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Autore: Alexandra e Mac    26/09/2014    6 recensioni
Il Passato e il Futuro si mescolano in questo racconto che conclude la trilogia iniziata con Giochi del Destino. Per tutti coloro che hanno amato i personaggi storici da noi inventati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo XXX

Sogno di una notte di inizio estate



"Mi piacerebbe fotografarti".

"Vorresti fotografarmi? Ora?"

Erano rientrati al castello dopo una festa durata dal tardo pomeriggio fino a mezz'ora prima e durante il viaggio lei aveva parlato poco. Neppure per domandargli di Monique. Era sicuro che li avesse visti e il fatto che non avesse chiesto nulla lo rendeva inquieto e al tempo stesso curioso di sapere cosa si fossero dette quando l'antiquaria l'aveva avvicinata. Ciononostante neppure lui aveva fatto domande e, prima che lei gli rivolgesse quella inconsueta richiesta, si stava chiedendo a che punto stavano le cose tra di loro, dopo la splendida serata appena trascorsa. Da quando lo aveva raggiunto aveva ballato con lei per quasi tutto il tempo e Nicole non era sembrata dispiaciuta, anzi: le rare volte in cui l'aveva ceduta a qualche altro ospite, quando l'aveva reclamata di nuovo per sé si era accorto che lei gradiva la cosa.

In quel momento si trovavano nello studio del Conte, dove Nicole aveva voluto che la seguisse, e lui non sapeva come chiudere la serata. Era la prima volta in tutta la sua vita che non aveva idea di come comportarsi con una donna.

"Sì, se per te va bene. Ti voglio ritrarre in questi abiti e in questa casa, in particolare in questa stanza".

"Ma sono le due del mattino!"

"Non dirmi che non ti è mai capitato di andare a letto più tardi di quest'ora!"

"Il sonno non è un problema" rispose lui, decidendo di concedere a quella sua idea una possibilità ed evitando di aggiungere che avrebbe potuto non dormire per due notti di seguito se avesse potuto trascorrerle amandola.

"Ottimo. Allora qual è il problema?"

"Che, magari, se fossi più riposato le foto verrebbero meglio? Non siete proprio voi fotografi a dire che l'obiettivo è impietoso e non perdona?"

"Ohilalà, siamo vanitosi!" disse lei con un sorriso. "Hai ragione. Ma tutto sta il genere di foto che si vogliono scattare e il soggetto da ritrarre. E non mi hai detto che ne volevi qualcuna da inviare a tua madre?" lo provocò lei, divertita.

"Certo, ma non immaginavo di mandarle delle immagini che mi ritraggono con l'aspetto di un dissoluto libertino!"

"Credevo che tua madre già sapesse che lo sei..." lo prese di nuovo in giro lei. "Ad ogni modo non è quello il genere di foto che vorrei scattarti, anche se sarebbe divertente".

"Che genere di foto vorresti farmi?"

Lei parve per un attimo indecisa se rivelarglielo. Andrew attese con pazienza, perché ebbe l'impressione che il momento fosse importante.

"Sexy" si decise a rispondergli. "Intriganti. Forse un po’ maliziose... ma, soprattutto, sensuali. Il tuo volto, in questo momento, con un accenno di stanchezza, è proprio ciò che ci vuole per quello che ho in mente".

"Non sai quanto darei per sapere cos'hai in mente..." sussurrò lui, quasi tra sé.

"Permettimi di fotografarti e lo scoprirai... Se non ti piacciono, le cancellerò".

"Sono sicuro che il problema non sussisterà" disse lui, accettando.

Mentre lei, senza neppure cambiarsi d'abito, si dava da fare per organizzare in pochi minuti un set fotografico, lui rimase ad osservarla, domandandosi fino a che punto avrebbe potuto spingersi nel tentativo di amarla e farsi amare. Forse era giunto il momento di osare il tutto per tutto.

"Ok, sono pronta. Iniziamo dalla scrivania. Siediti e fingi di scrivere con penna d'oca e calamaio".

Lui obbedì e lei si immerse nel suo mondo di immagini, scomparendo dietro l'obiettivo. Solo il rumore dello scatto e il fruscio dell'abito rosso gli ricordavano la sua presenza dietro alla macchina fotografica. Poi, dopo alcune inquadrature da varie angolazioni, ricompariva la sua voce che gli diceva come posare: appoggiati allo schienale, guarda fuori dalla vetrata con aria pensierosa, slacciati il cravattino e il primo bottone,  arrotolati le maniche della camicia, levati il panciotto, alzati e siediti in poltrona, leggi un libro, accavalla le gambe... Nel giro di una ventina di minuti gli fece impersonare un nobile di metà ottocento, in quasi tutte le pose immaginabili, nei panni di uno studioso e scrittore. Andrew sorrise, pensando a quanto lei stesse avvicinandosi alla realtà seguendo il suo istinto di fotografa e a quanto stesse immortalando nella finzione fotografica il suo desiderio di poter vivere e lavorare per sempre in un luogo simile.

