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Autore: darkronin    30/09/2014    2 recensioni
Terza e ultima parte (spero) della saga 'L'ira degli Eroi'
Scopriremo, finalmente, come sono connessi tra loro Loki, Thanos e i potenti della Terra e cosa ciascuno di essi nasconda o desideri. Vedremo come i nostri eroi, finalmente riunitisi, finiranno nei guai e cercheranno di uscirne.
- - - - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: I nuovi personaggi introdotti in quest'ultima parte, per ora, sono solo l'agente 13 Sharon Carter, i gemelli Fenris, Ercole, Sersi, Ares, Danny Rand e Luke Cage, Polaris, Havoc, Ciclope, Sole Ardente, Cable (in minima parte).
+ Riferimenti a World War Hulk, Age of Apocalypse, Secret Invasion, House of M
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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22. Le fiamme dell'inferno






“Sono morto! Sono morto! Sono morto!”
La nenia di Wade Wilson era un misto di esultanza e disperazione che difficilmente si sarebbero accostate bene assieme nello stesso frangente. Ma, per un uomo che non poteva morire e che non desiderava altro che metter fine alle proprie sofferenze, la paura atavica del trapasso e l'accoglienza delle sue preghiere si fondevano in un unico, contraddittorio, desiderio.
“Dici che dobbiamo svegliarlo?” domandò T'Challa a Pym con un ghignò cattivo sul bel volto d'ebano.
Ma l'attenzione di Pym era tutta rivolta alla moglie che si stava rimettendo in piedi tenendosi la testa tra le mani. “Te l'avevo detto che era rischioso! Che noi siamo scienziati, non supereroi!” prese a rimproverarla. Vedendola, però, stanca e affaticata, le parole gli morirono in gola e la strinse a sé, irritato con se stesso, per averla messa in pericolo non prendendone il posto, e con lei, per essersi ficcata in una situazione pelosa.
Il gruppo di Vendicatori, materializzatisi alla Stark Tower, sembrava alquanto confuso ma, sostanzialmente, incolume.
“Non so se lo voglio fare un altro giro su questa giostra...” commentò Tony levandosi l'elmetto.
“Si può sapere cos'è successo?” sbraitò Sharon Carter. Evidentemente, il suo ruolo come agente S.H.I.E.L.D. non l'aveva vaccinata a sufficienza contro le stranezze. Forse, realizzò Tony, fino a quel momento era stata una semplice passacarte che ora Fury aveva spedito sul fronte con un bel calcione su quel didietro -troppo perfetto per un soldato- abituato agli agi delle poltrone di pelle imbottita e non al fango della trincea.
“Chi è stato, soprattutto...?” sputò con livore Jessica, i lunghi capelli neri scarmigliati la rendevano attraente nonostante l'aria stanchissima.
Per tutta risposta il gruppo di mutanti scoppiò in una fragorosa risata collettiva. L'unico che non si unì ai festeggiamenti fu l'angelo dalla pelle cianotica che guardava i compagni con aria stralunata.
“Oddio... un'altra teleporta... stavamo scarsi...” biascicò Rogue con le lacrime agli occhi
“Dobbiamo chiamare Piotr!” saltò su Nightcrawler bamfando da una parte all'altra della stanza, euforico.
Chi avesse guardato con attenzione, avrebbe notato come la giovane Illyana si ergesse al centro del gruppo degli appassionati di esoterismo con una mezza armatura calata addosso e una spada luminosa stretta in pugno. Lo sguardo della giovane Rasputin era, però, freddo e duro come nessuno l'aveva mai visto: il grazioso fiocco di neve della campagna russa appena sbocciato nella sua adolescenza aveva lasciato il posto a una donna precoce e crudele, almeno all'apparenza.
“Non c'è nulla di cui gioire...” replicò la ragazza facendo scomparire l'armamento in uno sciabordio luminoso.
“Non solo ci hai salvati tutti ma... wow! Hai dei poteri tutti tuoi!” saltellò il piccolo demonio blu esagitato. Il desiderio di abbracciarla era palese come la sua istintiva paura nel farlo.
“Non è un bel potere. Non faresti a cambio con me!” replicò la ragazzina dandogli le spalle e riavvicinandosi a Wanda.
