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Autore: Eos BiancaLuna    07/10/2008    2 recensioni
La mia prima fanfiction, scritta a 16 anni, quando ero fan sfegatata dei tokio hotel, in parte autobiografica. Adesso le cose sono molto cambiate comunque il tema principale di questa storia è il destino della protagonista, che cambierà radicalmente...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 20

-Attimi sfuggenti-

-“Ely…come stai”- disse la cugina senza tono interrogativo.

Elisa , seduta su uno dei due letti, le lacrime quasi asciutte e gli occhi leggermente rossi,guardava fisso oltre la finestra con sguardo assente; ci rimase ancora qualche attimo dopo aver sentito la voce della cugina, poi si girò e le sorrise,-“Sto bene tranqui”- , adesso potevano parlare l’italiano.

Arianna rimase in piedi sorridendole, -“Va bene credo proprio che mi farò una doccia e poi dormirò un pò”- disse dirigendosi verso la valigia, che era gia nella camera quando erano entrate.

Elisa rimase sul letto pensierosa, aveva mille idee confuse che le giravano per la testa.

Osservò meglio quella stanza: l’ingresso era abbastanza spazioso, con un’enorme specchio appeso al lato sinistro, due lampade ai lati della televisione sopra un mobiletto di legno, cha racchiudeva un piccolo minibar.

La carta da parati e le tende erano di un rosa chiaro, i due letti singoli divisi da un’enorme comodino dotato di interfono e radio. La grande scrivania dal lato opposto della stanza, era di un mogano scuro, accompagnata da un’elegante poltrona.

Le valigie erano state appoggiate su di un apposita cassapanca con tanto di cuscini.

-“Allora io vado…sai com’è, ci metterò un pò!”- disse Arianna aprendo la porta del bagno, poi aggiunse, -“Uh guarda qui che bella vasca!”, ed entrò.

Elisa si chiedeva come potesse farsi la doccia a quell’ora, dopo essersi svegliata molto prima, non aver sprecato energie, e come poter affermare di voler dormire dopo, non era mica sera.

-“Boh…”- pensò ad alta voce.

La cugina scattò fuori la porta, -“Che c’è?!”- chiese seria.

-“Niente”- disse Elisa, stavolta le veniva da ridere, -“Sul serio…non ho detto niente!”-.

La cugina le rispose con una guardata torva e una risata, poi sparì in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Mentre dal bagno sentiva il rumore dell’acqua, che scrosciava come la pioggia, Elisa decise di riprendersi. Si asciugò il viso, si alzò e usci dalla stanza, dimenticandosi la chiave.

Chiuse la porta della camera 381 lentamente e fece un respiro profondo.

Cominciò a girovagare per l’enorme corridoio e si accorse che le guardie della sicurezza erano perfino al controllo degli ascensori.

Rallentò osservano meglio perfino le pareti, le porte delle camere, avrebbe voluto ricordarseli quando sarebbe diventata più grande.

Quel piano dell’Hotel era davvero grande.

Elisa camminò allungando il passo, non sapeva neanche dove andare, ma le piaceva andare a zonzo.

Nella sua testa c’era la sera precedente, quando Saki era venuto a casa sua a chiedere il permesso, e la sera precedente ancora, quella del concerto. Era immersa nei suoi pensieri, confusa. In quel momento passò davanti a un angolo dal quale sbucò fuori qualcuno, ma lei non se ne accorse.

Si avvicinò a lei da dietro, -“Ely!”- chiamò ad alta voce e le posò una mano sulla spalla.

Lei sobbalzò all’istante e si girò a guardarlo, i battiti del cuore accelerati.

-“Hey…”- sussultò.

-“ Ti ho spaventata mi dispiace…” – disse Bill sorridendole.

-“No scusa…cioè è normale, tu mi fai effetto”-,

-“Effetto, che effetto..?”- sorrise maliziosamente.

“Come se non lo sapessi…”, pensò Elisa, “l’effetto che fai a tutte le tue fans”.

