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Autore: ___Page    27/09/2014    7 recensioni
"Woopslap si guardò intorno infastidito.
Ancora si domandava come avesse fatto a farsi trascinare in mezzo a tutte quelle canaglie della peggior specie che, da pochi minuti, avevano preso a sistemarsi sulle panche, disposte in due ordinate file sull’erba.
-Più che un matrimonio, sembra un raduno di mascalzoni e fuorilegge!- commentò sottovoce, inclinandosi verso Makino ma senza smettere di guardarsi intorno."
La mia prima RuRobin, per il compleanno di Ice Star.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, RufyxRobin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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MY PIRATE WEDDING

 
Buon compleanno, Imoto-chan...



Woopslap si guardò intorno infastidito.
Ancora si domandava come avesse fatto a farsi trascinare in mezzo a tutte quelle canaglie della peggior specie che, da pochi minuti, avevano preso a sistemarsi sulle panche, disposte in due ordinate file sull’erba.
E non sarebbe stato nemmeno così grave se una delle suddette canaglie non si fosse trovata ad appena un posto di distanza da lui, alla destra di Makino.
D’altra parte, come la graziosa barista gli aveva fatto notare, il sindaco di Foosha non poteva certo mancare a un simile evento.
Sarebbe stato inaccettabile.
Così, sebbene a malincuore, Woopslap si era rassegnato ad assolvere ai suoi doveri di primo cittadino e si era imbarcato su una nave della Red Force, insieme a Dadan e Makino, alla volta di un’isola sconosciuta e senza nome, sperduta in chissà quale zona del Grande Blu.
-Più che un matrimonio, sembra un raduno di mascalzoni e fuorilegge!- commentò sottovoce, inclinandosi verso Makino ma senza smettere di guardarsi intorno.
-Non si preoccupi signor sindaco! Per oggi è stata indetta una tacita tregua!- intervenne Shanks, sempre sorridente e bonario, mentre lasciava spenzolare suo figlio davanti a sé, tenendolo da sotto le ascelle, un po’ incerto su come maneggiarlo.
-Dammi qua, tesoro!- disse Makino, ridendo e allungandosi per prendere il piccolo dalle braccia del padre.
-Shanks ha ragione! Per oggi la divisa sarà solo l’abito della festa per noi marines!- commentò Garp, seduto nella panca dietro, a braccia conserte e con gli occhi fissi davanti a sé.
Continuando la sua panoramica il sindaco notò effettivamente altre divise bianche e blu tra la folla, in particolare un ragazzo dai capelli rosa e uno biondo con degli strani occhiali scuri a coprirgli gli occhi. Stava per domandare a Garp se li conoscesse ma un singhiozzo trattenuto lo fece focalizzare sulla massiccia figura alla destra del Viceammiraglio.
-Dadan, andiamo non piangere!- cercò di consolarla Magura, un po’ impacciatamente, ottenendo solo di farla ululare ancora più forte.
-Ma guarda… guarda… come… come sono belli insieeeemeeee!!! I miei bambini ormai sono diventati grandi!!!-
Garp le lanciò un’occhiata di striscio, riflettendo che la situazione era davvero ai limiti dell’assurdo dato che Dadan non si lasciava mai andare a certi commenti e negava fino alla morte di stare piangendo.
Però si rendeva anche conto che se quel momento era emozionante per lui, per lei doveva esserlo al quadrato.
In effetti, Sabo faceva davvero una gran bella figura nel suo completo blu scuro, che risaltava il colore dei suoi occhi, una volta tanto non coperti dalla tesa del cappello a cilindro.
E Rufy non sembrava nemmeno lui con l'abito da cerimonia, i capelli in ordine e un fiore di ciliegio all'occhiello della giacca.
Li osservò scherzare e ridere spensierati, non riuscendo a reprimere la malinconia, che sempre accompagnava il ricordo di Ace.
Sapeva, Garp, che se le cose fossero andate diversamente ci sarebbe stato quel baka lentigginoso accanto a Rufy, al posto del ragazzo con il naso lungo.
