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Autore: MellowMas    30/09/2014    3 recensioni
Brittany ha iniziato da poco il suo nuovo lavoro - guardia di sicurezza presso il casello del parcheggio di una prestigiosa azienda- quando gli occhi scuri di una misteriosa brunetta incontrano i suoi.
AU/ Storia Tradotta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Non passò molto tempo prima che Brittany rivedesse ancora quella donna misteriosa.
Ebbe infatti la piacevole sorpresa di rincontrare la mora il giorno seguente. Era il secondo turno di orario continuato per Brittany, la quale  era arrivata a lavoro addirittura prima  del dovuto, solo per poter rivedere la  donna conosciuta il giorno prima e, magari,  scambiarci qualche battuta. Così fu.

Da allora uno strano sorriso si impadronì delle labbra di Brittany, e lì rimase per il resto della giornata.

Anche se Santana non si era fatta viva per l’ora di pranzo, le due si rincontrarono alle 19.
Brittany capì immediatamente che la mora era molto più loquace a fine giornata, probabilmente perché non aveva più nessun lavoro da finire. 
Brittany era riuscita a non sembrare poi così tanto impacciata, era  finalmente riuscita ad affrontare le loro chiacchierate senza arrossire – almeno, non tanto quanto prima- , addirittura aveva iniziato la conversazione! Non era che qualche commento sul tempo di LA, il fortunatamente per lei si stava comportando in modo strano rispetto al solito. Era un inverno strano. Non aveva ancora piovuto, ma in compenso le temperature si erano abbassate vertiginosamente.
“Che fine ha fatto il tuo orologio?” Santana aveva cambiato discorso cogliendo Brittany alla sprovvista. Il suo sguardo corrucciato era puntato sul polso scoperto della biondina,  la quale tentò di combattere il rossore che lentamente colorì le sue guance.
Alzò le spalle, cercando di sembrare disinvolta.
“Che peccato. Era tenero.” Santana le dedicò un sorriso e Brittany non poté fare a meno di pensare che quella ragazza fosse dolcissima.

Quella notte Brittany si addormentò pensando a lei.

La mattina dopo indossò l’orologio a forma di robot, pensando che Santana le avrebbe così regalato un sorriso d’intesa. Forse si sbagliava.
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Il suo lavoro era diventato molto più interessante da quando aveva conosciuto Santana. Brittany aveva cominciato ad osservare con più attenzione i monitor dopo ogni “ondata” di macchine,  nella speranza di poterla vedere. Sfortunatamente però poteva vederla mattino e sera solo quando le toccavano i turni da dieci ore. Avrebbe sicuramente parlato con signor Lynn per farsi allungare un po’ i turni, tanto quell’Hudson era sempre in ritardo. Non provò neanche a dirsi che non lo faceva per Santana. In quel modo, almeno, sarebbe riuscita a vederla ogni sera. Allo stesso tempo sperava che ciò non la facesse sembrare una stalker.
Brittany non riusciva ancora a capacitarsi di aver imparato tanto in fretta il nome di Santana, mentre continuava a chiamare Ryder “Signor Lynn”; Puck le aveva dovuto ricordare il giorno prima quale fosse il nome del suo capo perché lei lo aveva dimenticato.
In sua discolpa c’era da dire che il signor Lynn non la salutava con lo stesso sorriso di Santana, non le ammiccava allo stesso modo di Santana, non rideva alle sue battute e non si  era mai preoccupato di sapere quale fosse il nome del libro che leggeva nei tempi morti a lavoro.
Santana non la prese in giro, né tantomeno le disse di crescere – come invece si ostinava a fare sua madre- quando la biondina si fece scappare il titolo (con una buona dose di entusiasmo!)
“E quindi anche tu ti stai facendo un giretto sull’Isola che non c’è?” Chiese la mora, visibilmente interessata.
Per Brittany quel giorno era più difficile del solito formare una frase di senso compiuto o semplicemente non fissare la meravigliosa donna che aveva scelto di lasciare che quei capelli corvini, all’apparenza tanto soffici, le ricadessero liberi sulle spalle.
Quindi si limitò ad annuire.
Santana rispose con un sorriso intenerito, facendo  agitare per l’ennesima volta il cuore dell’altra. La bionda non era abituata a tutte quelle attenzioni, nessuno si era mai interessato tanto genuinamente a lei.
Che si stesse innamorando?
Forse era rimasta a fissarla più del dovuto, ma non le importava; la voce roca della mora attirò di nuovo la sua attenzione.
