Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: kamony    29/09/2014    12 recensioni
Com’era il giovane ed acerbo Harlock prima di diventare il cupo e ramingo pirata, silenzioso e devastato dal rimorso, che solca lo spazio a bordo dell’Arcadia?
Questa è la storia dei suoi albori, di come sia diventato il Capitano di una delle 4 navi Death Shadows con motori a dark matter. Di come si sia guadagnato questo ruolo, della sua bella amicizia con Tochiro Oyama, come ha conosciuto e conquistato il suo primo grande amore... e molto altro ancora!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Nuovo personaggio, Tochiro
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'ACROSS THE UNIVERSE'
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-3-

GEA FREE

Erano passati alcuni giorni dalla loro visita alle navi, che poi avevano scoperto essere solo dei prototipi appositamente costruiti per le esercitazioni e la scuola guida con il timone.
Le Death Shadows originali erano in una base militare segretissima e sconosciuta che orbitava nello spazio. Pochissimi erano a conoscenza del luogo in cui erano custodite, dove erano presidiate da un vero esercito dedicato solo a loro, che le sorvegliava strettamente giorno e notte.
Quelle potentissime navi erano dei gioielli strategici di inestimabile valore, oltre che invincibili, almeno sulla carta. Se fossero capitate nelle mani sbagliate si sarebbero potute trasformare in armi di distruzione di massa. Per questo motivo il governo aveva tutto l’interesse a tenerle nascoste e segrete.

Durante quella prima visita di formale approccio, tutti e quattro i piloti avevano cominciato a prendere confidenza con quelle corazzate così speciali, sebbene fossero da usare solo come simulatori per l’addestramento.
In tutto e per tutto identiche alle vere Death Shadows, non erano abilitate a volare e non avevano nessun motore a dark matter installato. Erano come carcasse che però avevano all’interno dei sofisticatissimi simulatori in 3D ologrammati, che erano in grado di riprodurre alla perfezione condizioni di volo, manovre e anche eventuali battaglie. Erano complete di strumentazione di bordo ed accessori identici a quelli reali solo nella Plancia di comando. Imponenti nell’aspetto, nella linea ricordavano alla lontana grosse balene. Erano tutte corredate di innovativi computer di bordo che i tenenti avrebbero dovuto imparare ad usare per pilotarle, con una particolarità davvero singolare, che era presente solo nell’ammiraglia, e cioè l’inserimento di un timone in tutto e per tutto identico a quello delle navi di mare terrestri. Ciò aveva molto incuriosito i piloti, a cui per il momento però non erano state date spiegazioni in merito. Ogni cosa sarebbe stata svelata a suo tempo nei test attitudinali pratici, durante i quali avrebbero anche fatto la conoscenza con le quattro nibelunge di Yura, che sarebbero state le macchiniste addette ai motori alimentati da materia oscura, presenti sulle vere navi Death Shadows.

Tutti erano in fibrillazione e molto impazienti di provare quei simulatori, tranne Harlock che sembrava molto distante sebbene avesse seguito il giro e le spiegazioni, apparentemente con molta attenzione. Il suo comportamento non sfuggì a Tochiro e neppure a Lee. Quest’ultimo però scambiò il tutto per concentrazione. Quella sua freddezza distaccata, che lui aveva preso per determinazione e dedizione gli fece segnare un bel punto di merito sulla scheda di Occhio di Falco nel suo registro personale di valutazione.

*

Harlock, dopo un primo momento di smarrimento totale, tornò a darsi un contegno, anche se quegli occhi blu ogni tanto tornavo a portare scompiglio nei suoi pensieri e a volte proprio nei momenti meno opportuni.
La sua priorità rimaneva la missione e, come si era ripromesso su Marte, prima di partire, non avrebbe permesso a nessuna donna di distrarlo, quindi si buttò con foga nell’addestramento cercando di non farsi distogliere da nient’altro.
Nel tempo libero però ogni tanto ripensava a lei, anche perché aveva preso e messo in tasca quel volantino che gli aveva passato attraverso la rete, in cui aveva letto alcune informazioni. Intanto aveva scoperto che questa organizzazione ambientalista-umanitaria, in cui lei chiaramente militava, si chiamava Gea Free*1.
I suoi militanti si dichiaravano a difesa della Terra e della sua preservazione dall’invasione dell’esercito del governo Gaia Sanction. Quel governo, appena costituitosi alla fine delle guerra di Came Home che sembrava predicare la pace, secondo loro, aveva solo meri scopi economici e mire inconfessate e precise sul Pianeta Azzurro.
Aveva poi fatto ulteriori ricerche in rete e aveva scoperto che l’organizzazione era anche schierata a difesa dei diritti dei terrestri e del loro desiderio di ripopolazione del proprio pianeta natio. Aveva letto che erano molto attivi e che stavano dando notevoli fastidi alla Gaia Fleet creando scompiglio, facendo dei raid pacifici, e di disturbo durante le loro esercitazioni spaziali, compiendo anche incursioni terrestri nelle loro basi militari, del tipo di quella vista proprio lì, ad Oceania Tredici.
Harlock era scettico, ma anche curioso di scoprire quali fossero le loro motivazioni reali, perché era convinto che la Gaia Sanction volesse davvero preservare la Terra per renderla nuovamente fertile e abitabile, altrimenti non avrebbe mai accettato di partecipare alle selezioni per quel progetto. Temeva che Gea Free fosse nata con nobili scopi, ma che magari fosse manovrata da poteri occulti per ben altre ragioni, e voleva capirci di più. Avrebbe indagato.
Occhi blu non c' entrava niente, si ripeteva come un mantra mentale, ma era una grossa balla che si raccontava da solo.

