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Autore: punkluke    29/09/2014    1 recensioni
Si infila il casco, ridisegnato appositamente per l'occasione. Sale sulla propria moto, da sinistra, e prima di dare gas mi guarda un'ultima volta. Ha gli occhi della tigre.
Genere: Fluff, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Marc, il rosso
della mia vita.

 

Marc guarda un'ultima volta lo schermo, concentrato come se da questo dipendesse il mondo, poi distoglie lo sguardo e si infila i guanti. Prima il destro poi il sinistro. Alza lo sguardo e mi sorride. La mente è già lontana, sull'asfalto e sulle curve a destra e sinistra del circuito. Sta ripassando il tracciato, lo so. Si alza e mi viene incontro, perché io lo guardo da lontano appoggiata alla parete arancione. Mi stringe una mano, come a volermi dire “Torno qui da te, aspettami”. Lo sa che ho paura. Mi accarezza una guancia, delicato, come se fossi di cristallo. Poggia le labbra sulle mie, è un semplice sfioramento, come i baci che da piccoli diamo a mamma e papà. Si allontana quel tanto che basta per potermi guardare negli occhi, per infondermi quel coraggio che lui ha da vendere. È uno scambio il nostro, io a lui silenziosamente posso solo dare il mio amore. Perché quello ho, nient'altro. Gli sorrido e con un cenno del capo gli indico la moto. Sa di poter uscire tranquillo, il suo coraggio, ancora una volta, basta per tutti e due. Si infila il casco, ridisegnato appositamente per l'occasione. Sale sulla propria moto, da sinistra, e prima di dare gas mi guarda un'ultima volta. Ha gli occhi della tigre.

 

Mancano poco meno di cinque minuti all'inizio. Enea mi ha raggiunta nel box di Marc, ha un sorriso a trentadue denti. La sua prima vittoria. Contagia anche me con quella felicità che ti entra sotto pelle. È seduto sulla poltrona di Marc, io in braccio a lui. Sembriamo una coppia, mi ritrovo a pensare, oggi come sempre. Ma anche a volerlo non potrei starmene da sola, su questa poltrona, perché è lui a infondermi la forza.

Coraggio per esserci, forza per guardare.

Warm up lap. L'ansia mi attanaglia lo stomaco.

Si sono posizionati tutti sulla griglia di partenza. Nascondo per un attimo il viso nell'incavo del collo di Enea.

Semafori rossi. Trattengo il respiro.

I semafori si spengono. Stringo forte una sua mano nelle mie e lascio uscire tutto.

Che si scateni l'inferno.

 

Valencia è tinta di rosso. Bandiere con il numero 93 sventolano nel cielo, l'asfalto è una macchia indistinta di rosso. C'è chi grida festante al cielo o al proprio vicino, e chi invece si accontenta di un sorriso in silenzio con le guance rigate di lacrime.

L'ho osservato da lontano, mentre con la maglia celebrativa indosso, festeggiava sotto la curva. Il pubblico in delirio.

Penso di non averlo mai visto così felice.

Arriva con la propria hrc nel parco chiuso, non fa in tempo a scendere che lo sommergono. È il momento del team questo. Rimango in disparte a fare i complimenti a Jorge e Dani, si sono dati battaglia fino all'ultima gara. Poi lo vedo, bello come il sole, venirmi incontro ed abbracciarmi di slancio. Lo stringo forte a me, come fosse tutto ciò che di più prezioso ho. Gli tolgo il casco, che nella frenesia aveva ancora indosso, e poggio le labbra sulle sue. Come per dirgli “Grazie di tutto amore mio, meriti ogni cosa”.

 

Sale sul palco per le premiazioni, dopo aver rilasciato diverse interviste. Vogliono tutti lui. Sale sul terzo gradino del podio, poi Dani al secondo e Jorge al primo. Stona un po' quel terzo, perché lui è fatto si per stare su quel palco, ma sul gradino più alto del podio. Ma oggi più che mai anche un terzo posto, che lui ha sempre visto come una vittoria, sembra oro. Premi, Marcha Real a tutto volume con una mano sul cuore e poi le posizioni si invertono.

Ora tocca alle premiazioni per il campionato. Dani e Jorge scendono entrambi di uno, mentre il mio sole è in cima. Sa che ha sempre lavorato bene, che la moto è perfetta, il team affiatato e lui un ottimo pilota, ma ancora non ci crede. Vincere al suo primo anno in Motogp, è un sogno diventato realtà. Prende fra le mani il trofeo e dopo averlo baciato lo alza al cielo. Sotto un rosso che sa di soddisfazione. Suona di nuovo l'inno spagnolo e poi, dopo la foto di rito, lo sommergono con lo champagne.

Lo guardo da sotto quel palco, festeggiare come un bambino l'arrivo del Natale, e non potrei essere più fiera di lui. Prima di scendere i nostri occhi si incastonano tra loro, come due pezzi perfetti di un puzzle e mimando con le labbra gli dico tre semplici parole: “Te amo cabroncito”.




Il mondo della MotoGp mi affascina, forse fin troppo. 
Letteralmente la traduzione di Cabroncito è bastardo, ed è il soprannome del personaggio principale di questa os. Cioè Marc Marquez.
Punkluke

 

  
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