Vide lo sposo dare una pacca sulla spalla a Sabo prima di farsi da parte per lasciare spazio alla giovane donna con i capelli castani e un perenne sorriso sul volto, che si avvicinò al biondo per sistemargli il colletto della camicia, guardandolo intensamente e facendolo sorridere.
A non sorridere affatto era invece Trafalgar Law, intento a fissare in cagnesco la ragazza bionda che gli stava togliendo il cappello leopardato dalla testa.
-Non puoi tenerlo durante la cerimonia!- esclamò Margaret, ignorando lo sguardo assassino del pirata.
-Non gliel'ho mica chiesto io di farmi officiare- ringhiò sottovoce.
-No, ma hai accettato, perciò ora smetti di fare il bambino!- lo rimproverò, sgranando leggermente gli occhi -Nel caso non te ne sia accorto non sei l'unico!- aggiunse, indicando con il pollice verso la prima panca della fila di sinistra.
In un'ordinata fila, sul ripiano di legno, facevano bella mostra di sé un cappello a cilindro blu, uno a falde larghe bianco e uno di paglia con un nastro rosso intorno.
Dietro ai copricapi erano schierati i Mugiwara al completo fatta eccezione per gli sposi, il cecchino e la navigatrice, gli ultimi due impegnati ad assolvere i loro compiti da testimoni.
Law lanciò un'occhiata a quella ciurma malassortita.
Zoro dormiva beato con la bolla al naso, per niente disturbato dalla risata dello scheletro, che si levava in aria a cadenza regolare ogni due minuti circa, mentre cyborg e renna lì accanto si allenavano nel riprodurre la posa super del primo da esibire durante la festa che sarebbe seguita alla cerimonia.
Sanji stringeva la mano all'ex principessa di Dressrosa, guardandola con occhi innamorati, mentre entrambi chiacchieravano con la giovane ragazza di Shirop, Kaya se non si ricordava male, che gli aveva stretto la mano al colmo dell'emozione all'idea di conoscere un chirurgo del suo calibro.
Nami, splendida quanto Koala nell'abito da damigella, stava accarezzando delicatamente una guancia del samurai mentre chiacchierava animatamente e visibilmente emozionata con Nefertari Bibi, che gesticolava ampiamente e sorrideva senza riserve all'amica. Sulla panca della principessa sedeva anche il re di Alabasta, impegnato in un'animata conversazione con Jinbei, presente all'evento in rappresentanza dell'Isola degli Uomini Pesce, proprio come Margaret era stata designata come ambasciatrice per Amazon Lily.
Il chirurgo non riuscì a trattenere un ghigno al pensiero che, tanto, se non gliel'avessero mandata, sarebbe stato lui a seguire la kuja prescelta fino all'isola delle donne per andare a riprendersela. Un bacio a fior di labbra lo fece riscuotere e lo obbligò a riportare la propria attenzione sull'amazzone, solo per vederla allontanarsi, in un fruscio di seta rosa pallido, e raggiungere Penguin e il resto della sua ciurma, il cappello leopardato al sicuro tra le mani.
Un rumore cavernoso lo obbligò a voltarsi verso Rufy con sguardo sconvolto.
Il moro si teneva una mano sulla pancia, con espressione sofferente, sotto lo sguardo basito di Koala e divertito di Sabo, Usop e suo padre.
Yasop stava stringendo una spalla al figlio per poi tornare a sedersi con il resto della Red Force e, passando accanto allo sposo, gli diede una pacca sulla schiena.
-Tutto a posto, Rufy?!-
-Ho fame!- si lamentò il ragazzo con sguardo grave, facendo scuotere la testa a Sabo in un gesto divertito e strabuzzare gli occhi a Law.
Fame?! Aveva fame?!
In un momento del genere?!?!
Fosse stato lui al suo posto, con tutto che era bravo a gestire le emozioni, avrebbe avuto lo stomaco chiuso, ne era certo.
Sbatté le palpebre interdetto.
Che cavolo andava a pensare?!?!