-“ Hey ci sei?”- le chiese facendola cadere dalle nuvole, -“ S-si…si certo”-, lui rise.

Lei lo guardò, poi scoppiò a ridere insieme a lui.

-“Allora dove vai a spasso a quest’ora tutta sola, per il piano di un hotel?”-,

-“Io…”- balbettò lei, -“Hai l’aria di una che si è persa”-.

-“Già…ma in realtà non è così…”- arrossì un po’ e abbassò lo sguardo, ancora non riusciva ad abituarsi all’idea di parlare con lui come se fosse una persona “normale”.

-“ Beh vogliamo starcene qui a parlare sotto orecchie indiscrete, che potrebbero non farsi gli affari loro?”- intimò lui.

Lei rialzò lo sguardo e si accorse che aveva ragione; la sicurezza circolava ovunque, e lo aveva già notato.

-“No…”- rispose.

-“ Ok andiamo allora…”,

-“E andiamo, ma dove?”-, Bill esitò, -“ Ti faccio vedere la mia camera, se vuoi…”-.

Elisa non fu per niente intimidita da quella proposta, ripensò alla cugina nel bagno della sua camera, intenta a farsi la doccia, quindi la sua camera non era libera, invece quella di Bill si; le venne quasi da ridere,-“ Certo…andiamo”-, lo prese per mano e lo trascinò dal lato opposto del corridoio, -“Come fai a sapere che è qui…” chiese lui mentre si avvicinavano a destinazione, lei sorrise e si fermò, -“ Ricorda quello che ha detto mia cugina…”- disse fissandolo negli occhi.

Si fermo anche lui, poi le strinse la mano, la fissò anche lui e gli venne una strana voglia…

-“Tom finiscila”-, l’urlo di Georg restò impassibile alle orecchie di Tom, -“Hey sto parlando con te! Basta!”- urlò spostandogli pesantemente i piedi con tanto di scarpe da ginnastica sporche dal letto

Tom si sbilanciò all’indietro lasciando cadere il joistik della playstation tre.

-“Va bene, va bene sta calmo!”- disse tranquillo.

-“Guarda qui, guarda cosa hai fatto al lenzuolo!”-, -“ Che sarà mai!”- rispose Tom sbuffando; si alzò e usci dalla stanza tranquillamente, seguito dai lamenti di Georg.

Si diresse immediatamente verso la camera 381, busso, poi si accorse però che la porta non era chiusa a chiave, -“Wow”- pensò, e senza farsi problemi entro e sbattè la porta.

-“Stanby stanby, tu non scappare stanby stanby, tu non andare…”-. Tom non si accorse della canzone, solo del rumore dell’acqua, e cominciò a ridere da solo e a farsi strani pensieri.

Aprì con cautela la porta del bagno.

-“Ricordati che mai mai mai, non devi scappare, mai mai mai, tu non mi lasciare…”- Arianna prese distrattamente il primo asciugamano che le capitò a tiro e se lo avvolse addosso con molto noncuranza .

-“Ciao piccola”- disse ironicamente Tom, mentre la ragazza apriva l’anta della doccia e poggiava un piede per terra.

Sobbalzò all’istate. Lo guardo meglio e gridò –“TOM!”-, e per poco non scivolò.

-“Ah sei tu…”- disse lui deluso.

Lei si sistemo meglio l’asciugamano e arrossì violentemente, -“Perché chi volevi che fosse…”- gli chiese distrattamente,-“Tua cugina”- rispose secco. Poi come se niente fosse, frugò nella borsa dei bagnoschiuma della ragazza.

-“Smettila!”- gridò lei, in un misto di offesa e rabbia si avventò contro di lui.

-“Calmati, non ti scaldare…ma che avete tutti oggi!”- la tenne ferma con un braccio,lei cercò di divincolarsi. -“Tom! Sei un cretino!”-, sfuggì alla presa e istintivamente tentò di dargli uno schiaffo.

