Anime & Manga > HunterxHunter
Ricorda la storia  |      
Autore: Kyousuke_01    29/09/2014    1 recensioni
Questa Fanfic, parla di Gon e Killua, è tutto praticamente inventato da me.
Buona lettura:)
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi continuavo a girare e rigirare nel letto dell'ospedale in cui stavo, per i troppi dolori alla gamba infortunata, mentre la mia mente vagava tra i pensieri assurdi di tutta quella giornata precedente.
''..Hisoka doveva per forza farmi male alla gamba in quel combattimento'', pensai aprendo gli occhi di scatto e fissandola, ''E' ridotta male ma io sono una roccia, e mi riprenderò presto''.
Lo sguardo poco dopo si posò sulla piccola sveglia verde accanto a me che segnava con le sue lancette le 7.15, non c'era problema dopo tutt-
''LE SETTE E QUINDICI?!'', pensai dimenandomi per poi prenderla tra le mani, ''Merda sono in ritardo'', la buttai a terra quasi frantumandola e cercai in modo impacciato di alzarmi dal letto che mi ospitava.
Un sospiro enorme mi uscì dalla bocca senza che me ne rendessi conto, insomma, dopututto, avevo tutte le carte in regola per essere un po' stressato.
Il primo fatto tra questi era proprio la gamba, il secondo invece, era il fatto che Killua era come sparito e l'ultimo, ma non meno importante motivo, era che Hisoka continuva a telefonarmi come un'ossesso.
Parlano di ''telefonate'' e di ''Hisoka'' doveva per forza scatenarsi, no? 
Il cellulare, improvvisamente, iniziò a suonare e la voglia, quasi impercettibile, di rispondere scarseggiò.
''Che faccio, gli ripondo?'' pensai cercando di avvicinare la mano tremante al cellulare, ''Non riesco a non far tremare quell'orribile manoCome ho fatto a ridurmi così dal nulla? Diamine'' conclusi il mio pensiero prendendo quel cellulare nero tra le mani.
Cellulare.
Hisoka.
Tutto come al solito, dopotutto.
''Rispondiamo.'' pensai portando il dito tremante sul pulsante ''accetta chiamata'' del telefonino.
Una frase pronunciata da una voce squillante mi fece sobbalzare: « Gon, da quanto, come stai? Ti ricordi di me no? Sono Hisoka. »
''...E come potrei non ricordarmene? Mi chiami centomilioni di volte al giorno.'' pensai sospirando e rispondendo con voce dolce alla frase dell'altro:  « Hisoka, si. Ovvio. Come sto? Leggermente meglio. Si, dai.»
Che menzogna gli dissi, non avevo mai mentito a qualcuno e sinceramente mi sentivo davvero male.
''..Come ho potuto mentirgli così spudoratamente?'' pensai cercando di tranquillizzarmi mentre il mio cuore stava ''salendo'' in gola. La mia quiete come al solito era venuta meno.
Hisoka, sempre lui.
Solo lui riusciva davvero a farmi sentire così ''inadeguato''.
« Sei sicuro di stare bene? » quella frase mi scostò un'attimo dai miei pensieri confunsi e agitati.
« Ovvio che sto bene » risposi cercando di continuare quella piccola falsa.
« Smettila » rispose lui con fare abbastanza serio. 
« Ma io... » cercai di rispondere ''invano'' a quell'affermazionecosì seria.
Perchè invano? Mi chiuse il cellulare come se nulla fosse successo. 
 ''...Hisoka?'' il mio cervello riuscì a pensare solo a quel nome, mentre con molta fatica cercai di alzarmi da quel letto che, come se avesse delle calamite che mi attrevano, non mi permetteva di farlo.
Dopo circa dieci minuti di dura lotta contro quell'orribile letto da cui non riuscivo ad alzarmi, ci riuscii miracolosamente.
Un sospiro di solievo uscì dalle mie labbra e si udì per tutta la stanza mentre con fatica il mio corpo e la mia gamba cercavano di muoversi verso le bende che erano sul tavolo.
''...Maledettissimo sangue'' pensai cercando di allungarmi per prenderle, ''ci sono quasi'' il mio pensiero mi diede una nuova carica, ''Eccole!'' esclamai al mio interno appena riusciuto a prenderle, ''ora voi mie care bende ed io ci aiutiamo a vicenda, intesi?'' mi sedetti e sorrisi iniziando a bendarmi. Poco dopo un rumore mi fece scostare lo sguardo sulla porta.
L'incubo.
Era arrivata quell'odiata ''persona'' che non sopportavo: L'infermiera.
Che voleva proprio ora che dovevo uscire? Sospirai, mi alzai e la sorpassai come se nulla fosse. ''...Non si può permettere di toccarmi o di ferm-'' nemmeno il tempo di finire quel pensiero che quell'infermiera mi fermò dal braccio e mi disse con parole esplicite: « NON PUOI ANDARTENE, SEI ANCORA SOTTO CURA ».
Quel tono serio mi fece pensare a milioni di cose che in quel momento forse dovevo fare ma che, comunque, non avevo assolutamente fatto.
''..Andrò da Killua'' pensai dimenandomi, « MI LASCI SIGNORINA! » urlai riuscendo a liberarmi.
Subito dopo scappai all'impazzata, perchè tutto ciò? Nessuno mi avrebbe fermato dal ritrovare Killua, che forse in quel momento era in una grave situazione nella propria residenza a causa dei, cosidetti,  ''Zaoldyeck''.
L'ansia stava prevalendo sulla mia povera mente che oramai era completamente in erme a ciò.
Killua. Killua. KILLUA.
