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Autore: AymlerShaunCampbell    27/09/2014    6 recensioni
Crackfic ambientata nella terza stagione dopo il ritorno da Neverland.
Allarmati dal repentino cambio di comportamento di Hook, i Charmings decidono di rivolgersi alle figure magiche più potenti della città. Una nuova, bizzarra maledizione si sta abbattendo su Storybrooke, trascinandone gli abitanti in una spirale di assurdi eventi...
Disclaimer: Non possiedo né il telefilm, né i personaggi, ecc.. Elementi femslash (principalmente SwanQueen) e non solo, siete avvisat*!
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Miracolosamente ancora puntuale, ecco un nuovo capitolo! Non abituatevi troppo bene, però! ;)
Buona lettura,
Aym

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Un elegante sospiro si levò dalla massa di coperte.
Sapeva che era decisamente al di fuori della sua portata, ma se avesse potuto avrebbe disintegrato il sole.
Non per sempre, solo per dieci minuti, quindici.. forse mezz'ora.
Mezz'ora, si, poi avrebbe rimesso tutto a posto.
Ma in quel momento odiava quel fastidioso raggio luminoso con tutte le sue forze. Lo odiava più di Biancaneve.
Quel fastidioso raggio di sole che con tutta l'arroganza possibile le si era piantato in un occhio e si rifiutava di posizionarsi altrove. Ma come osava?
Mannaggia a Kat e Tink! Ho la testa che mi scoppia.. pensò Regina scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
La mora si bloccò con la mano ancora tra i capelli, rendendosi conto in quel momento di non essere sola nel letto. Una figura alta e snella dormiva al suo fianco, il corpo avvinghiato al suo.
Come aveva fatto a non accorgersene prima? Ah già, il mal di testa.
Chiuse gli occhi e si girò lentamente verso il corpo bollente appiccicato al suo tentando di limitare il contatto, improvvisamente conscia della propria nudità. Quando riaprì gli occhi trattenne a stento un gemito. Il viso di Emma Swan, incorniciato da una colata di riccioli color del grano, le si presentò davanti agli occhi. Con le palpebre chiuse che fremevano leggermente e un dolce sorriso sulle labbra la bionda era più bella che mai.
Regina azzardò uno sguardo al corpo di Emma. Era completamente nuda. Istintivamente, la bionda la strinse ancora più a sé, mentre Regina si mordeva un labbro pregando con tutte le sue forze che il cuore non le esplodesse.
Era tra le braccia di Emma Swan, nuda. Ed Emma si stava svegliando.
Osservò in preda al panico gli occhi verdi della bionda schiudersi lentamente al sole del mattino e prima che la Swan si svegliasse del tutto Regina ricambiò l'abbraccio, affondò il viso nell'incavo della spalla di Emma e chiuse gli occhi, fingendo di dormire.
Non aveva idea di cosa fosse successo né di cosa dire ad Emma, questa situazione la spiazzava completamente. Era presto, troppo presto.. A malapena avevano parlato, com'era finita tra le braccia di Emma? L'alcool aveva sicuramente avuto un ruolo di spicco in tutto ciò, ma la cosa non la tranquillizzava minimamente.
Curiosità e terrore iniziarono a lottare furiosamente nella testa della mora avvertendo gli impercettibili movimenti della bionda che si svegliava.
Gli occhi di Emma si schiusero con estrema lentezza e tentarono testardamente di mettere a fuoco l'ambiente circostante oltre la patina di sonnolenza che ancora li ricopriva..
D-dove sono? Questa non è la mia stanza.. pensò la bionda aggrottando le sopracciglia.
Il suo sguardo vagò sul mobilio a lei estraneo e la sua mente registrò la confusione che regnava sovrana. La camera, elegante e minimale, dava l'idea di essere solitamente in ordine, ma il sole che colava dalla grande finestra raccontava una storia diversa.
Ovunque posasse lo sguardo c'erano vestiti gettati alla rinfusa. Era evidente che era stata una serata movimentata.
Quello che la turbò e non poco furono gli abiti di qualcun'altra mischiati ai suoi.
Ma chi..? si chiese, confusa e preoccupata.
Analizzò meglio i vestiti sparsi in ogni dove.
