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Autore: ljamspooh    29/09/2014    4 recensioni
Ellie Carter, studentessa e giocatrice di pallavolo. Semplice ragazza che non ama l'attenzione e le feste. L'unica persona della quale si fida è la sua migliore amica Chloe.
Brandon Cooper, ragazzo più popolare dell'intero istituto, classico donnaiolo, intelligente e giocatore di basket. L'unica persona di cui si fida è se stesso.
Vicini di casa, lui grande amico del fratello di lei, compagni di classe ma fino ad ora sempre estranei e tra di loro un semplice e continuo litigio. Ma tutto cambierà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CANZONI SOTTOFONDO:

Wherewere you will go -The Calling --- https://www.youtube.com/watch?v=U1KCj2w3FZc
Wish you were here -Pink Floyd --- https://www.youtube.com/watch?v=a-MRECPZ7X4


Pov Brandon
Mi misi a ridere. “Non sai fingere con me”.




POV ELLIE

Eravamo entrambi seduti sul letto: lui con un sorriso beffardo stampato in faccia ed io con uno sguardo perso nella stanza. Avrei voluto scomparire, sparire nell'aria putrefatta della stanza o diventare un puntino di polvere situata sopra la mensola dei suoi libri. Oppure avrei voluto baciarlo, baciarlo fino a perdere il respiro. Emozioni confuse si diffusero in me con tanta facilità e velocità che di lì a poco mi ritrovai a fissare un punto inesatto nella stanza senza battere ciglio. Mi girai verso di lui ed era lì, a fissarsi e a sorridere. Che scusa inventare? Ma, ma perchè mentire ancora? Dirgli semplicemente la verità perchè mi è così difficile? Dannazione.
“Potremmo restare così all'infinito ma la schiena comincia a farmi male, quindi, o ci stendiamo giù o ci alziamo” mi disse sfiorandomi il braccio ed una carica di brividi si sparse su di esso.
Balbettai. “Emh..”.
“Stenditi” mi suggerì lui.
Posai la mia testa sul cuscino ed incrociai le braccia sopra di essa. “Forse voglio parlarti” dissi senza pensarci un attimo.
Lui sorrise. “Parlami allora”.
“Non ne sono sicura” dissi girandomi e dandogli le spalle.
“Per una volta, dì quello che pensi. Senza paura”.
Smettila Brandon, smettila di fare il carino con me. Smettila. Presi un lungo respiro. “Vuoi delle spiegazioni riguardo a ieri immagino”.
“Immagini male” mi disse cominciando a toccarmi i capelli. Brividi, di nuovo, invasero il mio corpo.
“Non vuoi sapere perchè mi sono improvvisata attrice per qualche minuto?”
“Forse sono stati i minuti migliori di tutta la mia vita”.
Spalancai gli occhi. “Tutta la tua vita?” domandai.
“Sì”.
“Perchè?”
“Mi son sentito indispensabile, importante, parte di qualcuno. Mi hai fatto sentire tuo”.
“Per averti detto di portarmi via?”
“Lo avresti potuto chiedere a chiunque invece sei venuta da me”.
“Non conoscevo nessuno” mi difesi.
“Ingenua. Due ragazzi ti avevano addocchiato quando sei entrata poi però sei sparita e sono venuti da me a chiedermi dov'eri”.
“Non sarei andata via con loro lo stesso”.
“Hai scelto il momento in cui la bionda stava su di me” disse soffocando la risata in qualche colpo di tosse.
“Ho scelto un momento a caso”.
“Ellie, ti ho già detto che con me non sai fingere”.
“L'idea non era nemmeno mia, se è questo che vuoi sapere”.
“Non lo volevo sapere. Ed immaginavo che tu non avevi pensato una cosa del genere”.
“Pensi che io sia ignorante?”
“Il contrario. È da sciocche una cosa del genere. Non sai fare l'attrice né tanto meno interpretare un'ubriaca”.
“Mi sottovaluti” dissi abbozzando un sorriso.
“Sei tu che ti sottovaluti”.
Feci cenno di no con la testa e sorrisi. Mi sottovaluto? Sì, mi sottovaluto. Ma in cosa? In tutto. Perchè? Perchè sono così.
Lui cominciò a toccarmi di nuovo i capelli. “Non voglio che le persone toccano i miei capelli” dissi.
“Io non sono una persona qualsiasi”.
“Parlo in generale”.
“Io non sono una persona in generale”.
“Sì che lo sei”.
“Allora Brandon è l'unica persona in generale che può toccarti i capelli”.
“Sì, stai scherzando?”
“Ti sembro un tipo divertente?”
“Abbastanza”.
“E carino?” domandò ridendo.
Spalancai gli occhi. “Carino?” sbuffai.
“Oh, esatto. Bellissimo”.
“Se io mi sottovaluto, tu ti sopravaluti”.
“Meglio sopravalutarsi che sottovalutarsi”.
Mi girai verso di lui per guardarlo. “Dici sul serio?”
Lui sorrise ed io chiusi gli occhi. Non avrei retto al suo sorriso nemmeno per un minuto. È un qualcosa di meraviglioso, che ti affascina e ti fa rimanere a bocca aperta.
“Sono serio. E tu non sai resistere al mio sorriso”.
Aprii gli occhi. “Oh ti sbagli. So resistere ad ogni cosa, anche al tuo stupido sorriso”.
Lui rise e si avvicinò a me. “Sai davvero resistere a tutto?”
Incominciavo a perdere i sensi. Lui era troppo vicino a me, troppo da farmi mancare il respiro. Il mio cuore riprese a battere e la mia testa a funzionare. “So resistere a te se è questo quello che intendi” e mi distaccai da lui. Scesi dal letto e presi la mia borsa. “Grazie per il passaggio a casa, se ti basta con ringraziamento” dissi facendo un sorriso beffardo. Questa è la mia vittoria.
Lui rimase lì immobile a guardarmi. “Mi basta”.

