Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ThomasJ    29/09/2014    0 recensioni
James Sirius Potter è allo sbando. Teddy, la sua unica certezza, lo ha misteriosamente abbandonato. Quando finalmente decide di smettere di anestetizzare il dolore e affrontarlo, cominciano a venire a galla verità inaspettate, che cambieranno per sempre la sua vita e quella delle persone che ama.
Il mondo magico non sarà più lo stesso, nessuno lo sarà.
Una maledizione può segnare un fato e distruggerne molteplici.
[James Jr./ Ted Lupin + Altre a sorpresa]
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Evans, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo 

 


Sollevando lo sguardo da terra
un chiaro di luna frantumato sul mare
e riflessioni che sembrano sempre uguali
uguali a prima di annegare
ed è tranquillo nel profondo
perché comunque non puoi respirare
e non c'è bisogno di pregare o parlare
perché ora sto annegando
mi sto spezzando
un migliaio di leghe sotto il letto del mare
ho trovato il mio posto per riposare.

Non lasciarmi andare mai
non lasciarmi andare mai

le braccia dell'oceano mi stanno sorreggendo
e tutta questa devozione che mi assale
e le domande del paradiso,
per un peccatore come me
mentre le braccia dell'oceano mi liberano l'anima.


 

 

P.O.V. James

 
 
La luce mi colpisce da ogni direzione e si insinua attraverso le palpebre fino a procurarmi un discreto dolore, un senso di smarrimento misto a nausea. Caleidoscopico.

Non so esattamente dove mi trovo; non sono nemmeno certo di ricordare le dinamiche che mi hanno condotto fino a qui. Ma da quello che posso capire, disteso come sono, il cranio schiacciato sopra un pavimento gelido, devo trovarmi in un luogo aperto, probabilmente il solarium di un palazzo. Posso sentire il vento sferzare, mentre le mie mani annaspano in cerca della sensibilità perduta, forse da ore. Non sono in me, su questo non ci piove. Potrei scommetterci la mia intera collezione di accendini babbani. Prevedibile. Non che io sia un cattivo ragazzo, solo mediamente idiota, a volte.                                                                                                                                                 

Ho perso la testa dal giorno in cui Teddy è scomparso e sono semplicemente tornato ad essere l'adolescente incontenibile dei bei tempi di Hogwarts. Quello sempre pronto a trasgredire anche la meno indigesta delle regole. Tutto sommato, la trasgressione è un buon deterrente da opporre all'immane prospettiva di considerare con lucidità la deriva della mia esistenza.

Ma quando ti trovi, alle cinque del mattino, immobilizzato dagli effetti di chissà quale intruglio, non sembra più un'idea così brillante smaterializzarsi a casaccio. Questo solo dopo aver assunto strane pasticche dalla forma bizzarra e dai colori distensivi per la mente - sotto consiglio di mio cugino Fred - in cerca di un senso da dare ad una serata più noiosa del normale.

E' chiaro che non ricorderò un'acca dei risvolti della notte passata, e neanche mi sforzerò di farlo, o implorerò mio fratello di eseguire un banale incantesimo di memoria su di me. Sicuramente lo farebbe, anche solo per il gusto di torturarmi un po', o farmi capire quanto io sia stupido e infantile.                                                                                                                                         

Proprio mentre cerco di raccogliere le forze necessarie per rimettere in moto tutte le articolazione del mio corpo, sento qualcosa muoversi, forse una porta scorrevole, o forse rumore di passi proveniente da una rampa di scale nelle vicinanze. I miei sensi, o meglio, quello che ne resta, sono all'erta, e sento una scarica di adrenalina irradiarsi per tutta la lunghezza della mia colonna vertebrale.

"E tu che diavolo ci fai ancora qui?" Sbraita qualcuno in prossimità: una ragazza, a giudicare dalla voce.                                                                                                                                                   
Così prendo a muovere lentamente la testa nella direzione della sconosciuta, ed è allora che la vedo avvicinarsi con un'espressione contrita in viso, una di quelle che mal cela la curiosità. Noto subito che è alta, più alta della media, per essere una ragazza. Non è canonicamente bella, ma i suoi lineamenti hanno qualcosa di diverso, qualcosa che ho già visto, anche se non riesco a ricordare dove, o meglio su quale altro viso. I capelli invece sono scuri e un po' ribelli, anche quelli mi ricordano tanto qualcuno, ma non saprei proprio dire chi. Guardarla però mi lascia un profondo senso di vuoto nello stomaco che vorrei tanto colmare in qualche modo.

