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Autore: Old_Memories_of_us    29/09/2014    7 recensioni
Victoria Henderson è una ragazza determinata e spiritosa, pronta a tutto per difendere le persone a cui vuole bene, una di quelle ragazze che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno.
Ashton Irwin è uno dei ragazzi più popolari delle scuola, considerato un ragazzo ribelle che tratta le ragazze come oggetti, ma con il sogno di sfondare nel mondo della musica insieme ai suoi tre migliori amici.
Cosa succederebbe se i due si incontrassero? Victoria darà del filo da torcere ad Ashton? Beh, sta a voi scoprilo.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ASHTON' S  P.O.V.
 
« Mi spieghi che diavolo ti succede?! » mi urlò contro Calum, non appena mi ebbe raggiunto sotto il grande albero posto al lato destro del cortile « sei scappato via senza nessuna ragione! Sai che sei a rischio bocciatura, e ti metti a fare queste cazzate?! »

Non ero proprio a rischio bocciatura.. okey, forse lo ero, ma non mi sembrava di aver combinato chissà che cosa. Mentre vedevo Calum e Victoria cantare insieme, è stato come se il mondo si fosse ridotto a quella stanza, c’eravamo solo noi tre, loro ed io, e sinceramente non so dire cosa provai con esattezza quando vidi di sfuggita le loro mani intrecciate, ma sono certo che c’entri con l’irritazione ed il fastidio.

« Vi ho visti.. » sussurrai.

« Hai visto cosa? »

« Ho visto le vostre mani. Mentre cantavate. » lui allora, parve capire.

« Ashton, credi davvero che ti farei mai una cosa del genere? » chiese, come se la risposta fosse ovvia, e lo era, ma mi limitai a stare in silenzio. Lo vidi prendere posto accanto a me.

« Sul serio, Ashton, so quanto tu tenga a lei, e anche se non lo ammetterai tanto facilmente, so che ti piace. »

Mi girai per guardarlo negli occhi. In tutta la mia vita non mi era mai piaciuta nessuna ragazza in quel senso. Non ero mai stato uno di quei ragazzi che pensava all’ amore, solo al divertimento. Questa era una cosa totalmente nuova per me, ed io, non avevo idea di cosa fare.

« Come si fa? » chiesi guardando la poca erba presente nel cortile.

« Come si fa, cosa? » domandò confuso.

« Come si fa a capire quando ti piace qualcuno? »

Calum sorrise teneramente, non aspettandosi sicuramente una domanda del genere. Alzò il viso verso il cielo mentre si appoggiava meglio al tronco dell’ albero, oggi il sole stava in alto indisturbato, poche nuvole erano presenti. Dopo essersi passato una mano tra i capelli, ed aver fatto un lungo sospiro rispose.

« Sai, credo che non ci sia una vera e propria risposta a questa domanda, insomma, ognuno interpreta l’amore come vuole, perciò, ti dico come la penso io. Quando ti innamori di una persona, è come se quella, rappresentasse il centro del tuo mondo, non aspetti altro che vederla, anche con la scusa più banale. Ogni cosa che fa, ti sembra perfetta, trovi lei perfetta. Per non parlare del sorriso. Quello si che ti manderà in confusione. »

« Calum, tu sei mai stato innamorato? » lo interruppi.

« Sì » ammise dopo qualche secondo « ed anche se ho sofferto molto, credo che l’amore sia il sentimento più bello che possa esistere, non fartelo scappare. »

Così dicendo si alzò, si scosse i jeans neri con le mani, e si avviò verso l’interno della scuola.

« Calum! » urlai, alzandomi anche io e facendo qualche passo avanti.

« Grazie. »

Lui mi sorrise, uno di quei suoi sorrisi dolci che riserva solo alle persone a cui vuole realmente bene, e si riavviò verso l’interno.
Decisi di rientrare al suono della campanella. Adesso avrei avuto recitazione, lo stesso corso di Victoria, ho mai detto di essere fortunato? Con tutta la calma del mondo, presi lo zaino nero e mi avviai verso la mia classe, appena varcata la soglia, il professore non c’era ancora, così mi sedetti indisturbato all’ ultimo banco. Di Victoria nessuna traccia, magari ha deciso di non veni.. sentì il movimento dello spostarsi di una sedia accanto a me. Non appena alzai gli occhi, incrociai il mio sguardo con il suo color cioccolato. Nessuno dei due parlava, stavamo semplicemente zitti, ma nessuno di noi due osava distogliere lo sguardo.

« Allora, vuoi dirmi cosa ti è preso prima? Credevo che il nostro rapporto fosse migliorato.. » credetti di sentire una nota triste nella sua voce.

