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Autore: candycotton    07/10/2008    4 recensioni
Shin diventa un personaggio lontano dal mondo di Nana, trasportato in una storia diversa, nella tetra atmosfera di un college inglese...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Okazaki
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ecco il primo capitolo della mia storia... spero sia di vostro gradimento, grazie per i commenti lasciati!! a voi

Chapter 1

Quando fummo arrivati, Shin si alzò prima di me, uscì dalla cabina e si addentrò tra la folla. Cercai in ogni modo di seguirlo con gli occhi, ma non ci riuscii e ben presto lo persi.

Mi maledii mentalmente più volte, ancora e ancora. Come avevo fatto ad essere così stupida? Come avevo potuto lasciarmelo sfuggire?

Erano domande a cui non riuscivo a trovare risposta, proprio non ci riuscivo; incominciavo davvero a pensare di essere un imbecille cronica. Dannazione a me!

Ad ogni modo ricordai a me stessa che Shin aveva la mia identica destinazione, a meno che non mi avesse raccontato una balla.

Non dovevo demordere, l’avrei riconosciuto anche in mezzo a centinaia di persone.

Mi avviai lungo la strada che portava ad Oxford, nel centro della città. Alla prima fermata dell’autobus che trovai, salii e chiesi all’autista dove diavolo era diretto.

La solita fortuna: verso la parte opposta a quella del college.

Quando finalmente riuscii ad arrivare nel posto giusto, presi subito a guardarmi attorno, alla ricerca di Shin, tra tutti quegli studenti. Ma non riuscivo a scorgerlo da nessuna parte e mi chiedevo come caspita era possibile, dato il suo aspetto.

Stupida Claire! Mi ripetevo, idiota, idiota, idiota!

-Ehi, ti sei persa?-

Udii una voce maschile, ma persi la speranza notando un collegiale addobbato di giacca e cravatta che mi fissava stranito. Forse la mia faccia sconvolta l’aveva traumatizzato.

-Sei una matricola?- continuò.

Io annuii, sperduta.

-L’accoglienza per i nuovi arrivati è da quella parte-, mi indicò una direzione.

Io la seguii, senza nemmeno ringraziarlo. Disgraziata.

La testa mi girava, c’era una gran moltitudine di persone che mi frullavano attorno, non riuscivo a capire un accidente di niente.

Avevo seguito l’indicazione del tizio, ed ero arrivata presso una specie di gruppo con a capo due ragazze, probabilmente le guide.

Poi, qualcosa di familiare attirò la mia attenzione, all’istante. Mi riscossi dal mio stato di semi-incoscienza e aguzzai la vista: in mezzo al gruppo, piuttosto dietro agli altri, c’era lui, Shin.

Il mio cuore iniziò ad accelerare, partii spedita e dopo aver varcato tutta la folla, arrivai davanti a lui. Mi fissò stranito e io, senza sapere perché, gli andai incontro e lo abbracciai forte, perdendo il viso contro il suo petto. Sentii le sue braccia stringermi e le sue mani sulla schiena.

Improvvisamente, mi resi conto di cosa diavolo stavo facendo. Mi scostai di scatto e lo fissai in viso: sorrideva leggermente tenendomi ancora stretta.

-Ops-, fece, lasciando cadere le braccia.

-Ti stavo… ehm… ti avevo perso prima sul treno-, biascicai.

-Già… non avevo mica capito che volevi restare con me-.

-No, è che non conosco nessuno di qui e allora…-

-Ehi, mi sa che ti sta chiamando da almeno due minuti…-, mi sussurrò all’orecchio.

Io, dopo essermi ripresa dalla repentina vicinanza, mi diressi a forza di gomitate fino alle due ragazze guida, ritirai il mio foglietto e tornai da Shin.

-Dovrebbe esserci scritta la tua stanza e…-, si bloccò e lo vidi allontanarsi a sua volta, per poi tornare con lo stesso foglio in mano.

-Uhm… non ci hanno messi molto vicini…-, disse confrontando i due foglietti.

La mia espressione si rabbuiò e feci una smorfia.

-Vabbè, ci si vede-, mi salutò con un cenno della mano e si allontanò.

Sospirai. L’avevo perso un’altra volta.

Mi guardai attorno: il gruppo di matricole si era diramato ed io ero rimasta pressoché l’unica là in mezzo, sperduta e senza sapere dove cavolo andare.

Rilessi il mio foglietto e provai a seguirne le indicazioni.

