Capitolo XXX
Sogno di una notte di inizio estate
"Mi
piacerebbe fotografarti".
"Vorresti
fotografarmi? Ora?"
Erano
rientrati al castello dopo una festa durata dal
tardo pomeriggio fino a mezz'ora prima e durante il viaggio lei aveva
parlato
poco. Neppure per domandargli di Monique. Era sicuro che li avesse
visti e il
fatto che non avesse chiesto nulla lo rendeva inquieto e al tempo
stesso
curioso di sapere cosa si fossero dette quando l'antiquaria l'aveva
avvicinata.
Ciononostante neppure lui aveva fatto domande e, prima che lei gli
rivolgesse
quella inconsueta richiesta, si stava chiedendo a che punto stavano le
cose tra
di loro, dopo la splendida serata appena trascorsa. Da quando lo aveva
raggiunto aveva ballato con lei per quasi tutto il tempo e Nicole non
era
sembrata dispiaciuta, anzi: le rare volte in cui l'aveva ceduta a
qualche altro
ospite, quando l'aveva reclamata di nuovo per sé si era accorto che lei
gradiva
la cosa.
In quel
momento si trovavano nello studio del Conte, dove
Nicole aveva voluto che la seguisse, e lui non sapeva come chiudere la
serata.
Era la prima volta in tutta la sua vita che non aveva idea di come
comportarsi
con una donna.
"Sì, se per
te va bene. Ti voglio ritrarre in questi
abiti e in questa casa, in particolare in questa stanza".
"Ma sono le
due del mattino!"
"Non dirmi
che non ti è mai capitato di andare a
letto più tardi di quest'ora!"
"Il sonno non
è un problema" rispose lui,
decidendo di concedere a quella sua idea una possibilità ed evitando di
aggiungere che avrebbe potuto non dormire per due notti di seguito se
avesse
potuto trascorrerle amandola.
"Ottimo.
Allora qual è il problema?"
"Che, magari,
se fossi più riposato le foto
verrebbero meglio? Non siete proprio voi fotografi a dire che
l'obiettivo è
impietoso e non perdona?"
"Ohilalà,
siamo vanitosi!" disse lei con un
sorriso. "Hai ragione. Ma tutto sta il genere di foto che si vogliono
scattare e il soggetto da ritrarre. E non mi hai detto che ne volevi
qualcuna
da inviare a tua madre?" lo provocò lei, divertita.
"Certo, ma
non immaginavo di mandarle delle immagini
che mi ritraggono con l'aspetto di un dissoluto libertino!"
"Credevo che
tua madre già sapesse che lo
sei..." lo prese di nuovo in giro lei. "Ad ogni modo non è quello il
genere di foto che vorrei scattarti, anche se sarebbe divertente".
"Che genere
di foto vorresti farmi?"
Lei parve per
un attimo indecisa se rivelarglielo. Andrew
attese con pazienza, perché ebbe l'impressione che il momento fosse
importante.
"Sexy" si
decise a rispondergli. "Intriganti.
Forse un po’ maliziose... ma, soprattutto, sensuali. Il tuo volto, in
questo
momento, con un accenno di stanchezza, è proprio ciò che ci vuole per
quello
che ho in mente".
"Non sai
quanto darei per sapere cos'hai in
mente..." sussurrò lui, quasi tra sé.
"Permettimi
di fotografarti e lo scoprirai... Se non
ti piacciono, le cancellerò".
"Sono sicuro
che il problema non sussisterà"
disse lui, accettando.
Mentre lei,
senza neppure cambiarsi d'abito, si dava da
fare per organizzare in pochi minuti un set fotografico, lui rimase ad
osservarla, domandandosi fino a che punto avrebbe potuto spingersi nel
tentativo di amarla e farsi amare. Forse era giunto il momento di osare
il
tutto per tutto.
"Ok, sono
pronta. Iniziamo dalla scrivania. Siediti e
fingi di scrivere con penna d'oca e calamaio".
Lui obbedì e
lei si immerse nel suo mondo di immagini,
scomparendo dietro l'obiettivo. Solo il rumore dello scatto e il
fruscio
dell'abito rosso gli ricordavano la sua presenza dietro alla macchina
fotografica. Poi, dopo alcune inquadrature da varie angolazioni,
ricompariva la
sua voce che gli diceva come posare: appoggiati allo schienale, guarda
fuori
dalla vetrata con aria pensierosa, slacciati il cravattino e il primo
bottone, arrotolati
le maniche della
camicia, levati il panciotto, alzati e siediti in poltrona, leggi un
libro,
accavalla le gambe... Nel giro di una ventina di minuti gli fece
impersonare un
nobile di metà ottocento, in quasi tutte le pose immaginabili, nei
panni di uno
studioso e scrittore. Andrew sorrise, pensando a quanto lei stesse
avvicinandosi alla realtà seguendo il suo istinto di fotografa e a
quanto
stesse immortalando nella finzione fotografica il suo desiderio di
poter vivere
e lavorare per sempre in un luogo simile.