Kurt sbuffò divertito “Certo, per non traumatizzarti! Non è stato un bel vivere con l'aspetto di un demonio, all'inizio. Tante torce accese e tanti forconi pronti a infilzarmi sul falò come uno spiedino... un vero inferno, insomma...”
Ma l'occhiataccia che la piccola Illyana gli riservò fece ghiacciare il sangue nelle vene dei mutanti prima ancora che lei si spiegasse “Allora non faresti davvero a cambio col mio, che mi ha relegata all'inferno, quello vero, per un periodo di otto anni condensati in poco meno di una settimana...” spiegò rannicchiandosi accanto a Wanda, l'unica che non sembrava spaventata da quei discorsi luciferini e che sembrava capirla “Non mi crederesti nemmeno se ti dicessi che ora sono la regina del limbo e che la mia seconda mutazione, perché come molti di noi ne ho una seconda, mi trasformo in un mostro mezzo caprino...”
Un silenzio pesante calò su tutti i presenti che, nel dubbio si trattasse della verità e non del frutto della mente di una ragazzina particolarmente creativa quanto disturbata, preferirono evitare ogni discorso: al momento qualunque cosa sembrava rientrare in un campo minato che era preferibile evitare. L'unica presenza che si aggirava tra i presenti con fare disinvolto era il maggiordomo robotico che distribuiva coperte e bevande calde a tutti.
“E dunque, come ci siamo arrivati qui?” domandò Clint Barton, l'unico abbastanza coraggioso -o avventato- da azzardarsi a porre la domanda cruciale.
“Illyana …” spiegò Wolverine con fare bonario “... ha creato un disco abbastanza grande da comprenderci tutti... hai presente Star Trek? Ecco, una piattaforma abbastanza grande da includerci tutti e che ci smaterializzati e ricomposti qui allo stesso modo in cui uno scanner cattura un'immagine. Come sapesse dove andare, però, non lo so. Né credo di volerlo sapere...”
“Non ci vuole un genio...” ringhiò ancora la biondina folgorando Stark con un'occhiata. Era l'ultima arrivata in tutti i sensi ma metteva più paura dei veterani.
“E adesso cosa facciamo?” domandò Kurt “Abbiamo recuperato i nostri amici...”
“Sappiamo che Norman li voleva per evocare Loki... ma qualcosa mi fa pensare ci sia sotto qualcosa di più grande...” commentò T'Challa mentre stingeva in un tenero abbraccio la fidanzata.
“Abbiamo un altro problema, prima, temo...” Pietro, comparso ad accoccolarsi accanto alla sorella che, però, non lo badava per niente, intenta com'era a studiare i suoi salvatori. Quicksilver, già vestito di pigiama pulito e coi capelli umidi di una doccia appena fatta, stava chiudendo il suo cellulare e stava guardando in cagnesco quel piccolo dispositivo elettronico. “Zia Misty... puoi provare tu?”
“Che succede?” domandò la mutaforma ruotando gli occhi al cielo.
“Papà non risponde...” disse solo, con fare grave.
“Ah!” sbottò Logan “Paparino... fa un certo effetto sentire il vecchio chiamato con tanto affetto...”
“Come padre non è un granché...” gli stava rispondendo la mutaforma
“E detto da te...” commentò Rogue acida
“...ma è un ruolo biologico molto più naturale di quel che si pensa... che molta gente non direbbe adatto nemmeno a te...” terminò Mystica, rispondendo a Logan e ignorando la figliastra, mentre componeva il numero sul suo telefono “E' stato giovane e in preda alle passioni anche lui, anche se pare incredibile...”
“Doveva essere anche un bell'uomo...” commentò Rogue facendo mente locale.
“Dio, Rogue! Ti butti sui vecchi ora?” scherzò Kurt bamfando al suo fianco “Remy è già finito nel dimenticatoio?”
“Dico solo che si vede!” protestò “Il carisma non l'ha perso. Quindi, posso solo immaginare come abbia fatto a conquistare la loro madre...” sbuffò la mutante con un cenno della testa.
“Ti prego!” strillò Pietro tappandosi le orecchie “Ancora con questi discorsi cretini! Che schifo! Piantala! Dio, è mio padre!”
“Ma smettila!” replicò Mystica chiudendo il telefono e squadrandolo preoccupata “Effettivamente non risponde...”
“Grazie della fiducia...” replicò Pietro “Cos'è? Pensavi che se non rispondeva a suo figlio avrebbe risposto alla sua amante?”