-Nojiko, papà!!! Ce l'avete fatta!!!-
Sollevò la testa appena in tempo per vedere Nami staccarsi bruscamente da Zoro, facendo scoppiare la bolla del naso e svegliandolo di soprassalto, per correre verso un uomo e una ragazza  che si avvicinavano lungo la navata formata dalle panche.
Zoro scattò seduto, una katana già mezza sguainata, ma rilassò subito i muscoli nel vedere Nami al sicuro tra le braccia di sua sorella.
-Ehi Marimo, che hai, gli incubi?!-lo provocò Sanji, divertito dal suo improvviso scatto.
-Imbecille di un cuoco, fatti gli affari tuoi- ringhiò lo spadaccino, girandosi a guardarlo truce, l'elsa salda nel palmo della mano.
-Chi hai chiamato imbecille, testa di muschio?!-
-Per caso vuoi farti affettare?! Magari non c'è abbastanza carne per il banchetto!- sbraitò ancora, estraendo un po' di più la lama e facendo voltare molte teste verso di loro.
-Carne?! Qualcuno ha detto carne?!?!- esclamò Rufy, attirando l'attenzione di tutti mentre si lanciava verso il fondo della radura per cercare cibo.
Con un sospiro, il chirurgo sfilò una mano dalla tasca mantenendola rivolta verso il suolo.
-Room- mormorò svogliato, facendo agitare buona parte dei presenti quando il cerchio blu si estese a inglobare tutte le panche.
-Shamble-
Rufy, già a metà della navata, si guardò intorno perplesso, ritrovandosi improvvisamente tra le braccia del fratello al posto di Koala che si affrettò a tornare indietro, ridendo come una matta, insieme al resto dell'Armata Rivoluzionaria, di fronte alla visione dei due fratelli così amorevolmente abbracciati.
Sanji e Zoro, che si erano immobilizzati, tornarono a guardarsi in cagnesco mentre Sabo diventava bordeaux e si scostava bruscamente dal fratello.
Il cuoco aprì la bocca, pronto ad attaccare.
-Sanji-san, amore! Mi dai un bacio?!- domandò Violet con candore, mandando in tilt il biondo, che si mise a volteggiare, emanando cuoricini e sanguinando copiosamente, mentre ripeteva che avrebbe fatto qualunque cosa volesse la sua Violet-chaaaaan, facendo sgranare gli occhi a Kaya.
Mentre riusciva a farlo sedere, ripulendolo dal sangue che fortunatamente non aveva macchiato la camicia, Violet scambiò uno sguardo di intesa con Nami, che la ringraziò silenziosamente per aver sedato la lite senza obbligarla a prenderli a cazzotti in un così lieto giorno.
Zoro si lasciò cadere sulla panchina, scuotendo la testa per il comportamento da damerino del Nakama, e sentì Nojiko sedersi proprio dietro di lui e sporgersi per parlargli all'orecchio.
-Ehi Zoro! E tu quando pensi di deciderti a chiedere la mano della mia sorellina?!- domandò,  facendogli strabuzzare gli occhi e mandandogli la saliva di traverso.
-Beh... Veramente...- cominciò titubante, portando in automatico una mano a tastare un leggero rigonfiamento nella tasca dei pantaloni e facendo sgranare gli occhi a Nojiko.
-Oh Kami!!!- esclamò,  portando le mani alla bocca con gli occhi che brillavano per l'emozione -Vuoi chiederglielo?! Oggi?!?!- domandò scostando le mani e continuando a guardarlo al colmo dell'eccitazione.
-Sssh, Nojiko!- la richiamò con urgenza, lanciando un'occhiata preoccupata verso Nami.
-Chiedere cosa a chi, Roronoa?!- domandò Genzo, assottigliando lo sguardo con fare minaccioso e facendolo deglutire rumorosamente.
Okay che era un abile spadaccino e un pirata da 120 milioni di berry, ma un padre protettivo come Genzo era in grado di strangolarlo in mezzo secondo!
-Niente papà, una cosa nostra!- rispose la violetta, sorridendo eterea e posandogli una mano sulla spalla mentre abbandonava la schiena contro la panca e lanciava un'occhiata di striscio all'uomo alla sua destra, la cui espressione ricordava più un condannato al patibolo che un invitato a un matrimonio.
