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Autore: The Galway Girl    28/09/2014    2 recensioni
Mi chiamo Anais, ho 19 anni, ho appena finito il liceo e non ho voglia di fare niente.
Dico sul serio, proprio niente.
La mia idea era quella di starmene tutto il giorno davanti alla tivù, ma ho dovuto fare i conti con mia mamma, una snob che non vuole assolutamente sfigurare di fronte alle sue amiche, così ho messo a punto un piano infallibile, un Piano Geniale. Mi sarei trovata un lavoro così orribile e imbarazzante che mia madre mi avrebbe costretta a licenziarmi....
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo diciassette.

Inizio la settimana felice come una Pasqua. Mia mamma è stata di umore nero ieri, sono sicura che fra non molto esploderà e mi dirà finalmente di licenziarmi.
Ambra mi ha mandato sms tutto il pomeriggio e mia nonna ed io siamo andate a fare una passeggiata con Lafayette come non succedeva da tempo.
L'unico neo è che Angelica continua a non parlarmi, è ancora arrabbiata con me.
Ho tentato svariati approcci, ma appena mi vede arrivare se ne va via spedita.
Avevo preparato dei biscotti per Pasqua, lei è stata l'unica di tutta la fabbrica a non prenderne neanche uno.
Va sempre a casa con l'autobus, e ogni tanto la viene a prendere Federico. Mi chiedo se lei gli abbia raccontato del mio piano.
< < Ma che avete litigato? > > mi chiede Paola in mensa, ormai pranzano sempre con me, mi si siedono una per lato, sembriamo un hamburger, due grosse fette di pane con in mezzo una sottile fettina di carne.
< < Si, non mi parla più > > spiego mangiando un pezzo di pane.
< < Perchè? > > mi chiede Simona.
Mmm, perchè?
< < Boh, ha smesso di parlarmi, forse perchè non la accompagno più a casa > > dico con aria innocente.
< < Ammazza, mica eri costretta > > mi dice Paola alzandosi per andare a prendersi un caffè.
Si, ok, lo so che sono una persona orribile e che se Angelica non mi parla più è colpa mia, ma non posso mica dire alle bulle il vero motivo della nostra lite.
< < Eri la prima persona che le rivolgeva la parola da quando lavora qua, e non ti parla più? Mah > > dice Simona.
< < Non parlava con nessuno prima che io arrivassi? > > chiedo curiosa.
< < No, se ne stava sempre in cortile ad ascoltare musica e far finta di fumare. > >
Su questo mi sento in dovere di difenderla.
< < Bè, grazie, voi non lasciavate uscire nessuno, a meno che non fumassero! > >  esclamo.
< < Eh? > > la bulla eslpode in una risata < < Oddio, non ci avrà mica creduto? > > dice continuando a ridere.
< < Cosa? Mi ha detto lei che tu e Paola davate il permesso di stare fuori solo a chi fumava o ai vostri amici! > > dico.
< < E' una cosa che le ho detto per scherzare il suo primo giorno! Chi pensava che ci avrebbe creduto? > > dice divertita.
< < Ma, anche a me dicesti che dovevo chiederti il permesso! > > rispondo confusa.
< < Si, è vero. Lo faccio sempre con i novellini, ricordi? E tu, a differenza sua, mi rispondesti per le rime! > >
< < Quindi in sintesi, io ho superato il tuo test e lei no? > > chiedo.
< < Bè, guarda un pò con chi parlo e con chi no e tira tu le somme > > mi dice avviandosi anche lei alla macchinetta del caffè.
Ero la sua unica amica. Che non fosse popolare lo avevo intuito, ma chissà che inferno avrà passato, da sola contro le due bulle senza nessuno a difenderla.
Devo fare pace con lei.
Nello spogliatoio all'uscita mi avvicino a lei per tentare un approccio.
< < Hei, ehm, Angelica, vuoi che ti dia un passaggio? Ho sentito che c'è sciopero degli autobus > > le chiedo fissando il pavimento.