Me ne tornai a casa e trovai mio fratello in salotto a vedere la tv.
“Alla faccia del 'fingo di dimenticarmi le chiavi'! È sorellina?” mi disse lui ridendo.
“Storia lunga che non ho voglia di raccontarti. Dov'è mamma?”
“In giardino. Ti cercava e le ho detto che eri rimasta fuori a dormire”.
“E non si è arrabbiata?” domandai perplessa. Mi immaginavo già una sua sclerata.
“No”.
“Bene. Vado”.
Uscii fuori e la trovai a sistemare un vaso. “Mamma” dissi avvicinandomi a lei.
“El! Va a prepararti che dobbiamo andare!”
“Ah giusto! Mi ero dimenticata”.
Entrai in casa e andai a cambiarmi. Indossai un paio di jeans chiari con una maglietta nera. Presi le converse bianche e scesi di sotto. Vidi mio padre andare di qua e di là in casa. “Papà?” dissi.
“El. El. El. Dov'è il regalo che dobbiamo portare a zia Amelie?”
“Non lo so. Chiedi a mamma”.
“Non lo sa nemmeno lei. Mannaggia!” disse mio padre cominciando ad innervosirsi.
“Che regalo era?”
“Un set di tazze che tua padre aveva comprato la settimana scorsa quando è andata a trovare sua sorella”.
“Ah, si. Aspetta, forse mi ricordo dov'è!” dissi andando di sopra nello sgabuzzino. Aprii l'armadio grande bianco dove mia madre nascondeva sempre i regali che mi dava fingendo che fossero di Babbo Natale. Guardai nello scaffale più in alto e trovai una scatola con sopra un fiocchetto. Lo presi e tornai dai miei. “È questo?” domandai scendendo l'ultimo scalino.
“Sì Ellie! Oddio, brava! Fortuna tu!” disse mia madre prendendo il regalo.
Tra la sua contentezza, il sollievo di mio padre e il sorriso sciocco di Ashton nel vederli, andammo in auto e partimmo alla volta della famosa zia Amelie.
Il viaggio durò circa un'ora e mezza e arrivammo precisi nell'ora di pranzo. Mangiammo un sacco e l'accoglienza fu una delle migliori. I parenti erano tutti simpatici e carini e conobbi cugini che non sapevo nemmeno esistessero. Nel pomeriggio andammo tutti insieme a fare una passeggiava in riva al fiume che scorreva nelle vicinanze di casa di mia zia. Il tempo era abbastanza bello, con qualche nuvola qua e là. Intorno a me c'era tutta natura. Decisi di andare a passo più lento degli altri così da godermi tutto quello spettacolo con la musica nelle orecchie. Quindi, presi gli auricolari e premetti play. Partì 'Heartburn' degli Architects versione acoustic. Cominciai a sentirmi bene davvero. C'era quella pace che aspettavo da tempo, quella tranquillità che ti riempie l'anima. Respiravo a fondo la libertà e tutto intorno a me sembrava andare per il verso giusto.
Nel tardo pomeriggio, io e la mia famiglia, partimmo alla volta del ritorno a casa. In auto mi addormentai e quando arrivai a casa mi precipitai nel letto, riaddormentandomi di nuovo.

