Anthony Seller stava camminando per le vie del suo paesino, con lo
zainetto sulle spalle carico di pesantissimi libri di scuola
percorrendo un viale alberato che gli metteva addosso incredibile
allegria. Ci si avvicinava alla stagione primaverile e il rosa era il
colore predominante degli alberi, il colore dei fiori appena sbocciati,
che rendevano ogni arbusto una sorta di abbellimento artistico in
contrasto con il grigiore cittadino. Il vento sembrava portare una
leggera brezza potendo così provare il piacere di sentire l’alito
profumato della bella stagione. Era contento, aveva finalmente
terminato la collezione di fumetti del suo supereroe preferito, facendo
una tappa in edicola, prima di andare a scuola, era riuscito ad avere
l’ultimissimo numero e, dopo averlo infilato in cartella, si apprestava
ad andare in classe, di fretta e in ritardo, come era suo solito fare.
Guardò l’orologio Swatch che suo padre gli aveva regalato al suo ultimo
compleanno e si accorse che la lezione sarebbe iniziata fra pochissimi
minuti e lui era piuttosto lontano dalla scuola. Decise di correre per
tentare di arrivare in orario. Correva a testa bassa e non guardava
neanche dove metteva i piedi, come fanno di solito i bambini. Alzò gli
occhi all'improvviso, era troppo tardi, l'ostacolo che intralciava la
sua corsa si era presentato troppo in fretta, forse si era
materializzato proprio in quell'istante. Arrancò, cerco di smuovere
l'aria con le mani per farsi aiutare dall'aria a frenare ma fu tutto
invano, andò a sbattere contro qualcosa, anzi qualcuno, la persona che
quasi tutte le mattine tormentava la sua esistenza. Era John Feelin il
bullo della scuola, il ragazzino più grosso di tutti, quello che
metteva paura solo quando ti passava di fianco. Anthony era gracilino,
timoroso e lui, quasi come se avesse le caratteristiche sensoriali di
un cane, lo sentiva e approfittava di questo per poterlo molestare.
«Anthony.. dove vai così di corsa?»
Si rivolse a lui con tono indubbiamente sarcastico, il piccolo Anthony non voleva rispondergli e aveva quasi paura solo di guardare nei suoi neri e profondi occhi.
«Anthony.. ti ho fatto una domanda.. mi vuoi rispondere?»
«Stavo andando a scuola» disse con voce tremolante
«Lo sai che non ho fatto colazione stamattina? Fammi vedere se hai una merendina nella cartella!»
Il piccolo Anthony, temendo che il bullo potesse vedere il suo preziosissimo fumetto, fece un rapido scatto per seminarlo e corse via. John era grassoccio e non riusciva a stargli dietro. Anthony sapeva che prima o poi John a scuola l’avrebbe braccato ma, in quel momento, temeva più per il fumetto che per la sua incolumità fisica. Correva velocemente, il più possibile, con tutto l’ossigeno che gli rimaneva nei polmoni quando all’improvviso, come qualche minuto prima, un altro ostacolo si profilò davanti a lui. Stavolta riuscì a frenare in tempo, si immobilizzò, i muscoli della faccia di Anthony si contrassero e gli occhi si sgranarono per la sorpresa. Era Dominik Merkent l’amico di John. Allungò una mano e lo afferrò per il collo.
«Dove credi di andare, pulce?» John li stava raggiungendo.
«ti meriti una bella lezione, moscerino».
Dominik sferrò un pugno in pancia ad Anthony facendolo rantolare per terra. Quasi senza fiato e con il ventre indolenzito non accennava a rialzarsi, sapeva che sarebbe stato peggio. Gli sfilarono lo zainetto dalle spalle, gli rubarono la merendina e i pochi soldini che sua madre gli aveva dato come mancia della settimana, poi trovarono il fumetto, era la fine.
«Leggi ancora i fumetti? Non sai che è una cosa da bimbetti?» gli disse John. Anthony taceva.