Le bloccò il polso all’istante, -“Non ci provare mai più…”- sussurrò piano e severo.

La ragazza aveva gli occhi lucidi, le strinse il polso ancora più forte.

-“Intendo anche con le parole, non solo con le mai, non provare mai più ad offendermi, tanto meno a mettermi le mani addosso…”-

-“E tu invece con me puoi, vero?!”- gli gridò lei in faccia, riuscì a liberarsi dalla presa e corse fuori dal bagno. In meno di 24 ore avevano litigato già due volte, era una situazione assurda, che poteva essere evitata.

Tom era rimasto ferito nell’orgoglio, rimase immobile nel bagno,ripensando alle ultime parole pronunciate dalla ragazza…

Arianna piangeva seduta per terra, accanto alla finestra, sentì i suoi passi e singhiozzò voltandosi per non guardarlo in faccia.

-“Scusa…io non volevo…”- ma lei sembrava non ascoltarlo, -“Ti prego, perdonami”-, le si avvicinò e si chinò per terra affianco a lei.

-“Sono un’illusa, io pensavo che eri diverso da come ti descrivevano i giornali…invece sei esattamente così bastardo…e io una cretina che ti corre dietro!”- singhiozzò Arianna stringendosi nell’asciugamano.

-“Dai vieni qui…dai!”- lei lo respinse appena la toccò, si vincolò un po’ ma alla fine cedette.

Tom l’abbracciò dicendole, -“Lo so che sono uno stronzo, ti prego di perdonarmi, sei qui da neanche un giorno e io ti ho già rovinato tutto , scusami”-, finalmente lei smise di singhiozzare e affondò il viso sulla sua spalla.

Il ragazzo le asciugò le lacrime, era davvero dispiaciuto del gesto che aveva commesso qualche secondo prima nel bagno.

-“Adesso vestiti dai…io ti aspetto qui”-.

Lei annuì staccandosi da lui , si alzò , prese distrattamente un paio di jeans e una maglietta e si diresse verso il bagno.

Bill aprì la porta della sua camera, o meglio, della suite.

Elisa entrò per prima in quella sorta di “soggiorno” che c’era come ingresso.

I divani bianchi erano rivestiti di pelle, al centro della sala.

Sul mobile di fronte giaceva un Lcd nero della “Philips”, le finestre erano di lato ornate da tende bianche.

Il quella stessa sala c’era un bagno enorme con tanto di doccia.

-“Wow…”- disse Elisa sbalordita.

-“Non hai visto il resto”- sussurrò Bill chiudendo la porta a chiave.

La prese per mano e la condusse nella camera da letto, che era divisa dal salotto da una porta scorrevole.

Stavolta lui non la chiuse.

-“Forte…”- pronunciò lei debolmente, non solo per l’idea di visitare la camera del suo cantante preferito, ma per l’idea di essere nella camera del suo cantante preferito, sola con lui.

Il suo sguardo cadde sul grande letto matrimoniale, un altro Lcd nero della “Philips” su una scrivania, la moquette,e il secondo bagno, fornito di vasca idromassaggio.

-“Mi offri qualcosa da bere?”- le chiese voltandosi verso di lui, decidendo di lasciare da parte la timidezza.

-“Certo…”- disse Bill spaesato.

Aprì il minibar e prima ancora che potesse fiatare, lei disse-“Un’ Heineken va benissimo”-.

Lui obbedì ed estrasse due lattine, una di Heineken, l’altra di Red Bull.

-“Grazie…”- disse lei quando gliela porse, poi si sedette ai piedi del letto.

-“Allora di cosa volevi parlarmi?”- gli chiese intimidita senza guardarlo, dopo il primo sorso di birra.

-“Io? Non eri tu quella che…mi deve delle spiegazioni?”- si sedette pesantemente vicino a lei, che trattenne la lattina perché traballò.

Il suo sguardo interrogativo lo fece ridere fragorosamente.

Aprì la lattina di Red Bull, ma non la bevve.

