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Autore: Wild One    29/09/2014    3 recensioni
"Voleva solo andarsene.
Ma lo avrebbe voluto ancora per poco.
I primi accordi di chitarra segnavano l’intro della canzone.
Poi la gran cassa, ed ora stava entrando anche il basso.
Billie cominciò a cantare.
La musica continuava, e continuava. Non si fermava, e cominciava a piacerle.
Le piaceva davvero. "|AGGIORNAMENTO NON REGOLARE.|
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                              I don't care if you don't care.                          


Lily
Point of View:

 



Finalmente la festa stava per finire.
Non reggevo davvero più. Alan e Clay -o come cavolo si chiama.- si erano ubriacati da far schifo, e Billie era mezzo fatto, ma ci capiva ancora qualcosa.
Angelina era sobria quasi quanto me e Mike, e Trè, beh,  diciamo che era in condizioni decenti. Forse un po’ rincoglionito e filosofico, ma ci stava.
Erano le due passate ed eravamo magicamente in tre sdraiati sul divano del salone.
Io rannicchiata all’estremità, Billie stravaccato al centro e Trè dal lato opposto.
Mike e Angelina - che dovevo ammetterlo, era molto simpatica- Chiacchieravano allegramente su quale fosse il miglior bassista del momento.
 
“Ai! Cazzo Billie, togli i piedi!”
Gli avevo urlato contro quando mi aveva impiantato un piede nella costola per stiracchiarsi.
“Oh, scusa.” Borbottò  lui.
“Che ne dite se andiamo a dormire?” Proseguì guardando angelina.
Io e Mike ci guardammo annuendo.
“Hey Trè, ti dispiace se accasiamo da te questa notte?” Frank si risvegliò come da un trans.
“E’? ah, nono. Fate pure. Io esco a comprare le sigarette.”
“Alle due di notte?” Incalzò Mike.
“Si, c’è un tabaccaio aperto 24 ore” Rispose pacato, alzandosi dal divano. “Ci vediamo.” Salutò e uscì.
Sospirai. Che idiota. Non poteva aspettare la mattina per andare a comprare le sigarette?
 
Diedi un’occhiata ad Al, che si era addormentata insieme alla rossa sul tappeto.
Almeno da addormentata non avrebbe infilato la lingua in gola a nessuno.
Sospirai di nuovo, alzandomi dal divano.
Io e Mike ci dirigemmo la camera degli ospiti – Diavolo, quella casa era davvero immensa.- e Billie e Angelina si sistemarono nella matrimoniale, lasciando la camera di Trè libera per lui.
Mi fiondai sul letto come se fosse la cosa più bella mai vista.
Poi mi resi conto.
Io e Mike.
Nella stessa stanza.
Con un letto matrimoniale.
Di notte.
Cazzo.
Avvampai per qualche secondo, finchè non mi parlò.
 
“Hey, tutto ok?”
“Uh? Sisi.” Gli sorrisi.
Ricambiò.
Ci togliemmo le scarpe e ci sdraiammo bene sul letto.
Passammo qualche minuto in silenzio. Io fissavo il soffitto e non avevo il coraggio di guardare Mike.
Il letto era enorme, o meglio, era un letto normalissimo, ma io e Mike eravamo così distanti che fra noi ci potevano benissimo stare altre tre persone.
 
‘ma che cazzo sto facendo?’ pensai.
Il mio era un comportamento da bambina. Di che avevo paura?
Mike era il mio ragazzo e non mi avrebbe mai toccata senza il mio consenso.
Rotolai sul fianco destro  e mi ritrovai a guardare i suoi bellissimo occhi azzurri, che mi fissavano a loro volta.
 
“Hey.” Sussurrò Mike.
“Hey.” Sussurrai a mia volta sorridendo.
“Hai sonno?”
“Non tanto.” Lo vidi annuire. In realtà ero davvero stanca, ma volevo rimanere sveglia per lui.
“Piaciuta la festa?” Chiesi. Fantasia saltami addosso!
“Certo! Una festa con alcool, erba, i miei migliori amici di una vita e una ragazza fantastica, la mia ragazza.” Si fermò qualche secondo dopo aver marcato la parola ‘mia’.
“Cosa si poteva desiderare di più?” Sorrisi, e lui sorrise a sua volta.
 
