Metodo Scientifico
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Fase dodici: destini che s’incrociano
“C'è sempre un momento in
cui una storia va raccontata,
altrimenti per tutta la
vita si resta prigionieri di un segreto.”
Haruki Murakami
Il tempo è un bene prezioso e quando capisci che sta per finire, i
tuoi occhi si aprono al mondo, agisci e lotti controcorrente per appropriarti anche
di un solo secondo in più da vivere… intensamente.
Solo allora guarderai il cielo e t’immergerai nella sua profondità.
Chiuderai poi gli occhi per un istante, lasciandoti avvolgere dal buio della
tua mente e ti farai guidare dal battito del tuo cuore.
Quando sarai pronto, li riaprirai, e in quel momento capirai di
potercela fare, di poter vivere l’ultimo secondo che hai guadagnato per la tua
vita, perché non è realmente finita fin quando non sarai tu a voler scrivere la
parola fine.
Appoggio il libro sulla scrivania.
Indirizzo lo sguardo verso l’ufficio di Oliver, impegnato in una conversazione
privata con McKenna. Sbuffo. Che ci troverà d’interessante in lei? Va bene, è
una bella donna, tenace, caparbia, intelligente e mette tutta se stessa nei suoi
ideali. Già, che ci troverà in lei. Sbuffo, ancora.
Sono in piedi uno di fronte all’altro. È un
attimo e arriva quel gesto così confidenziale, l’ennesimo, che lui accetta
senza esitazione. La mano di McKenna scivola sul braccio di Oliver fino a
stringere la sua. Complicità.
Infastidita, ripongo il libro nella borsa e
mi alzo di scatto.
- Oliver, - Chiamo debolmente per attirare
la sua attenzione.
McKenna continua il suo discorso senza
interrompersi, lui mi rivolge una fugace occhiata della serie: aspetta.
- Oliver … - Riprovo leggermente più
decisa.
Un altro suo sguardo e nessun cenno a
muoversi.
- Oliver!
Entrambi mi guardano sorpresi. Oddio!
Restano in attesa che parli. – Ecco… Sì, c’era… - Inspiro profondamente.
Che imbarazzo - Volevo avvisarti che ho finito.
McKenna mi osserva, sembra quasi che mi
stia dicendo “brava, vai pure a casa che noi abbiamo da fare cose molte più
importanti delle tue!”.
- Grazie, Felicity.
Grazie? Beh, bel modo di scaricarmi. Certo,
lo fa per tenermi al sicuro. Ma sì, passa pure la tua serata con lei, ormai non
fai altro.
McKenna si mette al fianco di Oliver ed
entrambi attendono la mia mossa.
- Allora… - Mi mordo il labbro. - … io vado. - Esito, con la vana
speranza che mi dica qualcosa di più interessante di un “va bene”.
Oliver finalmente si muove verso di me,
lasciando lei indietro. Mi accarezza la guancia, passando debolmente il pollice
sul mio zigomo.
- Cerca di mangiare un po’ e riposati. Non
mi aspettare alzata, faremo tardi. – Mi bacia la fronte.
Sai che novità, vorrei tanto rispondergli
ma non dico niente.
- Non ti preoccupare mi trastullerò con
Andrew… - Mi blocco alla sua occhiata severa. – Nel senso che ce la
spasseremo alla grande, sai, i suoi esperimenti sono così eccitanti… - Oddio!
– Eccitanti non in quel senso ma… - Oliver appoggia la mano sulla mia
spalla e ho la netta sensazione che si stia trattenendo per non stritolarla.
Inspira profondamente, anche se non riesce
a rilassare la mascella. Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: - Resta
vestita, ok?
- Farò del mio meglio. – Molto
divertente. Ritorno seria. – Stai attento e torna da me.
Oliver mi bacia e poi mi abbraccia a lui.
– Sempre.
Scendo le scale del laboratorio lentamente.
L’effetto dell’antidolorifico che Andrew mi ha somministrato stamattina sta
svanendo. Eccolo qua, il consueto dolore agli arti, pronto a farsi sentire.
Passo lentamente le mani sulle braccia.
Ancora pochi gradini e potrò sedermi.
Ahia! La lama di un coltello mi graffia le
gambe ed io cedo al dolore.