 

Il pallone da basket colpì il mio ginocchio. Mi destai dai pensieri quando udii una voce gridare nella mia direzione. Mi scusai con il ragazzo che andò a recuperare la palla; mi guardò male e fu sul punto di dire qualcosa, ma lasciò perdere.

Volai con lo sguardo su tutto il campo, quando una chioma azzurro-bianca colse all’istante la mia attenzione.

Fissai quella direzione per un tempo interminabile, fissai Shin per un eternità. Era seduto su una panchina a bordo campo e fumava, con lo sguardo perso sui giocatori… sembrava fosse perso nella mia direzione…

Scossi il capo, mandando via quel pensiero che di sicuro mi ero sognata.

Quando alzai di nuovo gli occhi, Shin non era più là. Voltai il capo a destra e a sinistra, nervosa di trovarlo.

Palleggiava lentamente, in piedi tranquillo davanti a due marcatori.

Tirò dalla sigaretta, la gettò a terra e la pestò con la scarpa, davanti alle espressioni sconcertate dei due ragazzi.

Si piegò sulle ginocchia e, facendosi comparire un incredibile sorriso, scartò di lato, abbandonandosi gli avversari alle spalle e correndo verso il canestro. Gettò la palla, facendola cadere con un tonfo sordo dentro alla rete del canestro.

Mentre tutti i giocatori si voltavano a fissarlo allibiti, Shin, di tutta risposta, tirò fuori dalla tasca un’altra sigaretta, la accese usando il grosso ciondolo della collana che portava al collo e se ne andò, con il fumo sopra alla testa.

Ero ancora immobile e ammutolita dalla sua perfetta performance, quando mi accorsi che lui stava venendo proprio verso di me. Mi voltai, per vedere chi ci fosse nei dintorni: io ero l’unica nel raggio di un miglio.

Cercai di calmarmi il cuore, o almeno di inghiottire la saliva con successo…

Shin si arrestò proprio davanti a me, mi fissò per un istante con quegli occhi di cristallo.

-Ti è piaciuto?-, mi chiese, lanciando uno sguardo al campo.

Io, sorpresa, borbottai qualcosa per un po’, cercando di farmi arrivare le parole fino alle labbra, e soprattutto di farle uscire fuori comprensibili.

-È stato forte-, risposi.

Shin scoppiò a ridere, e io ne rimasi incantata.

Era così bello… e poi quando rideva…

-Dove hai imparato?-, continuai.

-Da nessuna parte. Mi piace il basket, ho sempre desiderato mandare uno di quei palloni arancioni dentro un canestro-.

Annuii. Lo capivo, era lo stesso per me. Io amavo il basket, da sempre.

-Mi hanno detto che tu sei brava…-

Lo guardai. Pensai che probabilmente aveva assistito alla mia performance di poco prima e ora mi stava prendendo in giro. Altrimenti come avrebbe potuto sapere che ero davvero brava a basket?

-Andiamo a fare due tiri, ti va?-, proseguì.

Io, pietrificata dalla proposta, non riuscii a far altro se non annuire.

 

-E così quella di prima non eri davvero tu…-, scherzò Shin, dopo aver centrato un altro canestro.

-Pensavi che non fossi capace, eh? -

Shin rise un’altra volta.

Presi la palla e iniziai a palleggiare, mentre giravamo intorno. Ad un certo punto, lui si fermò, rimanendo immobile a fissarmi.

-Che c’è?-.

Shin non rispose, fermo dov’era prima.

Gli girai attorno palleggiando più lentamente, quasi sul punto di fermarmi.

Abbassai lo sguardo e fu allora che lo sentii muoversi. Alzai gli occhi e me lo vidi addosso. Provò a rubarmi la palla: io non ero pronta, ma cercai ugualmente di recuperare, mentre lui mi veniva sempre più addosso.

Scoppiammo entrambi a ridere. Mi voltai, cercando di riparare la palla con il corpo, ma Shin mi prese un braccio e mi tirò versò di sé.

Il pallone rotolò via sull’asfalto, ed io ero a pochi centimetri dal suo bellissimo viso.

-Tempo scaduto-, mormorò.

Mi lasciò andare e rimase per un momento in quella posizione, di poco distante da me.

-Hai trattenuto la palla per troppo tempo-.

Io ancora non riuscivo ancora a capire niente. Lo fissavo ammaliata.

-Perciò ho vinto io-, rise e si allontanò da me, andando a recuperare il pallone.

  
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