Mi baciò. Un bacio lento e profondo.
Mi circondò con le braccia facendomi aderire al suo petto, io gli circondai il collo con le braccia approfondendo il bacio.
Dopo qualche minuto di pomiciata Mike cominciò ad accarezzarmi il fianco, lentamente. Sobbalzai lievemente.
Cazzo.
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!
Ero nel panico più totale.
La sua mano aveva preso ad accarezzarmi la schiena. Sentivo le guance arrossarsi, il battito accelerare….oddio, magari era un infarto!
No, era tutto vero e io stavo benissimo.
Presi il coraggio a due mani.
Forse se stava succedendo tutto questo voleva dire che sarebbe arrivato il momento giusto.
Senza staccarmi dalle sue labbra mi misi a cavalcioni su di lui.
Mike teneva le mani sui miei fianchi e ogni tanto le faceva salire per accarezzarmi la schiena.
Mi staccai e lo guardai negli occhi perdendomi in quel mare blu.
 
“Nei sei sicura?” Mi sussurrò. Lo zittii poggiando un dito sulle sue labbra.
Gli sfilai la maglia e un brivido mi attraversò la schiena vedendo quel fisico magro e ben definito.
Mi morsi il labbro, non sapevo cosa fare. Mike sghignazzò.
Lo baciai nuovamente, poi gli baciai il collo e lo sentii tremare. Forse per via dei brividi di piacere.
Lentamente scesi a baciargli il petto, lo sentii tramare ancora di più. Alzai lo sguardo, aveva gli occhi chiusi e la bocca semi aperta.
Cominciai a baciargli il ventre. Mike aveva iniziato ad avere un respiro affannoso e ogni volta che mi avvicinavo senza accorgermene all’elastico dei boxer ansimava.
Un moto di paura si fece largo dentro di me.
Avevo paura di quelle che sarebbe successo dopo.
Non sapevo cosa fare, come farlo. Avrebbe fatto male? Forse… E se Mike lo avesse detto a quella bocca larga di Billie?
No, impossibile. Ma avrebbe potuto saperlo e non ci sarebbe voluto molto prima che Alan lo scoprisse a sua volta. Sarebbe stata la fine mia e di Mike.
Mi alzai di scatto e lo guardai.
 
“Hey… che hai?”
“Scusa Mike…”
“Per cosa?”
“Io… non… me la sento…” Mi coprì il viso con le mani dall’imbarazzo.
Mike si tirò su e mi abbracciò.
“Hey.” Mi sussurrò, e io nascosi il viso nel suo petto.
“Se non te la senti non sei obbligata. Non abbiamo fretta, no?” Mi prese il viso fra le mani in modo che potessi guardarlo bene negli occhi. Annuii lievemente
Mi baciò e ricambiai imbarazzata. Poi ci sdraiammo, e io mi accoccolai al suo petto mentre Mike mi stringeva tra le sue braccia.
Nella stanza accanto si sentirono improvvisamente i gemiti di Billie e Angelina.
Cavolo…
Angelina gemeva e urlava come un pappagallo, e Billie ansimava come un maiale e le diceva frasi non proprio dolci.
 
“Spero che tu non ansimerai così.” Dissi, guardando Mike seria, e lui scoppiò a ridere.
 
                                                                  
                                                                            ***
 
Mi svegliai fra le braccia di Mike, che era ancora addormentato. Mi spostai piano, cercando di non svegliarlo. Lo guardai d’istinto.
Sorrisi e uscii dalla camera. Erano le undici e mezza.
Mi affacciai in salone, e vidi Alan e la rossa nella stessa identica posizione della sera prima.
Mi diressi in cucina, e rovistai nella dispensa per cercare il caffè. Lo trovai e lo preparai per tutti, ma soprattutto per me.
-Sono una caffeinomane. Senza caffè non sopravvivo.-
Billie non tardò a raggiungermi.
 