Due braccia possenti impediscono che cada a
terra.
- Tutto bene, signorina?
Mi volto e incontro due occhi neri che mi
osservano inflessibili. Mi aiuta a rimettermi in piedi e a terminare la
discesa.
Apro la bocca per dire qualcosa ma non
riesco a pronunciare neanche una sillaba. I suoi occhi. Sono ipnotizzanti, così
intensi.
Resto lì a fissare lo sconosciuto e lui fa
lo stesso con me.
- Grazie. – Sussurro.
Lui non smette di osservarmi. Mi conduce
vicino alla sedia e mi fa accomodare.
Andrew irrompe nel laboratorio mettendo
fine a quel gioco di sguardi. – Felicity! – Dal suo tono
preoccupato deduco che il mio colorito rasenta il bianco pallido.
- Tutto ok, lui… - Indico lo sconosciuto.
– Mi ha acciuffato prima che potessi esibirmi in una scivolata con
giravolta carpiata sulle scale.
Oh, finalmente un sorriso. Andrew al
contrario inspira affranto.
- È già finito l’effetto
dell’antidolorifico? Aver aumentato la dose del farmaco non è servito a niente.
Scusami, ho fallito un’altra volta.
Andrew mi dà le spalle. Fino ad ora non ho
mai compreso realmente quanto potesse essere difficile tutto questo per lui.
Respiro a fondo. Ultime forze, Felicity. Mi
alzo dalla sedia, barcollo un attimo. Lo sconosciuto mi è accanto ma ce la devo
fare da sola. Lascio la sua presa e mi avvicino ad Andrew.
- Non è colpa tua. Non pensarlo mai più.
– Si volta sorpreso dal mio tono severo e mi osserva. – Ce la
faremo, troverai la cura, ne sono sicura. – Gli afferro il braccio.
– La mia vita è nelle tue mani e posto più sicuro di questo non potrei
trovarlo.
Andrew mi guarda per un lungo momento e
infine mi abbraccia. – Ce la faremo, Felicity.
- È meglio che torni a casa, non vorrei
togliere altro tempo al tuo impegno con … - Mi blocco e osservo lo sconosciuto
che ci fissa serio.
- Bruce. Bruce Wayne.
Non. Ci. Posso. Credere. Se quel giorno,
quando decisi di lasciare quel piccolo paese senza futuro chiamato casa, non mi
avessero indicato l'autobus sbagliato e non avessi fatto la conoscenza di
Wanda, la mia attuale vicina di casa, la quale mi disse “Se sei su questo autobus,
gioia, un motivo ci sarà! Il destino ti vuole a Starling City”, a quest’ora
sarei a Gotham City e, chissà, forse lavorerei per quest’uomo!
- Signor Wayne, lei non sa che piacere fare
la sua conoscenza. Ammiro il lavoro delle industrie Wayne, avete il migliore
reparto tecnologico dello stato. I prototipi che proponete ogni anno al
congresso della scienza internazionale mi lasciano senza parole. Li studio
notte e giorno, affascinata da quanta tecnologia avanzata possa scaturire da
una mente umana proiettata nel futuro. – Stringo forte la mano del Signor
Wayne, che mi contraccambia con una stretta calorosa. – Se il destino
avesse deciso diversamente, avrei potuto lavorare per le industrie Wayne,
invece che per la Queen Consolidated. - Sorrido divertita.
- Sicuramente ne avresti giovato in
serietà. – Chissà perché mi aspettavo la frecciatina velenosa di Andrew
su Oliver.
- I miliardari scontrosi e dal carattere
difficile non mi fanno paura, se ho gestito Oliver Queen potrei gestire
benissimo anche Bruce Wayne… - Sgrano gli occhi. Maledetta boccaccia. –
No, scusi, - Mi volto verso di lui. - Non mi fraintenda, apprezzo gli uomini
d’affari diffidenti, con sguardo minaccioso, tutti d’un pezzo, che incutono
timore con la loro prestanza fisica ma che in realtà custodiscono un animo
generoso… - Maledizione! – Tre, due, uno. – Inspiro profondamente.
– Non faccia caso a me, quando sono nervosa ho la tendenza a straparlare.
Un altro sorriso. Stasera è un successone.
– Ora è meglio che vada.
