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Autore: memi    06/10/2008    5 recensioni
Per un fortuito caso del destino, altresì definibile come mancanza di tatto, Ron intercetta una particolare scatolina nella camera della sua piccola Rosie. Ad Hermione l'arduo compito di tranquillizzare i suoi deliri paterni. Riuscirà a farcela?
Post-DH sulla famiglia Weasley-Granger.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’intrusione

 

“Rosie è pronto a tavol-”

Entrando di prepotenza nella camera della sua adorata primogenita, come anni vissuti con tutti quegli uomini alla Tana prima a Hogwarts poi e come il suo lavoro da Auror gli permetteva ancora di continuare a fare, Ron Weasley si sarebbe aspettato di trovare la piccola Rosie seduta alla scrivania a finire un qualche compito prima del rientro a scuola dopo quel break natalizio.

Il che sarebbe stato piuttosto normale considerando che la sua bambina da sette anni a quella parte si ostinava – fortunatamente tra l’altro – a seguire le orme materne in fatto di diligenza scolastica.

Invece con suo sommo stupore la ormai diciassettenne era sì al tavolo della scrivania ma in piedi e con un’aria talmente stravolta che se non l’avesse beccata a chiudere di fretta e furia uno di quei cassetti si sarebbe domandato se per caso non avesse riscontrato l’influenza il giorno precedente, a Diagon Alley con Albus.

Anzi di fronte alla realtà dei fatti, Ron, che riusciva a vederci chiaramente, poteva ben dire che sua figlia aveva la stessa espressione di un malfattore acciuffato in pieno reato e con le mani nel sacco.

“Oh, papà!” Azzardò un sorriso di circostanza lei, ma all’uomo ormai sulla via del sospetto parve a ragione piuttosto forzato.

“Che stavi facendo?” Domandò Ron, a rischio e pericolo di risultare brusco e persino all’antica.

Come il suo lavoro gli aveva insegnato, di fronte al nemico non si doveva in alcun modo abbassare la guardia. Vigilanza costante! Il buon vecchio Alastor Moody sarebbe stato orgoglioso della sua cultura in materia.

“N- Niente!” Si affrettò a rispondere Rose, salvo darsi poi immediatamente della stupida per la velocità con cui aveva parlato.

Suo padre glielo ripeteva spesso al punto da essersene convinta, ma a quanto pareva non era così brava come pensava a non lasciarsi sfuggire le parole troppo in fretta. Perciò era facile immaginare gli ingranaggi del cervello dell’uomo mentre si azionavano e si concentrava sulla spia che segnava l’allarme, dopo aver riconosciuto un punto cruciale a tutti i furfanti nella sua reazione. Parlare veloce equivaleva a nascondere qualcosa, e nascondere qualcosa era sinonimo di guaio; come aveva fatto a dimenticarlo?

“N- Non era p- pronto?” Tentò di cambiare repentinamente discorso lei, facendosi incontro al padre per convincerlo a seguirla fuori da lì all’istante.

Ron la scrutò per un istante e non sentì di sbagliare nel giudicarle il viso troppo rosso per i soliti standard. Superava di gran lunga persino il ramato dei suoi capelli inanellati, il che era tutto dire. E si morsicava il labbro inferiore con i canini, come sua madre, rivelando un’inquietudine che non gli piaceva per niente.

“Dai che la mamma si arrabbia se facciamo tardi!” Continuò Rose poco dopo, vedendo che nonostante le spinte il padre non si schiodava dalla porta, sfoderando la sua migliore espressione da cucciola indifesa per convincerlo.

L’uomo, lo sguardo attento e vigile verso un punto indefinito dietro di lei, sembrò considerare la cosa e poi, appurando che in effetti Hermione sapeva essere alquanto intransigente in fatto di puntualità, decise di fare marcia indietro.

“Hai ragione. Andiamo.” Annuì con fare pensieroso, quasi grave, ma a Rose bastarono le sue parole e il fatto che adesso la seguisse di sua iniziativa per risollevarle il morale.

Tempo una mangiata e se ne sarebbe dimenticato, poco ma sicuro. La mamma amava ripeterlo in continuazione che il papà era una testa di legno e che nemmeno una Ricordella avrebbe funzionato con quella sua testaccia. E la mamma, come risaputo, aveva sempre ragione.

 

 

Secondo cassetto della scrivania, quello in basso.

Ron lo individuò immediatamente entrando nella camera della figlia di soppiatto e senza farsi scoprire. Grazie al cielo era venuto James che, pregando la cugina di accompagnarlo ad acquistare chissà quale diavoleria, gli aveva senza saperlo consentito di scoprire il segreto celato in quel cassetto. Senza contare che Hermione aveva abboccato all’istante alla scusa che andava a riposare, altrimenti addio occasione propizia.

Stando bene attento ad emettere quanto meno rumore possibile, il rosso aprì il cassetto e, trattenendo il fiato, si accinse a valutarne il contenuto.

Di certo qualcosa doveva essergli rimasta incastrata in gola, forse il galletto che aveva cucinato Hermione, perché guardando la scatolina rosa Ron fu abbastanza sicuro che quello che stava provando si avvicinava molto ad un inizio di asfissia.