Ogni tanto le dava una rapida occhiata, intrigato dal contrasto tra la sua efficienza di donna moderna che manovrava una sofisticata apparecchiatura digitale e l'aspetto romantico che le conferivano l'abito e l'acconciatura d'altri tempi.

"Ora alzati. Voglio usare l'autoscatto per un'idea... " disse, trafficando con la macchina per sistemarla dove, a suo avviso, sarebbe stato meglio.

Incuriosito dalla faccenda dell'autoscatto, che implicava la presenza di Nicole nelle prossime foto, la raggiunse senza batter ciglio.

"Cos'hai in mente?"

"Una sequenza che dia l'idea che l'uomo non viva solo. Non so se gli scatti verranno come spero, ma non abbiamo a disposizione un'altra donna".

"Tu sei perfetta per me" disse lui, interrompendola.

"Per le foto" precisò lei.

"Per me" la corresse lui, deciso. Lei lo osservò ma evitò di ribattere.

Posizionò due piccoli schermi collegati all'apparecchio fotografico tramite connessione wireless in modo tale da poter vedere l'inquadratura da due angolazioni, senza che nella foto comparissero i dispositivi e poi, impostando i secondi tra uno scatto e l'altro, gli si avvicinò sorridendo.

"Sorpreso? Come puoi notare gli apparecchi più moderni hanno acquisito notevolmente in tecnologia".

"Già, me ne sono accorto" rispose lui.

"Con questo posso scattare a mia scelta" disse facendogli vedere il piccolo telecomando che nascondeva nella mano "a meno che non scelga di lasciare lo scatto al timer che ho appena attivato. Nel caso volessi foto più... come dire? Spontanee".

"Capisco" commentò enigmatico lui.

"Bene, iniziamo" e così dicendo gli si avvicinò, dando le spalle all'obiettivo. Gli posò una mano sul petto e sollevò il volto, stando attenta a non farsi inquadrare il profilo. Non appena lui abbassò il viso verso di lei per guardarla negli occhi si sentì il rumore dello scatto ed Andrew non riuscì ad evitare di proiettare nella propria mente l'immagine appena immortalata: il desiderio di un uomo per la donna davanti a sé, riflesso nei suoi occhi.

Poi lei gli prese la mano e intrecciò le loro dita e di nuovo si sentì il rumore dello scatto.

"Passami un braccio attorno alla vita" sussurrò lei e non appena obbedì, di nuovo l'otturatore automatico si aprì e si richiuse.

Quindi si avvicinò col volto al suo viso, nell'immaginaria scena di baciarlo sulla guancia. Fece scattare il dispositivo prima ancora che le labbra arrivassero a sfiorargli la pelle.

Si muoveva rapida, senza quasi lasciargli il tempo di vedere nel display l'immagine che stava fotografando. Tuttavia era sicuro che otteneva ogni volta l'inquadratura che desiderava perché si era reso conto di rispondere ad ogni suo movimento seguendo l’istinto. Non serviva neppure che lei gli dicesse cosa fare.

Si domandò per un attimo se non fosse quello il vero scopo di quel servizio fotografico e l'istante successivo aveva già preso la decisione che avrebbe chiarito una volta per tutte il loro rapporto.

Dopo un altro paio di inquadrature lei gli disse: "Bene, abbiamo terminato".

"Neanche per sogno..." la fermò lui, mentre infilava una mano tra i suoi capelli e slacciava con sorprendente abilità il fermaglio che tratteneva la sua folta chioma.

"Scatta la foto" ordinò poi con ferma dolcezza, mentre una nuvola scura scendeva a ricoprirgli il braccio. Non appena lei obbedì, spostò di lato i suoi capelli e le abbassò l'abito, scoprendole una spalla.

"Scatta ancora" sussurrò, chinandosi a baciarle la pelle liscia appena rivelata.

L'esitazione di Nicole fu sufficiente a far partire il timer. Andrew sorrise, consapevole d'averla spiazzata, ma al tempo stesso felice che lei non l'avesse fermato. Non aveva alcuna intenzione di fermarsi.

La fece voltare in modo che il corpo di Nicole fosse rivolto verso l'obiettivo, mentre lui si sistemava alle sue spalle per slacciare la lunga fila di bottoncini che chiudeva l'abito. Intanto l'autoscatto svolgeva diligente il proprio compito.

Nicole sussultò quando lui, terminato di trafficare coi bottoni, le abbassò il corpetto fino alla vita, regalando allo sguardo indiscreto della macchina fotografica il suo petto costretto nel bustino: i delicati nastri candidi che l'ornavano e le sue mani che le toccavano la pelle formavano un contrasto che rendeva l’inquadratura molto erotica.

"Andrew..." tentò di fermarlo, quando si rese conto che le stava slacciando anche la biancheria; ma inutilmente. Il secco rumore dell'otturatore scandiva, ogni trenta secondi, quella lenta opera di seduzione.