"Ma stai bene?.. hey, tu, sì parlo proprio con te! Hai idea di che ore siano? Devo sistemare tutto qua prima che tornino i miei, guarda che porcile!" La ragazza si esprime con gesti disperati e buffi, come se potesse sistemare tutto così, magicamente.

"Ci mancava solo questa." Continua a parlare rivolta più a se stessa che ad altri, cosa che, tra l'altro, ho sempre trovato di cattivo gusto.
Doveva essere una festa babbana, deduco finalmente. Inoltre la ragazza non conosce di certo i rimedi giusti per rimettermi in piedi; quindi non ci sono alternative. Devo usare il mio specchio comunicante, e soprattutto sopportare le spiacevoli conseguenze di una decisione simile.

"Come ti chiami?" Chiedo, stando ben attento ad usare il mio tono più gentile, quello delle grandi occasioni per James Sirius Potter, poco avvezzo al bon ton.

"Il mio nome è Anya." Tira corto, mentre cerca di raccogliere in modo impacciato una dozzina di lattine di birra, tutte in una volta sola.

"Si da il caso che la festa alla quale ti sei imbucato sia finita da più di due ore!" La ragazza continua a gesticolare febbrilmente, aumentando in maniera esponenziale il mio mal di testa.

"Quindi sloggia, e in fretta possibilmente." Più chiaro di così si muore.

"Me ne andrò ragazzina, hai la mia parola.." Le dico, facendole l'occhiolino per apparire più disinvolto di come momentaneamente io sia; linguaggio corporeo, con i babbani funziona sempre.                 

"Prima, però, ho proprio bisogno che tu prenda per me uno specchio che si trova nella tasca della mia felpa..." La richiesta così intima la fa sobbalzare, tanto da far cadere rovinosamente a terra  metà delle lattine. Anya sospira sconfitta e si china su di me in cerca dell'oggetto richiestole, mentre nella mia mente viene concretizzandosi la terribile eventualità di aver perso lo specchio chissà dove, per sempre.

Dopo pochi istanti Anya estrae lo specchio con noncuranza dalla tasca laterale della mia felpa rosso-oro, e comincia a scrutarlo incuriosita, proprio mentre il telefono di casa squilla, salvifico, costringendola a lasciare l'interessante manufatto proprio sulla mia schiena per correre in casa a rispondere.

Ne approfitto subito per afferrare con uno sforzo sovrumano lo specchio, porlo sul freddo pavimento esattamente all'altezza del mento, e bisbigliare le fatidiche parole:

"Sveglia Al, ti prego.." - e poi spazientito - "inutile fratello!"

Sono le cinque del mattino. Al probabilmente dorme ancora di gusto, e non si sveglierà; già mi immagino trasportato in qualche ospedale babbano, dove mi diagnosticheranno patologie sconosciute, per quanto si possa realmente diagnosticare qualcosa di sconosciuto. Proprio mentre tutto sembra essere perduto, sento di rimando la voce di Al, trasmessa dallo specchio.                                                                          

"Jamie? sei tu?! Do- dove sei?” Mi domanda, quasi ansimando.

"Che fine hai fatto in queste settimane? per la barba di Merlino, ti rendi conto di quanto hai fatto preoccupare la mamma, papà e..”
 
"Al, ora non c'è tempo.." Lo blocco prontamente, dribblando momentaneamente l'inevitabile sproloquio.                                                                                                                                          

"Ho bisogno di aiuto, prima che mi portino in uno di quei.. perversi ospedali babbani... sai come funzionano queste cose.." Bella mossa, Jamie, bella mossa..

"Ospedale? L'hai fatto di nuovo, vero? tu non pensi mai prima di agire, eh?" Sbotta mio fratello, come per scaricare una frustrazione latente da settimane nel suo sistema nervoso. Così mi ritrovo a pensare cosa farei, come mi comporterei, se fosse Al a sparire, e non io, per una buona volta; ma reprimo il pensiero, lo cancello con un sospiro sommesso.

"Questa sarà la terza volta nell'ultimo anno che vengo a toglierti di dosso le schifezze che usi per sballarti!" Albus è furioso, e io percepisco ogni singolo fremito della sua rabbia. Tutto sommato però la predica di mio fratello è poca cosa da scontare in cambio dell'agognata libertà. E' pur sempre mio fratello, e questa è una situazione di emergenza. Da codice rosso.