«Le avventure di superhero? ma non ti vergogni a leggere queste fesserie da bambini dell’asilo?».
Anthony non emetteva alcun suono dalla bocca, in quel momento era bloccato, con le mani a protezione della pancia indolenzita, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata, lo sguardo fisso sulla faccia del bullo. John prese il fumetto con le mani e lo alzò quasi come se stesse tenendo una coppa appena vinta, fissò Anthony negli occhi e strappò il fumetto in mille brandelli piccolissimi. Gli piaceva assaporare la tristezza, la delusione e il dolore che i bambini manifestavano quando venivano molestati e picchiati. Come se fosse una bestia oscura, si nutriva delle loro sofferenze. Anthony era devastato dal dolore fisico e dall’amarezza, lo sconforto che gli aveva provocato vedere il suo fumetto in frantumi era più forte del dolore causato dal pugno di Dominik. Continuava a piangere come un agnellino indifeso tenendosi stretta la pancia con le braccia. I due teppisti decisero che l'avevano punito per bene e forse era meglio lasciarlo andare. Si scambiarono due parole, era probabile che si stessero mettendo d’accordo su come molestare qualche altro ragazzino durante il resto della mattinata. John diede una pacca sulla spalla a Dominik.
«Andiamo Dom questo pivello è ormai talmente inoffensivo che si perde gran parte del gusto nel picchiarlo»
I due bulli s’incamminarono verso la direzione della scuola, ma prima di girare l’angolo John si voltò, lo guardò dritto negli occhi e gli disse:
«Sei e resterai per sempre uno stupido, fragile, fifone..»
..stupido, fragile, fifone.. stupido, fragile, fifone.. Anthony si svegliò e si mise di scatto a sedere sul letto, sudato e ansimante. Si passò una mano tra i folti capelli e pensò: “Oh mio Dio! Ogni volta sempre il solito sogno, chissà quando finirà questo supplizio”. Il suono della sveglia riportò Anthony alla realtà da quella strana sensazione che sfuma in virtualità creata dai sogni. Si tirò su dal letto e andò a lavarsi e vestirsi perché era tardi e, come di consueto, avrebbe timbrato il cartellino oltre l’orario consentitogli. Guardò al suo fianco, l’altra parte del letto era vuota. Sua moglie era via per un importante impegno di lavoro, il nuovo lavoro di cui era tanto entusiasta. Fini di lavarsi e vestirsi e si apprestò ad andare a lavorare. Uscendo di casa trovo un post-it dalla parte interna dell'uscio, era di sua moglie.
"BUONGIORNO AMORE, NON SCORDARTI DI TOGLIERE TUTTO DAL FREEZER E RIMETTERLO IN QUELLO NUOVO QUANDO LO CONSEGNANO SE NO LA CARNE VA A MALE. TI AMO. A PRESTO. CHRIS"
Anthony chiuse la porta di casa e si lasciò sfuggire un sorriso...
«Anthony.. dove vai così di corsa?»
Si rivolse a lui con tono indubbiamente sarcastico, il piccolo Anthony non voleva rispondergli e aveva quasi paura solo di guardare nei suoi neri e profondi occhi.
«Anthony.. ti ho fatto una domanda.. mi vuoi rispondere?»
«Stavo andando a scuola» disse con voce tremolante
«Lo sai che non ho fatto colazione stamattina? Fammi vedere se hai una merendina nella cartella!»
Il piccolo Anthony, temendo che il bullo potesse vedere il suo preziosissimo fumetto, fece un rapido scatto per seminarlo e corse via. John era grassoccio e non riusciva a stargli dietro. Anthony sapeva che prima o poi John a scuola l’avrebbe braccato ma, in quel momento, temeva più per il fumetto che per la sua incolumità fisica. Correva velocemente, il più possibile, con tutto l’ossigeno che gli rimaneva nei polmoni quando all’improvviso, come qualche minuto prima, un altro ostacolo si profilò davanti a lui. Stavolta riuscì a frenare in tempo, si immobilizzò, i muscoli della faccia di Anthony si contrassero e gli occhi si sgranarono per la sorpresa. Era Dominik Merkent l’amico di John. Allungò una mano e lo afferrò per il collo.