La mattina mi svegliai serena, con un sorriso stampato in faccia.
Andai in bagno e mi feci una calda doccia. Tornai poi in camera e indossai i jeans chiari che avevo messo il giorno prima con abbinata una maglia bianca con scritto 'the love is not the best thing in the world' con sopra un felpa bordò. Presi poi le mie converse bianche e scesi di sotto a far colazione. Mangiai con calma una fetta biscottata con sopra la marmellata fatta in casa che ci aveva dato ieri la zia Amelie e presi il caffè latte. Andai poi alla fermata del bus ma Chloe non c'era così mi ritrovai sola.
Il bus arrivò poco dopo e presi posto nella seconda fila vicino a Mary. Il viaggio stranamente durò poco e arrivai a scuola. Mentre andavo in classe, Brandon mi fiancheggiò. Indossava una camicia di jeans chiaro con sopra un pullover fino grigio con uno smile stampato sopra, jeans ed il tutto abbinato a delle converse alte nere. I suoi capelli erano al vento con meno gel del solito. Era meraviglioso. “Buongiorno El” mi disse sorridendomi.
Smisi di guardarlo. “Buongiorno” mi limitai a dire.
Andammo in classe e senza volerlo presi posto vicino a lui. Era l'unico libero, forse.
“Sai resistere al mio sorriso ma non sai resistere a starmi vicino” mi disse prendendo il libro di letteratura dallo zaino.
Balbettai. “Non mi va di sedermi vicino agli altri” mi difesi.
Lui sorrise. “Lo prendo come un complimento”.
“Se ti rende felice” dissi sorridendo a mia volta.
“Sai essere dolce e cattiva allo stesso tempo e tutto ciò mi fa impazzire”.
“Impazzire di gioia?”
“Impazzire, in tutti i sensi”.
La professoressa entrò. “Ragazzi. Per prima cosa fissiamo il giorno del compito che sarà Martedì della settimana prossima. Poi, oggi faremo un lavoro di gruppo da due persone ed uno da tre. Andiamo in ordine alfabetico.”
Cercai di contare per capire con chi sarei capitata. “.. Carter e Cooper ..” disse l'insegnante.
Mi girai con gli occhi sbarrati verso Brandon il quale sorrise. “Sarà destino” disse lui.
“Che destino maledetto” dissi ma no, non è vero. Che destino fortunato!
“Allora ragazzi. Scendiamo nel laboratorio informatico” ci avvertì la professoressa.
Quando fummo sotto, presi io il controllo del computer.
“Allora, dovete cercare un libro del vostro scrittore preferito. Di questo libro dovrete poi farne l'identikit. Ovvero: per prima cosa il titolo, anno di pubblicazione, il perchè l'autore lo abbia composto se ci fosse, trama e vari giudizi di critici letterari. Siate d'accordo almeno sulla scelta dell'autore” disse la professoressa mettendosi seduta alla scrivania.
Guardai Brandon. “Il tuo autore preferito?” gli domandai.
“Non ne ho uno” disse storcendo la bocca.
“Emh, non ce l'ho nemmeno io” dissi sbuffando.
“Bene. Chi prendiamo?”
“Mh, fammi pensare. Che ne dici di John Green?”
“L'autore di..?” domandò lui perplesso.
“Di 'The fault in our stars'. Sta spopolando ultimamente quindi non faremo fatica a trovare notizie su di lui e tutto il resto”.
“Sei sveglia!”
“Da qualche minuto. Ma ho ancora sonno” dissi sarcasticamente.
“E anche simpatica. Wow!”
Cercammo tutte le varie informazioni sull'autore e preparammo il lavoro. Non riuscimmo però a finirlo al suono della campanella che segnava la fine della seconda ora. La professoressa quindi ci annunciò che avremmo dovuto finirlo a casa come compito. Il che significava che avrei dovuto passare un mezzo pomeriggio con Brandon, soli, in camera mia o sua, a studiare!, a parlare, a cercare cose in internet, a studiare!, a dire se andava tutto bene, a parlare di altro, a studiare!. Non avrei retto un altro istante con lui, col suo sorriso che lo fa sembrare un angelo.
“Abbiamo domani letteratura” disse lui facendomi tornare con la testa sul pianeta Terra. (Ero già su Venere, passata per Marte e Giove!).
“Giusto. Ci dobbiamo ritrovare oggi” dissi io continuando ad annuire con la testa no-stop.
“Perspicace” disse lui ridendo.
“Sì, sì, sì. Oggi” continuai a dire. Ero ancora su Venere, non ero davvero tornata sulla Terra.
Lui mi fissò con sguardo sorpreso. Cos'avevo di strano? Ah, sì, il mio modo.. STRANO. Ma sono io, cosa c'è di strano? Tutto è strano. Io sono strana, lui è strano, il nostro comportamento è strano, la nostra amicizia è strana, il suo sorriso è strano, la sua risata è strana, il suo modo di vestire è strano. Tutto è strano. Cosa c'era di strano in tutto questo strano?
“Sei strana” mi disse lui.
“Strano” risposi io.
“Che strano” riprese lui.
“Possiamo finirla con la parola 'strano'? Mi preoccupa” dissi.
“Ok, strana” disse accennando un sorriso confuso.
“Da me o da te per finire il lavoro?”
“Vieni da me. Tuo fratello non c'è, vero?”
“No, va via”.
“Sì, allora vieni da me”.
Annui. Il resto delle ore scolastiche passò velocemente e niente fu 'strano' per l'appunto. Insomma tutto era 'strano' ma niente era 'strano strano'. E non so perchè reputo ogni cosa strana, forse perchè lo è o perchè io voglio che lo sia. Fatto sta che la parola 'strano' stava diventando parte fondamentale delle mie giornate. Strano, no?