Le bastò un'occhiata per riconoscerlo ma aveva un look talmente strano, con gli occhiali da aviatore a tenere indietro i ciuffi rossi e ribelli, e degli occhi così magnetici che si concesse di guardarlo ancora qualche secondo, almeno finché lui non ricambiò con la coda dell'occhio mettendosi poi a ringhiare.
-Che hai da guardare ragazzina?!- domandò infastidito.
Nojiko si limitò a sorridergli, una luce maliziosa negli occhi, facendolo sobbalzare leggermente e ringhiare ancora più forte, attirando l'attenzione di Killer, accanto a lui.
Il biondo, le braccia incrociate al petto, lanciò un'occhiata al capitano e alla ragazza prima di voltarsi nuovamente e seguire con lo sguardo i due tizi che stavano avanzando per raggiungere la prima panca.
-Asiniceburg! Fratello, come stai?! Ti trovo suuuuuper in forma!- esclamò Franky, quando vide avvicinarsi il suo più vecchio amico e Paulie, per salutarli.
Si alzò in piedi, accogliendoli con una posa super.
-Franky! Si non c'è male, anche tu hai un bell'aspetto!- commentò, squadrando le gigantesche spalle del cyborg.
-Hai visto che cambiamento?! Suuuuper!-
-Dove siete seduti?!- domandò Sanji passando un braccio sulle spalle di Violet.
-Laggiù!- grugnì Paulie, masticando il sigaro e indicando la panca davanti a quella della Franky Family, dove erano già accomodati Tilestone e Lulu, accanto a una ragazza dai capelli verdi e a un uomo con otto braccia e capelli bianchi a punta -Vicino alla sirena mezza svestita!- proseguì, contrariato, diventando paonazzo.
-Sirena mezza svestita?!- scattò in piedi il cuoco, gli occhi già cuoriformi -Dove?! Indicam...- fu tutto quello che riuscì ad articolare mentre il primo calcio della giornata lo appiattiva al suolo.
-Ecco fatto!- mormorò la ballerina, sfregandosi le mani con un'espressione soddisfatta.
-Viola!!!- Si girò verso la voce che la chiamava, illuminandosi nel focalizzare nipote e cognato, intenti a prendere posto sulla panca accanto ai Nefertari, mentre poco dietro Cavendish tratteneva Bartolomeo per il colletto, impedendogli di lanciarsi a pesce sui Mugiwara e scaraventandolo accanto a Kin'emon, facendo trasformare Momonosuke per lo spavento.
Si sbracciò nel salutarli e fece per  correre da loro ma, proprio in quel momento, notò tre figure in avvicinamento, una delle quali era indubbiamente Emporio Ivankov, che precedeva le altre due a braccetto.
-Ci vediamo dopo- sillabò la mora, facendo roteare il dito e ricevendo un cenno di assenso da Rebecca.
Brook si posizionò con il violino, pronto ad accompagnare la camminata della sposa verso l'altare con una versione più dolce del liquore di Binks, come richiesto dalla coppia, mentre Nami tornava veloce al suo posto, stringendo la mano a Zoro nel passare.
Sabo sistemò i baveri della giacca al fratello, che, per la prima volta da quando si erano svegliati quella mattina, dava segni di agitazione e ansia nel vederla avvicinarsi, bella come non mai.
Non poté non trattenere il fiato, gli occhi fissi su di lei, come ipnotizzato, quando prese ad avanzare verso di lui, seguendo il ritmo della canzone e sorridendo raggiante al braccio di Dragon.
Nessuno riusciva a distogliere lo sguardo, tanto era bella con quell’abito bianco e i capelli raccolti e ornati da petali di ciliegio, ma lei non aveva occhi che per lui.
Con lo sguardo ceruleo, illuminato per l’emozione che una volta tanto non riusciva a nascondere nemmeno lei e che la faceva sembrare una ragazzina, fissava gli occhi scuri del suo capitano, uomo e re, annegandoci dentro inesorabilmente, lasciandosi attirare come da una calamita e affidandosi al rivoluzionario per non inciampare.
