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Autore: Shadow writer    29/09/2014    3 recensioni
Fuggo oltre il locale con la musica a palla, fuggo sulle strade buie, fuggo nel vento gelido della notte.
Fuggo dagli altri, dai loro giudizi, fuggo da me stessa e da ciò che provoco.
Corro, con le ali ai piedi, per le strade deserte.
Anzi, ai piedi, ho il vento. Vento che mi spinge, che mi solleva, che obbedisce ai miei ordini come se fossi la sua padrona assoluta.
Faccio un balzo e l'aria mi spinge in alto, oltre le cime degli alberi. M'innalzo contro il cielo nero bagnato di stelle.
Apro le braccia, stringo l'orizzonte tra le mani. Inspiro il freddo della notte e tutti i suoi sapori.
Potente, ecco quello che sono.
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Trasferirsi in un nuovo continente è di certo una cosa grandiosa, ma non mi sarei mai aspettata il genio ribelle, il vecchio misterioso, il giocatore di football, una ragazza che sarebbe diventata come una sorella per me, ma soprattuto qualcosa di molto, mollto più grande di me.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Il mio cellulare comincia a squillare.
Gli lancio uno sguardo bieco, poi mi rendo conto che l'unico modo per farlo smettere è accettare o rifiutare la chiamata.
Opto per la prima.
La voce di Karin mi esplode nell'orecchio.
«Io sono davanti al caffè del piano terra, tu?»
Mi guardo attorno intontita. 
«Ehm...»
«Luna, ti ricordi che dovevamo incontrarci al centro commerciale?»
Cerco di trattenere la mia mascella dal cedere.
«Ehm...sì, ma ho avuto alcuni contrattempi, scusami, sarò lì il prima possibile»
Il prima possibile corrisponde in realtà a trenta minuti più tardi, in cui ho cercato di darmi un aspetto presentabile e meno sconvolto, ho chiamato Clare, mi sono incontrata con lei alla fermata del bus e abbiamo viaggiato fino al centro commerciale.
Karin ci aspetta davanti al caffè del piano terra, come ha detto.
Ci saluta entusiasta e comincia a parlare ancora prima che noi abbiamo il tempo di replicare al suo saluto.
Passeggiamo per tutto il pomeriggio attraverso i negozi, dove Karin fa molti acquisti.
Clare la guarda spesso scettica, mentre io mi limito a cercare di coordinare le due.
«Ma di che genere di contrattempi parlavi, Luna?»
«Niente di che, sono dovuta andare al centro dove lavoro come volontaria e sono stata trattenuta dal custode della scuola» rispondo vaga.
Karin lascia perdere, ma Clare mi guarda interessata, come se fosse convinta che in realtà ci sia ben altro.
Tengo la bocca serrata.
«Guarda chi si vede! Non pensavo che un'eccezione venisse in un posto così popolare!»
Mi volto velocemente, imitata dalle altre due ragazze, per incontrare il proprietario della voce.
Simon mi guarda con un sorriso spavaldo sul volto.
«Sarò un'eccezione perché non mi trovo qui a fare shopping» replico imbarazzata.
Lui si avvicina.
È con un paio di suoi amici, che si disperdono in un attimo nelle vicinanze.
«Ti va di fare un giro con me?» chiede, quasi retorico.
Apro la bocca, ma prima di avere il tempo di ribattere, Karin trascina via Clare esclamando una scusa che non riesco bene a cogliere.
«Che carine, eh?» commenta Simon.
«Non sai quanto»
Cominciamo a passeggiare lungo la galleria del centro commerciale senza prestare grande attenzione ai negozi.
«Stavi parlando del Centro Orwell prima, no?» mi chiede, per avviare una conversazione.
«Esatto» rispondo, mordendomi la lingua. Starà pensando alla mia scarsa abilità di chiacchierare con qualcuno.
«Ti piace proprio quel posto, eh?»
Scrollo le spalle:
«Non ho detto questo, solo lo trovo interessante.»
«Interessante? Sei seria? Che cosa fate di così bello?»
«Be', di solito aiuto i ragazzi nei compiti, ma ieri ho partecipato ad una caccia al tesoro. Ha vinto la mia squadra!»