Ogni tanto le
dava una rapida occhiata, intrigato dal
contrasto tra la sua efficienza di donna moderna che manovrava una
sofisticata
apparecchiatura digitale e l'aspetto romantico che le conferivano
l'abito e
l'acconciatura d'altri tempi.
"Ora alzati.
Voglio usare l'autoscatto per un'idea...
" disse, trafficando con la macchina per sistemarla dove, a suo avviso,
sarebbe stato meglio.
Incuriosito
dalla faccenda dell'autoscatto, che implicava
la presenza di Nicole nelle prossime foto, la raggiunse senza batter
ciglio.
"Cos'hai in
mente?"
"Una sequenza
che dia l'idea che l'uomo non viva
solo. Non so se gli scatti verranno come spero, ma non abbiamo a
disposizione
un'altra donna".
"Tu sei
perfetta per me" disse lui,
interrompendola.
"Per le foto"
precisò lei.
"Per me" la
corresse lui, deciso. Lei lo osservò
ma evitò di ribattere.
Posizionò due
piccoli schermi collegati all'apparecchio
fotografico tramite connessione wireless
in modo tale da poter vedere l'inquadratura da due angolazioni, senza
che nella
foto comparissero i dispositivi e poi, impostando i secondi tra uno
scatto e
l'altro, gli si avvicinò sorridendo.
"Sorpreso?
Come puoi notare gli apparecchi più moderni
hanno acquisito notevolmente in tecnologia".
"Già, me ne
sono accorto" rispose lui.
"Con questo
posso scattare a mia scelta" disse
facendogli vedere il piccolo telecomando che nascondeva nella mano "a
meno
che non scelga di lasciare lo scatto al timer
che ho appena attivato. Nel caso volessi foto più... come dire?
Spontanee".
"Capisco"
commentò enigmatico lui.
"Bene,
iniziamo" e così dicendo gli si avvicinò,
dando le spalle all'obiettivo. Gli posò una mano sul petto e sollevò il
volto,
stando attenta a non farsi inquadrare il profilo. Non appena lui
abbassò il
viso verso di lei per guardarla negli occhi si sentì il rumore dello
scatto ed
Andrew non riuscì ad evitare di proiettare nella propria mente
l'immagine
appena immortalata: il desiderio di un uomo per la donna davanti a sé,
riflesso
nei suoi occhi.
Poi lei gli
prese la mano e intrecciò le loro dita e di
nuovo si sentì il rumore dello scatto.
"Passami un
braccio attorno alla vita" sussurrò
lei e non appena obbedì, di nuovo l'otturatore automatico si aprì e si
richiuse.
Quindi si
avvicinò col volto al suo viso, nell'immaginaria
scena di baciarlo sulla guancia. Fece scattare il dispositivo prima
ancora che
le labbra arrivassero a sfiorargli la pelle.
Si muoveva
rapida, senza quasi lasciargli il tempo di
vedere nel display l'immagine che
stava fotografando. Tuttavia era sicuro che otteneva ogni volta
l'inquadratura
che desiderava perché si era reso conto di rispondere ad ogni suo
movimento
seguendo l’istinto. Non serviva neppure che lei gli dicesse cosa fare.
Si domandò
per un attimo se non fosse quello il vero scopo
di quel servizio fotografico e l'istante successivo aveva già preso la
decisione che avrebbe chiarito una volta per tutte il loro rapporto.
Dopo un altro
paio di inquadrature lei gli disse:
"Bene, abbiamo terminato".
"Neanche per
sogno..." la fermò lui, mentre
infilava una mano tra i suoi capelli e slacciava con sorprendente
abilità il
fermaglio che tratteneva la sua folta chioma.
"Scatta la
foto" ordinò poi con ferma dolcezza,
mentre una nuvola scura scendeva a ricoprirgli il braccio. Non appena
lei obbedì,
spostò di lato i suoi capelli e le abbassò l'abito, scoprendole una
spalla.
"Scatta
ancora" sussurrò, chinandosi a baciarle
la pelle liscia appena rivelata.
L'esitazione
di Nicole fu sufficiente a far partire il timer.
Andrew sorrise, consapevole
d'averla spiazzata, ma al tempo stesso felice che lei non l'avesse
fermato. Non
aveva alcuna intenzione di fermarsi.
La fece
voltare in modo che il corpo di Nicole fosse
rivolto verso l'obiettivo, mentre lui si sistemava alle sue spalle per
slacciare la lunga fila di bottoncini che chiudeva l'abito. Intanto
l'autoscatto svolgeva diligente il proprio compito.
Nicole
sussultò quando lui, terminato di trafficare coi
bottoni, le abbassò il corpetto fino alla vita, regalando allo sguardo
indiscreto della macchina fotografica il suo petto costretto nel
bustino: i
delicati nastri candidi che l'ornavano e le sue mani che le toccavano
la pelle
formavano un contrasto che rendeva l’inquadratura molto erotica.
"Andrew..."
tentò di fermarlo, quando si rese
conto che le stava slacciando anche la biancheria; ma inutilmente. Il
secco
rumore dell'otturatore scandiva, ogni trenta secondi, quella lenta
opera di
seduzione.