"Non capisci.." - Tento, ormai sull'orlo di una crisi di nervi - "Mi trovo in una casa babbana, e una ragazza chiamerà una di quelle rumorose vetture babbane per i malati terminali!”

La mia voce suona languida e supplichevole, e mi stupisco di quanto sia duttile e persuasiva. Un dono di natura. In quel preciso momento so di aver colto nel segno, scatenando in Albus il tipico sentimento di pietà e rassegnazione assieme, così familiare dopo anni e anni di sopportazione fraterna, al punto che la sua voce suona persino tranquilla nel chiedermi dove mi trovi.

"Beh.." Io non ho la minima idea di dove mi trovo, vorrei tanto dire. Ma, saggiamente, mi trattengo dal farlo.

"Hey, ragazzina, dove ci troviamo precisamente?.." Chiedo mentre Anya esce nuovamente all'aperto, e mira imperterrita verso un indefinito cumolo di sporcizia alla mia destra.

"Come sarebbe a dire dove ci troviamo?.. siamo al numero 9 di Saymour Road, proprio dove eravamo ieri sera!.." Ma Io continuo a fissarla perplesso, come se non sapessi proprio di cosa diavolo stia parlando, ed in effetti è proprio così.

"Plymouth!" Scandisce Anya, seguita ancora da alcuni secondi di muto sconcerto.

"Devonshire!!.. ma, cacchio, che razza di roba ti sei preso ieri sera per ridurti così male?”
Devonshire.                                                                                                                                          

Nel frattempo mi sembra di sentire Al bisbigliare qualcosa che suona molto come un: "nonsaineanchedoveseifinito": glielo concedo.

 
"Arrivo subito.." Segue il familiare click, da cui deduco che il contatto magico tra gli specchi si è interrotto.                                                                                                                                                                            


Finalmente alzo gli occhi per fissare la volta del cielo, che deve essere azzurra, ma a me, chissà perché, sembra solamente blu, blu scuro per la precisione, con qualche sfumatura rosso pallida in lontananza, all'orizzonte: così bello. E' quasi come stare in piedi ad ammirare una testa piena di capelli colorati, la testa della persona che più amo al mondo. L'uomo per il quale mi riduco in questo modo da più di sei mesi a questa parte: Teddy. Anche se lui è andato, da un giorno all'altro, senza spiegazione, nemmeno un misero biglietto di addio.

Ho riflettuto a lungo sulla cosa, e per quanto inizialmente mi sforzassi di giustificarlo, non sono mai riuscito a trovare una spiegazione più sincera e vera della semplice e intrinseca codardia del mio compagno. Eppure, nonostante tutto, ancora ci spero. Intimamente non ho rinunciato a Teddy; ammetterlo mi ferisce, e lenisce l'anima al tempo stesso. So di fare tutto questo nella speranza che un giorno sarà lui, Teddy Remus Lupin, a salvarmi, a prendermi ancora per mano e condurmi a casa, casa nostra. Ma non succede, e mi dispero.                          

Capisco solo ora, sotto questa volta celeste che mi ricorda tutto di lui, quanto fosse stupido fuggire dall'inferno che mi attende, e che ora è proprio qui, davanti a me. Posso scegliere da dove e quando entrare, forse, ma di sicuro non come e quando uscirne.                                   

"Eccolo qui, il mio fratello spreferito!"

Albus Severus Potter in pigiama e pantofole si è materializzato proprio davanti a me, mi guarda quietamente preoccupato, forse anche sinceramente divertito. La frangia castana scomposta, e il viso da bambino. Eppure, in questa circostanza, mio fratello sembra tanto un angelo, uno di quelli che in certe favole babbane si racconta scendano dal cielo per salvarti, provvidenzialmente, e rivelarti qualcosa di tanto evidente, quanto difficile da accettare.
 
 
E benché sia una sfida dura da accettare
è il solo modo in cui posso uscirne
anche se sembra una scelta così difficile da prendere
ora sto affogando, sto scendendo
e mi sto spezzando
un migliaio di leghe sotto il letto del mare
ho trovato il mio posto per riposare.

Non lasciarmi andare mai
non lasciarmi andare mai
le braccia dell'oceano mi stanno sorreggendo
e tutta questa devozione che mi assale
e le domande del paradiso,
per un peccatore come me 
mentre le braccia dell'oceano mi liberano l'anima.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ThomasJ