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Autore: NutellaVM0992_    29/09/2014    2 recensioni
Quella che sto per scrivere non è una di quelle storie come tante, una di quelle inventate, così, che hanno un significato, ma alla fine sono tirate fuori dal nulla, quelle verosimili. Quella che sto per scrivere è una storia vera. E' la storia di un ragazzo come tanti, segnato da eventi che capitano a pochi. Quella che sto per scrivere è la mia storia.
Mi ci è voluto parecchio tempo per prendere la decisione di condividere con gli altri questo segreto che ormai da anni e anni mi porto dentro, che mi segue come un'ombra e che in ogni secondo è fisso nella mia mente, come nel mio cuore.
Il mio nome è Ashton, Ashton Irwin. Oggi è il mio 35esimo compleanno. Ho deciso di passarlo così, ho deciso di parlare di quell'anno, maledetto quanto santo per me. Ho deciso di affrontare con la mente fredda quello che ho fatto da ragazzo. Ho deciso di dare un senso alla mia vita.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Socchiusi gli occhi. Tutto ciò era davvero ingiusto, la mia vita, i pregiudizi della gente sul mio conto, quello che credevano i vicini, i miei compagni, la gente che passava per strada e mi indicava, la mia stessa madre. Non crediate che fossi solo un ingrato, non ero affatto un ingrato. Non ero ingrato se mi comportavo così perché nessuno mi aveva amato abbastanza, perché nessuno mi capiva. E come potevano capirmi? Nemmeno mi ascoltavono. Crebbi da solo, quando da bambino cadevo e mi sbucciavo un ginocchio, mia madre non era lì a disinfettarmelo. Ero io a sputarci sopra, pregando con le lacrime che smettesse di bruciare. E bruciava e continuò a bruciare per tempo, finché un giorno decisi di smetterla di essere un bravo bambino. Decisi di dare un'identità al nome che porto. Sbagliai, ammetto ora che sbagliai tutto, ma in quel momento, mentre ero disteso a pensare, non lo sapevo ancora. Lo avrei saputo, e non aggiungo un "purtroppo", non mi sento di aggiungerlo, perché in verità è stato un bene. 
*FLASHBACK*
- Papà! - corsi verso di lui e mi aggrappai alle sue gambe. Mi scansò bruscamente ed io rimasi immobile a fissarlo dal basso.
- Anne! Dove cazzo sei?! - sbraitò ed io mi tirai indietro. -Dov'è quella stronza di tua madre?! - mi urlò contro e mi vennero le lacrime agli occhi. - Dov'è?! - gridò ancora abbassandosi per prendermi dal collo della maglietta e tirarmi a sé. Scoppiai a piangere. Avevo paura. - Non servi a un cazzo. - concluse andando in giro per casa, buttando la roba per terra disfacendo i letti.
*FINE FLASHBACK*
Che orrore mio padre. Mi vergogno a chiamarlo tale. E neanche se lo merita. Io ero solo un bambino, era il mio papà. Gli volevo bene. Ma per lui non ero nulla più che un impiccio, qualcosa di cui liberarsi. Secondo lui non servivo a niente.
*FLASHBACK*
Sentii le chiavi girare nella serratura. Era mia madre. Dopo che mio padre ci aveva lasciato in mezzo a una strada lei si era trovata un lavoro. O meglio, stava cercando un lavoro. Aveva trovato un piccolo appartamento dove stanziarci almeno per un po', almeno finché continuava a "pagare" il proprietario. Pagare con quali soldi se non aveva trovato ancora un impiego stabile? Lo capii crescendo come pagava quello stronzo. Quando lo venni a sapere, dopo anni che ormai andava avanti, rimasi disgustato. Avrei preferito dormire sotto i ponti, giuro. Lei mi disse che lo aveva fatto per me. Che schifo. Non era una donna, non era mia madre, era una specie di passatempo per quel bastardo che possedeva la nostra "casa". 
In ogni caso quella notte quando la sentii rientrare non aveva fatto in tempo. Non era stata a casa con me neanche un secondo del mio decimo compleanno. Era rientrata alle 00:15 del giorno successivo. Rimasi deluso. Per me era importante. Ma niente di ciò che era importante per me lo era anche per lei. 
- Amore di mamma, scusa... non ho fatto il tempo....
