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GEA FREE
Erano
passati alcuni giorni dalla loro visita alle navi, che poi avevano scoperto
essere solo dei prototipi appositamente costruiti per le esercitazioni e la
scuola guida con il timone.
Le Death Shadows originali erano in una base militare segretissima e
sconosciuta che orbitava nello spazio. Pochissimi erano a conoscenza del luogo
in cui erano custodite, dove erano presidiate da un vero esercito dedicato
solo a loro, che le sorvegliava strettamente giorno e notte.
Quelle potentissime navi erano dei gioielli strategici di inestimabile valore,
oltre che invincibili, almeno sulla carta. Se fossero capitate nelle mani
sbagliate si sarebbero potute trasformare in armi di distruzione di massa. Per
questo motivo il governo aveva tutto l’interesse a tenerle nascoste e segrete.
Durante quella prima visita di formale approccio, tutti e quattro i piloti
avevano cominciato a prendere confidenza con quelle corazzate così speciali,
sebbene fossero da usare solo come simulatori per l’addestramento.
In tutto e per tutto identiche alle vere Death Shadows, non erano abilitate a
volare e non avevano nessun motore a dark matter installato. Erano come
carcasse che però avevano all’interno dei sofisticatissimi simulatori in 3D
ologrammati, che erano in grado di riprodurre alla perfezione condizioni di
volo, manovre e anche eventuali battaglie. Erano complete di strumentazione di
bordo ed accessori identici a quelli reali solo nella Plancia di comando.
Imponenti nell’aspetto, nella linea ricordavano alla lontana grosse balene.
Erano tutte corredate di innovativi computer di bordo che i tenenti avrebbero
dovuto imparare ad usare per pilotarle, con una particolarità davvero
singolare, che era presente solo nell’ammiraglia, e cioè l’inserimento di un
timone in tutto e per tutto identico a quello delle navi di mare terrestri. Ciò
aveva molto incuriosito i piloti, a cui per il momento però non erano state date
spiegazioni in merito. Ogni cosa sarebbe stata svelata a suo tempo nei test
attitudinali pratici, durante i quali avrebbero anche fatto la conoscenza con
le quattro nibelunge di Yura, che sarebbero state le macchiniste addette ai motori
alimentati da materia oscura, presenti sulle vere navi Death Shadows.
Tutti erano in fibrillazione e molto impazienti di provare quei simulatori, tranne Harlock che sembrava molto distante sebbene avesse seguito il giro e le spiegazioni, apparentemente con molta attenzione. Il suo comportamento non sfuggì a Tochiro e neppure a Lee. Quest’ultimo però scambiò il tutto per concentrazione. Quella sua freddezza distaccata, che lui aveva preso per determinazione e dedizione gli fece segnare un bel punto di merito sulla scheda di Occhio di Falco nel suo registro personale di valutazione.
*
Harlock,
dopo un primo momento di smarrimento totale, tornò a darsi un contegno, anche
se quegli occhi blu ogni tanto tornavo a portare scompiglio nei suoi pensieri e
a volte proprio nei momenti meno opportuni.
La sua priorità rimaneva la missione e, come si era ripromesso su Marte, prima
di partire, non avrebbe permesso a nessuna donna di distrarlo, quindi si buttò
con foga nell’addestramento cercando di non farsi distogliere da nient’altro.
Nel tempo libero però ogni tanto ripensava a lei, anche perché aveva preso e
messo in tasca quel volantino che gli aveva passato attraverso la rete, in cui
aveva letto alcune informazioni. Intanto aveva scoperto che questa
organizzazione ambientalista-umanitaria, in cui lei chiaramente militava, si
chiamava Gea Free*1.
I suoi militanti si dichiaravano a difesa della Terra e della sua preservazione
dall’invasione dell’esercito del governo Gaia Sanction. Quel governo, appena
costituitosi alla fine delle guerra di Came Home che sembrava predicare la
pace, secondo loro, aveva solo meri scopi economici e mire inconfessate
e precise sul Pianeta Azzurro.
Aveva poi fatto ulteriori ricerche in rete e aveva scoperto che
l’organizzazione era anche schierata a difesa dei diritti dei terrestri e del
loro desiderio di ripopolazione del proprio pianeta natio. Aveva letto che
erano molto attivi e che stavano dando notevoli fastidi alla Gaia Fleet creando
scompiglio, facendo dei raid pacifici, e di disturbo durante le loro
esercitazioni spaziali, compiendo anche incursioni terrestri nelle loro basi
militari, del tipo di quella vista proprio lì, ad Oceania Tredici.