“Buongiorno.” Mugugnò.
“Giorno.” Lo salutai porgendogli la tazza con il caffè.
“Oh, grazie.” Gli sorrisi.
“Insomma tu e Angelina ci avete dato dentro ieri sera, he.” Mi sdetti sulla sedia davanti alla sua soffiando sul mio caffè.
“Si sentiva?” Chiese ridendo.
“Oh, no. Avete svegliato solo tutto il vicinato.” Sorrise sghembo.
“E voi, invece? Eravate piuttosto silenziosi…” Alzò lo sguardo dalla tazza e guardò me.
“Vuoi un biscotto?” Gli chiesi avvicinandomi al pacco di biscotti lasciato sul tavolo la sera prima, e gliene tirai uno in testa.
Soddisfazione.
Gli sorrisi mentre lui si massaggiava la fronte dove lo avevo appena colpito.
“Stronza.” Sussurrò.
Chiudemmo lì l’argomento.
“Sai Trè a che ora è tornato?” Mi chiese.
“Non l’ho sentito entrare. Starà dormendo.”
“Non è nella sua stanza.”
“Come sarebbe che non è nella sua stanza?” Scrollò le spalle.
“Chissà che cazzo ha combinato.” Sopirai alzandomi e andando a sciacquare la tazza.
Presi quella di Billie, che aveva finito e feci lo stesso.
 
Piano piano la cucina diventava sempre più popolata. Dopo Billie arrivò Alan, poi Mike, e Angelina e la rossa.
 
“Quindi non è tornato stanotte?” Chiese Mike.
“A quanto pare.” Rispose Alan.
“Se volete andare voi andate. Io rimango ad aspettarlo.”
“Sei sicuro Billie?”
“Si, Mike. Prima o poi dovrà pur tornare, no? E’ normale che sparisca così. Non è la prima volta che lo fa. State sereni.” Alan e Mike annuirono.
 
Io e Mike aiutammo Billie a sistemare il disordine lasciato in salone.
Fortunatamente non avevamo fatto granchè.
Solo qualche lattina di troppo per terra.
Una volta finito salutammo Billie e assieme a Mike ci dirigemmo verso casa
Alan era uscito dieci minuti prima di noi proponendosi per accompagnare Angelina e Curly o come si chiama.
Mi sta talmente antipatica che non ricordo nemmeno il suo nome.
Ammetto che è bellissima, ma non mi è piaciuto il modo in cui si è avventata su Trè.
Non che fossi gelosa. Assolutamente.
Anche se da quel che ho capito a Billie lo sono sembrata parecchio. Ha continuato a lanciarmi frecciatine per tutta la serata. L’ho ignorato, ovviamente.
 
“A cosa pensi, piccola?”
“oh… Nulla. Pensavo a sta notte.” La voce leggermente imbarazzata. Lo avevo mandato in bianco e mi sentivo una grandissima cogliona. “Scusami…Davvero.”
“E’ stato fantastico.” Ha commentato. “E smetti di scusarti. Quando arriverà il momento giusto lo saprai, no?”
“Già, hai ragione.” Gli sorrido.
 
Mi piace troppo quando è felice.
Mentre camminiamo intreccia le sue dita con le mie.
 
“E’ stato bello passare il mio compleanno con gli altri e con te. Sono stato benissimo.”
 
Mi abbracciò, e io mi immersi nel suo profumo.
 
“Anche io, Mike.” Lo guardai, e mi sorrise.
“Metterai la collana che ti ho regalato?” Gli chiedo.
“Scherzi?! Certo che la metterò!” Mi allontana un po’ per guardarmi negli occhi.
Niente a paragone con i suoi, ovviamente.
 
“Senti, ma con Trè…”
Con Trè niente. Argomento chiuso, ok?”
“Puoi anche riprendere a parlare con lui, a me non da fastidio.”
“No, Mike. Non voglio, ok?”
“Va bene…”
 
Arrivammo davanti a casa mia. Le luci erano spente. Alan non era ancora rincasato.
Mi diede un lungo bacio.
 
“Grazie di tutto.” Mi sorrise.
“Grazie a te, Mike.”
 
Gli sorrisi ed entrai in casa,.
 
 
 
 
 
Poco dopo il mio rientro rincasò anche Alan.
 
"Che  c'è per pranzo?" Mi  domandò stravaccandosi sulla sedia del tavolo in cucina.
"Ti va bene se ti faccio un pó di pasta?"
"Benissimo."
 