Si piegò di nuovo su di lei, percorrendo con la lingua il collo dalla nuca alla spalla e facendola rabbrividire, mentre le mani le scoprivano i seni e li esponevano all'implacabile lavoro dell'apparecchio fotografico.

"Guardati... Sei bellissima" disse lui con voce roca, abbracciandola da dietro. Incapace di aprire gli occhi e vedere nel display quell'immagine sensuale, preferì abbandonarsi alle sensazioni che le stava regalando. Già così era eccitata all'inverosimile.

Percepì che lui si muoveva e la girava, posizionandola di profilo rispetto l'obiettivo. Sempre ad occhi chiusi, non fece in tempo a domandarsi come mai, quando sentì le sue labbra sul seno.

Gemette, inarcando istintivamente il corpo verso il suo volto. Nel frattempo l'autoscatto immortalava la scena: la bocca di Andrew colma della sua carne morbida, che lui torturava con lingua e denti, facendola impazzire; e ogni suo sussulto, mentre con le mani infilate nei suoi capelli tratteneva a sé la sua testa, quasi a ricercare ancora più piacere.

"Voglio tutte queste foto" disse lui con voce roca ma autoritaria. Quindi rialzò il capo e, finalmente, la baciò sulla bocca. Fu un bacio intenso, sensuale; in assoluto il bacio più eccitante e coinvolgente che avesse mai ricevuto.

La sua lingua le stuzzicava le labbra e le invadeva la bocca, mentre le sue mani calde  le percorrevano il corpo dalla nuca ai fianchi e anche oltre, in un lento e possessivo tocco che la faceva aderire sempre di più al suo torace muscoloso; in quel modo i suoi seni scoperti sfregavano contro il tessuto della camicia che lui ancora indossava e quel contatto, unito alla carezza delle sue mani e delle sue labbra, le toglieva il fiato.

Nicole immaginò per un attimo tutta le sequenza di immagini memorizzata nel suo apparecchio da quando lui aveva preso il comando e si rese conto che era la sola ad essere stata ritratta seminuda. Non andava affatto bene.

"Io, invece, voglio queste" disse decisa, quando riuscì a staccarsi da lui. Prese a slacciargli i bottoni della camicia candida, scoprendogli i muscoli del torace. Passò il palmo sulla pelle che li ricopriva e poi si chinò a baciarla, facendo gemere lui. Quindi gli girò intorno, sfilandogli l'indumento e lasciandolo a torso nudo. Lo abbracciò da dietro, premendogli le rotondità morbide e calde dei seni contro la schiena.

"Portami a letto" gli sussurrò all'orecchio.

"Non ancora...".

"Cos'hai in mente?" gli domandò, incuriosita ed eccitata.

Quando aveva iniziato il gioco dell'autoscatto aveva pensato di intrigarlo un po’, sperando capisse che aveva deciso di far l'amore con lui. Non si aspettava che ribaltasse la situazione e la coinvolgesse in una fantasia erotica da voyeur. Ad ogni modo la cosa non le dispiaceva: le foto che la sua macchina digitale continuava a scattare potevano essere cancellate senza conseguenza alcuna. Ed in fondo doveva ammettere che non vedeva l'ora di rivederle. A dirla proprio tutta ciò che desiderava davvero era poterle sviluppare in formato gigante e tappezzare una stanza con quegli scatti erotici e sensuali. Sarebbero stati perfetti per una mostra privata dedicata al piacere e al desiderio.

Lui si voltò e la guardò negli occhi.

"Voglio realizzare un sogno. Il... Sogno di una notte di inizio estate".

"Mhmm... La faccenda si fa seria se citi addirittura Shakespeare. Non dirmi che dovrò trasformarmi in Titania! O addirittura in Puck?"

"Non ti dovrai trasformare, così sei già perfetta per quello che ho in mente" disse, facendo scivolare il dorso della mano dalla sua gola al seno, in una dolce carezza. Negli occhi lei gli vide un desiderio intenso e si sentì soffocare dall'aspettativa. Non vedeva l'ora di essere sua. Da quando aveva deciso di abbandonarsi alla passione che provava per lui, era impaziente di scoprire che tipo di amante fosse.

"E sarebbe?" riuscì a domandargli, con voce quasi strozzata.

"Lo vedi quel tappeto?" e indicò con un cenno verso il camino, mentre le sue dita non smettevano di giocherellare con la sua pelle. Lei annuì, incapace di proferir parola.

"Voglio amarti lì, prima. Voglio prenderti con ancora indosso questi abiti, che mi fanno fantasticare di essere tornato indietro nel tempo. Voglio che tu sia mia in questa stanza, dove ho sognato milioni di volte di averti. Voglio te, qui, adesso".

"Con o senza foto?" chiese lei, eccitata dalle sue parole e subito pronta ad accontentarlo.

"Indovina..." rispose lui, malizioso.

 

 

 

  
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