Era l'unico nome che stava impresso in quel momento sulla mia mente e sul mio pensiero. ''Che stava succedendo in quella maledettissima residenza di Assassini?''
Il mio pensiero diventò quasi un riporto al passato, che stranamente, mi fece ricordare il modo in cui Killua parlava della sua famiglia, degli Assassini, e del suo passato.
Quel sorriso.
Quel sorriso era molto strano, mi ricordava qualcosa che era legato al mio passato.
''...Forse lui-'' scostai la testa ripetutamente da un lato all'altro cercando di mantenere lo stesso andamento nella corsa, ''Lui è lui. Killua rimane Killua, lui è il mio migliore amico, non mi avrebbe mai mentito.'' 
Questo fu il mio ultimo pensiero prima di serrare le labbra e di cercare completamente di svotarmi la mente.
Corse su corse su corse. 
Quante volte avevo corso con lui, quante volte gli avevo sorriso e quante volte l'avevo sostenuto. Le lacrime scesero sulle guancie bagnandole leggermente.
''La devo smettere'' sospirai asciugandomi le lacrime e fermandomi davanti a quel posto che mi avrebbe condotto da lui. ''Devo prendere questo treno?'' pensai prendendo il biglietto fissandomi la gamba che era messa molto male.
''Devo calmarmi, andiamo.'' iniziai di nuovo a correre verso la corsia del treno giusta e per un pelo riuscii ad entrare in quel treno che stava per partire; ''Fatto''.
Ora l'ultima cosa che mi rimaneva era andare in quella residenza a prenderlo. 
''Lo aiuterò'' pensai portando una mano sulla gamba insanguinata che mi tinse la mano di uno scarlatto acceso.
''Si. Questo sangue che sta uscendo è il sangue che lui adesso sta versendo tramite gli occhi'', un pensiero profondo uscì dalla mia mente e tinse i miei occhi di un'altro colore chiamato ''lacrime''.
Un colore acceso che continuava a scendere senza fermarsi da quei piccoli occhi.
''La intravedo'' pensai fissando quell'enorme ed imponente edificio che stanziava davanti ai miei occhi. ''Sono quì. E' ora di entrare'' cercai di aprire la porta del Test, ''DAI'' continuavo a ripetermi questa parola nella mente per darmi forza.
Improvvisamente quell'enorme porta, che pesava tantissimo, si aprì. ''Eccomi. Killua, sto arrivando'' iniziai a correre, forse, per l'ultima volta verso quell'enorme edificio in cui ''Zaoldyeck'' vivevano da generazioni. 
Appena vidi il portone sorrisi, entrai e urlai: « RIDATEMI IL MIO KILLUA. » Iniziai di nuovo a correre in cerca di Lui che sembrava non essere lì,ma non poteva essere così. Infatti non lo era.
Perchè? Vidi dal nulla i suoi capelli argentati che tingevano quel posto così oscuro di un tratto di luce. ''Ecco-'' nemmeno il tempo di avvicinarmi a Lui che si accasciò a terra, « KILLUA! » urlai con tutto il fiato in corpo che avevo in quel momento, « KILLUA. KILLUA. KILLUA. » continuai a gridare mentre le lacrime scendevano e mentre continuavo a passo svelto ad avvicinarmi verso di Lui.
Una voce dal nulla mi dece girare la testa.
Quelle parole, Chi le aveva dette?
« Lui è nostro. »
Che frase orrenda e assurda.
Killua non era di nessuno. Killua era libero.
« No. Non pensarlo. Lui è nostro. », quella voce continuava ad entrarmi in testa.
« LASCIAMI IN PACE LUI E' LUI. ED E' LIBERO. » urlai mentre quelle lacrime continuavano a tingere quel povero e scialbo pavimento di quell'enorme e orrenda residenza che teneva dentro di se nascosti arcani e atroci segreti.
« Nostro. Solo nostro. », e continuava.
Quella voce continuava.
« NOSTRO. NOSTRO. »
No. Si sbagliavano.
Lui era solo suo.
« No. Sbagli tu orrendo essere inferiore, Killua è nostro. »
« PERCHE' SAREBBE VOSTRO?! » urlai ad un certo punto mettenendomi le mani impregnate del sangue di Killua nei capelli.
« Smettetela. SMETTETELA. » continuai ad urlare mentre i miei occhi sgorgavano lacrime di disperazione, « BASTA, BASTA, BASTA! SMETTETELA! » Urli su urli.
Forse era tutto vano. Forse lui non sarebbe mai stato libe- No.
Non potevo far finire tutto ciò così. Mi alzai con le lacrime agli occhi e fissai un punto a caso del corridoio.
« Se davvero c'è una persona a cui devo la vita è Killua. Killua. Solo lui. Perciò adesso che lui non c'è quì con me, uccidetemi.»
Dissi ciò che pensavo, ciò che volevo, ciò che sentivo dentro di me.
« ...Ucciderti? Uccidere uno schifo? Dovrei sporcarmi le mani per un'essere inutile? » la voce replicò con ciò ed io con il sorriso risposi con una sola parola, « Fallo. »
Da lì...
Solo buio. Come diceva sempre zia Mito: « La terra alla terra e il cielo al cielo. »
Adesso io posso dire che quella frase dopotutto era vera.
Però io voglio dirla come: « Gon a Killua e Killua a Gon. »
Dopututto noi siamo e resteremo migliori amici, il rosso non ci separerà.
Quel rosso scarlatto non separerà me e lui mai.

THE END.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > HunterxHunter / Vai alla pagina dell'autore: Kyousuke_01