Non aspettai un attimo e cominciai a preparare.
Mi è sempre piaciuto cucinare.
In un quarto d'ora avevo messo la pasta nei piatti e li avevo posizionati alle due estremità del tavolo.
Ci sedemmo ai rispettivi posti e cominciammo a mangiare.
Aveva un'aria strana.
Quasi volesse dire qualcosa, ma non ci riusciva.
Si schiarì la gola.
Bevvi un sorso d'acqua e lo guardai.
 
"Mi devi dire qualcosa?" Incalzai.
"Io?"
"No, quello che passa." Lo ripresi sbuffando.
"Simpatica."
"Dai Al, che devi dirmi?"
Posai la forchetta sul tavolo e incrociai le braccia.
Si schiarì di nuovo la voce e mugugnò qualcosa.
"Che?"
Stessa risposta.
"Ti dispiace parlare la mia stessa lingua?!"
"Che diavolo hai fatto ieri notte con Mike?" Chiese serio.
Per un attimo sentii mancarmi il fiato.
"Abbiamo...dormito."
"Dormito?"
"Si."
"E basta?" Non ci credeva.
"Te lo giuro."
"Lily..."
"Cazzo ma non mi credi? Vuoi controllare?!"
Lo zittii. Anche se mi resi conto dopo che quello che avevo detto non aveva alcun senso.
Mi lanciò uno sguardo truce prima di iniziare a torturare la povera pasta che aveva nel piatto.
"Tu hai combinato qualcosa con la rossa?" Non si aspettava quella domanda. Sobbalzò.
Presi un altro sorso d'acqua.
"Macché, quella voleva Trè."
Presa alla sprovvista cominciai a tossire, e l'acqua mi andó di traverso.
"Ah...bene." sussurrai dopo essermi ripresa.
"E con Amy?" Mi finsi interessata.
"Va normale."
"Mh.. buono."
"Già."
 
Finimmo il pranzo, lavammo i piatti e ci buttammo vicini sul divano.
Ultimamente mi mancavano quei momenti di intimità con Alan. Mi accoccolai al suo braccio, mentre lui accendeva annoiato la TV. Era sempre così, ma era bello.
Restammo una mezz'ora buona sul divano.
 
"Ti va di andare a fare un giro?" Mi propose.
"Devi vedere qualcuno...?"
"No, solo facciamoci una passeggiata." Gli sorrisi.
"Va bene."
Spense la TV mentre io mi infilavo le scarpe, e subito dopo uscimmo.
 
Passeggiammo per il nostro quartiere, la periferia, prima di dirigerci verso il centro di Rodeo. In fondo non era male, se vivevi in  una villa come quelle.
E con quelle intendo quelle belle.
La nostra non faceva schifo. A me piaceva. Era una casa normale.
 
Alan ed io eravamo presi in una interessante conversazione -se non mi sbaglio stavamo parlando della lunaticità di Billie.- quando Alan si fermó di scatto.
 
"Hey, ma quello...?" Guardai lui, poi il punto in cui guardava, poi di nuovo lui, e di nuovo il punto indefinito che indicava il suo naso.
Mi accorsi dopo che un ragazzo dai capelli verdi camminava a testa bassa con una sigaretta in bocca.
"È Trè!" Esclamai.
 
Io e mio fratello ci dirigemmo verso di lui.
 
"Frank! Hey, Frank!" Lo chiamó Alan dall'altra parte della strada.
 
Lui alzó la testa per controllare da dove provenisse la voce, poi ci vide.
Non so dirvi se fosse stato contento di
Vederci. Dalla sua faccia sembrava non lo capisse nemmeno lui.
Alla fine ci raggiunse.
 