Percorreva la navata in contemporanea con la sua vita, ripensando a tutte le sofferenze patite, gli anni trascorsi a scappare e nascondersi e le sue mille identità, dicendosi ancora una volta che, se tutto era servito per trovare lui, allora ne era valsa la pena e sarebbe stata pronta a rivivere ognuna di quelle esperienze altre cento volte, perché nessuna di esse poteva scalfire la felicità provata in quel momento.
Non sapeva neanche lei quando fosse realmente cominciata.
Lealtà e rispetto per lui ne aveva provate fin dall’inizio, quando lo aveva visto prodigarsi allo stremo pur di liberare Alabasta dalla tirannia.
Ma l’amore, quello era arrivato silenzioso e scaltro come un gatto, spaventandola all’inizio e rendendola la donna più felice del mondo, una volta scoperto di essere ricambiata.
Non dubitava che in molti si chiedessero come era possibile che una donna bella, matura e intelligente come lei avesse perso la testa per quel bambino troppo cresciuto, dallo stomaco di gomma e poco arguto.
Non i presenti, certo. Tutti quelli che erano lì sapevano quanto fosse impossibile non amare Rufy.
Ma nessuno di loro sapeva quanto l'avesse salvata da quel baratro nero in cui sembrava destinata a precipitare inesorabilmente.
Le aveva dato una seconda occasione, non solo salvandole la vita, ma permettendole di rivivere quegli anni che le erano stati rubati, ridonandole la sua adolescenza e la spensieratezza di una ragazzina.
Perché il suo buon umore era contagioso, perché con lui toccava il cielo con un dito, che fosse mentre si amavano la notte o semplicemente perdendosi nel suo luminoso sorriso. 
Sorriso che ora le stava rivolgendo, innamorato e felice, mentre seguiva ogni suo movimento, dissolvendo con il suo sguardo così denso e scuro tutto ciò che li circondava.
Si sentiva l'uomo più fortunato del mondo e, fedele al suo impareggiabile altruismo, avrebbe voluto che tutti potessero provare la sua felicità. Ma questo era impossibile, perché nessun altro avrebbe avuto Robin.
Era sua e non l'avrebbe lasciata mai più. 
L'indomani sarebbero ripartiti alla volta di Raftel, perché il pirata cercava ancora il suo tesoro per diventare Re.
Ma l'uomo che si nascondeva dietro quei suoi modi di fare così infantili e bambineschi, lui aveva già trovato il suo One Piece.
E non avrebbe mai smesso di comportarsi come si comportava perché si rendeva conto di quanto Robin amasse quel suo essere un eterno ragazzo per niente interessato a crescere. E Rufy adorava sentire la sua risata e i suoi occhi di ghiaccio scaldarsi e  illuminarsi per lui.
La sua donna non gli chiedeva di diventare saggio, colto e riflessivo. No, lei voleva solo che la facesse ridere ogni giorno e che l'amasse ogni notte. Prudente, quello forse si sarebbe sforzato di esserlo un po' di più,  perché non voleva lasciarla.
Si riscosse nel sentire la stretta di suo padre sul braccio e sollevò gli occhi a incrociare lo sguardo, sorridente e incoraggiante, di Dragon.
Con un fluido gesto accompagnò il movimento di Robin per arrivare di fronte al suo re e le posò un bacio sulla guancia prima di andare a sedersi accanto a Shanks, che guardava la coppia, fiero almeno quanto lui.
-Ciao...- mormorò Robin, mentre si fermava di fronte a lui, facendolo voltare a sua volta, aggiustando meglio la sua posizione in base a quella di lei, pianeta e satellite legati da un’incorruttibile forza di attrazione che li avrebbe tenuti insieme per sempre. 
Il moro riuscì solo a sorridere imbambolato, facendola ridere divertita.
Laconico e monocorde, Law prese a parlare dopo essersi schiarito appena la gola.
-Siamo qui riuniti ogg…-
Si dovette bloccare quando un potente ululato si levò nell’aria dalla prima panca sulla sinistra. Tutti si voltarono verso la fonte del rumore, chi perplesso, chi preoccupato, chi incredulo.
