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Autore: TheBackandTheSkin    29/09/2014    0 recensioni
I sensi di colpa sono una brutta bestia. Ti divorano dall'interno e non esiste nessuna cura specifica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa...

Dicono che le cose arrivano quando meno te le aspetti.

Certo, come puoi aspettarti di essere investito da un auto o di perdere le chiavi di casa? Ma non credo che questo “modo di dire” si riferisca a questo genere di situazioni. No, io penso che sia una consolazione che è stata creata per alleviare le persone un po' giù. Per illuderle che da un momento all'altro potrebbe arrivare il principe azzurro o un lavoro meraviglioso (soprattutto ben pagato mi sa). La fortuna fa di certo un gran lavoro nella vita delle persone, ma poi sono proprio queste a forgiare il loro destino. Tramite le loro scelte. E se nostre scelte ci rappresentano, le situazioni in cui vengono prese, altresì, saranno la chiave per capirle.

Personalmente ho fatto davvero tante cattive scelte. Una forse peggiore dell'altra e per quanto possa pentirmi, io non cambierei il mio passato. Non rischierei di diventare qualcun altro. Sento dire spesso “Se solo potessi tornare indietro..” ma mi chiedo: a che pro?

Ovviamente non vale per tutti. Ci sono storie e storie, tante vite diverse tra loro, e davvero non si possono condannare tutte. Eppure, mi prude sempre un po' il naso sentendo “Se solo...”.

Se dovessi chiedere a sette miliardi di persone che vivono sulla terra, che cosa vorrebbero cambiare del loro passato, ognuna di loro risponderebbe, a testa, sei miliardi e novecentonovantanove milioni di cose. Ma alla fine che importanza ha? Non possiamo tornare indietro. Non possiamo sistemare i nostri errori, non possiamo ingoiare parole già dette. Possiamo solo fingere credo. E forse credere che le cose arrivano quando meno te le aspetti.

A me non piace fare così, ma lo faccio. Mia adeguo alla massa. Ma magari è anche la vergogna a spingermi.

Mi vergogno di cosa ho fatto in passato e di chi io sia stata. Mi vergogno anche di quello che sono adesso.

Com'è possibile che a soli diciotto anni io già provi questo? Rimpianti e nessuna speranza.

Ho dato un pezzo del mio cuore, o forse tutto, ad una persona che non doveva prenderselo. Ho creduto, Dio, no, ho sperato che lui ricambiasse. Invece mi ha solo scopato. È stato gentile, lo abbiamo fatto per terra, ed era la mia prima volta. All'inizio non ero pentita. Ero convinta che, in qualche modo, noi fossimo qualcosa. Beh, non è difficile immaginare cosa io ero per lui: una vagina. E quando l'ho capito finalmente non mi sono nemmeno arrabbiata, né con lui, né con me stessa, né col mondo. Quando l'ho capito ho solo sentito sbriciolare qualcosa dentro di me. Ho voluto tappare le orecchie al richiamo del cervello per ascoltare il richiamo del mio stupido cuore.

E quindi no, le cose non arrivano quando meno te le aspetti.

Noi sappiamo perfettamente quando sta arrivando qualcosa, ma preferiamo ignorarlo, per poi comportarci da vittime.

Per rattopparmi un po' dopo questa esperienza non sapevo che fare. Poi ho conosciuto lui, Pietro, uno stupido ragazzo di diciannove anni, che in un mese e mezzo si è innamorato di me. Cosa pazzesca. Senza senso. Priva di logica. Nessuno mi aveva mai amato. Ho preso quello che c'era, senza lamentarmi, ma sperando in qualcun altro. Sperando che un giorno l'uomo che mi aveva scopata su un pavimento senza più rivolgermi la parola, mi avrebbe cercato.

Oddio, ho sperato ogni momento di averlo indietro. Ma non mi interessava averlo come fidanzato o come amante, volevo riavere la persone che mi faceva essere felice di esistere. Così mentre quel ragazzino mi teneva tra le sue braccia, immaginando un futuro con me, io immaginavo il futuro con un'altra persona. E mentre mi baciava, mi accarezzava, mi faceva sentire quanto mi voleva... io pesavo ad un altro, desideravo un altro.

I sensi di colpa sono una brutta bestia. Ti divorano dall'interno e non esiste nessuna cura specifica. E così io mi sono lasciata divorare un poco alla volta, fino a che ho capito che, in qualche modo, potevo ricambiare l'affetto di quello stupido ragazzino.

Così quello stupido ragazzino è diventato importante, non quanto l'altra persona, ma molto. I sensi di colpa ancora lì, annidati nel mio stomaco, nelle mie viscere, nel mio cuore. E più il ragazzino diventava importante, più io mi odiavo e odiavo un po' tutto. Perché il ragazzino mi amava. Mi voleva. Il ragazzino credeva in un noi che non ero capace di dargli. Non potevo dargli. Così l'ho lasciato andare.

L'ho liberato da me e adesso mi sento vuota. Come se fossi niente. È strano. Posso dire con certezza che non mi sono mai sentita così. Ma gli ho mentito e l'ho usato per un po', quindi era mio dovere lasciarlo andare. Io voglio che trovi una persona che lo ami in egual misura. Io voglio poter un giorno guardare indietro, ad oggi, e dire “Era la cosa giusta”. Mi importa solo questo.

Però, certe volte, quando è ancora tutto buio e me lo posso permettere, mi chiedo: quando è diventato così importante? Quando finirà questo dolore? Perché posso trovate una cura a quello fisico, riesco a sopportarlo in qualche modo; poi arriva l'angoscia che scivola e si intrufola nel mio petto e non se ne va via. Non è bello perché alla angoscia segue una sfilza di emozioni inqualificabili e tutto cambia: il mondo lo vedo improvvisamente insipido, ingiusto, crudele nella sua indifferenza e nella mia. E non ne ho nessun diritto perché anch'io sono indifferente, ed è brutto perché quando il dolore assalisce qualcun altro non me ne importa. Ci sono solo io e alla fine è vero. L'ho usato per superare un momento in cui non ero nemmeno in grado di respirare. E mentirei dicendo che lui non è stata la mia ancora di salvezza. Mi ha salvato, ma nonostante questo io volevo qualcun altro. Quindi questo dolore me lo merito. È la mia punizione. Purché lasciarlo andare sia la cosa giusta. Lo è, no? E non importa se lasciarlo andare ha reso più secco e arido qualcosa di già desertico.

Ma era la cosa giusta. Lui sarà felice.

Non importa quante volte dovrò ripeterlo.

Prima o poi ci crederò.

  
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