Rimuginava molto su questa faccenda, così appariva spesso assorto e a volte assente. Rifletteva in continuazione, oltre che naturalmente essere concentrato sui test attitudinali teorici, che stava continuando a fare e che diventavano sempre più difficili e complicati.

Tochiro, che lo conosceva benissimo, aveva notato che il suo amico da qualche giorno era strano e molto per conto suo, troppo assente. Aveva intuito che qualcosa aveva preso pieno possesso dei suoi pensieri. Così una sera lo aveva invitato a fare una bevuta al circolo ufficiali, loro due da soli, senza il solito codazzo degli altri al seguito.
“Allora amico mio, che cosa ti turba? Ti sei troppo stranito da quando sei andato a curiosare quei manifestanti. Sei rientrato negli hangar con una faccia che era tutta un programma, non credo di averti mai visto così… non saprei neppure come dirti, ma sembravi come inebetito ecco!” gli disse Oyama sincero.
Harlock non rispose subito, si sentì come smascherato e la cosa gli dette un po’ fastidio. Non seppe spiegarsi neanche lui perché, forse fu per una sorta di strano e sconosciuto pudore, ma omise di fare anche il minimo riferimento alla ragazza. Era una cosa che stava evitando di affrontare con se stesso e quindi ritenne opportuno di non menzionarla neppure.
“Ho scoperto l’esistenza di questa sedicente organizzazione ambientalista chiamata Gea free” disse, andando sul lato pratico della questione, mostrandogli il volantino, ma notò subito che appena pronunziato quel nome un lampo aveva attraversato gli occhi di Tochiro. La cosa lo turbò ed incuriosì “La conosci?” gli chiese stupito.
“Shhhhh!!!” fece l’altro azzittendolo “Non qui” tagliò corto accigliato facendo immediatamente sparire il volantino.
Doveva essere una cosa seria. Harlock rimase basito. Allora era vero che gli stava nascondendo delle cose, il suo intuito non si era sbagliato neppure questa volta.
“Andiamo in camera mia lontani da occhi e orecchi indiscreti” propose Oyama misterioso.

Harlock fece un cenno d’assenso con testa. Poi comprò due birre e seguì l’amico nella sua stanza.
“Dunque?” gli chiese una volta rimasti soli, mentre gli passava la bottiglia stappata.
“Ė da un po’ che sono a conoscenza dell’esistenza della Gea Free e francamente non credo che si tratti solo di esaltati e facinorosi come vorrebbero farci credere. I vertici di questa organizzazione hanno dei sospetti sulla Gaia Sanction, dicono che i saggi abbiano in mente qualcosa riguardo la Terra”.
“E che cosa?” lo incalzò Harlock impensierito.
“Non lo so di preciso, nessuno lo sa. Ho conosciuto una persona che ha agganci con i quartieri alti al governo ed appartiene segretamente alla Gea Free, carpisce informazioni direttamente alla fonte e poi le gira all’organizzazione. Quelli della Gaia stanno sicuramente tramando qualcosa ma è molto difficile carpire che abbiano in mente, perché sono molto attenti a non far trapelare nulla”.

Harlock lo stava scrutando attentamente, non sapeva più che pensare “Ma sei sicuro Tochiro? Sono accuse gravi queste” disse serio.
“Come ti ho detto non ho certezze, ma mi fido ciecamente di questa persona e io stesso ho notato delle cose strane durante la fase di progettazione delle navi”.
“Tipo?” lo incalzò Occhio di Falco.