« Ma è così Vic! Scusami è solo che.. non mi sono sentito tanto bene » decisi di non dirgli la verità, sicuramente a lei piacevo solo come amico, perché distruggere il nostro rapporto di amicizia appena creato? E poi, ancora non sapevo con esattezza i miei sentimenti, o forse non volevo accorgermi di quello che in realtà provavo, ma non ci pensai.

« Ed ora come stai? » mi chiese con tono leggermente preoccupato, ma so che non mi credette.

« Meglio, grazie » le risposi con un sorriso tirato.

Ad interrompere la nostra conversazione, fu l’arrivo del professore, che come una furia si mise a girare intorno alla cattedra, per poi mettersi a scrivere alla lavagna la parola “IMPROVVISAZIONE”. Tutti lo guardammo confusi.

« Improvvisazione? » domandò qualcuno dal fondo della classe, non saprei esattamente dire chi.

« Sono contento che tu sappia leggere Jordan » varie risatine si sparsero per la classe « vuoi anche spiegarci cosa significa? »

Il ragazzo, sentitosi tirato in causa, abbassò la testa e scosse la testa in segno di negazione.

« Bene » continuò il professore « adesso vi dividerò in coppie, e tra circa 15 minuti, ogni coppia mi farà vedere qui sul palchetto, cosa significa per voi la parola “imitazione”, create scene immaginarie o che potrebbero realmente accadere, su su ampliate le vostre menti! »

Victoria mi guardò spaventata, ed io trattenni a stento una risata.

« Ah e se non l’avevate capito, le coppie sono quelle dei compagni di banco. »

Perfetto, così avrei avuto più occasioni di passare del tempo con lei. Prese un foglio ed una penna, mise tutto al centro del banco, e si sporse verso di me.

« Da quando nell’ aula di recitazione ci sono i banchi? »

« Il professor Smith diciamo che.. non è un tipo comune, ecco. » cercai di spiegare.

Lei parve capire, così iniziammo a scrivere qualche idea su cosa mettere in scena tra un quarto d’ora, sono certo che andrà tutto benissimo, so gestire questo tipo di situazioni.
2 MINUTI DOPO.
 
« Perché questa cavolo di penna non deve funzio.. » iniziai a dire scuotendo la penna blu avanti e indietro per cercare di farla andare, ma purtroppo, quella scoppiò, e lo schizzo non prese solo me.

« ASHTON! » l’urlo di Victoria risuonò per tutta la classe, facendo voltare tutti nella nostra direzione, compreso il professore.

La guardai dispiaciuto, mormorando circa mille volte scusa, ma siccome non riuscivo mai a tenere chiusa la mia boccaccia…

« Ehi, ma lo sai che il blu ti dona?! » giurai di aver visto tutte le ragazze della mia classe sbattersi una mano sulla fronte, mentre i ragazzi continuavano semplicemente a fissarci incuriositi.

Dopo aver capito che le parole utilizzate, non erano state del tutto inappropiate, piano piano mi abbassai la bandana verde indossata la mattina, fino a cercare di coprirmi il viso, leggermente arrossato.

« Signorina Henderson, credo debba andare a cambiarsi la maglietta.. » disse il professor Smith, osservando la camicia ormai blu di Vic « Ha un cambio in palestra? »

Victoria annuì, dicendo di aver lasciato il suo borsone in una delle panche nello spogliotaio, proprio vicino al suo stipetto. Detto questo, il professore si voltò verso di me, ed iniziò a fissarmi, per poi togliere i grandi occhiali da vista e tenendoli su una mano.

 « Ashton, perché non vai a prendere la maglietta alla signorina Henderson? Sono sicuro che non sarai così maleducato di dire di no. »

« Perché dovrebbe mettere mano tra le mie cose? Posso andarci benissimo anche da sola! » okay, forse l’avevo fatta innervosire.

« Prima di tutto moderi il tono, seconda cosa, sono certo che il signor Irwin non farà il guardone, prenderà la maglia e tornerà subito qui, giusto? » affermò con un tono che non ammetteva repliche.

Così, mi alzai e mi diressi verso gli spogliatoi della palestra. Girato l’angolo, vidi i miei tre migliori amici seduti tranquillamente con le spalle agli armadietti, che continuavano a parlare dei fatti loro.

« Si parla del diavolo e spuntano le corna eh? » Mike si alzò e facemmo il nostro solito saluto.

« Ehi scimmioni, stavate parlando di me? » domandai con una certa nota di curiosità nella voce, osservandoli uno ad uno.

« Calum ci stava raccontando di quello che è successo a lezione » mi rispose Luke, continuando ad aggiustarsi il suo adorato ciuffo biondo.