Non risposi. "Meglio non rispondere" pensai.
*FINE FLASHBACK*
Mia madre si chiedeva perché mi comportavo così. Oh, lo so io perché mi comportavo così.
*FLASHBACK*
- Mamma, mamma! Guarda! - dissi mostrandole la mia prima verifica delle medie - Ho preso 10, mamma! -
- Si, amore... un attimo è! Arrivo subito..
- Ma mamma ho preso 10!
- Bravo a mamma... 
- Mamma non mi dai un bacio, sono stato bravo!
- Si, ecco... tra un attimo...
*FINE FLASHBACK*
Io per lei non ero importante, i miei sforzi non erano importanti. Nessuno si curava di me. Tranne beh, la mia cara nonna che venne a mancare quando avevo 12 anni e mezzo.
*FLASHBACK*
- Mamma,  mi porti da nonna oggi? - domandai schietto come tutti i pomeriggi da un po' di giorni a questa parte.
- Ash.. devo dirti una cosa...
- Non me la puoi dire da nonna? - sorrisi, ma lei mi guardò seria. Non la feci parlare. Scoppiai a piangere e mi rinchiusi in camera mia. Mi aspettavo che mia madre venisse a consolarmi, mi dicevo che volevo stare solo, ma in realtà mi avrebbe fatto piacere se si fosse interessata a me. Se le fosse interessato il mio dolore. Niente. Non bussò mai.
*FINE FLASHBACK*
Quel ricordo faceva troppo male. Sentii una fitta stringermi il cuore. Da quel giorno cambiai, cambiai radicalmente.
*FLASHBACK*
- Non capisco cosa gli sia preso ad Ashton - sentii dire dalla mia professoressa mentre origliavo da dietro la porta.
- Non posso credere a ciò che mi dice.. andava così bene! - si sorprese mia madre.
- Sa se gli è accaduto qualcosa di recente?
- No.. non che io sappia..
*FINE FLASHBACK*
E come poteva saperlo? Mai mi aveva chiesto qualcosa, mai si era interessata al suo caro figlio. Mai. Quando gli venne la brillante idea di aprire un dialogo era troppo tardi. Ormai ero io a voler tagliare i rapporti.
*FLASHBACK*
- Ashton! Cos'è questo?! - mi chiese con una scatoletta di carta in mano.
- E' un pacchetto di sigarette, mi sembra chiaro. - risposi prendendone una e accendendomela in bocca.
- Ma sei pazzo? Già fumi a 15 anni!? Il fumo fa male! Come ti permetti poi di fumare davanti a me!
- E' già più di un anno che fumo. Te ne sei accorta presto. - Mi girai ed uscii in giardino.
*FINE FLASHBACK*
Forse avevo iniziato a fumare perché speravo se ne accorgesse, magari poi mi sarebbe stata più appresso. Ma dopo un'anno non me ne importava più nulla. Lo scoprì solo perché io lo volli, perché lasciai il pacchetto sul letto. Ma la vera batosta arrivò dopo.
Serena, vedevo il suo nome ovunque. Ero pazzo di lei, del suo profumo di fragole, dei suoi lunghi capelli biondi. Avrei voluto amarla, ma lei non volle, lei mi portò ad uno degli errori di cui mi pento di più. Infondo ero solo un adolescente, avevo solo 15 anni quando accadde.
*FLASHBACK*
Svitai il mio temperino di ferro e ne estrassi la lama. Avevo gli occhi lucidi ed ero sopraffatto dal dolore. Perché non mi amava? Perché non ero importante per nessuno? Non essere amato neanche da lei mi stava uccidendo. Volevo sfogarmi, volevo soffrire e provare dolore per qualcos'altro, volevo non pensarci più. Mi portai la piccola lama verso il polso ed iniziai a graffiarmi. Vedevo il sangue colare sulla scrivania bianca. Piangevo, ma non per il dolore. Non mi faceva male per niente e non ero soddisfatto. Per quel giorno lasciai perdere. Il giorno dopo provai con le forbici della scuola e fui disgustato dal fatto che mi piacque provare quella sensazione mista tra disgusto e dolore, ma ormai non mi potevo controllare. Qualche giorno dopo iniziai con i coltelli. 
Mi guardai le braccia disgustato. Come avevo potuto farlo?