Harlock era scettico, ma anche curioso di scoprire quali fossero le loro
motivazioni reali, perché era convinto che la Gaia Sanction volesse davvero
preservare la Terra per renderla nuovamente fertile e abitabile, altrimenti non
avrebbe mai accettato di partecipare alle selezioni per quel progetto. Temeva
che Gea Free fosse nata con nobili scopi, ma che magari fosse manovrata da
poteri occulti per ben altre ragioni, e voleva capirci di più. Avrebbe
indagato.
Occhi blu non c' entrava niente, si
ripeteva come un mantra mentale, ma era una grossa balla che si raccontava da
solo.
Rimuginava
molto su questa faccenda, così appariva spesso assorto e a volte assente.
Rifletteva in continuazione, oltre che naturalmente essere concentrato sui test
attitudinali teorici, che stava continuando a fare e che diventavano sempre più
difficili e complicati.
Tochiro, che lo conosceva benissimo, aveva notato che il suo amico da qualche
giorno era strano e molto per conto suo, troppo assente. Aveva intuito che
qualcosa aveva preso pieno possesso dei suoi pensieri. Così una sera lo aveva
invitato a fare una bevuta al circolo ufficiali, loro due da soli, senza il
solito codazzo degli altri al seguito.
“Allora amico mio, che cosa ti turba? Ti sei troppo stranito da quando sei
andato a curiosare quei manifestanti. Sei rientrato negli hangar con una faccia
che era tutta un programma, non credo di averti mai visto così… non saprei
neppure come dirti, ma sembravi come inebetito ecco!” gli disse Oyama sincero.
Harlock non rispose subito, si sentì come smascherato e la cosa gli dette un
po’ fastidio. Non seppe spiegarsi neanche lui perché, forse fu per una sorta di
strano e sconosciuto pudore, ma omise di fare anche il minimo riferimento alla
ragazza. Era una cosa che stava evitando di affrontare con se stesso e quindi
ritenne opportuno di non menzionarla neppure.
“Ho scoperto l’esistenza di questa sedicente organizzazione ambientalista
chiamata Gea free” disse, andando sul lato pratico della questione,
mostrandogli il volantino, ma notò subito che appena pronunziato quel nome un
lampo aveva attraversato gli occhi di Tochiro. La cosa lo turbò ed incuriosì
“La conosci?” gli chiese stupito.
“Shhhhh!!!” fece l’altro azzittendolo “Non qui” tagliò corto accigliato facendo
immediatamente sparire il volantino.
Doveva essere una cosa seria. Harlock rimase basito. Allora era vero che gli
stava nascondendo delle cose, il suo intuito non si era sbagliato neppure
questa volta.
“Andiamo in camera mia lontani da occhi e orecchi indiscreti” propose Oyama
misterioso.
Harlock
fece un cenno d’assenso con testa. Poi comprò due birre e seguì l’amico nella
sua stanza.
“Dunque?” gli chiese una volta rimasti soli, mentre gli passava la bottiglia
stappata.
“Ė da un po’ che sono a conoscenza dell’esistenza della Gea Free e francamente
non credo che si tratti solo di esaltati e facinorosi come vorrebbero farci
credere. I vertici di questa organizzazione hanno dei sospetti sulla Gaia
Sanction, dicono che i saggi abbiano in mente qualcosa riguardo la Terra”.
“E che cosa?” lo incalzò Harlock impensierito.
“Non lo so di preciso, nessuno lo sa. Ho conosciuto una persona che ha agganci
con i quartieri alti al governo ed appartiene segretamente alla Gea Free,
carpisce informazioni direttamente alla fonte e poi le gira all’organizzazione.
Quelli della Gaia stanno sicuramente tramando qualcosa ma è molto difficile
carpire che abbiano in mente, perché sono molto attenti a non far trapelare nulla”.
Harlock
lo stava scrutando attentamente, non sapeva più che pensare “Ma sei sicuro
Tochiro? Sono accuse gravi queste” disse serio.
“Come ti ho detto non ho certezze, ma mi fido ciecamente di questa persona e io
stesso ho notato delle cose strane durante la fase di progettazione delle
navi”.
“Tipo?” lo incalzò Occhio di Falco.
“Intanto
le navi che mi hanno fatto progettare sembrano più per l’offesa che la difesa,
ma non posso dirti molto, perché ho dovuto firmare un accordo di segretezza e
se parlo anche in via confidenziale rischio la corte marziale”.
“Ma di me puoi fidarti lo sai”.