“Posso dirti un segreto?”Sussurrò, sporgendosi leggermente fuori dal finestrino dell’auto.
Brittany pensò di avere un’aria da ebete con quel sorriso stampato in faccia, mentre si avvicinava a sua volta all’altra.
Santana fece una risatina e in un sussurro affermò “Il mio  libro preferito è Alice nel Paese delle  Meraviglie.”
Brittany era decisamente sorpresa, ma il suo sorriso si allargò ancora. “Fantastico.”
Santana guardò prima a destra e poi a sinistra con fare furtivo, poi si posò un dito sulle labbra. “Non dirlo a nessuno!”
“Sarà il nostro segreto.” Sussurrò l’altra, raggiante. Il solo fatto che Santana condividesse con lei un segreto, indipendentemente da quale fosse, la faceva sentire al settimo cielo.
Anche Brittany voleva condividere un suo segreto con lei. Le piaceva. Niente di più semplice.
Tutto quello che voleva fare era saltare sul sedile posteriore dell’auto di Santana e guidare  con lei sul tramontar del sole.
Il loro momento era finito.
Questa volta  anche Santana sospirò prima di ripartire.
Quando l’Avalon se ne andò Brittany diede un occhio all’orologio da polso e realizzò quanto fosse tardi: avevano parlato per almeno un’ora.
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“E questo che cos’è?” Chiese Brittany osservando con curiosità il pacchetto che Santana le aveva appena sporto.
Santana non rispose, sperando di non dover giustificare quel comportamento. Era la prima volta che la mora vacillava nella propria sicurezza e Brittany era assolutamente certa che fosse la cosa più tenera che avesse mai visto. Pensò anche di aver visto più colorito del solito sulle guance della latina, ma probabilmente era una sua impressione.
Le ci vollero svariati secondi per metabolizzare la situazione: Santana le stava dando qualcosa. Un regalo. E non era neanche il suo compleanno!
Aprì il pacchetto con ansia ed entusiasmo, non voleva sprecare neanche un altro minuto.
Era come se nel suo stomaco uno stormo di anatre avessero preso a svolazzare qua e là incontrollabilmente.
Le si scaldò il cuore quando finalmente vide il contenuto del pacco.
“L’altro giorno hai detto di non aver mai letto il libro, ma di aver soltanto visto il film. Quindi ho pensato
che ti sarebbe potuto piacere..” C’era una nota di vergogna nella voce della mora, che pendeva dalle labbra della bionda in attesa di una sua reazione.
“Lo adoro.” L’aveva rassicurata usando un tono più dolce del solito. Teneva tra le mani quella copia di Alice nel paese delle meraviglie come se fosse un cimelio.  Sembrava essere estremamente prezioso e.. costoso.
Troppo costoso. Doveva essere un’edizione limitata.
“Santana, non lo posso accettare.” Il sorriso sparì dal viso della mora, lasciando spazio ad un’espressione accigliata.
“È..” Brittany non sapeva esattamente come dirglielo, non voleva offenderla ma non poteva davvero accettare quel regalo. Era sicuramente più costoso  della quota per il cibo di quella settimana, che era di soli 50 dollari ma pur sempre troppo costosa. “È.. troppo.”
“Brit, per favore.” Santana puntò i suoi occhi scuri in quelli di Brittany, sembravano quasi supplicarla e Brittany non poté fare altro che accettare.
“E va bene, lo prendo.” Roteò gli occhi, ma il sorriso a trentadue denti che si fece spazio sul suo viso rivelò alla mora le sue vere emozioni.
“Però” Aveva aggiunto, interrompendo l’esultanza mentale di Santana, “Ad una condizione!” 
“Sentiamo.” Santana inarcò un sopracciglio e si lasciò sfuggire un sorrisetto, la curiosità le usciva da tutti i pori.
Brittany dovette fare un grosso respiro per combattere l’istinto di sporgersi verso lei e baciarla.
“Te lo dico domani.”
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Il fracasso proveniente dalla cucina la svegliò. Cassandra e Puck stavano litigando. Di nuovo.
Saltò giù dal letto sbuffando infastidita, stava facendo un sogno bellissimo – probabilmente riguardante una certa brunetta dagli occhi misteriosi- prima che quei due la interrompessero.
Guardò l’orologio, era più o meno l’ora di andare a lavorare, quindi si sarebbe comunque dovuta svegliare di lì a poco.
Cassandra stava puntando il dito contro la faccia  di Noah, il quale invece aveva le braccia incrociate.