Jeans, suoi.
Stivali, anche quelli suoi.
Camicia di seta. Decisamente non sua.
Boxer da donna. Suoi.
Scarpa col tacco. Rossa. Bellissima, perfetta. Ma chi..?
Regina? Si chiese Emma, improvvisamente ansiosa. Non era possibile.
La gradevole sensazione di tepore era talmente naturale che non se ne era nemmeno resa conto, come se fosse una cosa scontata, tanto quanto il respirare.
Eppure aveva Regina tra le braccia, a quanto pareva da prima che si svegliasse.
Il viso di Emma si girò su un lato e la bionda si trovò naso a naso con la mora.
Una mano pallida volò a coprire la bocca di Emma nel disperato tentativo di soffocare un gemito sorpreso.
Non può essere vero. Non posso aver.. pensò la bionda terrorizzata. Una cosa del genere cambiava tutto. Doveva andarsene prima che Regina si svegliasse, nella vaga speranza che la mora, come lei, non si ricordasse nulla della notte precedente.
Istintivamente, la mano si allungò verso il viso di Regina a scostare una ciocca ribelle dietro l'orecchio, per poi tornare a carezzare una guancia.
La mora si fece violenza per rimanere immobile, anche se il suo istinto le urlava di prendere il viso della bionda tra le sue mani e baciarla fino a consumarsi le labbra.
Emma osservò per un istante la stupenda creatura che dormiva al suo fianco, poi sciolse di malavoglia l'abbraccio e scivolò fuori dalle coperte, raccogliendo i propri abiti e dileguandosi oltre la porta.
Presa dalla fretta, non si accorse dei due cerchi color cioccolato, perfettamente svegli, che la osservavano andare via.

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Se non fosse stato per l'emergenza maledizioni col cavolo che Granny avrebbe concesso il giorno di ferie. La domenica mattina col diner pieno, poi!
Convincere la nonna non era stato semplice, ma il quantitativo esorbitante di caffè e cibo richiesto dalla riunione mattutina, tutto pagato dalle varie partecipanti su insistenza delle stesse, aveva presto convinto la vegliarda a concedere alla nipote un po' di libertà.
Il fatto che oltre alle ordinazioni Granny avesse nascosto nella cassa qualche dolcetto extra per le ragazze era un fatto di cui Ruby ancora non era a conoscenza e che la vecchia non avrebbe ammesso mai, dando probabilmente la colpa a qualcuno della cucina per l'errore.
Ruby parcheggiò l'auto di fronte a casa di Snow e, caricate le provviste, si diresse verso il piccolo appartamento, bussando con un piede. Lo spioncino della porta si aprì e richiuse.
“Parola d'ordine!” una voce stanca e roca le rispose dall'interno.
“Ho portato la colazione!” sorrise la lupa. La porta si aprì all'istante e Snow, in canotta e pantaloni del pigiama, le fece segno di entrare.
La lupa salutò le ragazze ed iniziò a distribuire caffè e cibarie a destra e a manca, constatando che mancava gente.
“E le altre?” chiese allungando un piatto di uova e pancetta e un bicchierone di decaffeinato a Belle, che le sorrise.
“Ariel e Ashley avevano impegni, Pocahontas ha accompagnato Mulan poi doveva andare via anche lei.” disse la mora assaltando il piatto.
“A proposito, Mulan dov'è?” chiese Snow guardandosi attorno mentre si tagliava un pezzo di pancake.
“Credo stia facendo amicizia con il tuo wc..” disse Blue addocchiando con un sorriso maligno un'enorme fetta di torta.
“Ottimo dopo le do il cambio..” bofonchiò Tink, con un sospetto colorito verdognolo.
“Oh povere care, vado a preparare dell'altra tisana, allora!” disse Cora alzandosi dalla sedia per riempire il bollitore.
“Ma è viva?” chiese Ruby a Snow, indicando Kathryn.
La bionda al suo fianco sedeva immobile con il viso parzialmente nascosto da due enormi occhialoni da diva anni '50.
“Smettetela di parlare. Smettetela di respirare. Smettetela di masticare. Smettetela di fare rumore!” disse la bionda tenendosi la testa.
Ruby rise e si alzò nuovamente in piedi afferrando un sacchettino di carta.