Sbuffa una risata:
«Davvero?»
«Sissignore! Siamo stati bravissimi!»
«Hai risolto tu gli indovinelli?» chiede senza guardarmi.
«Qualcuno, altri li ha risolti...» mi blocco. Non ho veramente voglia di parlare di lui.
«Chi?» domanda il ragazzo, distrattamente.
«Il mio compagno di squadra» concludo sbrigativa.
«Okay, ora sì che ho scoperto tante cose!»
Rido:
«Ehi! Tu non hai fatto una domanda mirata!»
«Va be', non è che mi importi molto chi fosse il tuo compagno di squadra»
Resto in silenzio, un po' delusa.
Dopo qualche istante Simon scoppia a ridere.
«Che c'è?» faccio perplessa.
«Adesso sono curioso di sapere nome e cognome del tuo compagno»
Rido anche io, poi rispondo:
«William Lennox»
Simon si ferma di botto, con lo sguardo fisso, poi riprende a camminare lentamente.
«Che c'è?» chiedo ancora «Conosci Will?»
Lui mi guarda con una smorfia:
«Siete così amici che lo chiami con un soprannome?»
Scrollo le spalle, poi aggiungo:
«Non hai risposto alla mia domanda»
«Sì, tutti lo conoscono»
Ripenso alle parole di Clare. Mi ha detto che Will era popolare, ma proprio non riesco ad immaginarlo.
Sarà perché io lo vedo con i capelli arruffati e gli abiti stropicciati che porta al centro, rinchiuso in un edificio che odia, che fuma di nascosto nei bagni e usa la sua intelligenza per imbastire conversazioni intriganti. 
Non riesco a vedere una persona del genere popolare come Simon.
«Era tuo amico?» chiedo al ragazzo al mio fianco.
Lui sbuffa un'altra risata:
«Amico?! Ci odiamo a vicenda! Ma non è di Lennox che voglio parlare»
«Neanche io ne ho molta voglia» ammetto e la conversazione cade nella quotidianità banale.
Alla fine Simon mi propone di guardare un film nella sala del centro commerciale.
Karin mi ha mandato un messaggio già da un po' di tempo con scritto che lei e Clare se ne sono andate.
Considerando che non ho alcuna intenzione di stare chiusa in casa rimuginando sulle complicazioni della giornata, accetto volentieri la proposta anche se con un centro nervosismo.
«Cos'hai?» mi chiede Simon, mentre continuo a rigirarmi una ciocca di capelli tra le dita.
«Niente, è solo un tic» rispondo guardandomi attorno nella sala.
"Possibile che tu non riesca mai a rilassarti?"
Non faccio apposta.
"Vuoi sempre fare una buona impressione su tutti"
Che male c'è?
«Ma non ti rompi le palle dopo una settimana tra Centro rieducativo e lavoro in biblioteca?» mi domanda il ragazzo.
La sala si sta popolando.
«No, non saprei che altro fare» rispondo.
«Uscire con gli amici?» propone retorico.
«Non conosco quasi nessuno qui» mi giustifico sempre con i capelli tra le dita.
«Conosci me e ciò ti basta per avere un mucchio di amici»
«Non li definirei proprio "amici"» commento.
Lui non replica perché la luce sta sfumando e viene acceso il proiettore.
La pellicola comincia a girare.
Ora che cala il silenzio, i pensieri riprendono furiosi.
Magia, vento, criminali, asthenés, uomini misteriosi si affacciano nella mia mente.
Per fortuna il film è un thriller e appena si avvia la trama posso limitare la mia concentrazione allo schermo.
 
A metà film Simon allunga un braccio e lo posa sulla mia poltrona.
Mi sfiora la spalla opposta, tento disperatamente di nascondere il mio sussulto.
Poi fingo che mi sia caduto qualcosa e mi chino in avanti per raccoglierlo.
"Cosa stai facendo?!"
Magari pensa di baciarmi! Io non ci penso neanche!
"Primo bacio in un cinema? Non male, anche se non è una commedia"
Stai scherzando?! Assolutamente no! Lo conosco da troppo poco tempo!
"Che cosa ti trattiene?"
Sei nella mia mente, quindi puoi saperlo.