Calum gli schioccò un’ occhiataccia, e lo stesso feci anch’io con lui. Con la bocca gli mimai un “più tardi ne riparliamo”, cercando di non farmi vedere dagli altri due.

« Aaaallora.. » cercò di cambiare discorso Cal « cosa ci fai fuori dalla classe? Mi stai diventando un cattivo ragazzo piccolo Ash? » disse strizzandomi le guance come solitamente fanno le nonne con i nipoti.

Gli levai le mani dal mio viso e gli diedi un leggero colpo sulla spalla, lui di tutta risposta continuò ad osservarmi con uno sguardo tra il furbo e il malizioso, e gli altri non erano da meno.

« Punto primo: Anche voi non siete in classe » loro annuirono, incitandomi ad andare avanti « e punto secondo: Devo andare a prendere una maglietta a Victoria in palestra. »

« Una maglietta? Perché? »

« Avete presente la camicia bianca che indossava questa mattina? » loro annuirono nuovamente « diciamo che da bianca, è diventata blu grazie ad una penna » dissi passandomi una mano dietro al collo, come facevo sempre quando ero imbarazzato.

Alzarono tutti e tre gli occhi al cielo, ed iniziarono a domandarmi tutto sull’ accaduto, i soliti ficcanaso. Così gli chiesi di accompagnarmi in palestra, e durante il tragitto raccontai per filo e per segno come si era svolta la vicenda. Arrivati in palestra, ancora non avevano smesso di ridere.

« Menomale che gli amici si vedono nel momento del bisogno! » pensai rassegnato alzando gli occhi al cielo, iniziando poi a cercare il borsone, individuandolo sopra una delle tante panche di legno. Lo aprì e iniziai a cercare una maglia.

 
 VICTORIA’S P.O.V.
 
« Perché ci sta mettendo tanto.. » continuai a pensare, scarabbochiando nel mio quaderno frasi sconnesse e disegni vari, osservandomi di tanto in tanto la camicia, mentre gli altri mettevano in atto le loro rappresentazioni. Alzai la mano destra per attirare l’ attenzione del professore.

« Mi dica Henderson. »

« Posso andare in bagno perfavore? E’ abbastanza urgente.. »

« Definisca urgente. »

Ma sta dicendo sul serio?

« Ecco io.. ho un problemino femminile, ecco » tentai di spiegarli malamente, anche se era solo una scusa.

« Cioè? » mi domandò confuso. Dio aiutami tu.

« Il Mar Rosso ha deciso di spostarsi e di trasferirsi nelle mie mutande, così le va bene?! » dissi ormai al limite della sopportazione.

Lui spalancò gli occhi, così come il resto degli alunni presenti in classe. Mi ordinò poco gentilmente di uscire, meglio così, era questo il mio intento. Anche se non volevo che mi sbattesse fuori.. va beh ci penserò più tardi, adesso devo raggiungere quel cretino. Così mi incamminai a passo svelto per i corridoi deserti. Arrivata davanti alla porta degli spogliatoi, sentii più di una voce, così appoggiai cautamente l’orecchio alla porta, cercando di non aprirla, ma non sentendo bene, la spostai leggermente, in modo da vedere chi ci fosso all’ interno.

La scena che mi si presentò davanti non fu una delle migliori. Ashton intento a frugare nel mio borsone, e fin qui non c’era niente di strano, ma dietro di lui c’era un Luke che giocava a mosca cieca con Calum e Michael, con un qualcosa che non identificai subito a coprirgli gli occhi. Mi sporsi un po’ di più, e diventai rossa di rabbia. Spalancai la porta e loro si imbolizzarono.

« Ehi ragazzi, che succede? » domandò Luke preoccupato, con ancora quel coso a coprirgli gli occhi. Appena se lo tolse, capì.

« COME VI SIETE AZZARDATI A PRENDERE IL MIO REGGISENO?! »

Luke passò velocemente il reggiseno in mano a Calum, che lo passò a Michael, che a sua voltà lo passò ad Ashton. Lui si girò alla sua destra, ma non trovando nessuno, si portò le mani dietro la schiena.

« Quale reggiseno? » chiese con un sorrisetto innocente, ma che trapelava quanto in realtà fosse nervoso.

Non mi diedero il tempo di parlare. Ashton posò l’oggetto nel borsone, mi tirò la prima maglietta che gli capitò sottomano sul viso, per poi scappare velocemente insieme agli altri. Ma prima di andarsene definitivamente si avvicinò al mio orecchio.

« Ricordati, le brave ragazze sono cattive ragazze non ancora scoperte » e così dicendo, se ne andò, lasciandomi un grande punto interrogativo in testa.
  
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