Perché poteva non capire parecchie cose soprattutto in fatto di donne, ma aveva visto troppe volte quella roba nelle mani di sua moglie per non sapere cosa avesse tra le dita.

 

 

Ron entrò a passo marziale nella cucina, il volto corrucciato in una rimembranza di quell’impulsività mai scomparsa che aveva caratterizzato la sua adolescenza.

Hermione stava finendo di riassettare le stoviglie utilizzate per il pranzo quando il marito le si fece incontro, minaccioso, brandendo uno scatolino rosa.

“Cos’è questo?” Tuonò, deciso ad ottenere chiare risposte in merito.

Lei per tutta risposta inarcò un sopracciglio, stupita. Beh, certo, suo marito non era mai stato un esempio di delicatezza ma da qui a ululare ce ne passava di acqua sotto i ponti. Perciò, sorvolando sul desiderio di fargli notare che lei non stava ai suoi ordini e che lui sarebbe dovuto stare nel letto a riposare, posò lo sguardo sulla confezione per verificarne il contenuto e mettere a tacere le pazzie dell’uomo che aveva scelto per tutta la vita.

Ovviamente era troppo intelligente per non capire all’istante di cosa si trattasse, ma quello che al momento le sfuggiva era il motivo per cui suo marito ne sembrava tanto scandalizzato; come se non l’avesse mai visto prima di allora…

“Sono pillole anticoncezionali, Ron. Credevo lo sapessi.” Rispose, paziente, parlando con lentezza estrema quasi si fosse trovata di fronte ad un bimbetto di pochi anni.

Ron sbuffò, impaziente.

“Lo so cos’è!”

Al che Hermione inarcò ancora di più le sopracciglia.

“Se lo sapevi, perché me l’hai chiesto? E soprattutto: perché frughi tra le mie cose?” Stavolta non riuscì a non lanciargli uno sguardo infuriato: aveva appena fatto caso che lui aveva messo zampino nei suoi cassetti per cercare chissà quale diavoleria.

Lui all’illazione avvampò per tutte le orecchie, ma non demorse, testardo com’era.

“Non ho frugato tra le tue cose, è di Rosie!” Sbraitò, come se la cosa potesse giustificare tutto il suo bizzarro comportamento.

A quel punto si sarebbe aspettato uno sguardo scandalizzato da parte della moglie, o quanto meno allibito, o allarmato. Insomma andava bene qualsiasi cosa, men che meno la reazione che lei gli regalò. Sollievo. Un fottuto sospiro di sollievo. Merlino, che c’era di cui sollevarsi?

Poi la lampadina che si accendeva con un sonoro click.

“Tu!” La additò, rosso, incollerito e sconvolto insieme. “Tu lo sapevi!”

Hermione lo fissò, stralunata, non riuscendo a capire il motivo di tanto scalpore.

“Ma certo che lo sapevo, visto che ho accompagnato io Rosie al consultorio. E comunque non dovresti frugare tra le cose di nostra figlia.”

La reazione di Ron a quell’ulteriore informazione, che rischiava di mettere in crisi tutta la propria sicurezza circa la personalità della moglie, fu tanto cangiante come il clima autunnale. L’uomo di fatti prima virò in un acceso cremisi, quindi sbiancò manco fosse stato un fantasma e infine tentò di aprir bocca più e più volte, senza successo. Il tutto si concluse con un’espressione talmente sdegnata da risultare persino comica.

“Questo da te non me lo sarei mai aspettato.” Confessò, come se l’avesse scoperta a rubare un manufatto di un’antica magia nera e ignorando volutamente l’ultima accusa. “Insomma: lei è… Rosie è una bambina! Tu sei un’irresponsabile, parola mia!”

All’accusa Hermione sospirò, ben conscia dell’aria di tempesta in arrivo.

“Ron, Rosie ha diciassette anni, è normale alla sua età…”

“Cosa, pensare a…a…a cose sconce?” Avvampò ancora di più lui, ormai paonazzo e sull’orlo di una crisi cardio-vascolare.

“Cerca di calmarti, tesoro, così ti scoppiano le coronarie.” Tentò di farlo ragionare lei, paziente.

Col tempo e a forza di viverci assieme, Hermione aveva dovuto affinare di parecchio quella sua parte caratteriale, onde evitare una discussione con lui ogni due per tre.

“Al diavolo le coronarie!”

Saltò invece su Ron, passandosi una mano tra i capelli in un chiaro sintomo di spossatezza mentre retrocedeva di qualche passo per poggiarsi allo schienale della prima sedia a tiro.

“Hermione, ti rendi conto o no che mia figlia prende queste cose?” Domandò, sconvolto, accentuando una o due parole per dare enfasi al discorso.

La più brillante della sua classe, dopo aver sospirato e implorato Morgana di darle una mano, scivolò di fianco al marito e, sottrattagli la scatolina dalla presa artigliata delle sue mani prima che divenisse un involucro non meglio indistinto, gli poggiò dolcemente una mano sul braccio in segno di rassicurazione.