Entrò in cucina e passò oltre le due figure vicine al tavolo, mirando verso gli scaffali. Prese il necessario per la colazione e li ignorò un’altra volta, facendo rotta verso il divano.
Brittany notò che era calato il silenzio, entrambi la stavano fissando.
“He-h’è?” Provò a chiedere con la bocca piena di cereali.
Cassandra arricciò il naso prima di parlare quasi nello stesso momento di Puckerman.
“Non hai detto niente.”
 “è tutto okay?”
I due si fissarono infastiditi che l’uno avesse parlato sopra all’altro. Brittany pensò che in fondo non erano poi così diversi.
Pensò anche che il suo piano, comunque, stava funzionando. Ultimamente la sua solita tattica, ossia porsi tra loro e urlare “niente violenza”, non faceva più effetto. Aveva dovuto cambiare strategia.
“Sto bene.” Affermò inespressiva.
Puck fece un gran respiro e prese la sua tazza di caffè e Cassandra si fece scappare un “fanculo” a denti stretti. Quando uscì di casa si preoccupò di salutare solo Brittany.
Noah nel frattempo si era seduto accanto a lei.
“Stai bene, B?”
“Sto alla grande.” Rispose lei con un sorrisetto  diabolico. “E voi due avete smesso di litigare.”
Appena Puck realizzò la situazione le lasciò un buffetto sul braccio.
Brittany si alzò e andò a posare la tazza ormai vuota nel lavandino. Come un bravo cagnolino lui la seguì.
“Sembri felice sta mattina. Hai forse sognato la tua ragazza?” Domandò con un sorriso, ondeggiando le sopracciglia.
“Puck!” Si voltò bruscamente verso di lui.
“Ooooh, è un sì?!” Il rossore sulle guance di Brittany era una risposta più che sufficiente. Seguì una fragorosa risata. La ragazza per non insultarlo si tenne concentrata sul lavare la tazza.
“Non è la mia ragazza..” Ammise tristemente qualche attimo dopo, tornando a sedersi sul divano.
“E allora fai qualcosa per farla diventare la tua ragazza.” Per tutta risposta lei aveva semplicemente sbuffato, per sua sfortuna il ragazzo non lasciò la presa.
“Oggi la vedrai?”Si voltò verso di lei, che era intenta a fissare il vuoto. Riuscì solo a mugugnare un “ lo spero”.
“E allora cambia la situazione, chiedile di uscire. È da più di una settimana che hai la testa tra le nuvole per questa ragazza, Brit.” Provò ad incoraggiarla, non la vedeva tanto presa da qualcuno da un po’ di tempo.
“Credi davvero che uscirebbe con me?” Puck la fissò aggrottando la fronte. Non l’aveva mai vista neanche così. Di solito aveva fiducia in sé stessa, sapeva di essere bella e di avere un corpo fantastico.
“Pierce, che ne è della tua autostima?” Notò che la ragazza sembrava piuttosto impegnata a rigirarsi le dita  sul grembo. Il ragazzo ci posò una mano sopra, come a volerla calmare. “Cosa ti preoccupa?”
Lei scrollò le spalle sperando di essere lasciata in pace, ma lui continuò a guardarla con insistenza.
Cominciava a sentirsi a disagio, perciò aprì bocca nella speranza di porre fine al più presto a quella tortura.
“Lavora in un’azienda prestigiosa Puck, lei stessa deve avere un lavoro prestigioso. Io? Non sono nessuno..” mormorò, cercando di stare alla larga dal suo sguardo.
“Britt, sarebbe una stupida se non uscisse con te.” Appoggiò la spalla contro la sua, quasi a volerla supportare anche fisicamente. “E se è davvero ‘formidabile’ come dici allora uscirà con te sicuramente.”
“Grazie, Puck.” Rispose incerta, riuscendo finalmente a sostenere il suo sguardo.
Il ragazzo si alzò e prese da terra la propria sacca. “Devo andare B.”
Lei lo osservò confusa, aggrottando le sopracciglia.
“Starò via per un paio di giorni, ma prometto che ti chiamerò.”
Brittany scattò in piedi per abbracciarlo, quasi si era dimenticata che il suo amico sarebbe dovuto andare in Europa per qualche tempo, ‘questioni di lavoro’.
“A presto, paperotta.” Sciolse l’abbraccio e si avviò verso la porta. Lei sorrise per quel soprannome.
“A presto, furetto!” rispose ricambiandogli il favore del soprannome dovuto ai loro anni al liceo, quando Puck era solito portare una capigliatura che sembrava più di ogni altra cosa un furetto morto.