< < No, grazie, viene Federico. Ciao. > > mi risponde secca sbattendo la porta del suo armadietto e avviandosi all'uscita.
La seguo e nel parcheggio noto subito la Punto grigia, Federico è appoggiato alla portiera con lo sguardo fisso sul cellulare.
Quando mi nota mi fa un cenno con la testa e un sorriso.
Dio, devo assolutamente fare pace con Angelica.
Una volta a casa, sdraiata sul letto penso a un modo per farmi perdonare.
Lei mi ha dato della stupida e della viziata, ha criticato il mio piano, e vorrei tanto che potesse vedere la faccia che ha mia mamma in questi giorni così capirebbe che non è affatto stupido, ma mi manca la complicità che avevamo in fabbrica, e se voglio che torniamo ad essere amiche, dovrò essere io a fare il primo passo.
A cena l'atmosfera è pesante come sempre, mia nonna cerca di fare conversazione, mio padre risponde pigramente e mia mamma ha lo sguardo assassino.
A un certo punto noto che sta lanciando delle occhiate a mio padre e lui continua a fare di no con la testa.
Le occhiate si fanno più insistenti, lui cede e con un sbuffo mi dice < < Anais, nel negozio di vestiti in centro cercano commesse, potresti farci un salto. > >
< < Ma, io ce l'ho già un lavoro > > rispondo aggrottando la fronte.
< < Si, infatti è quello che pensavo anch'io > > dice lui sollevato.
< < NO che non ce l'hai un lavoro > > sbotta mia madre < < Non è un lavoro, è...è... un crimine contro l'umanità! > > dice con un'espressione spiritata.
< < Un crimine? Addirittura? > > rispondo con una risatina < < Non definirei un crimine guadagnarsi da vivere onestamente. > >
< < Onestamente? > > dice < < Tu lo definisci essere onesti? > >
Non capisco dove voglia andare a parare.
< < Essere costretti a mentire, non avere il coraggio di dire dove lavori, pensi che sia onesto? > > mi chiede brandendo la forchetta.
< < Mamma, guarda che sei tu che non hai il coraggio di dire dove lavoro perchè ti vergogni, io non ho nessun problema! > > dico esultando.
< < Ah si? E a Manlio che cosa hai risposto, allora? > >
E dai con questa storia di Manlio.
< < Cosa? Scusa, chi è che ha cominciato raccontando a tutti che lavoro nella ristorazione? Avresti forse preferito che io dicessi a  tutti i tuoi amici che sei una bugiarda? > >
< < Ehm, ragazze... > > tenta debolmente mio padre.
< < Ok, magari riprenderemo questa conversazione quando la mamma sarà un pò meno isterica > > dico alzandomi.
Saltello su per le scale e mi chiudo in camera.
Non ci credo.
Dopo otto mesi passati a lavorare in quella fabbrica degli orrori mia mamma sta finalmente cedendo.
A essere sinceri quando ho formulato il mio piano geniale non credevo che ci avrei messo così tanto a realizzarlo, ma non importa.
Mia madre mi chiederà di licenziarmi, io l'accontenterò "a malincuore" e dopo nessuno avrà più il coraggio di nominare la parola "lavoro", trascorrerò l'estate in spiaggia mangiando gelato e non facendo assolutamente niente.

Con la sicurezza di affrontare gli ultimi giorni di lavoro arrivo in fabbrica tutta gasata.
Appena esco dallo spogliatoio Antonio mi si avvicina e mi dice < < Anais, durante la pausa pranzo puoi passare nel mio ufficio? Devo parlarti di una cosa. > >
Noto che Angelica mi lancia uno strano sguardo. Che mi abbia denunciato?
Accidenti, non posso essere licenziata, tutto il mio piano andrebbe a monte. Realizzo con orrore che avrebbe più di un motivo valido per farlo. Scoprire che ho postulato per questo lavoro per realizzare un piano assurdo, io che piombo in camera di Ambra con lui in mutande, io che frugo nel suo ufficio e scopro il suo vero nome, anche se questo non lo sa, ma magari Angelica potrebbe avergli spifferato anche questo.