“Sì, certo ma taccio anche per il tuo bene e la tua incolumità, ti farebbero
fuori se venissi a conoscenza di questi segreti militari. Devi cercare di
diventare il comandante dell’ammiraglia Harlock, e allora sarà tutto più
facile”.
I tenente annuì all’amico, si fidava di lui e non volle forzargli la mano, non
sulle navi almeno.
“Tu sei uno di loro vero?” gli chiese poi a sorpresa, quasi a colpo sicuro.
“Ni” rispose criptico Tochiro.
“Ni? Che significa?”.
“Che certamente do loro fiducia, ma non ho ancora deciso se votarmi alla loro
causa, perché non ci sono certezze, ma ho capito che non sono degli stupidi e
hanno dei principi molto solidi. Perorano la causa dei profughi terrestri che
vogliono tornare qui e sostengono la libertà di potersi insediare in qualsiasi
pianeta senza restrizioni politiche di sorta. Sono dei non violenti che
manifestano pacificamente rischiando in prima persona, a volte anche la vita.
Potrei dichiararmi un simpatizzante ecco!”.
“E
chi sarebbe questa persona che conosci?” gli chiese Harlock che si preoccupava
di lui. Tochiro era un idealista e a volte si faceva anche trascinare in cose
pericolose, voleva vederci chiaro dato che aveva detto di fidarsi ciecamente.
“Una persona…” rimase vago l’amico “Un giorno di questi vi presenterò” tagliò
corto troncando la conversazione.
Il Falco capì al volo che Tochiro non voleva sbottonarsi più di tanto su questa sua conoscenza e decise di rispettare il suo desiderio, almeno per il momento, ma si ripromise che avrebbe indagato e preteso di sapere chi fosse questa fantomatica persona che aveva coinvolto Oyama in questa faccenda, perché anche se negava, era chiaro che in qualche modo fosse implicato.
Rimasero a lungo a parlare. Tochiro gli spiegò sommariamente che aveva accettato quell’incarico non solo perché gli aveva permesso di venire a contatto e collaborare con la stupefacente civiltà nibelunga di Yura, ma anche perché non voleva che nessun altro agisse dall’interno per contro della Gaia Saction a quel progetto così delicato e segreto. Se qualcosa fosse andato storto, o ci fossero state delle cose sbagliate, era meglio agire dall’interno. Sarebbe stato più facile che dover combattere dall’esterno. Tuttavia alla fine convenne con l’amico che non ci fosse un pericolo grave e imminente, ma solo sospetti e voci di corridoio, magari si trattava di un subdolo gioco delle parti, poteva darsi che l’organizzazione fosse usata e manovrata per scopi politici. Insomma era tutto da verificare ma si ripromisero che avrebbero entrambi tenuto occhi e orecchie aperte.
L’indomani mattina a sorpresa fu data a tutti loro mezza giornata libera.
Gli altri decisero di fare un giro perlustrativo per la città. Tochiro disse che doveva sbrigare una commissione ed Harlock, invece, decise di tornare a rivedersi le navi. Era stato troppo turbato quel giorno e temeva gli fosse sfuggito qualcosa.
Fu
preso in giro da tutti gli altri tre piloti, specialmente da Devasto che gli
dette del secchione, ma lui non se ne
curò e li salutò andando per la sua strada.
Chiese ed ottenne il permesso da Lee, che si dimostrò entusiasta della
dedizione del Falco. Gli disse di avviarsi all’hangar quattro, quello della
nave ammiraglia, e che avrebbe provveduto a mandare un addetto alla
manutenzione per fargli rifare il giro completo.
Harlock ne approfittò, e benché si fosse fatto dare uno strappo, alla fine si fece lasciare lungo il tragitto, s’incamminò a piedi.
Adorava essere sulla Terra, potersi beare della vista di prati, dei fiori e del cielo. Tutte cose che tante, troppe volte, erano state date per scontate e ora gli apparivano come una sorta di regalo speciale a cui non intendeva rinunciare.
Per una volta tanto non pensò a niente, né si fece domande su nessuno, ma si concesse di godere a pieno della lunga camminata e del tepore che gli regalavano i raggi solari che gli carezzavano la pelle del viso, mentre una lieve brezzolina si divertiva dispettosa a scompigliargli i capelli.
Arrivò
all’hangar in circa mezz’ora ed entrò deciso, ma come mise piede dentro sentì
una serie di rumori strani. Qualcuno stava facendo qualcosa e lo stava facendo
cercando di non fare chiasso. I suoi sensi di soldato si allertarono tutti,
poggiò cautelativamente la mano sulla Cosmo Gun che gli pendeva dalla fondina
laterale destra, e con passo felpato si avvicinò circospetto alla nave.