“Intanto le navi che mi hanno fatto progettare sembrano più per l’offesa che la difesa, ma non posso dirti molto, perché ho dovuto firmare un accordo di segretezza e se parlo anche in via confidenziale rischio la corte marziale”.
“Ma di me puoi fidarti lo sai”.
“Sì, certo ma taccio anche per il tuo bene e la tua incolumità, ti farebbero fuori se venissi a conoscenza di questi segreti militari. Devi cercare di diventare il comandante dell’ammiraglia Harlock, e allora sarà tutto più facile”.
I tenente annuì all’amico, si fidava di lui e non volle forzargli la mano, non sulle navi almeno.
“Tu sei uno di loro vero?” gli chiese poi a sorpresa, quasi a colpo sicuro.

Ni” rispose criptico Tochiro.

Ni? Che significa?”.
“Che certamente do loro fiducia, ma non ho ancora deciso se votarmi alla loro causa, perché non ci sono certezze, ma ho capito che non sono degli stupidi e hanno dei principi molto solidi. Perorano la causa dei profughi terrestri che vogliono tornare qui e sostengono la libertà di potersi insediare in qualsiasi pianeta senza restrizioni politiche di sorta. Sono dei non violenti che manifestano pacificamente rischiando in prima persona, a volte anche la vita. Potrei dichiararmi un simpatizzante ecco!”.

“E chi sarebbe questa persona che conosci?” gli chiese Harlock che si preoccupava di lui. Tochiro era un idealista e a volte si faceva anche trascinare in cose pericolose, voleva vederci chiaro dato che aveva detto di fidarsi ciecamente.
“Una persona…” rimase vago l’amico “Un giorno di questi vi presenterò” tagliò corto troncando la conversazione.

Il Falco capì al volo che Tochiro non voleva sbottonarsi più di tanto su questa sua conoscenza e decise di rispettare il suo desiderio, almeno per il momento, ma si ripromise che avrebbe indagato e preteso di sapere chi fosse questa fantomatica persona che aveva coinvolto Oyama in questa faccenda, perché anche se negava, era chiaro che in qualche modo fosse implicato.

Rimasero a lungo a parlare. Tochiro gli spiegò sommariamente che aveva accettato quell’incarico non solo perché gli aveva permesso di venire a contatto e collaborare con la stupefacente civiltà nibelunga di Yura, ma anche perché non voleva che nessun altro agisse dall’interno per contro della Gaia Saction a quel progetto così delicato e segreto. Se qualcosa fosse andato storto, o ci fossero state delle cose sbagliate, era meglio agire dall’interno. Sarebbe stato più facile che dover combattere dall’esterno. Tuttavia alla fine convenne con l’amico che non ci fosse un pericolo grave e imminente, ma solo sospetti e voci di corridoio, magari si trattava di un subdolo gioco delle parti, poteva darsi che l’organizzazione fosse usata e manovrata per scopi politici. Insomma era tutto da verificare ma si ripromisero che avrebbero entrambi tenuto occhi e orecchie aperte.

L’indomani mattina a sorpresa fu data a tutti loro mezza giornata libera.

Gli altri decisero di fare un giro perlustrativo per la città. Tochiro disse che doveva sbrigare una commissione ed Harlock, invece, decise di tornare a rivedersi le navi. Era stato troppo turbato quel giorno e temeva gli fosse sfuggito qualcosa.

Fu preso in giro da tutti gli altri tre piloti, specialmente da Devasto che gli dette del secchione, ma lui non se ne curò e li salutò andando per la sua strada.
Chiese ed ottenne il permesso da Lee, che si dimostrò entusiasta della dedizione del Falco. Gli disse di avviarsi all’hangar quattro, quello della nave ammiraglia, e che avrebbe provveduto a mandare un addetto alla manutenzione per fargli rifare il giro completo.

Harlock ne approfittò, e benché si fosse fatto dare uno strappo, alla fine si fece lasciare lungo il tragitto, s’incamminò a piedi.

Adorava essere sulla Terra, potersi beare della vista di prati, dei fiori e del cielo. Tutte cose che tante, troppe volte, erano state date per scontate e ora gli apparivano come una sorta di regalo speciale a cui non intendeva rinunciare.

Per una volta tanto non pensò a niente, né si fece domande su nessuno, ma si concesse di godere a pieno della lunga camminata e del tepore che gli regalavano i raggi solari che gli carezzavano la pelle del viso, mentre una lieve brezzolina si divertiva dispettosa a scompigliargli i capelli.