“Cosa sono?” chiese Snow curiosa.
“Aspirine, me le ha lasciate ieri Viktor, immaginava che stamattina avremmo dovuto tutte smaltire una sbornia colossale!” sorrise Ruby.
Presto ogni ragazza, compresa Mulan che era tornata barcollando dal bagno, aveva un bicchiere di acqua aspirinata in mano.
“Bene ragazze, facciamo il punto della situazione. Lato Regina?” chiese Blue girandosi verso Belle.
“Regina non ha mai fatto il nome di Emma eppure ha parlato di lei tutta sera. Ha ammesso che c'è qualcosa di forte tra di loro ma è terrorizzata dai trascorsi con lei e con il resto della città, per non parlare dei ruoli che hanno rispettivamente.. E a quanto pare non riescono mai a parlare di quello che provano, tra lavoro, questioni cittadine e maledizioni c'è sempre qualcuno o qualcosa che le interrompe!” disse la bibliotecaria. Kat e Tink annuirono in silenzio, troppo stanche e svarionate per parlare.
“Ma sono le stesse cose che ha detto Emma!” esordì Mulan con entusiasmo, poi si accasciò nuovamente sul divano.
“A parte la storia delle interruzioni..” disse pensosa Ruby.
“Non è del tutto esatto..” disse Snow, poi raccontò alle ragazze lo sfogo di Emma della sera precedente. Si sentiva male a tradire così la fiducia della figlia, ma era un'informazione importante che avrebbe potuto aiutare sia lei che Regina.
“Ma questa è una notizia meravigliosa!” sorrise Cora battendo le mani. Certo, le due non avevano pronunciato la parola con la 'A', ma erano consce dei propri sentimenti.
“Si, ma ora che si fa?” Chiese Tink afferrando un'altra aspirina.
“Semplice. Si crea la situazione perfetta per farle baciare, o almeno parlare di quello che provano l'una per l'altra.” disse Blue.
“E come pensi di fare?” chiese Kat buttando giù uno yogurt all'alpina come se fosse uno shot.
“Beh, ricordate tutte che tra pochi giorni c'è la sagra di paese, vero?” sorrise la suora.
“Certo!” risposero in coro le ragazze, sempre più interessate.
“Ecco cosa faremo..” proseguì la fata.
Le ragazze si sporsero in avanti per ascoltare il piano ignare del fatto che, ad un paio di km da li, i loro due obbiettivi dormivano placidamente strette l'una all'altra in attesa di un imbarazzante risveglio.

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“Sicuro che non vuoi parlarne?” chiese il biondo stiracchiandosi sul divano.
“No.” rispose Hook, gelido.
“Dove vai?” chiese David vedendo Killian che si infilava una maglietta.
“Fuori.”
“Fuori dove?”
“Fuori fuori.”
“Si, ma dove?”
“Sono affari miei.”
“No, hai in grembo mia figlia. Importa anche a me.” rispose il biondo alzandosi in piedi.
Il moro si girò di scatto, furente.
“È in me che cresce! Credi che non me ne importi nulla? Non sono un forno!” urlò il pirata.
“Non ho detto questo..” protestò debolmente David. Una reazione del genere se la aspettava il giorno prima, ma in quella domenica mattina apparentemente tranquilla si ritrovava improvvisamente spiazzato.
“Puoi girarci attorno finché vuoi. La bambina la sto portando io e per te non sono altro che un contenitore. Credi che partorirò, vedrò mia figlia portata via e non me ne importerà nulla?” urlò nuovamente il moro tenendosi la pancia.
“Non è tua figlia!” urlò di rimando David, avvicinandosi pericolosamente al moro.
Un lampo metallico, un istante solo, poi sangue.
David si piegò in due premendosi il volto sanguinante tra le mani.
Gocce gemelle color rubino colavano sul pavimento di legno dal volto di Charming e dall'uncino di Killian.
Un taglio dalla guancia alla fronte, interrotto da un occhio miracolosamente incolume, decoravano il viso di David.
“Non osare mai più parlarmi così.” il tono non ammetteva repliche eppure il biondo, sconvolto, voleva tentare di rimediare.