- Felicity, - Andrew cerca di bloccarmi.
- Volevo solo un po’ di compagnia, Oliver è
fuori sede per affari, niente d’importante. Signor Wayne, è stato un piacere.
Mi stringe la mano ed io affondo ancora
un’altra volta nel suo sguardo deciso.
Felicity! Mi sveglio tutto sudato. Mi volto
verso di lei che dorme tranquilla al mio fianco. Sospiro sollevato. Mi alzo
piano dal letto e cercando di non fare rumore mi chiudo in bagno.
Mi osservo allo specchio e prontamente la
mia immagine è sostituita dalla visione che tormenta le mie notti.
È passato più di un mese da quella sera,
quando Felicity mi ha confessato di essere malata. Il suo corpo marchiato dalla
malattia è un’immagine indelebile nella mia mente.
Mi sento così impotente. Posso eliminare i
criminali da questa città ma non posso eliminare il male dal cuore della donna
che amo.
Stringo forte il lavabo. Maledizione! Che
futuro potremo avere?
- Ehi, - Felicity è sulla soglia. –
Tutto bene? – Si avvicina a me.
L’osservo per un lungo istante. Con i
capelli sciolti e disordinati, il viso stanco, appare ai miei occhi così
fragile.
- Oliver, - Afferra il viso tra le sue
mani. – Sto bene. Andrà tutto bene. Ricorda: giorno per giorno. –
Me lo ripete ogni volta che mi sorprende a combattere contro i demoni della
paura che si annidano dentro di me. Non voglio perderti, né ora, né mai.
Appoggio la fronte alla sua. – Va
tutto bene. – Sussurro piano sul suo viso.
Sorride e poi mi bacia. Le sue carezze si
fanno più intense, come i suoi baci. Vuole andare oltre ma io… non posso.
Blocco i suoi tentativi. La sollevo tra le braccia e la riporto a letto.
- Hai bisogno di riposarti. Sei così
pallida.
Felicity mi osserva in silenzio. Il mio
ennesimo rifiuto la fa desistere dal suo intento.
- Oliver... – Inizia piano. - Se hai
cambiato idea, posso capirti. – Come? –Non sono cieca. Tu e
McKenna, la vostra complicità, mentre io… sono solo un peso per te. –
Senza aggiungere altro mi dà le spalle. – Non voglio un giorno svegliarmi
e ritrovarmi di fronte alla realtà che oggi cerco con tutta me stessa di
ignorare. Se vuoi stare con lei, va bene. Ti capisco. Lei potrà… - Ma si
blocca.
- Felicity, - Mi avvicino piano. La volto
verso di me. Non aggiungo altre parole, lascio che i gesti parlino per me.
Le sfioro dolcemente le labbra. Esita, non
mi risponde. Io insisto. Le mani sfiorano il suo corpo che prontamente si
protrae verso di me. Scivoliamo sul materasso e dolcemente ci amiamo.
- Giorgio per giorno. – Sussurro
sulle sue labbra.
Felicity sorride. – Giorno per
giorno.
- Felicity, da quanto è via il tuo Signor Queen?
– Domanda Andrew curioso.
Sospiro sconsolata. - Ventuno giorni. Tre
ore. Ventisette minuti. – Mi correggo. – Non sto tenendo il conto.
Andrew sorride. – Pensa prima o poi
di farsi vivo?
- È in missione… - Andrew mi guarda
sorpreso. – Intendo che sta seguendo delle trattative molto riservate che
lo tengono impegnato. Affari nazionali con lo zio Sam.
- Capisco. Questo gli dà diritto di
metterti in disparte?
- Ci sei tu che ti prendi cura di me. Nel
senso che tu mi sei vicino, anche se non puoi darmi quello che lui mi dà.
– Santa pazienza!
Andrew mi fissa per un attimo sorpreso e
poi scoppia a ridere.
- Quella volta quando ci siamo baciati non
mi è sembrato che ti dispiacesse, possiamo sempre riprovare se vuoi avvalorare
la mia tesi.
- Era un sacco di tempo fa, entrambi
avevamo bevuto troppo e poi Oliver ed io non stavamo neanche insieme. – E
io ero sotto copertura, termino nella mia mente.
Andrew si avvicina a me con un’aria
malandrina. – Non sei curiosa neanche un po’?