Arrivò all’hangar in circa mezz’ora ed entrò deciso, ma come mise piede dentro sentì una serie di rumori strani. Qualcuno stava facendo qualcosa e lo stava facendo cercando di non fare chiasso. I suoi sensi di soldato si allertarono tutti, poggiò cautelativamente la mano sulla Cosmo Gun che gli pendeva dalla fondina laterale destra, e con passo felpato si avvicinò circospetto alla nave.
Ma come lui aveva sentito loro, anche quelli avevano sentito lui e quindi improvviso calò un silenzio innaturale, che creò un’atmosfera simile a quella del predatore che punta la sua vittima aspettando il momento buono per attaccare.
Harlock istintivamente si fermò e si nascose dietro dei bidoni accatastati lì vicino, trattenendo il fiato. Non sapeva chi ci fosse lì dentro, né che stesse facendo e lui, sebbene fosse armato, era solo, doveva essere prudente. Una cosa era certa: erano intrusi e non amici altrimenti si sarebbero palesati.

“Shhhh! E’ entrato qualcuno!”.

Sentì bisbigliare pianissimo.

Erano inconsapevolmente molto vicini.
“Non è detto. Magari era un gatto, non si sente più nessun rumore…” rispose sottovoce una presenza femminile.
“Muoviamoci, forza!” aggiunse poi perentoria sempre la voce di donna.

Harlock distinse chiaramente un rumore di sfiato simile a quello che fanno le bombolette spray quando vengono usate.

Con la massima cautela uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò ancora di più alla nave. Fu in quel momento che dalla parte opposta, armati proprio di bombolette spray, gli apparvero in quattro. Avevano dei fazzoletti sulla bocca che gli coprivano il viso fino sotto gli occhi, ma questo non gli impedì di riconoscere subito tra loro quei famigerati occhi blu.

Stavano imbrattando la nave con vernice spray rossa scrivendo frasi di protesta contro l’esercito ed il governo.
“Fermi! E’ armato!” disse subito la ragazza alzando le mani.

“Non vorrai sparare su civili disarmati vero?” gli disse avanzando quasi spavalda verso di lui, che prima di imbattersi in loro aveva cautelativamente estratto dalla fondina la sua Cosmo Gun.

Harlock era confuso. Era stato decisamente preso in contro piede. Non si sarebbe certo aspettato di ritrovare lei nell’hangar. Abbassò subito l’arma, non voleva fare del male a nessuno.

In un attimo la ragazza gli fu davanti e a sorpresa gli spruzzò addosso e in faccia tutta la restante vernice della bomboletta sopraffacendolo e costringendolo a ripararsi gli occhi con le braccia, abbassandosi e ripiegandosi su se stesso.

“Presto scappate!” urlò agli altri, quindi fece per girarsi e correre via, ma lui, che non era esattamente uno sprovveduto, fu più veloce, l’acchiappò per un braccio e la bloccò. Per fortuna aveva istintivamente chiuso gli occhi, o con quello spray avrebbe davvero potuto fargli del male.

“Lasciami!” gli disse lei divincolandosi e sferrandogli un calcio in uno stinco, ma lui non mollò la presa.

“Hai finito?” gli chiese piuttosto incupito. Il calcio era stato molto doloroso ma era il suo amor proprio che aveva subito il colpo più forte. Farsi fregare così non era stato molto dignitoso per un militare della sua caratura.
Per metterla in difficoltà gli tirò via il fazzoletto dal viso.

“Contento ora?” lo sfidò lei guardandolo con disprezzo.
I suoi occhi blu lanciavano cupi strali di rabbia.

“Lo sarò quando ti avrò consegnata a chi di dovere. Avete commesso un reato abbastanza grave” le rispose burbero e accigliato.
Accidenti a lei era anche più bella di come se la ricordava, solo che pareva un gatto selvatico e scalciava come un mulo, oltre che essere pericolosa, dato che aveva tentato di accecarlo.
“Che bravo che sei, rifartela con una donna indifesa!” gli disse strattonando per cercare di liberarsi dalla sua presa d’acciaio.

Harlock la fulminò con un’occhiataccia “Buona questa! Se tu sei indifesa io sono un coleottero” la schernì trascinandola con sé per il braccio.
Era arrabbiato, ma più per la figuraccia che aveva fatto con lei, non dimostrandosi di essere all’altezza di tenerle testa, che per altro. S’era fatto fregare come un novellino e gli bruciava da morire.
Ad un certo punto fu distratto perché sentì gracchiare una radiolina. Si fermò interdetto, nessuno usava più certi metodi preistorici di comunicazione.
Crrrr… Red Rose Crrrrr, mi senti? Devi uscire da lì, subito… Crrr… convoglio di soldati in avvicinamento… Crrrr… se ti prendono questa volta per te finisce male, lo sai… Crrr… vero?”