“Cerca di capirmi Killian, ci hanno già portato via Emma, io e Snow non possiamo.. non di nuovo..”
“Non si tratta di questo! Cosa accidenti devo fare per avere una famiglia tutta mia? Prima mi portate via Bae, poi Henry, ora la bambina.. Ma cosa credete, che abbia il cuore di ferro?” urlò il pirata piangendo.
“Killian, non fare così..”
“Vattene.”
“Cosa?” chiese confuso David pulendosi la ferita con uno strofinaccio ed osservando il fluido rosso invadere a poco a poco le fibre candide.
“Dopo il turno di oggi raccogli le tue cose e vattene. Mi presenterò in ospedale il giorno indicato da Whale, poi tu e la tua cara mogliettina avrete la vostra secondogenita, ma prima di allora non voglio più vederti.”
“Henry..” balbettò il biondo.
“Quando torni dal lavoro prendi il ragazzo e portalo dalle sue madri. Non deve vedere tutto questo.” disse il pirata girandosi di spalle. D'improvviso la nave sembrava essersi rimpicciolita e gli mancava l'aria. Si diresse verso l'esterno.
“Ok. Tu.. Tu.. Starai bene?” chiese il biondo.
“Ho Spugna con me e se ho bisogno posso sempre chiamare Emma.” concluse il pirata, poi si girò e sparì verso il ponte illuminato dal sole.

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Due mani pallide strette a pugno sbatterono insistentemente sulla porta di casa Gold.
“Aprite, in nome della legge!” urlò Emma.
Un Gold mezzo addormentato aprì l'uscio in pigiama e vestaglia. Due occhi cerchiati di nero la fissarono con malcelato astio.
“A cosa devo l'onore?” chiese l'uomo con stizza, mentre Emma entrava senza troppi complimenti.
La bionda spostò i giocattoli sul pavimento e si accasciò sulla poltrona poggiando i piedi stivalati sul tavolino.
Ma come si permette? Se non avessi così sonno la ucciderei! Pensò Gold sbuffando ed accomodandosi di fronte a lei.
“Mi serve una pozione della memoria. Adesso.” disse la bionda.
“E non può chiederla al nostro caro sindaco? L'ultima volta che ho controllato Regina era perfettamente in grado di preparare una cosa tanto semplice e se non ricordo male convivete!” disse il Signore Oscuro pinzandosi il naso, poi tornò ad osservare la Swan.
“Avrei piacere di non coinvolgerla in questa cosa, è una cosa personale.” disse Emma senza incrociare il suo sguardo.
“E la pozione le serve perché..?” chiese l'uomo, irritato.
“Per ricordarmi una cosa.” rispose evasiva Emma, guardandosi i piedi.
“Senta sceriffo, se ha di nuovo perso le chiavi di casa non le serve una pozione della memoria ma un cervello nuovo!” disse l'uomo con stizza.
“Non è per quello, è una cosa importante!” strillò Emma arrossendo da capo a piedi.
Interessante.. pensò Gold osservando il comportamento della bionda.
“Come ben sa ogni favore ha un prezzo..” disse l'uomo col solito sorrisetto di sbieco.
“Non avevo dubbi. Cosa le serve?” chiese Emma sospirando.
“Informazioni.” sorrise Gold.
“Che genere di informazioni?” chiese Emma sospettosa. Gold sembrava sapere sempre ogni cosa che succedeva in città, non era certo una risposta che si aspettava.
“Oh, una cosa semplice. Vorrei sapere cosa si deve ricordare che non può chiedere a Regina. E niente bugie, me ne accorgerei.” sorrise l'uomo.
Emma imprecò mentalmente. Gold era l'unico oltre a Regina a poter preparare quel genere di pozione. Sospirò.
Vuoi la verità? L'avrai! Pensò la bionda digrignando i denti.
“Credo di aver fatto una cosa che potrebbe aver ferito i sentimenti di Regina e se così è stato devo scusarmi con lei e parlarle. Ma prima devo capire cosa è successo, perché io non me lo ricordo.“ disse Emma. Il sorriso di Gold si contrasse.
Ma così non ho capito niente! Pensò l'uomo con ira.
“Capisco..” rispose Gold tentando di celare il disappunto.
