parecchio tempo. Non che fosse un problema ammetterlo ormai, ero sinceramente affezzionata a Sara ma comunque una dichiarazione simile mandava sempre Quinn in brodo di giuggiole. 
«Owww ma quanto sei carina quando dici così. Diavolo quando fai la mamma sei stupenda!»
«Solo come mamma?» chiesi alzando un sopracciglio.
«PALLONE GONFIATO!»

Non riuscimmo a continuare il nostro litigio. Il rumore di una serratura che ci apriva ci riportò sull'attenti e subito la mia incantevole e meravigliosa Britt comparve sulla soglia, un sorrisone stampato in viso e una gran voglia di farsi sentire. Probabilmente quella era la sua faccia da fine lavoro, oppure la sua faccia da "ehi stanotte facciamo baldoria" oppure semplicemente...
«Indovinate chi ho trovato ad aspettarmi al cancelletto quando sono arrivata?»
Sorrisi senza comprendere. Di che parlava? Era un nuovo gioco a premi? 
Il lavoro le aveva fuso il cervello? Io e Quinn con la coda dell'occhio ci scambiammo la medesima impressione o almeno così mi parve. Vidi il volto di mia moglie continuare ad indagare i nostri e infine probabilmente troppo stanca per continuare quell'indovinello si limitò semplicemente a muovere la mano contro lo stipite. Lentamente spalancò del tutto la porta rivelando alle sue spalle la presenza di una persona che mi fece subito perdere il sorriso. Non perché non mi piacesse anzi...ma perché non ero minimamente preparata a quell'arrivo.
«Signora Pierce!» esclamò Quinn sorridente.
DIOS. Esclamai mentalmente io abbozzando un sorriso.
ODIAVO LE SORPRESE. LE ODIAVO.

Angolo dell'Autore
UEEEEILA <3 
Mamma mia questa università mi sta veramente distruggendo ma alla fine son riuscita a scrivere proprio il capitolo che volevo, ricco di novità, avvenimenti e...insomma PIENO. AHAHAHHAH Arriva qualcuno a movimentare le cose, un nuovo personaggio che vedremo meglio molto presto e una futura reunion non troppo lontana. Mamma come vola il tempo, chissà che combineranno ora le nostre due donne preferite eh? 
Grazie mille a chi tutto mi ha lasciato un commento, io li adoro, è anche grazie a voi che questa storia sta continuando e ringrazio anche chi continua a seguirla tuttora. Alla prossima :D
  
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