-S-s-scusate è che… che… è così b-b-belloooooo… i-il fratello e… e la… s-sorella s-sono così belli i-i-i-insieeeeme!!!- piangeva disperato il cyborg, mentre copiose lacrime sgorgavano dagli occhi coperti dalle lenti scure.
-Franky, calmati amico! Almeno aspetta la fine della cerimonia, non hanno nemmeno iniziato!- gli fece notare Sanji, mentre Violet si sporgeva per posargli una mano sul braccio, intenerita.
-C-come?! Ma io… io non sto p-p-piangendoooo!!!- ululò nuovamente l’omone mentre afferrava un fazzoletto di stoffa che Brook gli stava porgendo -G-grazie m-mucchio d’ossa!- mormorò poi, prima di soffiarsi sonoramente il naso.
Law li fissò ancora qualche istante con sguardo assassino, prima di tornare sugli sposi quando la commozione del carpentiere sembrò essersi acquietata.
-Dicevamo. Siamo qui riun…-
Un’altra strombazzata nel fazzoletto, un’altra occhiataccia.
-…iti oggi, per celebrare l’unione di questo…-
Rufy non era davvero in grado di percepire niente intorno a sé, tranne il profumo di ciliegie di Robin, il suo sorriso e i suoi occhi che gli rivoltavano l'anima. La vedeva lanciare delle occhiate a Law, la cui voce era un confuso e ovattato sottofondo delle proprie sensazioni, per poi tornare subito su di lui, incapace di distogliere lo sguardo.
-Rufy...- la voce di Usop raggiunse prepotente le sue orecchie, mentre l'amico lo chiamava, posandogli una mano sulla spalla.
Si risvegliò di botto, cercando con gli occhi il cecchino per capire cosa volesse e cosa stesse succedendo.
-Dovresti rispondere amico- gli fece notare, sempre sottovoce.
-Rispondere a cosa?!- chiese perplesso, piegando il capo di lato.
Law sospirò, cercando Margaret con gli occhi perché gli infondesse un altro po' di pazienza, mentre Sabo si portava un dito sulle labbra, ghignando divertito e contagiando anche sposa e damigelle.
Anche il resto dei Mugiwara sghignazzava, dalla prima panca, chi scuotendo la testa, chi voltandosi leggermente verso il compagno al proprio fianco per sopprimere la risata contro la sua spalla.
-Allora, rifacciamo da capo ma ora presta attenzione Cappellaio, okay?!- domandò Law, parlandogli come a un bambino di sette anni e pregando silenziosamente di non doverlo smembrare prima della fine della cerimonia.
Rufy annuì convinto, aprendosi nel suo solito sorriso che da sempre riusciva a sconcertare perfino il freddo e distaccato chirurgo della morte.
-Mugiwara-ya, vuoi tu prendere la qui presente Nico-ya come tua legittima sposa e futura regina dei pirati quando avrai conquistato lo One Piece...- parlava con voce monocorde, lasciando trapelare quanto trovasse ridicolo quel passaggio che, in effetti, era stato obbligato a inserire dalla testardaggine dello sposo -…finché morti non vi separi, sopraggiunga essa in battaglia o sul patibolo o per mano del sottoscritto?!- non riuscì a trattenersi dall’aggiungere.
Rufy guardò intensamente la sua donna prima di rispondere.
-Sì, lo voglio!-
-Nico-ya…- riprese subito Law, desideroso di  arrivare alla fine della cerimonia il più in fretta possibile -… vuoi tu prendere il qui presente Mugiwara-ya, futuro re dei pirati, come tuo legittimo sposo, per amarlo e onorarlo, nella buona e nella cattiva sorte, che sembra essere decisamente l’opzione più probabile, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non vi separi?!-
-Sì, lo voglio!- rispose subito la donna, senza esitazione.
Law ringraziò mentalmente di essere ormai alle battute finali.
-Con il potere conferitomi da me stesso, in qualità di pirata e fuorilegge, io vi dichiaro mar…-
Un sommesso tossicchiare lo interruppe, facendo voltare il chirurgo verso Sabo con sguardo omicida.