Ma come lui aveva sentito loro, anche
quelli avevano sentito lui e quindi improvviso calò un silenzio innaturale, che
creò un’atmosfera simile a quella del predatore che punta la sua vittima
aspettando il momento buono per attaccare.
Harlock istintivamente si fermò e si nascose dietro dei bidoni accatastati lì
vicino, trattenendo il fiato. Non sapeva chi ci fosse lì dentro, né che stesse
facendo e lui, sebbene fosse armato, era solo, doveva essere prudente. Una cosa
era certa: erano intrusi e non amici
altrimenti si sarebbero palesati.
“Shhhh! E’ entrato qualcuno!”.
Sentì bisbigliare pianissimo.
Erano
inconsapevolmente molto vicini.
“Non è detto. Magari era un gatto, non si sente più nessun rumore…” rispose
sottovoce una presenza femminile.
“Muoviamoci, forza!” aggiunse poi perentoria sempre la voce di donna.
Harlock distinse chiaramente un rumore di sfiato simile a quello che fanno le bombolette spray quando vengono usate.
Con la massima cautela uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò ancora di più alla nave. Fu in quel momento che dalla parte opposta, armati proprio di bombolette spray, gli apparvero in quattro. Avevano dei fazzoletti sulla bocca che gli coprivano il viso fino sotto gli occhi, ma questo non gli impedì di riconoscere subito tra loro quei famigerati occhi blu.
Stavano
imbrattando la nave con vernice spray rossa scrivendo frasi di protesta contro
l’esercito ed il governo.
“Fermi! E’ armato!” disse subito la ragazza alzando le mani.
“Non vorrai sparare su civili disarmati vero?” gli disse avanzando quasi spavalda verso di lui, che prima di imbattersi in loro aveva cautelativamente estratto dalla fondina la sua Cosmo Gun.
Harlock era confuso. Era stato decisamente preso in contro piede. Non si sarebbe certo aspettato di ritrovare lei nell’hangar. Abbassò subito l’arma, non voleva fare del male a nessuno.
In un attimo la ragazza gli fu davanti e a sorpresa gli spruzzò addosso e in faccia tutta la restante vernice della bomboletta sopraffacendolo e costringendolo a ripararsi gli occhi con le braccia, abbassandosi e ripiegandosi su se stesso.
“Presto scappate!” urlò agli altri, quindi fece per girarsi e correre via, ma lui, che non era esattamente uno sprovveduto, fu più veloce, l’acchiappò per un braccio e la bloccò. Per fortuna aveva istintivamente chiuso gli occhi, o con quello spray avrebbe davvero potuto fargli del male.
“Lasciami!” gli disse lei divincolandosi e sferrandogli un calcio in uno stinco, ma lui non mollò la presa.
“Hai
finito?” gli chiese piuttosto incupito. Il calcio era stato molto doloroso ma
era il suo amor proprio che aveva subito il colpo più forte. Farsi fregare così
non era stato molto dignitoso per un militare della sua caratura.
Per metterla in difficoltà gli tirò via il fazzoletto dal viso.
“Contento
ora?” lo sfidò lei guardandolo con disprezzo.
I suoi occhi blu lanciavano cupi strali di rabbia.
“Lo
sarò quando ti avrò consegnata a chi di dovere. Avete commesso un reato
abbastanza grave” le rispose burbero e accigliato.
Accidenti a lei era anche più bella di come se la ricordava, solo che pareva un
gatto selvatico e scalciava come un mulo, oltre che essere pericolosa, dato che
aveva tentato di accecarlo.
“Che bravo che sei, rifartela con una donna indifesa!” gli disse strattonando
per cercare di liberarsi dalla sua presa d’acciaio.
Harlock
la fulminò con un’occhiataccia “Buona questa! Se tu sei indifesa io sono un
coleottero” la schernì trascinandola con sé per il braccio.
Era arrabbiato, ma più per la figuraccia che aveva fatto con lei, non
dimostrandosi di essere all’altezza di tenerle testa, che per altro. S’era
fatto fregare come un novellino e gli bruciava da morire.
Ad un certo punto fu distratto perché sentì gracchiare una radiolina. Si fermò
interdetto, nessuno usava più certi metodi preistorici di comunicazione.
“Crrrr… Red Rose Crrrrr, mi senti? Devi uscire da lì, subito… Crrr… convoglio di soldati in avvicinamento… Crrrr… se ti prendono questa volta per te finisce male, lo sai… Crrr… vero?”
