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Autore: MightyZuzAnna    27/09/2014    2 recensioni
Vi è mai capitato di avvertire un dolore così forte da farvi sentire fisicamente male? Un dolore così forte da farvi desiderare che tutto smetta di esistere in quel preciso istante? Vi è mai capitato che questo dolore sia provocato dai ricordi stessi?
Questo non è altro che un piccolo sfogo di un dolore che sembra tanto grande quanto futile.
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Carciofo, che involontariamente ha contribuito alla nascita di questa one-shot.
Se mai dovessi leggere questo sfogo, spero tu ti renda conto di tutto quello che tu mi abbia fatto passare.
Ma è improbabile, non l'hai mai capito nemmeno dopo tutte le volte in cui te l'ho spiegato.


 

Little pieces of mirror.

Mi guardi impassibile da lontano, mentre il mio carnefice si avvicina.
Mi sussurra cinque parole che hanno il potere di spezzarmi: «Non sei abbastanza per me».
Sei accanto a lui e lo fissi sconvolta, cerchi di fermarlo ma apri e chiudi la bocca inutilmente: non pronunci suono. Sei muta, una condizione che non ti saresti mai aspettata di vivere.
Lui mi sfiora dolcemente la guancia, sembra quasi una carezza, ma sappiamo entrambe che non lo è.
Mi vengono le lacrime agli occhi, ho paura di sbattere le palpebre ma così facendo costruisco una barriera sfocata e bruciante. Fino a quando non straripano e rotolano giù, lungo una guancia, poi l'altra. E non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi castano, che sembrano così crudelmente tristi.
So che sarò io la vittima, ma provo un profondo dolore per colui che sarà il mio carnefice.
Allungo una mano e gli sfioro la guancia, gli sorrido tra le lacrime di lava.
«Non importa. Io ci sarò sempre» rispondo al suo sussurro.
Gli prendo il volto tra le mani e gli bacio la fronte. Faccio in tempo a sfiorargliela che un profondo dolore al petto mi fa piegare in due.
Mi guardi indifferente, forse con una punta di curiosità. Sorrido amaramente e guardo di nuovo lui.
Respiro a fatica: mi sento soffocare; il sangue preme contro le tempie, sembra voler uscire o farmi esplodere la testa; mi viene da vomitare; singhiozzo pregandolo silenziosamente di smetterla, ma lui continua incurante.
Fa male, fa così maledettamente male.
Tiro su con il naso, inutilmente e poco elegantemente mi pulisco con la manica della felpa.
Fa male, smettila. Ti prego, smetti.
Cado in ginocchio, piegata su me stessa, piangendo e singhiozzando disperatamente. A tratti rido istericamente, invocando questa volta ad alta voce la sua pietà, ma è solo un farfuglio indistinto.
Basta. Ti prego.
Trattengo il respiro e mi sdraio in posizione fetale. I singhiozzi continuano a premere dolorosamente contro la gola, percuotendomi le corde vocali.
Un singhiozzo, un gemito e torno a piangere come una bambina.
E tu continui a guardarmi da lontano, con la pietà nello sguardo.
Non lo sopporto. Ti odio! Ti odio!
Una vampata di calore mi riempie il petto, sostituendo il gelo, e dandomi la forza di rialzarmi.
Smetto di lacrimare e ti guardo con odio. Come osi tu osservare tutto con quell'aria sprezzante?
Ma lui torna prepotente dinanzi a me. Mi blocca in un abbraccio che so essere mortale e mi sussurra qualcosa.
Smetto di dimenarmi, le braccia mi cadono lungo i fianchi, improvvisamente pesanti, e ascolto tutto con estrema attenzione.
Ricomincio a piangere, questa volta senza emettere suoni, trattenendo il respiro per calmarmi o semplicemente per non far uscire il gemito.
Si allontana un po', mi tiene ancora per le spalle, ma la sua mano destra accarezza la mia guancia.
Forse un dolce ricordo da portare nell'aldilà?
Sorrido amaramente e poi c'è un colpo secco.
Poi il rumore di qualcosa che va in frantumi.
Cado in un tonfo lunga distesa sul freddo pavimento. Il braccio si piega e la mano si trova quasi parallelamente al mio volto.
Non sento più nulla. Tutto scomparso.
Le punte delle dita sono sporche di sangue, ma la pozza cremisi inizia adesso a espandersi.
Ah, già. Mi sono graffiata il volto e le braccia nel tentativo di far smettere il dolore. O forse è una di quelle ferite che mi ha già inflitto in precedenza che non ha mai smesso di sanguinare?
Punto gli occhi stanchi su di te e la tua immagine frammentaria mi rimanda il terrore e la comprensione.
Hai finalmente capito che sei appena morta, di aver solamente guardato la tua morte attraverso uno specchio.
 
 
 
Una lacrima si ferma nell'angolo dell'occhio destro e poi, molto lentamente, scivola lungo la guancia...








Angolo della Sadica:
Salve gente. Se siete qui vuol dire che siete in una fase molto depressiva. O semplicemente vi siete incuriositi dalla mia pessima presentazione (ma io in quelle ho sempre fatto schifo).
Come ho detto anche nella presentazione questo vuol essere un semplice sfogo (scritto oltretutto il 15 settembre alle 01:50... E quel giorno vi era il primo giorno di scuola... E vi assicuro che non ho letteralmente chiuso occhio, quindi immaginatevi me versione zombie che si dirige molto entusiasta in quella che tutti comunemente chiamano "scuola" ma che io la ribattezzo, oltrettutto giustamente, "Inferno") di una brutta serata. Il perché io abbia deciso di pubblicarlo, senza oltretutto dargli una revisionata? Perché è uno sfogo, una cosa dettata dell'emozione. Vorrei che fosse genuino così com'è, perché ero cosciente di quello che scrivevo e di quello che non scrivevo, c'ero e non c'ero. Il perché lo stia pubblicando, non lo so. Un mio probabile tentativo di trascinarvi nella mia ormai spirale di depressività? Insomma, parliamoci chiaro, per chi mi conosce SA che questa non è la prima volta che partorisco certe cose... Ormai sono estremamente convinta che io sia particolarmente brava in questi tipi di descrizione. Buffo come i sentimenti più positivi sono sempre i più difficili da descrivere e da ricordare, mentre quelli negativi si scrivono praticamente da soli e si ricordano per sempre. Almeno questo vale per me.
Non sono tipo che dedica le storie a qualcuno. Ma come ho detto (scusatemi per la forte vena depressiva anche in quella dedica) è stata grazie a questa persona, che chiamerò Carciofo (che è un ortaggio che mi fa altamente schifo e che ormai è diventato il suo, della persona ovviamente, soprannome dall'alba dei tempi, anche se all'inizio era piacevole parlarci), per aver marchiato a fuoco queste sensazioni, questi sentimenti nel cuore, nel corpo e nella mente. Da un certo punto di vista si dovrebbe ringraziare.
Finisco qui, altrimenti le note sarebbero più lunghe dell'intero testo, e questo non va bene.
  
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