"Hey, ragazzi! Che ci fate qui?"
"Noi?!" Chiese Alan.
"Billie é a casa tua da sta mattina che ti aspetta." Sputai piatta. Peró, ero brava a fingermi disinteressata.
"Già, diciamo che mi sono trattenuto fuori." Mise una mano dietro la testa, imbarazzato.
"Allora... hem... dove andavate di bello?"
"Girovaghiamo. Non abbiamo una meta precisa." Sentenziò Alan.
"Oh, praticamente la stessa cosa che stavo facendo io."
"Unisciti a noi, no?"
"Alan, Billie é a casa sua che lo aspetta!" Mi girai verso mio fratello.
"Tornerà più tardi, non fare la rompiscatole ora."
Misi il broncio.
Non era giusto nei confronti di Billie, e poi a me non andava che ci fosse.
Avrei dovuto ignorarlo. E sarebbe stato difficile.
Ormai quanto era che cercavo di non parlarci...3 o 4 giorni?
Scossi la testa, cercando di non pensarci.
 
"Tré, ti posso offrire qualcosa?"
"Tranquillo Al, ho già dato."
"E dai! Una birra che fa? Non ti ho ancora ringraziato a dovere per avermi riportato il mostriciattolo." Mi indicó.
 
Fantastico.
Trè mi guardò.
Io guardai altrove.
Ormai era normale. Lui guardava me, e io guardavo da un'altra parte. Semplice.
Ritornó a parlare con Alan, mentre io rimasi dietro di loro.
 
Ci incamminammo verso un Mini-Market li vicino.
Non fù un viaggio entusiasmante. Per nulla.
Alan e Trè erano davanti a me che continuavano a  parlare di non so cosa, e io ero dietro di loro. Imbronciata.
 
“Allora, vado a comprare le birre. Lily, tu vuoi qualcosa?” Scossi la testa.
“Bene, aspettatemi qui fuori.”  Grazie Alan, restare sola con Trè era esattamente quello che volevo.
 
Stavo per chiedergli di poter entrare con lui, ma era già scomparso dietro le porte del supermercato.
Sospirai.
Nell’aria c’era tensione.
Diavolo, se ce n’era. Si era andato a creare un imbarazzante silenzio, che venne spezzato dalla voce di Trè.
 
“Per quanto ancora vuoi far finta che non esista?”
Mi gelò il sangue.
“I-io non sto facendo finta che tu non esista.” Non ci credevo nemmeno io. Sospirò.
“Almeno vuoi darmi un motivo? Fino a pochi giorni fa andava tutto a meraviglia.”
“Ma non c’è nessun motivo perché non è cambiato nulla. Non ti sto evitando.”
“A no? E come ti spieghi che ogni volta che cerco di parlarti corri via, e che non vuoi mai rimanere sola con me? Sembra quasi che mi sopporti.”
“Ma che ti sei fumato?”
“Va bene, come vuoi tu.”
Restammo in silenzio per un po’.
“E’ per Mike, vero?” Non risposi.
“E fortuna che ero il tuo migliore amico.” Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, ma il suo viso non esprimeva quello che invece faceva capire il resto.
 
Alan uscì dal supermercato sorridendo, con all’interno della busta circa 5 birre.
Mi stavo sentendo uno schifo.
Subito mio fratello tirò fuori una birra, tirandola a Trè, che la afferrò al volo , la aprì, e la mando giù manco fosse acqua.

“Vuoi?” Mi domandò Alan.
Scossi la testa. Se c’era una cosa che non volevo fare era bere come Trè dopo quella dannata festa.
 
Alan prese una delle altre birre e la finì in 4 sorsi.
Lo guardai un pò schifata.
 
“Ragazzi, io tra 20 minuti devo essere in spiaggia.”
“Perché in spiaggia?” Chiese Alan guardando nel boccale della birra per controllare se ne fossero rimasti dei residui.
“Sta sera fanno una cosa tipo falò… ci sono un paio di miei amici. Se volete potete venire”
“E non passi a casa per avvisare Billie che sei ancora vivo?” Mi intromisi.
“Se ne sarà già andato.” Scrollò le spalle.
“Mi piace l’idea del falò. Dai Lily, ci andiamo?” Mi guardò con gli occhi da cerbiatto inginocchiandosi davanti a me. Sospirai.
“Va bene.”
Lo aiutai ad alzarsi e ci avviammo verso la spiaggia.
Era abbastanza distante da dove ci trovavamo in quel momento, ma grazie a non so quale magia entro una ventina di minuti arrivammo a destinazione.
Erano le 6 e mezza, e il cielo si stava già scurendo.
La spiaggia era già abbastanza popolata.
Nessuno che io conoscessi, ovviamente.
Due ragazzi raggiunsero Trè.
 