Era la radio della ragazza, una specie di walkie talkie e qualcuno la stava mettendo in guardia. Harlock si fermò di colpo e la guardò dritta negli occhi. In quegli spicchi di cielo lesse un lampo di vera preoccupazione e forse anche un po’ di paura, ma soprattutto tanta fiera dignità. Infatti lei non parlò. Non pregò. Non emise un suono. Il Falco di rimando lasciò immediatamente la presa.
Non seppe neppure lui perché ma l’istinto gli disse con prepotenza che doveva proteggerla dai suoi stessi commilitoni.

La ragazza, oltre che a quei due occhi incredibilmente blu ed espressivi, aveva anche una bellissima bocca carnosa che schiuse incredula, lo guardò confusa, non capendo perché l’avesse liberata di colpo. Anche lui senza sillabare, senza neppure muovere un muscolo del viso, serio ed impenetrabile.
La bionda rimase immobile ad osservare il suo sguardo ambrato e cupo, che però dovette riconoscere essere limpido e leale.

Nel frattempo fecero irruzione i soldati di cui parlava il tizio alla radiolina.

“Presto devono essere ancora qui! Se è necessario sparate a vista!” sentirono dire.

Harlock le fece un gesto perentorio con la testa incitandola, senza aprir bocca, ad andarsene subito via da lì.

Lei lo guardò ancora un attimo, incatenandolo ai suoi grandi occhi blu e poi con una velocità incredibile scappò via, imboccando come un fulmine l’uscita secondaria.

Harlock la seguì con lo sguardo non senza apprensione. Il suo sesto senso gli aveva fatto capire che era davvero in pericolo, sperò di cuore che nessuno la fermasse. Lui al momento non poteva fare di più.

Un attimo prima che se ne andasse nei suoi occhi questa volta aveva letto qualcosa, come una luce che somigliava molto alla gratitudine, mista a genuino stupore.
“Tenente! Dov’è lei?” si sentì dire Harlock, che fu repentinamente distolto dalle sue congetture.
“Mi dispiace” mormorò. Poi lentamente si girò e mostrò la faccia più contrita che poteva mimare “Mi ha fregato! Quella tipa sembrava spaventata e l’avevo in pugno, ma mi ha spruzzato di vernice e mi è sgusciata via da sotto le mani!”.

“Maledizione!” tuonò l’ufficiale di fanteria contrariato e poi aggiunse “Quei teppistelli impuniti! Guardate come hanno ridotto la nave! E tu? Lo vedi come ti hanno conciato? Quella ti ha rovinato tutta la divisa, vai a ricomporti, sei indecente!” gli tuonò contro, e poi borbottò tra i denti “Razza di smidollato farsi fregare così da una troietta qualsiasi”.
Harlock fintamente contrito chinò la testa anche per celare le sue vere emozioni “Vado subito a pulirmi” disse, ma non si abbassò a fargli nessun tipo di saluto. Era un suo pari e come tale non era obbligato a mostrargli deferenza, aveva udito quell’ultima frase e gli era venuta una gran voglia di spaccargli la faccia, ma ovviamente si dovette contenere e ingoiare il rospo.
Quindi uscì e, completamente ricoperto di vernice rossa, si diresse ai suoi alloggi a farsi una doccia.




Glossario:

1 GEA FREE: Ho immaginato che esistesse questa organizzazione, il cui nome è una mia personale invenzione (terra libera) molto simile alla reale Green Peace, ma ovviamente con delle differenze sostanziali che scoprirete nel corso della lettura. :)



Ciriciao! ^_^

GRAZIE Tantisimissimo a TUTTI i lettori silenzi e recensenti siete così tanti che neppure ci credo *.*
Grazie tanto a chi continua a mettere tra i preferiti, seguiti e ricordati questa ficcia!

La vostra attenzione è un regalo meraviglioso!

Questo Capitolo è dedicato a Bebe

Grazie ad Azumina la mia sartina! :*

Grazie anche a tutte le persone che molto carinamente nell’ultima settimana mi hanno smessagiato,

mandato mail contattata su FB etc… etc… loro tutte sanno il perché e io voglio che, tutte sappiano che ho molto

apprezzato le ringrazio di cuore

Curiosità: Dato che è risultato (ovviamente DOPO il Capitano) il più amato degli Space Cowboys:

Devasto, ringrazia! :D (Joseph si presta TROPPO bene a sto ruolo :P )


––––••••.••••––––

Per oggi è tutto.
Buona notte, o Buon giorno a voi!
Passo e chiudo.
Che la pace sia sempre con voi!
Alla prossima volta! =D

  
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