"Ti prego non lui..."
Esci dalla mia testa!
"Ti ripeto che io sono te"
«Tutto okay?» chiede Simon chinandosi in avanti.
«Sì scusa!» replico a voce un po' troppo alta.
Ritorno seduta:
«Mi era caduto...il cellulare e non lo trovavo più.»
«Ah, okay, non avevo sentito alcun rumore»
Non rispondo, ma le mie guance avvampano.
Sia ringraziato il buio della sala.
Il resto del film procede senza troppo intoppi.
Simon tiene il suo braccio sulla mia poltrona, ma a malapena lo percepisco.
Appena cominciano a scorrere i titoli di coda sono pronta a scattare in piedi.
«Bello!» esclamo quando vengono riaccese le luci.
«Sì, gli effetti erano mitici, ma nella trama mi sono perso»
Rido, mentre ci alziamo per uscire dalla sala:
«Ma dai, era piuttosto banale a dir la verità»
«Stai scherzando, vero? Io mi sono perso a quando il poliziotto aveva due carte d'identità» risponde lui.
«Ma quello era l'inizio!»
«Appunto!»
Scoppio a ridere.
Raggiungiamo la galleria, poi usciamo nell'aria scura e fredda.
«È già così buio?» chiedo tra me e me guardandomi attorno perplessa 
«La mia macchina è di là» dice Simon.
Mi volto perplessa verso di lui.
«E?» ribatto.
«Ti porto a casa, no?»
Apro la bocca.
«Ah...non pensavo...okay»
Lui sorride e si allontana verso un punto del parcheggio a me ignoto.
Non mi va di farmi portare da lui, ma non ho neanche intenzione di camminare per quarantacinque minuti nel buio della notte.
L'auto del ragazzo è sportiva, cabriolet e splendente.
Mi avvicino al posto del passeggero.
«Dove vai?» domanda Simon sorpreso.
«Be', io...»
Lancio uno sguardo oltre il finestrino e scorgo il volante.
Mi sento arrossire:
«Scusa, sono abituata alla guida inglese»
Lui ride forte, mentre faccio il giro e salgo dalla parte giusta.
«Eh, dai mi sono sbagliata» commento quando mette in moto.
«Avresti dovuto vedere la tua faccia!»
Cerca di fare l'imitazione sgranando gli occhi e aprendo la bocca.
Non riesco a trattenermi dallo scoppiare a ridere.
Arriviamo in fretta davanti al campus.
Simon fa un'accelerata rapida e frena bruscamente all'ingresso, ma l'auto risulta comunque delicata.
«Questa piccola è fantastica» commenta tamburellando le nocche sul volante.
«Ti piacciono le auto?» domando.
Lui scrolla le spalle, poi sorride:
«Solo quelle belle»
«Mi sembra giusto»
Faccio scorrere lo sguardo all'esterno.
«Be', grazie per la serata, sarà meglio che vada ora»
«Di già?» domanda quasi deluso.
Cerco di nascondere un leggero rossore e mi rigiro nervosamente i capelli tra le dita.
«Buona notte Simon.»
Faccio per uscire, ma lui mi blocca per un braccio e mi attira verso di sé.
Lo lascio fare, perché non riuscirei a contrastarlo, e quando sono vicina gli lascio un bacio leggero sulla guancia.
Poi scappo via nelle tenebre.
 
 
«Ma tu il bacio glielo hai dato su una guancia?» domanda Clare, corrugando la fronte.
Annuisco, nascosta dall'anta dell'armadietto.
«Direi che non c'è nessun problema allora» commenta.
«Nessun problema?!» replico con le guance arrossate. «Mi ha invitato al cinema, lo conosco da due giorni e gli ho dato un bacio sulla guancia! Adesso penserà che io sono una "facile" e...oddio, avrà ribrezzo di me...chissà cosa sta pensando, anzi io so cosa crede, ne sono convinta! E poi...»
Clare mi lascia parlare a ruota libera, sospirando di tanto in tanto.
Quando la mia voce si smorza commenta:
«Direi che ti sbagli. Oggi tutti si salutano con un bacio sulla guancia»
«Sì, ma non in auto! Di sera! Al buio!»