Rimase perciò sola nell’appartamento, con gli occhi fissi sulla porta.
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In poco tempo era pronta per andare a lavoro. Il traffico quella mattina era micidiale, mariuscì comunque ad arrivare in tempo.
Era veramente felice di lavorare, non vedeva l’ora di poter parlare ancora con Santana e  chiederle di uscire, portando a termine la conversazione lasciata a metà il giorno prima.
Avrebbe davvero cambiato le cose.
La conversazione con Puck era stata motivante. Aveva tante idee per al testa, come regalarle dei fiori o addirittura un libro, proprio come aveva già programmato, ma c’era sempre il problema dei soldi.
Aspettò l’ora di pranzo, ma non accadde niente.
Così aspetto le diciannove.
Guardava i monitor e aspettava. Aspettava e guardava i monitor.
Quel giorno Santana non si presentò.
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Brittany si era intristita parecchio nei giorni precedenti, era quasi preoccupata.  Non poteva parlare a Santana e non poteva neanche parlarne con il suo migliore amico.
Quando arrivò al lavoro notò che sulla lista delle macchine rimaste per la nottata c’era l’Avalon di Santana.
Si stropicciò gli occhi e guardò un’altra volta, poi decise di fare un giro di ronda per verificare che fosse non fosse frutto della sua immaginazione.
Non poteva perdonarsi per essersi fatta sfuggire Santana, moriva dalla voglia di sapere come stava.
Prese il libro che le era stato regalato e cominciò a leggerlo. Si annoiava troppo, sperava che quel dannato lavoro potesse essere meno monotono e più interessante.
Santana comunque non lasciò mai i pensieri della bionda, ma era una cosa abbastanza normale negli ultimi tempi.
Tutto d’un tratto ci fu un movimento.
Era l’Avalon! In meno di un minuto il suo cuore riprese a tamburellarle nel petto, come impazzito.
Cominciavano  a venirle i primi dubbi: avrebbe davvero dovuto chiederle che fine aveva fatto? La riguardava?..
Quando l’Avalon svoltò l’angolo Brittany era ancora più agitata. Un sorriso che andava da guancia a guancia si scolpì sul suo viso, e quando il finestrino si abbassò il suo cuore ebbe un sussulto.
C’era solo un piccolo dettaglio.. alla guida non c’era Santana.
“Tu non sei Santana.” Protestò inconsciamente, non si era accorta di averlo detto ad alta voce.
L’uomo seduto alla guida le sorrise cortesemente, Brittany notò due fossette familiari sulle guance dell’uomo.
“No, non lo sono.” Rispose questo, con ilarità.
Sembrava quasi che quell’uomo ci stesse provando con lei, e nonostante fosse decisamente un bell’uomo.. beh, era abbastanza scocciata. Aveva aspettato quell’Avalon solo per vedere Santana, le mancava cavolo.
-Troppo patetica?-
Brittany voleva solo chiedergli che ci faceva nella macchina di Santana, ma forse così facendo avrebbe passato il limite..
Stava quasi per rompere le regole stabilite dal suo contratto quando l’automobilista le offrì i documenti, sempre con quel sorriso fastidioso stampato in faccia.
L’abbonamento era di Santana, mentre l’ID era quello dei visitatori.  Tutto in regola..
Ma che ci trovava di tanto divertente da sorridere così? La fissava e sorrideva.
Lo odiava, perché era venuto lui a prendere la macchina di Santana? Ma poi, perché Santana aveva lasciato la macchina parcheggiata lì?
Era come.. gelosa. Gelosa del fatto che lui sapesse più di lei sulla vita privata di Santana.
-Ok, calma.- Si convinse mentalmente che la sua era solo una patetica cotta ma chiaramente  aveva già passato il limite della semplice”cotta”.
La domanda più insistente, però, era un’altra. Chi diamine era quello sconosciuto?
Ma soprattutto, che relazione aveva con Santana?
Non poteva essere il padre, troppo giovane.
Magari un amico? Uno di cui la mora si fidava particolarmente, tanto da lasciargli prendere la propria auto?
Ma chi voleva prendere in giro..c’era un’altissima possibilità che  quello fosse il suo ragazzo.
Faceva schifo. Tutta la situazione. Ora le sue ore di lavoro sarebbero tornate ad essere noiose come sempre.
Quando tornò a casa, più tardi del solito, Cassandra la informò che il riscaldamento del palazzo era rotto.
No, non c’è limite al peggio.


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