L'uomo si sporse verso di lei e le strappò un capello, poi si alzò dalla poltrona.
“Ahia! Ma che ca..volo?!” disse Emma massaggiandosi la testa.
“Non faccia la bambina. Seppur con metodi decisamente discutibili ha comunque abbattuto un drago!” la voce di Gold le rispose da un'altra stanza.
“E basta con sta storia del drago!” disse Emma levando gli occhi al cielo.
Gold tornò nella stanza mescolando un liquido fluorescente dentro un'ampolla di vetro, poi tappò il contenitore e lo tese alla bionda.
“Magari la prossima volta eviti di scolarsi un'intera distilleria.” suggerì l'uomo con un sorriso.
La bionda gli strappò l'ampolla di mano sbuffando, se la cacciò in borsa ed uscì di casa senza salutare.
“È sempre un piacere avere a che fare con lei, sceriffo..” disse Gold ad una porta ormai chiusa.
Guardò l'orologio a pendolo e sorrise. Presto Belle sarebbe tornata a casa dalla colazione con le amiche. Data l'ora non c'era motivo per cui non potesse fare colazione anche lui.
Una volta preparato il tè si sedette al tavolo della cucina sbocconcellando un toast, la mente che vagava libera.
Soprattutto, si chiedeva come avrebbe potuto sfruttare a suo vantaggio le informazioni (seppur vaghe e sommarie) ricevute dalla Swan, magari per far irritare la cara Regina. Il tutto, sperava, di nascosto dalla sua compagna.
Questa storia della pozione per la perdita della memoria da sbronza però non è una brutta idea, potrei crearne per tutta Storybrooke e fare un sacco di soldi! Devo accordarmi con Eolo per la vendita esclusiva e brevettarla prima che ci pensi Regina. Pensò l'uomo sorseggiando il liquido bollente.

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Emma aveva appena poggiato i piedi sulla scrivania quando la porta della stazione di polizia si aprì. La donna diresse lo sguardo verso l'ingresso in attesa dell'ennesima emergenza.
“Vedrai che è un'altra gatta da pelare!” disse Leroy aggiustandosi il cinturone in vita.
“Come minimo..” bofonchiò Mulan da dietro un mucchio di pratiche.
“Su, un po' di ottimismo!” disse David lanciando le chiavi dell'auto di pattuglia a Filippo.
Poi la stanza sprofondò nel silenzio.
In mezzo a loro, scortata da una preoccupatissima Blue, era arrivata Cora Mills.
Emma si mise lentamente in piede e con un gesto della mano bloccò spade e pistole che i suoi agenti stavano estraendo.
“Lei si.. si è consegnata. Ha chiesto di essere portata qui..” disse Blue abbassando lo sguardo “Io.. io credo che sia innocua.” balbettò poi. Era un piano folle ma poteva funzionare.
“Balle!” Gridò Leroy dalla sua postazione, la mano sull'elsa della spada.
“Un momento..” disse Emma aggrottando le sopracciglia.
Si avvicinò a Cora e le sollevò lentamente un braccio, rivelando il bracciale blocca-poteri.
Emma sollevò lo sguardo verso la donna, lasciando delicatamente l'arto.
“L'ho sottratto a Gold, o meglio ripreso. Lo indosso come segno di buona fede.” disse Cora.
Leroy sbuffò, subito zittito da un cenno di Emma.
“Questo bracciale blocca i poteri di chi lo indossa, è stato usato anche su Regina e ne posso confermare l'efficacia.” la bionda si voltò nuovamente verso Cora “questo non significa che ci fidiamo di te.” disse poi.
“Saggio. Fa strada lei?” chiese la strega.
Emma aprì la porta di una cella ed attese che la donna entrasse nella sua nuova abitazione per poi chiudere a chiave.
La stazione rimase in silenzio per qualche istante, poi la Mills, spazientita, sbuffò in direzione di Emma.
“Beh?” chiese Cora accomodandosi sulla branda.
“Beh cosa?” chiese Emma di rimando, le mani sui fianchi.
“Non mi chiedete cosa è successo?” disse la mora, irritata.
Emma sistemò una sedia davanti alla cella e si accomodò.
“Avanti, racconta.” spronò la bionda, irritata anche lei.