“Frank!”
“Hey Joe, Harry.” Si batterono il pugno.
I due guardarono me e Alan storto, quasi si stessero chiedendo cosa ci facessimo li. Trè se ne accorse.
“Oh, lui è Alan, e lei è sua sorella Lily.” Parlò il più alto.
“Piacere, io sono Joe. E il tappo alla mia destra è Harry.” Sorrisi, sembrava fossero simpatici.
Parlarono un po’ con Trè, poi si allontanarono.
Non erano tutti punk da strapazzo. C’era anche gente normale, se così si può chiamare.
Restammo per circa un’ora attaccati a Trè, che ci presentava persone a caso, dopodiché ci prendemmo un angolo della spiaggia e restammo per un po’ li a chiacchierare.
O meglio, io non proferivo parola, se non con Alan.
 
Ormai il cielo si era del tutto oscurato.
Avevano acceso il falò, e la maggior parte dei ragazzi era radunato intorno ad esso. Chi con una chitarra in mano, chi con una birra, o chi, come i tizi che ci aveva presentato Trè un paio d’ore prima, con una canna.
C’era una bella atmosfera.
Fino a che….
 
“Amoooooore!”
 
Io Alan e Trè ci girammo di scatto, sentendo una voce gracchiare da qualche metro più in la.
Amy.
Fantastico.
Guardai mio fratello, come per dire: ‘e ora sono cazzi tuoi.’
Lui mi guardò supplichevole, ma io sorrisi sghemba.
In un lampo quella ragazza era abbracciata a mio fratello, con la solita aria da puttanella.
 
“Non mi avevi detto che saresti venuto, amore.”
“Non pensavo di venire.” Disse allontanandola un po’, giusto per respirare.
“Oh, ok. Vedo che si sono anche Trè e l’impiastro di tua sorella.”
“Ma certo, dillo come se non ci fossi.” La rimbeccai.
Mi fece una smorfia e strattonò Alan da qualche parte, lasciandomi sola con Trè.
Di nuovo.
Magnifico.
Mi sedetti sulla sabbia, decisamente seccata.  Mi raggiunse anche Trè, sedendosi vicino a me.
 
“E’ insopportabile.” Disse, probabilmente riferendosi ad Amy.
“Già.” Annuii
 
Rimanemmo in silenzio per un po’, poi riprese parola lui.
 
“Davvero hai deciso di ignorarmi completamente?”
“Trè, piantala.”
“No, non la pianto. Diamine, voglio sapere!” Sbottò, ma comunque trattenendosi.
“Ma non c’è nulla da sapere!”
“Lily, stando zitta quando ti ho chiesto di Mike hai confermato tutto. Ora voglio sapere perché.”
“Non puoi accettarlo e basta?”
“No.”
“Senti io-”
“Lily!” Una terza voce mi salvò la vita. Aguzzai la vista e riconobbi quel ciuffo nero.
“Larry!” Scattai in piedi verso di lui. Trè mi seguì. Non so quale neurone del mio cervello me lo consigliò, ma lo abbracciai, e lui non si tirò indietro.
“Che ci fai qui?” Mi chiese.
“Oh, nulla di che, mi ha portato mio fratello.”
“Oh, bene.” Guardò Trè.
“Piacere, Lerry.”
“Frank.” Si strinsero la mano.
“Hem, che ne dici di prendere qualcosa da bere? La scorsa volta mi hai liquidato alla grande, me lo devi.” Ammiccò, e aveva ragione. Infondo non era male. Io e Trè lo seguimmo fino al falò, dove erano ammassante una cinquantina di birre.
Ne prendemmo una e ci allontanammo di nuovo dalla massa.
 
