Accadde all'improvviso.

Era vagamente conscia della gente che le stava intorno, del caos in cui lei e gli altri erano stati inghiottiti in quel momento. Riservava tutta la sua concentrazione al cellulare, tenuto poco lontano dal volto, gli occhi intenti a leggere i messaggi ricevuti e la mente occupata a pensare a una risposta.

Accadde velocemente.

Sentì qualcosa posarsi sul suo fianco, all'altezza delle ultime costole. Qualcosa di caldo, forte...ma c'era di più. Era estraneo.

In un attimo tutti i suoi sensi si acuirono, concentrandosi su quel tocco. Sentiva che quella era una mano, sapeva a chi apparteneva. Ma non fu quello a mozzarle il fiato, a far attraversare il suo corpo dai brividi, come mai accaduto prima: non l'identità del proprietario della mano.

Fu il tocco. Quella presenza non sua, calda, forte e divisa dalla sua pelle solo da un tessuto leggero. Il percepire la mano su di sè, la pressione che quella fece.

Spinta dalla mano, lei si spostò di qualche centimetro verso destra e così evitò di scontrarsi con le persone provenienti dal senso opposto del marciapiede affollato.

Non abbassò il cellulare, non si fermò. Continuò a camminare, e anche quando la mano si staccò dal suo fianco le sembrò di sentire ancora quel tocco, quel calore.

Accadde in quel momento.

Seppe di voler sentire ancora quei brividi, quella mano su di lei. Seppe che nient'altro le sarebbe mai bastato.

E per questo, in mezzo alla folla, non smettendo di camminare, percependo la sua presenza dietro di sè, per questo non riuscì a trattenere il desiderio.

"Lo voglio ancora"