- Io… - Ma non faccio in tempo a rispondere
che una freccia scocca davanti ai nostri occhi dividendoci per lo spavento.
Andrew ed io ci guardiamo inorriditi.
- Stai. Lontano. Da. Lei. – La sua
voce perentoria toglie il fiato. – La prossima non sarà una freccia di
avvertimento.
Mi volto verso Arrow. Incrocio i suoi occhi
severi. Mi manca l’aria. Porto le mani al petto. La gola brucia. Ho quasi la
sensazione che la cassa toracica si stia sgretolando, talmente è forte il
dolore che sento. Non ho più ossigeno. Le gambe cedono. Cado in ginocchio e il
tonfo rimbomba nel laboratorio.
Riesco a udire in lontananza le loro voci
allarmate prima di accasciarmi totalmente a terra.
Non so quante ore sono passate ma la
situazione non è cambiata. Il suono del monitor del battito cardiaco di
Felicity rimbomba nel laboratorio e interrompe, scandendo il tempo, il silenzio
che è calato.
Stringo la sua mano nella mia. Non mollare,
non mi lasciare, ti prego. Una preghiera che ripeto in continuazione. Apri gli
occhi, maledizione!
- Le condizioni di Felicity sono peggiorate
in questi giorni. È entrata nel secondo stadio della malattia e si sta
avvicinando pericolosamente al terzo. Invece di rallentare il male che c’è
dentro di lei si sta espandendo con rapidità.
Andrew affonda le mani tra i capelli.
- Che cosa possiamo fare?
Mi fissa per un lungo istante.
- Non avrei mai creduto di chiedertelo, ma
allora me lo sentivo. - Lo guardo dritto negli occhi. - Arrow, è tempo che tu
saldi il tuo debito con me.
- Che vuoi che faccia? – Il mio tono
severo lo fa esitare.
Andrew si avvicina alla scrivania, afferra
il fascicolo e me lo porge.
- Sono i dati che ho raccolto durante
questo periodo. La linea nera indica il peggiormente delle condizioni fisiche
di Felicity; al contrario, la linea rossa, il miglioramento.
- A che cosa sono dovuti questi picchi
positivi?
Andrew mi osserva e non risponde. –
Non lo immagini? Dimenticavo che il tuo enorme ego non ti fa vedere più in là
del tuo naso.
Scatto in piedi con la voglia di rompergli
la faccia.
- Stai calmo, eroe! – Punta il dito
sul foglio. – Non ti dicono niente questi periodi? Non so spiegarti il
motivo ma le condizioni di Felicity migliorano solo quando ha al suo fianco
Oliver Queen. Lui è un balsamo per il suo male. Il suo stato d’animo migliora
se lui è accanto a lei, come se non avesse più preoccupazioni. Al contrario
quando è via per lavoro, diventa come un animale in gabbia.
Osservo attentamente le date scritte e mi
ritrovo a ricordare tutti i pochi giorni trascorsi con lei. Quest’ultimo
periodo è stato il più lungo tra quelli in cui ero assente.
- Cosa vuoi che faccia?
- Devi andare da Oliver Queen e intimargli
di scegliere: la sua società o la donna che dice di amare. Minaccialo,
trafiggilo con le tue frecce, ma mettigli così tanta paura da farlo restare al
fianco di Felicity per sempre.
Continua....
Angoletto di Lights
La storia è giunta al termine. Il prossimo capitolo è l’ultimo (è in
fase di scrittura), almeno che i personaggi non decidono tutt’altro e c’è
qualcos’altro da rivelare.
Che succederà a Felicity? Quale sarà il destino di Oliver e Felicity?
Quante domande! A sapere le risposte :D
In ogni caso, tenete d’occhio i personaggi ci servirà per il futuro ma
ve lo svelo alla fine ^_^
Il personaggio di Wanda l’ho preso in prestito, appartiene a nes_sie
e se volete saperne di più tuffatevi nelle sue storie e vi garantisco che non ve
ne pentirete ;)
Bruce Wayne, al contrario, se ne sta…. SPOILER, mi dispiace la
produzione mi ha impedito di continuare XD
Grazie infinite, come sempre, a vannagio e a jaybree per il loro
supporto quotidiano.
Alla prossima settimana!