È proprio sua madre! Si presenta qui come se fosse in visita di piacere e poi si arrabbia anche! Pensò stizzita Emma.
Cora Mills, omettendo ovviamente qualche particolare, spiegò a grandi linee come si fosse creata la maledizione delle gravidanze. A fine spiegazione tutta la centrale, Blue compresa, aveva sentito il bisogno di sedersi.
“Tutto ciò è assurdo. Tutto questo casino per dare un figlio a Regina?!” sbottò Emma incredula.
“Ho privato mia figlia di tutto ciò che aveva nel cuore. L'unica cosa che le ha restituito in parte un lieto fine è stato Henry. Un altro bambino sarebbe una manna dal cielo, io ho solo.. forzato un po' le cose.” disse Cora scrollando le spalle.
“Forzato un po' le cose? Hai creato una maledizione che mette incinta chiunque si scambi un bacio!” strillò Filippo, oltraggiato. Emma lo interruppe con un gesto.
“E non ti è saltato in mente di chiedere prima di appioppare a Regina un bambino dal nulla?” chiese Emma pinzandosi il naso e tentando di evitare l'ennesimo mal di testa. Di quel passo avrebbe finito tutta la scorta di moment che Regina le aveva portato a casa dalla farmacia qualche giorno prima.
“Certo, e secondo te come avrei potuto fare? Apparire davanti a lei? 'Ciao Regina, sono tua madre dal regno dei morti. So che mi odi ma tuo figlio mi ha accidentalmente riportato in vita, quindi pensavo di ringraziarlo regalandogli un fratellino o una sorellina, con la speranza che un neonato possa cancellare il fatto che ti ho rovinato la vita facendo cose del tipo manipolarti per tutta la vita ed uccidere il tuo ragazzo'. Certo, ha perfettamente senso! ” disse Cora spazientita. Certo che quella irritante e testarda probabile futura nuora era veramente figlia di Charming e sua moglie!
Emma affondò il viso tra le mani.
Si, è decisamente sua madre. Testarda ed arrogante uguale! Pensò.
“E.. per i portali non hai scoperto nulla?” chiese Mulan incuriosita.
“Di quelli non so nulla. Sono abbastanza sicura che non c'entrino con la mia maledizione. Secondo le ricerche che sto facendo..” disse Cora.
“Quali ricerche?” la testa di Emma si sollevò.
“Ecco.. durante la latitanza ho studiato possibili cause ed effetti di entrambe le maledizioni..” disse Cora tentando di non guardare Blue.
“Studiato su cosa?” chiese Emma incrociando le braccia.
“Potrei aver accidentalmente sottratto qualche libro alla signorina French..” sorrise Cora, per nulla dispiaciuta.
Ecco perché non trovava nulla.. pensò Emma.
“Al momento temo di non esservi utile, non ho trovato granché.” disse la Mills.
“Oh, ma lo sarai. Esigo sapere come hai creato la maledizione, cosa hai usato, quanto tempo ci hai messo.. non credere che sia finita, Cora. Tu ci hai messo in questo casino e tu ci aiuterai ad uscirne!” disse la bionda guardandola negli occhi. La mora si limitò ad annuire.
“Bene” disse Emma alzandosi e rimettendo a posto la sedia “Faremo a turni per la sorveglianza e condurremo altri interrogatori. Per il momento siete tutti congedati. Alle pattuglie, forza!” disse Emma al suo team. Gli agenti uscirono a fare il proprio dovere, ad eccezione di Leroy ed Emma, che erano di servizio in stazione.
“Vado da Glass per la buona notizia, vorrà sicuramente preparare un comunicato stampa per i cittadini.” Blue ne approfittò per congedarsi e sparì oltre la soglia.
“Avrei due richieste” chiese quietamente Cora dalla sua cella. Emma sollevò il volto dalle pratiche.
“Sarebbe a dire?” chiese la sceriffa.
“La prima è che vorrei parlare con mia figlia. So che vorrà interrogarmi anche lei ma vorrei prima scusarmi per quello che ho fatto.” disse Cora abbassando lo sguardo. Sembrava seriamente contrita. Che le lacrime di Henry avessero davvero fatto la magia?
“E la seconda?” chiese la Swan.