Con il climax crescente la mia voce si fa più stridula.
«Secondo me ti sbagli» aggiunge «E poi anche se lo pensasse che importa?»
«Non mi piace che qualcuno pensi male di me!» replico nervosa.
«Luna, direi che l'unica cosa che può pensare è che sei una santarellina»
Clare "direbbe" un sacco di  cose, ma io sono comunque tormentata.
Al suono della campanella seguo la mia compagna verso la nostra classe.
«Smettila» mugugna dopo un po', lanciando un'occhiataccia alle mie dita che si rigirano i capelli «Mi metti l'ansia»
Sospirando lascio cadere le braccia lungo i fianchi e prendo posto nell'aula.
L'ultima lezione scorre in fretta.
Finalmente posso uscire da scuola, con i miei libri tra le braccia e Clare a fianco.
«Ma tu, durante i pomeriggi, cosa fai?» chiedo alla ragazza.
Lei mi guarda sospettosa, come se nella mia domanda si nascondesse una qualche sorta di intrigo.
Evidentemente sembra che vada bene, perché scrolla le spalle e risponde:
«Quello che ho voglia di fare»
Non chiedo altro, continuo a camminare lungo il viale.
Clare prosegue per la sua strada rivolgendomi un impercettibile cenno del capo.
La saluto, poi mi avvicino a casa mia.
Con le dita libere tendo di prendere le chiavi dalla tasca della giacca e con qualche manovra che farebbe invidia ad un contorsionista riesco ad infilarle nella toppa.
Lascio i libri sul tavolo, poi sono di nuovo all'esterno.
Cammino a grandi passi verso la graziosa casetta posta dalla parte opposta rispetto a quelle dei ragazzi.
Supero il viale di ghiaia, poi busso alla porta.
Jim mi apre subito, come se fosse stato in attese sulla soglia.
«Ehm...ciao, scusa...volevo sapere se fossi libero per...perché ho qualche domanda da farti»
Sorride, come al solito:
«Forza, vieni dentro»
Si scosta in modo da lasciarmi passare, poi mi conduce ancora nel salotto.
«Vorrei imparare ad usare il mio potere» annuncio immediatamente.
Lui mi guarda attento, sorride, poi si volta e mi fa cenno di seguirlo.
Raggiungiamo un piccolo giardinetto sul retro della casa.
È delimitato da alcune piante di fronte a noi, in modo che risulti di forma circolare.
«Siediti al centro» mi dice.
Avanzo incerta, ma obbedisco.
Mi siedo a gambe incrociate con il volto rivolto verso l'uomo.
Jim prende posto di fronte a me.
«Il primo passo, in qualsiasi trasformazione, è la percezione dell'energia intorno a te, quella stessa energia che poi andrai ad usare»
Annuisco, cercando di seguirlo.
«Chiudi gli occhi e concentrati su ciò che percepisci»
Obbedisco.
"Non ti senti un po' stupida?"
Lasciami concentrare.
"Per me non è una buona idea"
Questo corpo è il mio.
"Ci vivo anche io però."
Sì, ma ti presenti solo quando ne hai voglia.
"Dobbiamo fare una discussione sulle volte in cui sono presente e quelle no?"
Lasciami concentrare!
"Se poi te ne penti, sappi che te l'avevo detto"
Voce esce dalla mia testa e se potesse, sono certa che sbatterebbe la porta.
Finalmente mi metto in ascolto di ciò che c'è intorno a me.
Mi giungono le voci lontane dei ragazzi ritardatari che stanno uscendo ora da scuola.
Ma non è questo ciò su cui mi devo concentrare.
È il rumore del vento.
Lo seguo, mentre sale e scende, gioca con le campanelle, corre tra gli oggetti che mi circondano.
Io l'ho già fatto. 
L'ho già sentito.
Io sono il vento.
 
«Luna»
Una mano mi scuote.
Sollevo le palpebre lentamente.
Sono ancora seduta con le gambe incrociate, ma la ho la schiena curva in avanti.
Jim mi sta scuotendo.
Apro del tutto gli occhi.
Il sole sta calando.
«Basta così per oggi» dice l'uomo gentilmente.
«Che ore sono?» biascico confusa.