Mystica gli rifilò un'occhiata di fuoco ma tacque, impegnata a capire come aggirare il problema.
“Tu e la lattina?” ghignò allora il canadese “Dio... quante cose mi son perso?”
“Al posto di dire cazzate anche tu, prova a chiamare il tuo mentore!” replicò la mutaforma
“Perché dovrei chiamare casa?” replicò lui divertito. Nel dubbio agguantò il telefono di lei e compose il numero a memoria. “Niente: segreteria...”
“E' normale?” domandò la donna
“No che non lo è...” si intromise Tempesta, abbandonando il caldo e sicuro rifugio delle braccia del Re del Wakanda. “Ero lì fino a due giorni fa...” commentò guardando prima Logan e poi Kurt. Sembrava si parlassero con gli occhi. Non servirono altre parole perché, dopo qualche istante di silenzio, i tre giunsero alla stessa conclusione “Dobbiamo tornare a Westchester...”
“Stark, ce l'hai un aereo da prestarci?” domandò Logan con fare spiccio.
“Che succede?” domandò quello riemergendo dai fumi dell'alcol in cui si era rifugiato nel mentre. Nessuno stava più badando i mutanti da quando si erano messi a bisticciare tra loro e tutti erano crollati dalla stanchezza.
“Temiamo sia successo qualcosa alla scuola...” si fece avanti Rogue. Una donna: serviva una donna a convincerlo.
“Dovrei saperne qualcosa...” disse Sharon intromettendosi. “Coulson era andato alla scuola proprio per fare da collegamento con me... Datemi un momento...” fu il turno dell'agente dello S.H.I.E.L.D. estrarre il telefono e comporre un numero. Attese qualche minuto finché dall'altra parte una voce di donna non rispose imprecando. Erano le due di notte. “Valerie? Scusa l'ora ma ho un'urgenza... Sì, lo so che è sempre così ma davvero... Oh, avanti! Quando è stata l'ultima volta che ti ho buttato giù dal letto per un problema mutante?”
“Problema mutante? Da quando siamo un problema?” si indispettì Kurt.
Ma Sharon gli fece cenno di tacere “Sì... va' alla scuola e dimmi se è tutto a posto... i mutanti che ho qui non riescono a contattare nessuno dei loro capi... o meglio, nessuno nell'edificio. E dicono sia strano... sì, ecco, grazie! Grazie Valerie... sì. Ok, fa con calma...d'accordo... Sì... Come?” Sharon tacque, ascoltando la domanda che l'altra donna le stava ponendo “Sì, grazie... sì sì... mi affido a te... ok, a dopo. Ciao”
“Dunque?” domandò Kurt ansioso
“Valerie è la nostra responsabile governativa, la responsabile del gruppo di analisti cosiddetto X-factor. Ovunque ci siano problemi legati ai mutanti, lei c'è. In particolare, studiano le abitudini, gli elementi e gli schemi di una varie situazioni. E' una delle maggiori esperte di mutanti... anche se non in settori medico-culturali-antropologici. Se ne intende di statistiche e sociologia. Ora si veste e va a vedere anche se ha farfugliato di qualcosa occorso recentemente che non hanno avuto modo di analizzare a dovere: domattina i documenti saranno pronti: avete tutto il tempo di mettervi comodi mentre io vedo di risolvere un altro casino...” disse buttando l'occhio fuori dalla finestra. In molti seguirono il suo esempio e ciò che videro li lasciò sgomenti. O elettrizzati, i più borderline. Il palazzo di Norman Osborne era divorato dalle fiamme. L'esplosione si era fatta largo fino al livello stradale dove il fuoco divampava violento, sollevando scure, quanto invisibili nella notte, volute di denso fumo nero.

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Mentre Sharon si riattaccava al telefono, Pepper affiancava Tony e gli altri nell'assistenza ai prigionieri. Il più strano di tutti, Hood, aveva chiesto di essere lasciato andare. In quanto malavitoso non voleva essere coinvolto negli affari di due uomini così potenti e avversari tra loro. Recuperato un minimo di forze, ringraziò e cercò di darsela alla chetichella. Solo quando le porte dell'ascensore si furono chiuse sulla sala lussuosa si permise di prendere un respiro di sollievo.