“Quindi lavori al bar davanti alla scuola?” Domandai.
“Già, mio padre è il gestore e a volte lo aiuto. Non è una cosa fissa, ma almeno prendo qualcosa.”
“Wow.” Ammiccò Trè sarcastico. Lo guardai storto.
“Già, non è granché, ma meglio di niente. Tu Frank, fai qualcosa?”
“Do lezioni di batteria ad un impiastro incapace.”
“Suoni la batteria?” Domandò curioso.
“Evidentemente.” Ok, non si stava comportando bene per niente.
Mi intromisi prima che Larry potesse spazientirsi.
“Ragazzi, che ne dite di fare una passeggiata sul lungo mare?”
“Per me non c’è problema.” Larry mi sorrise.
“Trè?”
“Come vi pare.”  Si accese una sigaretta per poi anticiparci sulla strada asfaltata.
Larry mi si avvicinò.
“Ma è lui il tuo ragazzo? Mi sembra un pò geloso.”
“Cosa? Nono… lui è.. era il mio migliore amico.”
“Non si direbbe da come si comporta, fossi stata in te avrei già scaricato una pressa come lui. ”
 
Evidentemente Trè lo sentì, e non reagì bene.
Si girò di colpo.
 
“Ma perché non ti fai un pacco di cazzi tuoi?”
Gettò con rabbia il mozzicone della sigaretta a terra, prendendo a camminare velocemente verso il falò.
Guardai Larry mortificata, prima di lasciarlo da solo e correre verso Trè.
 
“Trè! Dannazione! Ti vuoi fermare?”
“Sono una pressa. Che vuoi da me?”
“No, non sei una pressa, stai facendo l’idiota però.”
“Me lo dici proprio tu, che hai deciso di mandare a fanculo tutto, Lily?”
 
Non lo avevo mai visto così. Sembrava avesse gli occhi iniettati di sangue, ma la scarsa luce del falò mi impediva di vederlo chiaramente.
 
“Te la stai prendendo per una cazzata!”
“Si può sapere perché stai perdendo tempo con un idiota come me? Vai! Vattene dal tuo leccaculo o da Mike, forza! Che aspetti!”  Sputò tutto con rabbia, come se avesse faticato troppo per trattenere quelle parole. Non riuscii a proferire parola. Non me lo aspettavo.
“Trè io non vogl-”
“Vattene.” Ripeté irato.
“Si può sapere cosa c’entro io?!” Sbottai.
“Cosa c’entri? Non c’entri un cazzo, è per questo che ti sto dicendo di sparire.”
 
Tenevo a Trè.
Non doveva andare così.
Quello che aveva detto mi aveva ferita, ma cosa potevo aspettarmi? Lo trattavo di merda da giorni.
 
“Hey, Lily!”  Mi giunse alle orecchie la voce preoccupata di Larry.
“Lily che succede?” cercò di alzarmi delicatamente il viso con una mano, per controllare se stessi bene, ma io non riuscii a trattenere le lacrime.
Si diresse verso Trè. Cercai di fermarlo tirandolo per una manica, ma riuscì a raggiungerlo.
 
“Hey amico, datti una calmata, l’hai fatta piangere. Non sapevo come stavano le cose.”
Fece per toccargli la spalla, ma Trè rapido gli sferrò un pugno sul naso.
“Hai ragione. Non sai come stanno le cose, stronzo.”
 
Larry era a terra, con il naso che grondava sangue.
 
“Merda.” Mi precipitai su di lui, tamponandogli il viso con la giacca.
“Togliti.” Mi spinse via.
Si alzò e con una scatto atterrò Trè, restituendogli il colpo, per poi continuare a colpirlo.
 
“Smettetela!”  Avevo cominciato a strillargli contro, ma nessuno dei due sembrava ascoltarmi. Intanto intorno a loro si era formata una cerchia di ragazzi per lo più fatto o ubriachi, che li incitavano a continuare.
Le persone raddoppiavano, fino a che un ragazzo strillò qualcosa che riuscii a stento a capire.
 
“Ragazzi, stanno arrivando gli sbirri!”
 
La folla scomparì in un lampo lasciando spazio ad Alan, che si era precipitato su Larry e Trè per separarli.
 
“Che cazzo state facendo?! Idioti.”  Riuscì a tirare via Trè da Larry, che le stava prendendo di brutto.
“Vattene, stanno arrivando i piedi piatti.” Larry annuì guardandomi, poi se ne andò.
 
Con rapidità ci dileguammo anche noi dalla spiaggia.
 
