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Autore: Nemes    07/10/2008    1 recensioni
Due ragazzi che si incontrano dopo due anni. Un sentimento, da tempo celato, riaffiora tra di loro. Riusciranno a dirsi la verità o sarà l'orgoglio a prevalere?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7


Era passata circa una settimana da quando Rukawa si era dichiarato al rossino e fù una settimana d’inferno per il povero numero 10. La volpe infatti stava attuando una vera e propria guerra di logoramento nei confronti di Hanamici. Voleva fiaccarlo nell’animo, struggerlo, sfinirlo, per costringerlo ad essere lui a cedere per primo e a cadere fra le sue braccia, dopotutto la prima mossa Rukawa l’aveva già fatta. La tattica era semplice, la volpe si limitava ad ignorare totalmente il rossino, nemmeno lo insultava più. L’unica cosa che si concedeva era lanciargli, di tanto in tanto, degli sguardi pungenti e profondi ma niente di più. Sguardi che comunque facevano arrossire inesorabilmente il povero Hanamici. E la tattica funzionava. Hanamici non ce la faceva più, non sapeva se si sentiva peggio ora che la volpe non lo considerava quasi più o quando l’aveva baciato. L’essere ignorato e poi quegli sguardi lo distruggevano dentro. Che fare? Il rossino non si era mai posto problemi di questo tipo e non sapeva come comportarsi. In più a questo, si aggiungeva il problema di Sendo. Da circa una settimana lui e la volpe erano diventati ottimi amici e spesso si incontravano dopo gli allenamenti. Sakuragi non ce la faceva a vederli insieme, ogni volta le sue manie omicide da teppista riaffioravano ed aveva una gran voglia di spaccare la faccia al porcospino. Ormai la notte dormiva pochissimo. “Hana pucci mi vuoi dire che cos’hai una buona volta?” Il rossino si svegliò dai suoi soliti pensieri ritrovandosi di fronte allo sguardo severo della madre. Era circa mezz’ora che era seduto al tavolo di cucina ed ancora non aveva toccato la sua colazione. “Niente mamma, te l’ho detto tante volte! E’ per lo studio, ormai sogno formule di chimica ovunque!” “Ma non farmi ridere. Per chi mi hai preso? Sono tua madre. Ti conosco fin troppo bene, non sei mai stato bravo a dire bugie sai?” “Eh già. Ogni volta che combinavo qualche marachella la scoprivi sempre. Ha ha ha.” La madre si mise a sedere davanti a lui e scosse la testa esasperata. “Ho aspettato per giorni che tu mi dicessi spontaneamente che cos’hai. Ma, visto che continui ad appellarti al quinto emendamento, sarò io a dirti quello che hai. Tu sei innamorato.” In quel momento Hanamici stava bevendo il latte e sputò sia dalla bocca che dal naso per la sorpresa. “Ma.. coff..coff.. Mamma! Coff.. ma che dici?” “Tsk. Le mamme sanno sempre tutto figliolo.” “Ma non è vero!” “E allora perché sei così agitato?” “Ma perché mi metti in imbarazzo con ‘sti discorsi ma’!” La signora Sakuragi incrociò le braccia al petto e fissò il figlio con il suo solito sguardo “confessa figlio”. Era un metodo infallibile. Con questo trucchetto era sempre riuscita ad averla vinta. Invano il rossino, fin da piccolo, aveva cercato di resistergli ma senza nessun risultato. Quegli occhi lo avevano sempre costretto a confessare tutti i suoi più intimi segreti e problemi. “Mamma non credere questa volta di riuscire a..” Lo sguardo “confessa figlio” misto al silenzio della madre lo fecero rabbrividire e, dopo aver tentato di resistere per qualche momento, cedette. “Ok, ok,ok. Hai ragione. C’è qualcuno che mi fa sentire.. strano. Ora però smettila di guardarmi così!” La madre sorrise trionfante. “Allora? Chi è?” “No.” Hanamici sobbalzò sulla sedia. “Questo non te lo posso dire.” “Ok, ok. Questo posso anche concedertelo, però stà calmo! Su allora racconta.” Hanamici prese un bel respiro ed iniziò. “Ecco vedi, questa persona, una settimana fa si è dichiarata a me. Cioè no. Non mi ha detto che mi ama ma insomma me l’ha fatto capire molto chiaramente. Io però in quel momento sono fuggito e non ne ho voluto sapere. Dentro di me continuavo a ripetermi che non provavo niente per quella persona però ogni volta che lo vedo mi