«Dove credi di andare, pulce?» John li stava raggiungendo.
«ti meriti una bella lezione, moscerino».
Dominik sferrò un pugno in pancia ad Anthony facendolo rantolare per terra. Quasi senza fiato e con il ventre indolenzito non accennava a rialzarsi, sapeva che sarebbe stato peggio. Gli sfilarono lo zainetto dalle spalle, gli rubarono la merendina e i pochi soldini che sua madre gli aveva dato come mancia della settimana, poi trovarono il fumetto, era la fine.
«Leggi ancora i fumetti? Non sai che è una cosa da bimbetti?» gli disse John. Anthony taceva.
«Le avventure di superhero? ma non ti vergogni a leggere queste fesserie da bambini dell’asilo?».
Anthony non emetteva alcun suono dalla bocca, in quel momento era bloccato, con le mani a protezione della pancia indolenzita, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata, lo sguardo fisso sulla faccia del bullo. John prese il fumetto con le mani e lo alzò quasi come se stesse tenendo una coppa appena vinta, fissò Anthony negli occhi e strappò il fumetto in mille brandelli piccolissimi. Gli piaceva assaporare la tristezza, la delusione e il dolore che i bambini manifestavano quando venivano molestati e picchiati. Come se fosse una bestia oscura, si nutriva delle loro sofferenze. Anthony era devastato dal dolore fisico e dall’amarezza, lo sconforto che gli aveva provocato vedere il suo fumetto in frantumi era più forte del dolore causato dal pugno di Dominik. Continuava a piangere come un agnellino indifeso tenendosi stretta la pancia con le braccia. I due teppisti decisero che l'avevano punito per bene e forse era meglio lasciarlo andare. Si scambiarono due parole, era probabile che si stessero mettendo d’accordo su come molestare qualche altro ragazzino durante il resto della mattinata. John diede una pacca sulla spalla a Dominik.
«Andiamo Dom questo pivello è ormai talmente inoffensivo che si perde gran parte del gusto nel picchiarlo»
I due bulli s’incamminarono verso la direzione della scuola, ma prima di girare l’angolo John si voltò, lo guardò dritto negli occhi e gli disse:
«Sei e resterai per sempre uno stupido, fragile, fifone..»
..stupido, fragile, fifone.. stupido, fragile, fifone.. Anthony si svegliò e si mise di scatto a sedere sul letto, sudato e ansimante. Si passò una mano tra i folti capelli e pensò: “Oh mio Dio! Ogni volta sempre il solito sogno, chissà quando finirà questo supplizio”. Il suono della sveglia riportò Anthony alla realtà da quella strana sensazione che sfuma in virtualità creata dai sogni. Si tirò su dal letto e andò a lavarsi e vestirsi perché era tardi e, come di consueto, avrebbe timbrato il cartellino oltre l’orario consentitogli. Guardò al suo fianco, l’altra parte del letto era vuota. Sua moglie era via per un importante impegno di lavoro, il nuovo lavoro di cui era tanto entusiasta. Fini di lavarsi e vestirsi e si apprestò ad andare a lavorare. Uscendo di casa trovo un post-it dalla parte interna dell'uscio, era di sua moglie.
"BUONGIORNO AMORE, NON SCORDARTI DI TOGLIERE TUTTO DAL FREEZER E RIMETTERLO IN QUELLO NUOVO QUANDO LO CONSEGNANO SE NO LA CARNE VA A MALE. TI AMO. A PRESTO. CHRIS"
Anthony chiuse la porta di casa e si lasciò sfuggire un sorriso...