“Ron, te l’ho detto: è una cosa più che normale per una donna. Io stessa le prendo.”

“Ma tu hai quarantadue anni e Rosie diciassette!” Puntualizzò Ron, sempre più in prossimità di scoppiare.

Tralasciando il fatto che lui avesse appena osato ricordarle l’età e cercando di non prenderlo a pugni per la fantastica mancanza d’intelligenza appena dimostrata, Hermione cercò di sorridergli affettuosa.

Ginny le ripeteva spesso che la gentilezza riusciva talvolta a sortire maggior effetto di uno schiaffo e lei aveva deciso, per amor suo e della sua famiglia, che valeva la pena di provare.

“Proprio perché Rosie ha diciassette anni e non uno, che si preoccupa del suo futuro.” Provò a deviare la conversazione verso altre vie d’uscita, sperando così di convincerlo.

Ma Ron, testardo com’era, non si lasciò abbindolare tanto facilmente da un preventivo cambio di visuale.

“Hermione, forse non ti rendi conto della gravità della cosa. Mia figlia prende delle pillole anticoncezionali – e lo disse schifato, senza celare il proprio dissenso in merito – e, almeno nel mio mondo, questo significa che ha qualcosa da prevenire. Merlino, non voglio nemmeno pensare a questo qualcosa!”

L’uomo sembrava sinceramente sconvolto, quasi sul punto di rimettere il pranzo o peggio di svenire, e la cosa in un certo senso diede da che sorridere ad Hermione.

Suo marito sapeva essere davvero ingenuo alle volte, quarantadue anni di vita vissuta a parte.

“Per quanto possa sembrarti sconvolgente adesso, ti vorrei ricordare che anche tu alla sua età avevi di certi pensieri e di sicuro non te ne preoccupavi tanto. O sbaglio?” Sottolineò, invasiva, accennando implicitamente ad un certo incidente con un certo profilattico consunto dopo la vittoria su Colui-che-per-abitudine-si-continua-a-non-nominare.

Ron avvampò.

“M- Ma che c’entra adesso! Erano altri tempi e comunque è diverso!”

“Perché sei un uomo?” Alzò un sopracciglio con aria critica Hermione, già sulla difensiva per salvaguardare i suoi diritti in quanto membro orgoglioso del gentil sesso.

Intuendo al volo la possibilità di una nuova guerra domestica che si sarebbe conclusa, quasi certamente, con l’ennesima notte insonne sul divano, Ron pensò bene di calmare i toni della discussione.

“Non è questo, tesoro.” Scosse il capo, poggiandole affettuoso e furbesco un bacio sulla fronte. “È solo che mi sembra ieri che l’infermiera me la mostrava per la prima volta, con tutti quei riccioli rossi, e adesso… Pensare a lei e a certe cose, insieme…”

Hermione non poteva giurarci, ma era abbastanza certa che gli occhi del marito fossero divenuti incredibilmente più azzurri del solito: stava forse per mettersi a piangere?

“Il mio sentimentale!” Ci scherzò su, tirandogli un pizzicotto alquanto doloroso – a detta di lui – sulle guance piene di efelidi. “Rosie è una ragazza matura, vedrai che saprà bene valutare il momento opportuno per un simile passo.”

L’affermazione anziché tranquillizzarlo, come avrebbe voluto Hermione, parve turbarlo ulteriormente.

“Dici che ci pensa?” Chiese a bruciapelo, gli occhi sbarrati dal timore, stupore e qualcosa d’indefinibile.

Lei ridacchiò, divertita, pensando meravigliata al modo in cui lui riuscisse sempre a cadere nel banale.

“Che scemo!”

Per tutta risposta Ron le lanciò un’occhiataccia inceneritore ma prima che potesse obiettare qualcos’altro, Hermione gli aveva già tappato la bocca con un bacio per niente male.

 

 

Quella sera, a cena, i Weasley erano riuniti tutti e quattro attorno al tavolo.

Hugo aveva come al solito capitalizzato l’attenzione generale sull’ultima scopa magica appena uscita e su come James avesse convinto lo zio Harry a regalargliela per il prossimo compleanno. Rose, invece, mangiava con la solita calma e sembrava sinceramente contenta, segno evidente che l’uscita col cugino era stata piuttosto divertente. Anche Hermione sembrava piuttosto di buon umore mentre Ron ostentava un’aria pensierosa già da qualche ora.

Ovviamente la moglie sapeva fin troppo bene cosa ancora non gli fosse andato giù, ma provava una certa curiosità verso la forma tipologica che avevano assunto i suoi pensieri dopo il loro confronto.

Alla fine, proprio mentre Hugo passava alla rassegna tutte le qualità della suddetta scopa, Ron alzò lo sguardo dal fondo del suo piatto e lo piantò in quello del figlio con aria critica.

“Hugo, fammi un piacere: non frugare mai tra le robe delle donne, okay?”

 

 

 

[Disclaimer: Harry Potter © J. K. Rowling.]

N/A

Piccolo cameo post-DH. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. Commentino?

Memi J

  
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