“Deve far proprio male...” commentò una voce dal soffitto. Parker Robbins saltò sul posto per lo spavento. “Non temere!” aggiunse Spider-Man calando dall'alto “Non voglio farti nulla... avremo modo di incontrarci per le strade di New York. O forse no... dipende da come ti comporti, caro Gene Simmons... A parte gli scherzi...” si affrettò ad aggiungere, notando come il pallore e il terrore del delinquente stessero raggiungendo livelli critici “...Volevo solo darti un consiglio da amico...” disse tirando fuori il portafogli e, da quello, un biglietto da visita “Vai qui a farti ricucire. O estrarre i bossoli se non l'hanno già fatto i macellai di Osborne...”
“Io non sto...” stava cominciando quello che Peter lo interruppe piroettando a terra dal suo filo..
“Oppure...beh, tienilo buono per il futuro... Sono gentile con te solo perché siamo omonimi....” spiegò rimettendosi in piedi, fraintendendo lo sguardo allucinato dell'altro “Questo è il numero dell'Infermiera di Notte... vai... esercita proprio per quelli come noi. E non pensare cose strane: è solo un'infermiera! Le cosacce le fa solo col Dottore quando fanno i loro giochini... ah ah ah... L'hai capita... divertente... poi si scopre che sta davvero con un dottore1... Sai, questo alone di mistero che l'avvolge e quella mise un po' succinta... Dio... e sono un uomo sposato... Tu sei sposato?” Ed Parker annuì appena, tenendo il cartoncino stretto tra le dita e tentando di svicolare dalle porte ormai aperte sull'ampia, quanto vuota, hall di vetro “Vedi? Siamo l'uno la copia dell'altro...forse in barricate diverse... però, insomma, vacci! Ok? E' brava!” aggiunse con un grido supplementare mentre Hood si allontanava a gambe levate. “Simpatico...” sorrise tra sé.

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Quando Peter rientrò, trovò il dottor Strange che sbraitava, bianco in volto, parole pressoché incomprensibili a una Sharon Carter dall'aria annoiata o allarmata. Non era chiaro.
Quello che era sicuro era il fuoco che continuava a divampare dal grattacielo davanti a loro e che, a causa della pareidolia, sembrava recasse al suo interno un gigantesco volto demoniaco.
“E' Dormammu, ti dico!” urlò ancora, isterico il dottore. “E' opera di Hood! Dove si è cacciato quel cretino che combina questi casini?”
A quel punto, seccata seppur stremata, la giovane Illyana si alzò in piedi e sbottò “Ci penso io... vecchio!”
In un batter di ciglia era sparita e altrettanto rapidamente il fuoco al di là del vetro era sparito lasciando tutti a fissarsi stupefatti e sbalorditi. Solo Daimon Hellstorm non sembrava impressionato più di tanto. L'amica della mutante e sorella di Pietro, Scarlett, invece, sembrava essersi rabbuiata alla scomparsa della bionda.
“Sarà il caso di proteggere questo posto...” mugugnò Jericho Drumm affiancando l'uomo che fino a pochi secondi prima starnazzava incontrollato “Avanti Stephen...dammi una mano...son troppo stanco per farcela da solo...” disse tirando il collega per un braccio.
“Mi hai dato del vecchio?” domandò stordito lo stregone, lasciando che l'haitiano lo trascinasse in centro alla sala.
“Eh sì!” sbottò giulivo Stark per un goccetto di troppo, riemergendo, sporco di grasso, da dietro la sua armatura per la quale, sbronzo com'era, aveva appena trovato una qualche miglioria da apportare immediatamente e che non poteva aspettare il giorno dopo “I capelli bianchi donano solo a George Clooney! Bevici su!” disse, mostrandogli la bottiglia quasi vuota, invitandolo a unirsi a lui.
E così come era scomparsa, Illyana Rasputin tornò in un bagno di luce. Mentre il portale scompariva ai suoi piedi, si accasciò al suolo, esausta.