Era
la radio della ragazza, una specie di walkie talkie e qualcuno la stava
mettendo in guardia. Harlock si fermò di colpo e la guardò dritta negli occhi.
In quegli spicchi di cielo lesse un lampo di vera preoccupazione e forse anche
un po’ di paura, ma soprattutto tanta fiera dignità. Infatti lei non parlò. Non
pregò. Non emise un suono. Il Falco di
rimando lasciò immediatamente la presa.
Non seppe neppure lui perché ma l’istinto gli disse con prepotenza che doveva
proteggerla dai suoi stessi commilitoni.
La
ragazza, oltre che a quei due occhi incredibilmente blu ed espressivi, aveva
anche una bellissima bocca carnosa che schiuse incredula, lo guardò confusa,
non capendo perché l’avesse liberata di colpo. Anche lui senza sillabare, senza
neppure muovere un muscolo del viso, serio ed impenetrabile.
La bionda rimase immobile ad osservare il suo sguardo ambrato e cupo, che però
dovette riconoscere essere limpido e leale.
Nel frattempo fecero irruzione i soldati di cui parlava il tizio alla radiolina.
“Presto devono essere ancora qui! Se è necessario sparate a vista!” sentirono dire.
Harlock le fece un gesto perentorio con la testa incitandola, senza aprir bocca, ad andarsene subito via da lì.
Lei lo guardò ancora un attimo, incatenandolo ai suoi grandi occhi blu e poi con una velocità incredibile scappò via, imboccando come un fulmine l’uscita secondaria.
Harlock la seguì con lo sguardo non senza apprensione. Il suo sesto senso gli aveva fatto capire che era davvero in pericolo, sperò di cuore che nessuno la fermasse. Lui al momento non poteva fare di più.
Un
attimo prima che se ne andasse nei suoi occhi questa volta aveva letto
qualcosa, come una luce che somigliava molto alla gratitudine, mista a genuino
stupore.
“Tenente! Dov’è lei?” si sentì dire Harlock, che fu repentinamente distolto
dalle sue congetture.
“Mi dispiace” mormorò. Poi lentamente si girò e mostrò la faccia più contrita
che poteva mimare “Mi ha fregato! Quella tipa sembrava spaventata e l’avevo in
pugno, ma mi ha spruzzato di vernice e mi è sgusciata via da sotto le mani!”.
“Maledizione!”
tuonò l’ufficiale di fanteria contrariato e poi aggiunse “Quei teppistelli
impuniti! Guardate come hanno ridotto la nave! E tu? Lo vedi come ti hanno
conciato? Quella ti ha rovinato tutta la divisa, vai a ricomporti, sei
indecente!” gli tuonò contro, e poi borbottò tra i denti “Razza di smidollato
farsi fregare così da una troietta qualsiasi”.
Harlock fintamente contrito chinò la testa anche per celare le sue vere
emozioni “Vado subito a pulirmi” disse, ma non si abbassò a fargli nessun tipo
di saluto. Era un suo pari e come tale non era obbligato a mostrargli
deferenza, aveva udito quell’ultima frase e gli era venuta una gran voglia di
spaccargli la faccia, ma ovviamente si dovette contenere e ingoiare il rospo.
Quindi uscì e, completamente ricoperto di vernice rossa, si diresse ai suoi
alloggi a farsi una doccia.
Glossario:
1 GEA FREE: Ho immaginato che esistesse questa organizzazione, il cui nome è una mia personale invenzione (terra libera) molto simile alla reale Green Peace, ma ovviamente con delle differenze sostanziali che scoprirete nel corso della lettura. :)
Ciriciao! ^_^ → GRAZIE Tantisimissimo a TUTTI i lettori silenzi e recensenti siete così tanti che neppure ci credo *.*
Grazie
tanto a chi continua a mettere tra i preferiti, seguiti e ricordati questa
ficcia!
→ Questo Capitolo è dedicato a
Bebe ♥
→ Grazie ad Azumina la mia sartina! :*
→ Grazie anche a tutte le persone che molto carinamente nell’ultima settimana mi hanno smessagiato,
mandato mail contattata su FB etc… etc… loro tutte sanno il perché e io voglio che, tutte sappiano che ho molto
apprezzato le ringrazio di cuore ♥
→ Curiosità:
Dato che è risultato
(ovviamente DOPO il Capitano) il più amato degli Space Cowboys:
Devasto, ringrazia! :D (Joseph si
presta TROPPO bene a sto ruolo :P )
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Per oggi è tutto.
Buona notte, o Buon giorno a voi!
Passo e chiudo.
Che la pace sia sempre con voi! Alla prossima volta! =D