“Vorrei un televisore. So seguendo il trono di spade e non vorrei rimanere indietro!” disse timidamente Cora, facendo scoppiare a ridere la sceriffa.
“Direi che è fattibile. Abbiamo giusto un vecchio televisore con lettore DVD nello sgabuzzino e Leroy è fissato con quella serie, ha tutti gli episodi.” disse Emma sorridendo.
La strega e il nano si scambiarono un lungo sguardo d'intesa, poi annuirono impercettibilmente.
“Scommetto che il tuo preferito è Tyrion” punzecchiò la strega.
“Ovvio, lui è IL nano!” disse orgogliosamente Leroy, poi sparì nei meandri della stazione di polizia alla ricerca del televisore.
Una volta che Leroy fu sparito nello sgabuzzino Emma aprì la cella e si avvicinò a Cora, entrando di prepotenza nel suo spazio personale.
“Prova a farle ancora del male e sarò io a strappare il cuore a te. È chiaro?” sibilò la bionda.
Cora annuì, affascinata e spaventata per la prima volta in vita sua. Emma Swan era l'unica persona che aveva incontrato ad amare ed odiare con la medesima intensità di Regina.
Il suono delle sbarre che tornavano a chiudersi la scosse da ulteriori pensieri.

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Il ritorno a casa era andato bene, Henry era da David e Hook e Regina era ancora in municipio, sicuramente a fare straordinari per assimilare la notizia della resa di Cora.
Non avrebbe avuto il coraggio di guardarla negli occhi in quel momento.

Non ancora.
Non prima di sapere.
Sospirò appoggiandosi di schiena al bancone della cucina, rigirandosi nella mano la piccola ampolla.
Forza Swan, vediamo in quale pasticcio ti sei cacciata stavolta pensò la bionda stappando l'ampolla.
“Pozione della memoria. Fammi indovinare.. Gold?” chiese Regina alle sue spalle.
Merda! Per poco l'ampolla non le cadde di mano.
La bionda si girò, il rossore sulle guance immediatamente lavato via dalla sorpresa.
La mora, con un timido sorriso, agitò un'ampolla identica a quella della Swan.
“Quindi anche tu non ricordi nulla di ieri notte?” chiese Emma, guardandola negli occhi. Avrebbe dovuto sentirsi a disagio ma gli occhi di Regina erano come magneti da cui non si riusciva a staccare.
“Ricordo di essere stata accompagnata a casa ed essermi messa a letto, poi più nulla.” rispose Regina attraversando quei pochi metri e poggiandosi sul bancone.
“Esattamente come me..” disse la bionda guardando le due ampolle, ora vicine.
“Assieme?” chiese Regina afferrando nuovamente la propria pozione e portandosela alla bocca.
“Ok” rispose Emma sollevando il piccolo contenitore.
Uno sguardo, un istante.
Due donne, l'una di fronte all'altra, separate da un bancone.
Occhi che si specchiavano in altri occhi.
Timore, speranza, altre mille cose che non avevano un nome.
Le due pozioni vennero mandate giù d'un sorso, come gli shottini che avevano causato tutto questo.
Qualche istante, i ricordi che tornano senza tornare affatto, perché non ci sono ricordi da evocare, se non un dolce ed inconscio abbraccio tra due istinti più forti di mille parole.
Le due donne si guardarono confuse.
“Che significa?” chiese Emma più a sé stessa che a Regina, le sopracciglia ancora aggrottate.
“Significa che non è successo nulla di quello che pensavamo.” rispose la mora afferrando i contenitori vuoti e gettandoli nel bidone del vetro.
Emma studiò la strega con curiosità ed apprensione.
Lo sguardo ai piedi, le spalle a spiovente, il viso leggermente piegato verso il basso.
Una postura insolita per la donna mora, solitamente piena di carica.
La bionda girò attorno al bancone ed afferrato dolcemente il mento della bruna tra indice e pollice lo sollevò in modo che la guardasse negli occhi.
Regina ricambiò lo sguardo senza parlare, centinaia di emozioni che le danzavano in testa e nel cuore.
Poi quegli occhi si sciolsero in lei e ad Emma mancò improvvisamente la parola.