sento strano. Poi, dopo quel fatto, ha iniziato ad ignorarmi totalmente. Ogni tanto mi guarda in modo strano e quando lo fa mi sento mancare. Non riesco a capire cosa provo veramente.” Il rossino si interruppe, non sapendo più cosa dire. La madre sorrise divertita. “Che c’è da ridere?” “Sei tale e quale a tuo padre!” Hanamici la guardò stranita, era la prima volta che parlava del padre dopo anni. “Anche lui aspettò un tempo interminabile prima di decidersi e di dichiararsi a me. Per fortuna sua, sono una persona molto paziente.” La signora Sakuragi si alzò, iniziando a girare per la cucina con le braccia conserte e, vedendo il figlio che rimaneva in un imbarazzante silenzio, gli disse. “Ascoltami bene Hana pucci, la prima cosa che devi fare è metterti in pace con te stesso. Devi scavare dentro di te e capire se sei innamorato oppure no. Devi capire quanto conta per te questa persona. Anche se, francamente, credo che ci sia poco da capire, il tuo stato d’animo parla da solo. Ma soprattutto devi mettere da parte l’orgoglio, sicuramente la persona di cui stai parlando ha fatto lo stesso per dichiararsi a te ed adesso sta aspettando una tua risposta, è una tattica molto comune soprattutto fra voi giovani. Insomma figliolo è l’ora di svegliarsi e di darsi una mossa. Non aspettano mica tutti te!” Quelle parole colpirono molto Hanamici che rimase pensieroso per un bel po’. Poi si alzò, prese la borsa e diede un tenero bacio sulla guancia della madre. “Grazie mamma per i consigli. Ora devo andare sono in un super mega ritardo. Ciao!” “Come sempre Hana pucci. Fammi sapere se ci sono novità. Ok?” “Certo mamma. A stasera!” Hanamici uscì di casa tranquillo e sollevato. La chiacchierata con la mamma gli aveva fatto proprio bene e così un bel sorriso sincero si stampò sulle sue belle labbra dopo giorni di sofferenza. Nel pomeriggio Hanamici andò agli allenamenti rincontrando i suoi compagni. Rukawa, come al solito, lo ignorò giocando da solo. Si venne a sapere di quello che era successo a Kogure ed il povero Mitsui fu sommerso dalle mille domade che gli venivano poste dai suoi compagni. Rispose calmo e tranquillo a tutto ciò che gli veniva chiesto. “Ormai il peggio è passato. Fra qualche giorno potrà tornare a giocare.” Ripetè Hisashi all’ennesima matricola che gli chiedeva informazioni sulla salute del quattr’occhi. Ma quello che più di tutti attirò l’attenzione del rossino e, degli altri giocatori fu, il playmaker Miyagi. Si era infatti, improvvisamente, immobilizzato in mezzo al campo. La bocca spalancata, gli occhi sgranati ed un ombra di terrore sul volto. “Hei miyagi che ti prende? Ti sei pietrificato?” Il rossino gli si mise a canto e gli passò varie volte la mano davanti agli occhi che rimasero inesorabilmente sbarrati. Ben presto il playmaker ed Hanamici vennero raggiunti dagli altri giocatori, tranne Rukawa che continuava a farsi i fatti suoi come al solito. “Ma che ti è preso?” Chiese il gorilla grattandosi il capo scimmiescamente. Poi si girò verso la testa rossa. “Hanamici che gli hai fatto?” “E che ne so? Io non c’entro niente!” “Hei Miyagi che cos’hai?” Mitsui lo guardò preoccupato. Poi tutti i presenti guardarono nella direzione in cui puntavano gli occhi di Ryota e così li videro. All’ ingresso della palestra c’era Ayako visibilmente allegra e sbarazzina che chiacchierava vivacemente con un ragazzo alto e atletico ma dalla faccia decisamente orribile: Fukuda, per gli amici Fukky. La manager fece gli occhi dolci al ragazzo e poi si baciarono tenendosi teneramente per mano. I giocatori dell’Hosei spalancarono la bocca ed assunsero la stessa comica espressione del playmaker, formando un buffo quadretto. “Ragazzi cosa fate lì imbambolati? Iniziate gli allenamenti su!” Ayako si fermò davanti a loro a braccia conserte mentre Fukky se n’era andato. “Cos’è non posso avere un ragazzo?” Chiese la manager vedendo che i giocatori non davano segni di vita. “Ma…ma Fukuda…Insomma!” Balbettò Hanamici e si beccò così una bella sventagliata in capo. “Cos’ha che non và Fukuda? E’ un ragazzo speciale e mi piace da impazzire e ora TUTTI A