Es war ein Vergnügen, Sie zu treffen
E' stato un piacere conoscerti
Lo studio nel quale Hanji Zoe, il comandante Elvin Smith e Levi Rivaille mi avevano condotto, si trovava dietro una delle tante porte lungo uno dei corridoi del tribunale. Era una piccola stanza, dotata di uno sfarzoso divano rosso, alcune sedie e una scrivania di acero troppo grande per un luogo così intimo.
Poco dopo essere entrati, Elvin si avvicinò alla finestra e rimase a contemplare il parco esterno, dove gli alberi avevano perso la maggior parte del fogliame. Il sole, ormai sulla linea dell'orizzonte, attraversava i rami spogli creando giochi di luce e ombra sulle pareti. Intanto il caporal maggiore si era posizionato nell'unico angolo della stanza che i deboli raggi del sole non riuscivano più a raggiungere, mentre io venni scaraventato da Hanji sul divano.
"E' stato così meschino da parte sua! Deve fare male, eh?" Hanji si chinò su di me, lo sguardo corrucciato, poi si avvicinò alla grande scrivania e tirò fuori da uno dei cassetti una piccola valigetta nera. Ne estrasse qualche garza ed una boccetta contenente un liquido scuro.
"Si, un po'." cercai di minimizzare, tentando di assumere un tono di noncuranza, mentre lei tamponava con una piccola pezza imbevuta di quell'intruglio il profondo taglio che avevo all'angolo della bocca.
Erano ormai passate alcune ore da quando Levi mi aveva preso a calci davanti alla corte marziale, durante il processo che aveva decretato il mio arruolamento nella Legione Esplorativa; ma il gonfiore della mia faccia non accennava ad affievolirsi.
"Mi odi?" stupito da quella domanda, mi voltai verso Rivaille e mi accorsi che era seduto sul divano accanto a me. Si era mosso come un felino e non lo avevo nemmeno sentito arrivare.
"No, non ti odio. So che era necessario..." Non era certo quello che pensavo. Come potevo non odiarlo dopo che mi aveva rotto un dente, reso la faccia più simile ad una maschera che ad un viso e preso a calci nello stomaco con la stessa nonchalance con cui si calcia un pallone?
"Bene, sono felice di sentirtelo dire." Tirò un, palesemente falso, sospiro di sollievo e si sdraiò sul divano, obbligandomi a posizionarmi nell'angolino.
Intanto Hanji aveva ripreso ad ispezionarmi la faccia tumefatta e, come se si fosse ricordata improvvisamente di qualcosa, fece un balzo ed uscì dalla stanza.
Ritornò qualche minuto più tardi, tenendo nella mano destra un fazzoletto.
"Sapete cos'è questo?" domandò porgendomi la mano, con uno sguardo sognante e un filo di bava alla bocca. Immagine che mi ricordò Sasha alla vista di cibo. Risposi che non ne avevo idea.
"E' il tuo dente, Eren! Questa sarà un'ottima occasione per studiarlo un po'... ma non mi guardare in quel modo, io sono diversa da quelli del corpo di gendarmeria, non ti farò mai del male. Questo te lo giuro! "
"Tsk! Disgustoso," aggiunse Levi, alzandosi dal divano e avvicinandosi al superiore che ancora contemplava il paesaggio alla finestra.
Si scambiarono alcune battute sotto voce, ma riuscii a capire che stavano parlando di me. Poi Elvin , rivolto a me, disse "Oggi avremmo dovuto trasferirci nel nostro ex quartiere generale, tuttavia dato che il processo in tribunale è durato più del previsto, attenderemo domani mattina per spostarci. Perciò per stanotte, Eren, dovrai nuovamente dormire nei sotterranei del palazzo, capito?"
"Sissignore." Non mi allettava l'idea di dormire ancora in quella lurida e umida cella ma, d'altronde, non potevo rispondere altrimenti.
Verso le dieci, dopo che i due uomini ebbero finito di parlare, il caporale mi ordinò di alzarmi e mi scortò fino alle prigioni sotterranee. Dopo aver aperto la cella mi ci spinse dentro in malo modo.
"Non ho tempo da perdere, ragazzino."
Gli riservai il mio peggior sguardo di odio che lui non sembrò recepire.
Seduto sullo scomodo materasso in mezzo alla stanza lo guardai, tra uno sbadiglio e l'altro, chiudere a chiave la porta e pulirsi le mani con un fazzoletto candido.
"Metti una mano davanti alla bocca quando sbadigli," lo sentii rimproverarmi mentre se ne andava "e se fossi in te non starei troppo in pena per quel dente che ti ho rotto."
Riuscii a capire il senso della sua ultima frase quando, mettendo un dito in bocca, mi accorsi che il dente era ricresciuto.
Grazie mille se sei arrivato fin qui a leggere
Questa è la prima fan fiction che scrivo quindi se avete qualche critica, non esitate a commentare. ( Anche se avete un complimento non esitate).
Devo ringraziare Amaya12 per aver avuto la pazienza di aiutarmi con questa fic e per avermi spronata a scriverla.
E ringrazio anche mia sorella (che per inciso non mi ha aiutata per niente) perché dice di voler essere citata..