«È sera ormai» risponde «Ti sei allenata tutto il pomeriggio»
Cerco di riordinare i pensieri. L'ultima cosa che ricordo è di aver percepito il vento, poi più nulla.
Jim sorride:
«Non preoccuparti, è normale. È come se ti fossi dispersa nell'aria, poco alla volta riuscirai a dominarlo»
Mi alzo in piedi e barcollante mi avvio verso l'uscita.
«Grazie per avermi aiutata» dico a Jim.
«Sempre un piacere»
Resto un istante sulla soglia, fissando l'uomo, poi mi incammino.
Ho i muscoli indolenziti e una leggera sonnolenza che mi appesantisce la testa.
Prendo un respiro profondo.
Non percepisco nulla.
Lascio perdere ed entro nella mia casetta.
Finalmente posso rilassarmi.
 
La mattina successiva scorre più in fretta di quanto desiderassi e presto mi ritrovo alla fermata per andare al Centro.
A dir la verità, oggi non ho voglia di andarci.
Mi sono venute in mente un sacco di cose carine che potrei fare se avessi il pomeriggio libero.
Diciamoci la verità: non ho voglia di vedere Will.
L'autobus passa in anticipo, poi saltellante corre sulla strada.
Ad accogliermi, al Centro Orwell, trovo Marcelo, con un sorriso enorme.
«Ciao!» saluta «Come stai?»
Non riesco a non ricambiare il sorriso:
«Tutto bene, e tu? Pronto per un fantastico pomeriggio di compiti?!»
Il suo sorriso si spegne un po' e strizza gli occhi:
«Era più fantastico prima che parlassi di compiti»
«Forza, non sarà nulla di spaventoso!»
Raggiungiamo la sala principale e prendiamo posto in un angolo.
Scorgo Brad che mi saluta con un cenno, poi se ne va con il suo solito sguardo mogio.
Il pomeriggio comincia bene, però, quando mi dicono che oggi ci sono i compiti di Letteratura.
Faccio parlare il ragazzino e senza che se ne renda conto infilo delle informazioni che deve studiare così che non si annoi.
In questo modo resta vivace per tutto il tempo e possiamo divertirci.
All'ora di merenda schizza via, lasciandomi sola in attesa.
Vedo Brad venirmi incontro.
«Che problema c'è tra te e Will?»
Lo guardo confusa, colta alla sprovvista.
«Cosa?» chiedo con un espressione attonita.
Lui mi rivolge i suoi occhi malinconici:
«Il giorno prima chiacchierate allegramente tra di voi, quello dopo entri al centro come un tornado ed esci con altrettanto furore. E oggi lo hai palesemente ignorato. Luna, non voglio farmi gli affari tuoi, ma sono il responsabile di ciò che accade qui e non voglio che ci siano tensioni»
«Non ci sono tensioni» replico con lo sguardo basso.
«Will ti ha fatto qualcosa?» continua indagatore.
Scuoto il capo.
"Dì di sì"
Non lo farò.
«Sarebbe un problema per te andare a scambiare due parole con lui?»
Alzo gli occhi.
Lo vedo, dall'altra parte della sala, che parla in un gruppo di ragazzi con il suo sorriso divertito.
«Ora?»
Brad annuisce.
"Se gli racconti la verità non sei costretta a farlo"
Sta zitta.
Mi alzo in piedi e cammino lentamente, incerta, per tutta la sala.
Devo raggirare dei tavoli, poi passare attraverso il gruppo di ragazzi intorno a lui che mi ignora.
«Will?» chiamo con voce che mi suona stridula.
Si volta.
Ha degli occhi incredibilmente blu.

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ciao a tutti! Mi rendo conto che questo capitolo è piuttosto scarsino, ma il suo compito è di fare da "ponte" tra quello precedente e  il successivo.
spero lo abbiate trovato comunque in qualche modo interessante. Fatemi sapere cosa ne pensate! Come al solito vi prego di recensire, perché se sbaglio l'unico modo che ho per non farlo più è che qualcuno mi corregga! Fatevi sentire!
ringrazio per la fedeltà  KeynBlack  e AoiRan, grazie mille! :D 
Alla prossima
Lux
   
 
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