-“Delle tue solite lacrime…”- la fissò.

-“Le mie…?Ah si”- abbassò lo sguardo.

-“Vedi è…non lo so nemmeno io, cioè guarda come è strana la vita, ti ho osservato per tutto il concerto, mi sono sgolata a cantare, ti ho sempre guardato in Tv, sui poster, ho speso un sacco di pomeriggi su msn a parlare di te, a guardarti su you-tube…te e la tua band”- face una pausa e si rigirò la lattina tra le dita, -“E ora mi ritrovo qui così , è il sogno che ho sempre desiderato e ancora non mi sembra vero, cioè magari non sono neanche degna di venire in Tour con voi…”-,

-“Senti che mi tocca sentire”- sbuffò lui, -“Non pensavo ti facessi i complessi…”-,

-“Stai parlando con una complessata di natura!”- rise poi aggiunse, -“Ma non sono una groupie, e non intendo esserlo, voglio che tu lo sappia”-.

Lui sorseggiò un po’ di Red Bull poi fece una sorta di sorriso sghembo, che Elisa avrebbe interpretato come quelli di Edward Cullen , -“Lo so che tu sei una brava ragazza…” sussurrò.

-“E comunque adesso sei qui…con me…” – precisò le ultime parole.

Lei lo ascoltò tremando, -“Lo so…”-.

-“Hai paura di me?”- le chiese beffardo.

-“Cosa?”- scoppiò a ridere.

-“Bill, Bill, credo che tu abbia conosciuto solo il lato più docile di me fino adesso…”- lo fissò negli occhi.

-“Ah si?”- lo sguardo di lui adesso la distraeva, cominciava a non capirci più niente, Lo vide avvicinarsi al suo viso, sorrideva ancora beffardo, -“E qual è l’altro lato…?”- sussurrò cosi piano da farle venire la pelle d’oca, poi le posò un dito sulla bocca, erano circa 48 ore ormai che voleva farlo e si tratteneva, le accarezzò la bocca, -“Sei così bella…”- disse pianissimo, poi fece scivolare la sua mano sul collo della ragazza, annullò ancora un po’ la distanza fra le loro bocche e le accarezzò dietro il collo.

Lei credette come al solito di essere impazzita, e di stare ancora sognando.

Bill posò le labbra calde sul collo della ragazza, lateralmente.

Sentì che le era venuta la pelle d’oca, e i battiti del cuore acceleravano.

Respirò il suo profumo a pieni polmoni, chiudendo gli occhi,poi si spostò avvicinandosi al mento…

-“Bill, scusami, devo scappare adesso…”- disse Elisa posandogli una mano sui capelli, poi si alzò di scatto e poggiò la lattina sulla scrivania.

-“Adesso?”- le chiese lui.

-“Si adesso…”- le rispose dispiaciuta, -“Mia cugina ha bisogno di me…”- non fece in tempo a finire la frase che le squillò il cellulare –“Ary?”-,

-“Tesò dove sei? Te prego vieni qui adesso ho bisogno di parlarti…te prego!”-,

-“Si arrivò, non te preoccupà e non piange!”- riattaccò.

-“E’ successo qualcosa?”- chiese lui alzandosi dal letto, preoccupato, -“Si, cioè non lo so…era mia cugina, devo andare”-.

-“Come facevi a saperlo…?”-

-“Non lo so neanche io, tu vieni con me…no…è meglio che resti qua, credo di sapere cosa è successo…ci vediamo dopo”- lo abbracciò e lo baciò su una guancia.

Poi sparì oltre la camera, lui rimase a guardarla finchè non la sentì girare la chiave nella porta , richiuderla, e allontanarsi da lui.

Note dell'autrice: ringrazio tutti i miei lettori e coloro che recensiscono, 1 ringraziamento particolare a mia cuggi e a fede tokiobillina che mo sono state molto vicino per questo capitolo!!! dankeschon vi voglio bene!

   
 
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