< < Ehm, ok > > gli rispondo preoccupata.
Le ore che mi separano dal pranzo sembrano interminabili.
Ho appena finito di spellare Magnus quando la campana suona.
Mi fiondo nello spogliatoio, lancio cuffie e mascherina nell'armadietto e mi dirigo nell'uficio di Antonio.
Busso e sento subito < < Avanti. > >
Entro titubante e mi siedo nella stessa sedia sulla quale ero seduta otto mesi fa.
Lui incrocia le mani sulla scrivania e mi dice < < Anais, sono stato promosso. > >
Non avevo notato il sorriso compiaciuto quando sono entrata, forse perchè ero troppo preoccupata che lui volesse recidermi la carotide con l'attrezzo che usano nel settore due.
< < Wow, è... fantastico > > rispondo, ci metto un pò a trovare la parola adatta, la prima che mi è venuta in mente è "irrilevante".
< < E io cosa c'entro? > > chiedo curiosa.
< < Bè, se io vengo promosso, qualcun' altro deve prendere il mio posto qui > > mi dice fissandomi.
< < E quindi? > > continuo a non capire.
Lui fa una risatina < < E quindi io avrei pensato a te. > >
Fermi tutti.
Cosa sta succedendo?
< < Cosa? Non capisco > > chiedo.
< < Anais, ti sto dando una promozione > > mi spiega. < < Sarai tu a gestire i settori dall'uno al quattro, non è difficile, solo un sacco di scartoffie da compilare, ordini da spedire, ma tranquilla ti spiegherò tutto prima di essere trasferito > > mi dice entusiasta.
Ho avuto una promozione. E io che pensavo di essere licenziata.
< < Perchè io? > > chiedo.
Decine di operai là fuori meriterebbero questa promozione più di me, io lavoro qui per far incazzare mia madre per la miseria.
Tutt'a un tratto un pensiero mi colpisce.
< < E' per via di Ambra, vero? > > chiedo.
< < Cosa? > > mi risponde imbarazzato.
< < E' perchè frequenti la mia migliore amica? Antonio, non voglio favoritismi! > >
Lui ci pensa un pò su, poi mi risponde < < Sai che ti dico? E' esattamente per via di Ambra > >
Lo guardo perplessa.
< < Non fa altro che dirmi quanto tu adori questo lavoro > > mi spiega lui < < Sei stata tu a venire da me per chiedere di lavorare qua, e lo ammetto, all'inizio ho pensato che tu fossi pazza, nessuno vuole fare questo lavoro, ma poi ti ho osservata, lavori il doppio degli altri, vai d'accordo con tutti, sei stata la prima persona che ha rivolto la parola ad Angelica e sei pure diventata amica di Simona e Paola, senza contare i biscotti che prepari. > >
Wow. Sono senza parole. Non mi ero resa conto che il mio rendimento nella fabbrica fosse così buono, e non mi ero accorta di essere così popolare.
< < Sei la persona adatta, credimi. Tu hai a cuore le altre persone, proprio come me > > dice guardandomi.
< < So che voi tutti pensate che sono un ruffiano e un perfettino, ma è proprio perchè tengo molto a voi che cerco di far funzionare le cose al meglio. > >
Ora capisco perchè Ambra si è interessata a lui, lei è la persona più gentile che conosco, e con questo discorso anche lui ha scalato la classifica.
< < Antonio, sono felice che tu apprezzi il mio lavoro, ma vorrei pensarci un pò, ti dispiace? > > chiedo.
< < Oh, ma certo, è ovvio, è una grande responsabilità, pensaci pure! > > mi risponde.
Mi avvio di nuovo verso lo spogliatoio per recuperare le cuffie e la mascherina.
Questo pomeriggio ho decisamente smentito Antonio, avrò spellato si e no sei polli in cinque ore, ho la testa piena di pensieri.
Torno a casa e trovo i miei seduti sul divano, mia madre ha un'espressione trionfa.
< < Anais, siediti, tuo padre ed io dobbiamo parlarti. > >
  
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