Il giovane esorcista, dal petto scarificato con il pentacolo rovesciato, si fece trovare nelle vicinanze e la sorresse quando le cedettero le gambe. “Sei stata in gamba...” mormorò reggendola per le spalle. La giovane mutante era così debole che non si oppose e, addirittura, lasciò che lui la prendesse in braccio. Daimon fece per rivolgersi a Stark ma, trovandolo totalmente inaffidabile, si rivolse all'agente 13 per sapere dove poteva far stendere la ragazza. Sharon lo guidò tra i corridoi come se il palazzo fosse casa sua. Quando l'ebbero spogliata sommariamente e le ebbero rimboccato le coperte leggere, l'agente della squadra paranormale annunciò alla donna che l'indomani mattina sarebbe tornato a Las Vegas dalla sorella “Per quanto siano tesi i nostri rapporti, penso che ne sappia qualcosa...e se non dovesse saperlo, ritengo di doverla informare...” si era giustificato e la bionda non aveva aggiunto altro. Non sapeva nemmeno se lei stessa dovesse informarne Fury poiché poteva benissimo essere che l'uomo davanti a lei avesse già riferito.
“Avresti anche una moglie da avvisare...” fece, allora, Sharon, sovrappensiero, senza alcuna intenzione di creare polemiche o spiegare a chicchessia come comportarsi.
“Oddio!” imprecò quello “Quella stupida donna invadente... Tu non dire nulla a Patsy, ok? Sennò mi perseguiterà coi suoi conigli rosa...”
Sharon evitò di indagare sugli strani animali da compagnia degli Helstorm-Walker e, accompagnato Hellstorm in un'altra stanza perché riposasse, tornò nella sala dove i Vendicatori erano tutti riuniti come bambini in campeggio che tirano tardi a dispetto degli adulti controllori. Al di là del vetro, la torre di Osborne si confondeva nella notte, nera di fuliggine e distruzione “Tutti a letto! Non c'è più niente da vedere!” disse con un tono di voce abbastanza alto da farsi udire da tutti ma non tale da costringerla ad urlare “Domani ci aspetta un'altra giornata interessante, avanti!” li incoraggiò sentendosi più una mamma che una collega per tutti loro.
Ora capiva cosa intendeva dire Coulson: loro, gli agenti regolari come loro, erano tagliati fuori da quel genere di beata stupidità che contagiava anche agenti esperti ma particolari come potevano esserlo gli agenti Drew, Barnes, Barton, Romanoff. All'inizio, forse, quei quattro erano riusciti a resistere a quel carisma magnetico ma, alla fine, ne erano stati risucchiati in brevissimo tempo.
Tirò un sorriso dispiaciuto: d'altronde loro erano tutti superumani.
Le persone normali, per quanto venissero coinvolte da personalità eccentriche, erano escluse dal club da un muro invisibile quanto involontario. E non erano i poteri in sé a delineare quel muro quanto l'incoscienza e le soluzioni a dir poco creative che li caratterizzavano.
Quella doveva anche essere, con ogni probabilità, la spiegazione al cameratismo mutante.
Non era nulla di nuovo sul fronte psicologico: persone che vivevano insieme eventi traumatici seppur brevi, proprio per la loro intensità ne erano legati come se lo fossero stati dalla nascita. E non esistevano racconti affascinanti di zie e nonne che potessero tenere il passo: per quanto leggerne o sentirne parlare attivasse i neuroni specchio, la scarica adrenalinica che caratterizzava l'evento vissuto di persona non poteva essere replicato. Sfortunatamente per i comuni mortali come lei.





1    Infatti è l'amante del Dottor Strange.

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Eccomi eccomi eccomi
Scusatemi per l'assenza improvvisa ma è stata una settimana intensa e assurda. La prima parte di settimana son stata così impegnata da non avere il tempo nemmeno per andare in bagno. Quando si era ormai fatto mercoledì -e volevo aggiornare- ecco che mi ammalo. Son stata a letto con una stupida febbriciattola che mi impediva di capire che cavolo stessi leggendo, figurarsi correggere e postare.
Venerdì sera ero guarita ma son stata risucchiata di nuovo in eventi familiari che mi han vista libera solo sabato sera. A quel punto... =_= aggiornavo oggi.
Vi chiedo immensamente scusa... e vi ringrazio per la pazienza.
Dunque. Son tutti salvi, Illyana si è dimostrata una mutante coi controfiocchi... che succede a Westchester? :D dai dai...ci stiamo avviando al finale... provate a immaginare :3
E per ogni rigerimento all'accoppiata (che aborro) Rogue+Magneto non c'è nulla di casuale: era una strizzata d'occhio all'universo 616. Ma tale resterà, sia chiaro!
Alla prossima!


   
 
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