*FINE FLASHBACK*
Smisi di tagliarmi dopo un mesetto. Di tanto in tanto, quando cadevo in depressione mi veniva spontaneo rifarlo. In quei momenti provavo ribrezzo per me stesso. Non ero in me. 
Decisi di provare qualcosa che riuscisse a sfogarmi ancora di più. Iniziai con dei corsi di kik boxing.
*FLASHBACK*
Guardavo fisso il sacco nero dinnanzi a me. Non indossavo i guantoni, mi piaceva sentire i colpi sulla mia stessa pelle. Tirai un destro e poi un sinistro, e poi ancora due destri. Diedi calci e pugni a quel sacco come se fosse davvero il mio nemico.
*FINE FLASHBACK*
Questi allenamenti divennero regolari per me, così devenni più bello e forte, ma anche più aggressivo.
*FLASHBACK*
- Vienici! - urlai a quel cretino di Richard.
Si avvicinò a me con sfrontatezza, lo vidi prepararsi per darmi un pugno, ma io lo bloccai e gli diedi un calcio allo stomaco, facendolo cadere sulle ginocchia. Poi gli afferrai i capelli con la mano sinistra mentre imprimevo una ginocchiata proprio sul suo naso. Vidi una macchia di sangue sui miei jeans e notai Richard con una mano sul viso che mugulava per terra. Alzai la polvere con i piedi e me ne andai, sotto gli occhi increduli degli spettatori.
*FINE FLASHBACK*
Questo atteggiamento mi rese provocante agli occhi delle ragazze che, già invaghite dal mio aspetto, colsero l'occasione al volo per rendermi il "figo" di turno.
*FLASHBACK*
Camminavo per strada fumando una sigaretta e mi sentii arrivare frecciatine e commenti da tutti i lati. Arrivato in piazza mi sedetti e notai svariati gruppi di ragazze passare e guardarmi affascinate.
"Wow" pensai, forse potrei approfittarne un po'.
*FINE FLASHBACK*
E così feci. 
*FLASHBACK*
- Cosa vuoi, Ashton! Ti ho detto di andartene, non voglio avere nulla a che fare con te! - urlò Tania. Mentiva.
La afferrai per i fianchi sbattendola contro il muro. Trattenne il fiato ed io mi avvicinai pericolosamente a lei.
- Ne sei sicura? - domandai prima di iniziare a baciarla con foga.
*FINE FLASHBACK*
Tania non mi piacque mai. Volevo solo divertirmi un po' con una bella ragazza e far rosicare gli altri, e così feci: me la portai a letto e la lasciai poco dopo. O forse non mi ci fidanzai mai(?), non ricordo.
Continuai così per tutti i miei 16 anni e anche per il primo periodo dei miei 17. Poi arrivai in quella scuola. Ovviamente avevo già provato di tutto: canne, droga, alcool...
*FLASHBACK*
Svalvolai e mi accasciai a terra dopo la prima di una lunga serie di canne. Mi sentivo così bene, così libero. Per poco non mi feci investire da un autobus tornando a casa. Tenevo gli occhi aperti a fatica e camminavo tutto storto. Sorridevo senza un perché. 
*FINE FLASHBACK*
La cosa positiva era che sorridevo. Davvero raro come avvenimento.
*FLASHBACK*
- Sei un irresponsabile! - urlò mia madre. - come ti vieni in mente di ubriacarti così?! 
Vomitai di nuovo. Avevo in bocca un saporaccio e in testa la confusione più totale. Troppa Vodka. Non mi ero regolato. 
*FINE FLASHBACK*
Infondo mia madre ci teneva a me... era gran parte colpa sua se combinavo tutti quei macelli, e attribuisco ancora a lei la causa di innumerevoli errori che commisi. Ma ero suo figlio. Lei mi voleva bene. Magari non  me lo aveva dimostrato abbastanza. Anche io le volevo e le voglio bene. Come si può non volere bene a una madre. Nonostante tutto. 
Infatti vorrei scusarmi anche con lei per tutto ciò che è accaduto. Mi comportai da vero immaturo quegli anni. Lei aveva sbagliato, ma così sbagliavo anche io.
Decisi che continuare a pensare era troppo pesante. Sarei finito per farmi una canna. O peggio, chi lo sa. Mi alzai ed uscii di casa.
   
 
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