Erano da poco passate le 3 e andai a casa di Brandon. Suonai una volta, ma nessuno venne ad aprirmi. Suonai una seconda volta, ma niente. Una terza e niente. Decisi allora di chiamarlo al cellulare.
“Ellie?”
“Verrai ad aprirmi prima delle otto di sera?”
“Hai suonato?”
“Almeno tre volte”
“Eccomi”

Poco poco venne ad aprirmi. “Indossavo gli auricolari e non ho sentito” disse strofinandosi gli occhi.
“O ti sei addormentato?”
“Addormentato ascoltando la musica per la precisione” disse lui sorridendo.
“Ok, finiamo il lavoro che ho da fare”.
Salimmo le scale ed entrai in camera sua. Oramai nulla era strano per me entrare lì dentro. Ero la prima ad esserci entrata e sono tuttora la prima ad entrarci. Non è strano anche questo? “Non so se esserne felice del fatto che mi fai entrare in camera tua o no” dissi rompendo il silenzio che si era creato.
“Lusingata è la parola giusta” disse lui.
“Lusingata, felice, commossa, emozionata o quant'altro”.
“Lusingata basta e avanza” disse lui sorridendo di nuovo.
“Ok ma ti prego, smettila di sorridermi”.
“Hai detto che sai resistere” disse lui cercando di trattenere il sorriso che gli si stava per formare.
“So resistere ma vorrei prenderti a schiaffi perchè non so se lo fai perchè vuoi davvero sorridere o per portarmi in giro”.
“Sorrido perchè voglio sorridere”.
“Ma sono io che ti faccio sorridere” dissi facendo spallucce.
“Tu mi fai sempre sorridere” disse.
“Io la sto prendendo per gioco e tu fai sul serio?”
Fu lui a fare spallucce. Che situazione.. STRANA.
“Facciamo il lavoro?” dissi.
“Siediti allora” disse prendendo la sedia da sotto la scrivania.
“Ok”. Mi sedetti proprio vicino a lui in prossimità del computer. “Lo accendi o vuoi lasciarlo così?”
“Devi premere quel tasto” disse indicandomelo. “Non ci vuole un diploma per capirlo”.
“Quanto sei palloso” dissi dandogli un colpetto sul braccio. Lui mi prese allora la mano.
“Sei fredda. Hai freddo?” mi disse.
Io retrassi la mano. “Sto bene”.
“Ok”.
Il pc si accese e sullo sfondo c'era lui da piccolo con un uomo disteso a terra vicino a lui che sorrideva. Quasi sicuramente era il padre ma non dissi niente. Ero in imbarazzo. Lo guardai e lui sorrideva guardando quella foto. Ecco, questo è il sorriso che ti fa piangere. Ma io non piansi.
“Puoi andare su internet. Non ti mangio” mi disse. “E puoi smettere di fissarmi. Mi metti in suggestione”.
Stavolta fui io a sorridere. “Sei in imbarazzo perchè ti fisso?”
“Più o meno”.
“E le altre che addirittura sbavano?”
“Quelle mi fanno pena”.
“Bugiardo”.
“Gelosa”.
“Non è vero”.
“Oh, no. Non è vero”.
“Non è vero” ripetei nuovamente.
“Allora il fingersi ubriache, il chiedermi perchè volevo vederti rimorchiare che poi non era più di tanto vero e tutto il resto non era per gelosia?”
Merda. Mi ha fregato. “Volevo semplicemente tornare a casa” mi limitai a dire. Giustificazione più che plausibile.
“Certo. E il 'dopo non sarò più libera' devo tradurlo come 'portami a casa, voglio essere una colomba'?