-Torao, le promesse!- sussurrò Nami, facendo chiudere gli occhi a Law, in un gesto di disperata rassegnazione.
Le promesse, ma certo!
-Bene, ora se lo sposo e la sposa vogliono dirsi qualcosa prima della conclusione-
Cercò gli occhi di Robin e Rufy, sperando che entrambi lo invitassero a proseguire e concludere ma, sfortunatamente, l’archeologa annuì preparandosi a parlare per prima.
-Rufy… - cominciò prendendo un respiro profondo -…tu dici sempre che io conosco un sacco di termini strani e di parole perché leggo tanto. Ma oggi, qui, ora, con te, non c’è un solo termine o una sola parola che io conosca per poterti dire quanto sono felice. Non ho mai desiderato diventare un pirata, ma grazie a te ora lo sono e ne vado fiera. E da pirata a pirata, posso dirti che ti amo come il mare e l’orizzonte-
Rufy sorrise a quelle parole, perché lui era un pirata e capiva perfettamente ciò che Robin voleva esprimere.
La fissò con occhi da uomo, quale ormai era diventato a tutti gli effetti con lei e per lei.
Più di uno dei presenti si ritrovò a trattenere il fiato, in attesa.
Erano tutti preoccupati che Rufy finisse per dire qualche scemenza delle sue.
D’altra parte non era un segreto per nessuno che, durante la proposta di matrimonio, il capitano avesse detto all’archeologa che l’amava più della carne e c’era una buona probabilità che riciclasse suddetta frase anche in quell’occasione.
Con un sorriso furbo, il capitano si girò a cercare gli occhi dei suoi due padri, quello adottivo e quello biologico, soffermandosi più a lungo in quelli di Shanks.
Poi riportò lo sguardo nelle iridi cerulee di Robin e, con calcolata lentezza, stese un braccio all’infuori,  allungandolo a dismisura verso la panca dei propri compagni. Senza mai distogliere gli occhi da quelli dell’archeologa afferrò con decisione il cappello di paglia e ritrasse il braccio, fermandosi per posare il copricapo sui lucenti e setosi capelli della mora.
Un lampo di sorpresa attraversò il viso di Robin, colma di gioia per quella silenziosa dichiarazione che valeva più di mille parole.
Tutti sorrisero di fronte a quel gesto così pieno di significato e anche Law riprese a parlare con un ghigno divertito sul viso.
-Per il potere conferitomi da me stesso, in qualità di pirata e fuorilegge, vi dichiaro marito e moglie. Cappellaio, puoi baciare la sposa-
Un grido di esultanza riempì l’aria quando Rufy afferrò saldamente la sua regina per i fianchi, trascinandosela sul petto con impeto.
Si baciarono per un’eternità tra le grida di gioia e gli applausi dei presenti, sugellando quel momento di certezza e sicurezza che, lo sapevano entrambi, nella vita che si erano scelti non sarebbe tornato mai più.
Quando si staccarono, si guardarono negli occhi trasmettendosi tutto il l’amore reciproco che provavano  e tutto quello che a parole era impossibile dire.
E non importava se il giorno dopo avrebbero dovuto ricominciare a scappare e combattere, addirittura contro alcune delle persone presenti in quel momento.
Non importava perché essere pirati significava essere liberi.
Liberi di vivere intensamente, di amare fino in fondo, di sorridere alle avversità e ne valeva la pena.
Per amarsi fino in fondo ne valeva la pena.
Non si sarebbero mai stufati l’uno dell’altra.
In una qualche contorta maniera masochista, la consapevolezza di potersi perdere da un momento all’altro avrebbe mantenuto viva per sempre la fiamma del loro amore, aggiungendo passione alla tenerezza.
E non importava, non importava davvero, perché comunque fosse andata ora avevano entrambi una certezza che era più forte di un’ancora incagliata sul fondo dell’oceano. 
Sapevano che ora sarebbe bastato lasciarsi avvolgere dalle braccia dell’altro per sentirsi a casa.
 
  
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