Si piegò di
nuovo su di lei, percorrendo con la lingua il
collo dalla nuca alla spalla e facendola rabbrividire, mentre le mani
le
scoprivano i seni e li esponevano all'implacabile lavoro
dell'apparecchio
fotografico.
"Guardati...
Sei bellissima" disse lui con voce
roca, abbracciandola da dietro. Incapace di aprire gli occhi e vedere
nel display quell'immagine
sensuale, preferì
abbandonarsi alle sensazioni che le stava regalando. Già così era
eccitata
all'inverosimile.
Percepì che
lui si muoveva e la girava, posizionandola di
profilo rispetto l'obiettivo. Sempre ad occhi chiusi, non fece in tempo
a
domandarsi come mai, quando sentì le sue labbra sul seno.
Gemette,
inarcando istintivamente il corpo verso il suo
volto. Nel frattempo l'autoscatto immortalava la scena: la bocca di
Andrew
colma della sua carne morbida, che lui torturava con lingua e denti,
facendola
impazzire; e ogni suo sussulto, mentre con le mani infilate nei suoi
capelli tratteneva
a sé la sua testa, quasi a ricercare ancora più piacere.
"Voglio tutte
queste foto" disse lui con voce
roca ma autoritaria. Quindi rialzò il capo e, finalmente, la baciò
sulla bocca.
Fu un bacio intenso, sensuale; in assoluto il bacio più eccitante e
coinvolgente che avesse mai ricevuto.
La sua lingua
le stuzzicava le labbra e le invadeva la
bocca, mentre le sue mani calde le
percorrevano il corpo dalla nuca ai fianchi e anche oltre, in un lento
e
possessivo tocco che la faceva aderire sempre di più al suo torace
muscoloso;
in quel modo i suoi seni scoperti sfregavano contro il tessuto della
camicia
che lui ancora indossava e quel contatto, unito alla carezza delle sue
mani e
delle sue labbra, le toglieva il fiato.
Nicole
immaginò per un attimo tutta le sequenza di
immagini memorizzata nel suo apparecchio da quando lui aveva preso il
comando e
si rese conto che era la sola ad essere stata ritratta seminuda. Non
andava
affatto bene.
"Io, invece,
voglio queste" disse decisa, quando
riuscì a staccarsi da lui. Prese a slacciargli i bottoni della camicia
candida,
scoprendogli i muscoli del torace. Passò il palmo sulla pelle che li
ricopriva
e poi si chinò a baciarla, facendo gemere lui. Quindi gli girò intorno,
sfilandogli l'indumento e lasciandolo a torso nudo. Lo abbracciò da
dietro,
premendogli le rotondità morbide e calde dei seni contro la schiena.
"Portami a
letto" gli sussurrò all'orecchio.
"Non
ancora...".
"Cos'hai in
mente?" gli domandò, incuriosita ed
eccitata.
Quando aveva
iniziato il gioco dell'autoscatto aveva
pensato di intrigarlo un po’, sperando capisse che aveva deciso di far
l'amore
con lui. Non si aspettava che ribaltasse la situazione e la
coinvolgesse in una
fantasia erotica da voyeur. Ad ogni
modo la cosa non le dispiaceva: le foto che la sua macchina digitale
continuava
a scattare potevano essere cancellate senza conseguenza alcuna. Ed in
fondo
doveva ammettere che non vedeva l'ora di rivederle. A dirla proprio
tutta ciò
che desiderava davvero era poterle sviluppare in formato gigante e
tappezzare
una stanza con quegli scatti erotici e sensuali. Sarebbero stati
perfetti per
una mostra privata dedicata al piacere e al desiderio.
Lui si voltò
e la guardò negli occhi.
"Voglio
realizzare un sogno. Il... Sogno di una notte
di inizio estate".
"Mhmm... La
faccenda si fa seria se citi addirittura
Shakespeare. Non dirmi che dovrò trasformarmi in Titania! O addirittura
in
Puck?"
"Non ti
dovrai trasformare, così sei già perfetta per
quello che ho in mente" disse, facendo scivolare il dorso della mano
dalla
sua gola al seno, in una dolce carezza. Negli occhi lei gli vide un
desiderio
intenso e si sentì soffocare dall'aspettativa. Non vedeva l'ora di
essere sua. Da
quando aveva deciso di abbandonarsi alla passione che provava per lui,
era
impaziente di scoprire che tipo di amante fosse.
"E sarebbe?"
riuscì a domandargli, con voce
quasi strozzata.
"Lo vedi quel
tappeto?" e indicò con un cenno
verso il camino, mentre le sue dita non smettevano di giocherellare con
la sua
pelle. Lei annuì, incapace di proferir parola.
"Voglio
amarti lì, prima. Voglio prenderti con ancora
indosso questi abiti, che mi fanno fantasticare di essere tornato
indietro nel
tempo. Voglio che tu sia mia in questa stanza, dove ho sognato milioni
di volte
di averti. Voglio te, qui, adesso".
"Con o senza
foto?" chiese lei, eccitata dalle
sue parole e subito pronta ad accontentarlo.
"Indovina..."
rispose lui, malizioso.