“Come ti senti?” chiese Regina, sperando che il tremolio alla voce non si notasse.
“Un po' delusa e un po' sollevata.” rispose Emma, senza staccare gli occhi dai suoi.
La mora piegò la testa di lato, in attesa.
“Delusa perché lo vorrei. Sollevata perché.. non ora, non così.” proseguì la bionda “Ha senso?” chiese poi, sollevando la mano dal viso della mora e lasciandola cadere su un fianco.
“Si, è come mi sento anche io. Ma è presto, troppo presto Emma.” disse la mora, poi prese le mani della Swan tra le sue.
“Lo vorrei, credimi, lo vorrei. Ma prima dobbiamo parlare.” sorrise la mora abbassando lo sguardo.
Quando è così timida è ancora più bella. È così raro vederla così.. pensò la bionda senza riuscire a trattenere un sorriso. Intrecciò le dita a quelle di Regina.
“Allora parliamo..” la voce della bionda era un sospiro a metà tra una minaccia ed una promessa.
Prima ancora che la mora aprisse bocca il rumore delle chiavi che giravano nella serratura fecero staccare le due donne, che sospirarono.
Naturalmente.. pensò Emma.
“Mammeeeeee! Sono a casa!” urlò Henry gettando lo zaino per terra e raccogliendolo qualche secondo dopo vedendo lo sguardo omicida di Regina. Entrò in cucina.
Emma si avvicinò al ragazzino ed aggrottò le sopracciglia.
“Che succede?” chiese.
Regina le era a fianco e guardava il figlio preoccupata. Era evidente che qualcosa lo turbava.
Lo sguardo di Henry danzò da una madre all'altra indeciso, poi abbassò lo sguardo e si accinse a parlare.
Tanto quando vedranno la faccia del nonno lo capiranno, anzi Emma l'ha già visto oggi e il nonno non mi ha detto nulla.. pensò il ragazzino mordendosi il labbro.
“È per quello che è successo stamattina sulla Jolly Rodger?” chiese Emma. Henry annuì.
“Che cosa è successo?” chiese Regina, allarmata.
“David ha detto a Hook la verità sulla bambina, hanno litigato e lui l'ha colpito ferendolo. È una brutta ferita, potrebbe lasciare la cicatrice.” disse Emma abbracciando Henry.
Regina si portò una mano alla bocca.
“Non si saranno picchiati di fronte a te, spero!” esclamò la mora unendosi all'abbraccio di Emma.
“No, non c'ero quando è successo. Ma non voglio vederli litigare..” disse il ragazzo.
I tre sciolsero l'abbraccio.
“Ma che gli ha detto il nonno di tanto grave per scatenare tutto questo?” chiese Henry.
Regina sospirò.
“Perché non fai una doccia e ti cambi? È quasi ora di cena. Potremmo andare tutti e tre da Granny e parlare con calma tra un boccone e l'altro.” sorrise Emma.
“Mi sembra un'ottima idea.” annuì Regina.
Henry annuì con foga e corse verso la sua stanza.
“Henry! Non correre!” urlarono in coro le madri.
E anche per sta volta niente chiarimenti con Emma.. pensò la mora dirigendosi fuori dalla stanza.
“Quando faremo l'amore voglio ricordarmi ogni istante e voglio che te ne ricordi anche tu.” disse la bionda, di getto. Regina si bloccò sulla soglia, congelata. Appoggiò una mano sullo stipite per sostegno morale ancor prima che fisico.
Poi si riprese, sollevò un sopracciglio, volse il viso verso la bionda e sorrise di sbieco.
“Quando?” chiese sorridendo.
“I-intendevo dire s-se..” balbettò la bionda, gli occhi dilatati.
Regina si limitò a sorridere, si girò nuovamente ed uscì dalla cucina ancheggiando con la sua camminata felina.
La bionda, paonazza ed imbarazzata, sembrò essere colta da un'illuminazione. Il tono che aveva usato Regina..!
“A-aspetta, tu non intendevi quando nel senso di 'quand'è che succederà?', vero???” chiese Emma, accorgendosi troppo tardi che stava parlando ad una cucina vuota.
“Regina? Reginaaaaaa!!!”
La mora, qualche metro più in la, sorrise beffarda.

  
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