LAVORO!” I ragazzi iniziarono l’allenamento, spaventati dal ventaglio della manager, ed ancora scossi per la notizia. Miyagi non fece scenate e tutti furono sorpresi di vederlo giocare senza fare una piega anche se più taciturno del solito. A fine allenamento tutti i ragazzi andarono negli spogliatoi tranne il rossino che era costretto a fare i fondamentali. Gli ultimi a fare la doccia furono Mitsui e Miyagi. “Stai bene Ryota?” chiese l’ex-teppista rivestitosi. “Eh?” Il playmakere se ne stava imbambolato a sedere, cercando inutilmente di legarsi una scarpa. Mitsui gli si sedette a canto. “Si dicevo.. insomma… per Ayako. E’ stato un duro colpo per te eh?” “Già. Ma ti dirò, credevo di soffrire molto di più ed invece non mi ha fatto tanto effetto. Forse sono stato così tanto tempo a sbavarle dietro senza successo che alla fine ho continuato a farlo solo per abitudine, senza la passione che avevo un tempo. Forse è meglio così.” Ryota sorrise, come per consolarsi, guardando davanti a sé mentre Hisashi lo osservava. "Certo che è proprio bello Ryota, basso si ma decisamente attraente. Con quella pelle permanentemente abbronzata, con quel fisico così tonico e quell’orecchino luccicante. E poi ha un carattere davvero unico. È piacevole, spiritoso, sensuale. Non ci avevo mai fatto caso prima d’ora, forse perché stava sempre dietro a quella sciaquetta di Ayako" Mentre il tiratore da tre punti pensava questo, senza accorgersene, iniziò ad avvicinare il suo volto a quello del playmaker. Miyagi, intanto, continuava a guardare avanti a sé ignaro di quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Ryota ripensò velocemente agli episodi delle giornata e, stranamente, il sentire il compagno di squadra così vicino a lui lo fece rilassare. Su Hisashi ci poteva sempre contare. In quegli ultimi tre anni erano diventati ottimi amici. Spesso uscivano insieme e si raccontavano sempre tutto, non c’erano segreti tra loro. Mitsui gli era sempre stato vicino, lo consolava, lo sosteneva nelle scelte della vita, cercava sempre di aiutarlo e lo stesso faceva Ryota. Senza accorgersene Miyagi cominciò a pensare al rapporto che aveva con Hisashi. "Certo che era proprio bello Hisa. Con quegli occhi neri dai riflessi blu e quella piccola cicatrice sul mento che gli dava quell’aria da duro. Il suo carattere poi, così tenace, così forte, così.. sensuale. Chissà perchè non c’ho mai fatto caso." Si voltò, trovandosi faccia a faccia con l’ex-teppista. Le loro labbra quasi si sfioravano, il respiro dei due ragazzi iniziò a farsi più affannato. Ryota socchiuse gli occhi mentre il cuore iniziava a battergli forte come non mai, provocandogli delle dolorose fitte al petto. "Ma che sto facendo?" Pensava il povero playmaker, ormai in balia delle belle sensazioni che provava. Le loro labbra stavano quasi per toccarsi quando la porta dello spogliatoio si spalancò e li costrinse a separarsi con uno scatto. “Uff sono esausto. Un tensai come me non dovrebbe sprecare il suo prezioso tempo per fare questi stupidi esercizi!” Hanamici entrò ridendo sguaiatamente nello spogliatoio, sotto gli sguardi irritati dei due compagni di squadra. “Hei pigmeo ti sei ripreso dallo shock?” Chiese scherzoso il rossino e per risposta ricevette una borsata da parte dell’interpellato che uscì fuori dicendo “Ma sparati Hanamici!” “Eh no. Non si è ripreso a quanto pare.” Mormorò il rossino, massaggiando lo stomaco dolorante. Ma un’altra botta gli arrivò nello stesso punto. “Ma..ma sei SCEMO?” Urlò Sakuragi a Mitsui. “Sei proprio un dohao Hanamici. Ha ragione Rukawa!” Anche il teppista se ne andò irritato. “Ma.. ma..” Il rossino non fece in tempo a finire la frase che una potente sventagliata lo colpì alla testa, facendogli vedere le stelle. “Hanamici Sakuragi” Tuonò Ayako infuriata “Hai approfittato della mia assenza con Fukky per andartene via senza aver finito i fondamentali eh? Domani farai una mezz’ora in più di allenamento!” “Ma.. ma.. ma sono tutti impazziti stasera?!” Mugolò il rossino, rimasto solo, con stomaco e testa doloranti.
  
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