"Trè, sei una fottutissima testa di cazzo!"  Alan diede una spinta a Trè, facendolo barcollare.
Aveva un occhio nero e il labbro spaccato.
"Non ti posso lasciare solo con mia sorella che ti ubriachi o dai inizio a una cazzo di rissa! Ma che hai nel cervello? Segatura?"  Si appoggiò una mano sulla tempia, massaggiandola.
Trè abbassò lo sguardo.
"Ok, forza, ti accompagnammo a casa." Trè annuì.
"Lily, tu tutto ok?"
"Si, io sto bene." Balbettai.
 
Non so se ero piú scossa per l'inizio della rissa, o per le parole di Tré.
Decisi di rimanere un passo indietro a loro. Non volevo parlare. Avrei preferito do gran lunga stare per le mie.
 
"Tré, che diamine é successo prima?"
"Vallo a chiedere a tua solerella e al suo grande amicone Larry." Sbottai.
"Scusa che razza di problemi hai con Larry?!"
"Quello é una grande testa di cazzo!"
"Tu non lo conosci!"
"Ragazzina sono abbastanza grande per capire che quello porta solo guai"
"Parli tu che frequenti la feccia della feccia? E poi non sei ne mio fratello ne tanto meno mio padre. Non puoi scegliere le mie amicizie!" Strillai.
"Come cazzo devo fare per farti capire che a te ci tengo?! Come?! Come faccio a proteggerti se tu non mi parli nemmeno?!" Aveva un tono esasperato, carico di rancore.
Restai in silenzio.
Lui teneva a me?
Guardai velocemente mio fratello, notai su di lui la mia stessa espressione.
Non pensavo Trè tenesse a me.
Io tenevo a lui, certo, ma non avrei mai immaginato che tenesse a me fino a fare a botte con il primo che cercava di avvicinarmisi .
Davvero voleva proteggermi?
Quelle parole mi avevano preso alla sprovvista.
"Certo" cominciò "Quando devi affrontare la realtà dei fatti stai zitta" sputò acido accendendo si una sigaretta con le mani che tremavano di rabbia
"Tré calmati" lo ammonì Alan "Lily" mi chiamò "Conosco da troppo tempo Tré e mi fido di quello che dice, forse dovresti non frequentare Larry"
"Ma chi cazzo siete voi per dirmi chi frequentare?!"
"Siamo tuo fratello e...e..."
"E nulla, non sono più nulla per lei" Tré buttò il mozzicone per terra e accelerò il passo. Alan gli corse dietro urlandogli di calmarsi, ma nulla lui continuò a camminare.
Non proferii parola e rimasi dietro di loro per evitare un'altra conversazione fino a quando non Arrivammo davanti casa di Trè.
 
"Ragazzi, mi dispiace di avervi incasinati. Scusatemi. Non era mia intenzione."
 
Scossi la testa con lo sguardo puntato a terra, come per fargli capire che non doveva scusarsi di nulla. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
 
"Ci vediamo domani a scuola." Mio fratello lo salutó con un cenno. Non era arrabbiato, ma molto confuso.
"TESTA DI CAZZO, BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA! TI GIURO CHE SE NON ENTRI IN 10 SECONDI DI SPACCO BLUE SULLE GENGIVE!" La voce di Billie fece eco da dentro la casa.
Uscì di corsa dalla casa, per dare uno spintone a Trè.
 
"Cazzo amico, ci ha già pensato qualcun altro, vedo."
Trè non rispose, entrò solo in casa facendo un flebile cenno con la mano.
Billiè ci guardò confuso, poi lo riseguì dentro.
Avevo bisogno di tornare a casa.
Alan mi prese per mano, e insieme ci dirigemmo verso la nostra abitazione, qualche isolato più in là.





|Angolo dell'autrice|

Che dire? Non mi piace. Perdonatemi. 
Anche se è lungo non penso sia venuto granchè. Sono curiosa però di sapere cosa ne pensate voi :)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente, e invito anche i lettori silenziosi a darmi qualche consiglio. Non mi stancherò mai di ripetervelo ahahah!
Recensite in tanti e fatemi sapere che ne pensate,e per quale coppia siete muahahaha (è importanet[?])
Baci.

|ASIA|
  
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