“Spiegami la colomba” dissi.
“Dire uccello suonava male. E non cambiare discorso”.
“Sì, interpretalo così”.
“Dai Ellie. Ammettilo”.
“Ammettere cosa?”
“Ti è davvero difficile dire che sei pazza di me?”
Lo guardai cercando di capire se stava scherzando o se diceva sul serio. Ed era serio, serissimo. Ok, fammi un sorriso. Feci una risata: un misto tra imbarazzo e verità. “Pazza di te? Non farmi ridere”
“Tu sei follemente pazza di me”.
Oh mio Dio. Basta, Brandon. “Il lavoro” dissi tornando a guardare il pc.
“Non cambiare discorso. Dillo”.
“Ma dire cosa? Non è vero niente”.
“Se te lo dicessi io che sono pazzo di te?”
“Non ti crederei”.
“Dovresti”.
Lo guardai nuovamente. Era bellissimo. Una bellezza disumana. Un angelo. “Non voglio”.
“Devi”.
“Brandon..”
“Ellie. Prima ero io a complicarlo, ora sei tu”.
Il mio cuore si fermò. Non sapevo se sarei riuscita a guardarlo nuovamente in quegli occhi e se dirgli che il tutto era ricambiato fosse vero. Costrinsi però i miei occhi ad incrociare i suoi. Lui accennò un sorriso ed il mio cuore si riprese con un piccolo battito. “Non lo so” costrinsi le parole ad uscirmi dalla bocca. La mia voce era appena udibile visto che non riuscivo a respirare bene. Cuore, riprenditi.
Lui afferrò le spalle e girò il mio viso verso il suo. Sorrideva. Incontrai nuovamente i suoi occhi consapevole di ciò che stava per succedere. Il mio cuore prese allora a battere all'impazzata. Lui mise la sua mano sulla mia guancia e si accostò ancora di più a me. Eravamo così vicini eppure così distanti.
Un brivido mi attraversò tutto il corpo quando le sue labbra decisero di toccare le mie. Erano decise ma gentili, schiacciate contro le mie facendomi rimanere senza fiato. Ogni singola parte del mio corpo tremava e tutto intorno a me era vuoto. Quando lentamente ci staccammo, i miei occhi cercarono nuovamente i suoi. Lui sorride ed io ricambiai.
Ed in quel momento mi resi conto che lui può stare nel mio cuore e nella mia vita. Sa farmi stare bene, sa farmi sorridere, sa farmi rialzare in ogni momento. Lui c'è sempre anche se non me lo dimostra, anche se cerca di voler stare distante da me. Aspettarlo ne è valsa la pena.
E dannazione, sono innamorata di lui.



ANGOLO AUTRICE:
Salve a tuttii! Come state?
Allora ecco a voi il sedicesimo capitolo. Ricco di sorprese e colpi di scena. Mi auguro che vi sia piaciuto.
Aspetto le vostre recensioni come sempre e spero che stavolta ne siate un po' di più. Lasciare un piccolo commentino mi farebbe più che piacere quindi non tiratevi indietro!
Ringrazio tutte tutte tutte le persone che stanno seguendo la mia storia che ne sono tantissime! GRAZIE DI CUORE.
Ringrazio come sempre le mie amiche Alessia e Diletta che mi fanno le loro speciali recensioni. Vi adoro sempre di più, ogni giorno. Grazie anche a voi.

Un bacio, alla prossima
ljamspooh
  
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