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Autore: theodelrey    30/09/2014    0 recensioni
Una madre perde la figlia in un ballo di dolore che conosce solamente lei. Comincia ad immergersi nella sua vita raccontadogli della propria, si immergere nel proprio panico che l'ha cullata dolcemente.
Dopo avere trovato il suo diario, Elsa, decide di scrivere delle lettere alla figlia morta. Ci sono due campane che suonano, da una parte abbiamo la madre disperata che cerca di capire il perchè del suicidio della sua piccola, e dall'altra abbiamo lei, Caia. Un animo felice, controccorente, che lascia un segno indelibile del proprio essere.
Questo romanza racconta del girotondo della sopravvivenza, che ogni giorno è una lotta continua per continuare a vivere per se stessi e per chi, ormai, non c'è più.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nota dell'autore:
Salve a tutti. Da tempo volevo pubblicare una mia storia online, ma ero sempre frenato da questa idea siccome vedo lo scrivere come un rivelarsi delle proprie ferite, secondo me far leggere i propri racconti al mondo è un po' come mostrare del sangue ad uno squalo.
Ma volevo superare questa paura perciò ho intenzione di pubblicare Caia, un racconto molto doloroso ma unico allo stesso tempo.

Lasciate una recensione, mi farebbe piacere sapere la vostra oponione, scusate gli errori!



Mi ero ripromessa di non entrare più in camera tua.
Ogni tanto ci passavo per andare in bagno, abbassavo lo sguardo come se volessi far finta di nulla e continuavo per la mia strada nel corridoio stretto. Ho messo via anche le tue foto. Le ho tolte da quelle vecchie cornici argentee che mi hanno regalato alla tua comunione e le ho conservate dentro un cassetto. Vedere il tuo volto allegro per casa mi mette tristezza.
Non posso vivere sempre dentro la tristezza, Caia, devo vedere nuove possibilità di luce, nuovi orizzonti per la mia vita. 
Oggi ci sono entrata, ho fatto un largo respiro e ho spinto la spalla contro la porta per aprirla. C'era un odore di chiuso, il sole filtrava calmo attraverso le tende color panna, quelle che non ti sono mai piaciute. Mi sono seduta sul tuo letto, mi sono messa a guardare quel tuo piccolo spazio di mondo. Le tue foto con le amiche, il PC pieno di polvere e adesivi colorati, l'armadio enorme con sopra appiccicate le sciarpe dei concerti a cui sei andata. Sembra di entrarti dentro ogni volta.
Non sei mai stata una bambina estroversa, ti richiudevi dentro, proprio come una conchiglia. Amavi sigillarti delle tue emozioni nascoste, dei tuoi dubbi elementari. Ho accarezzato il copriletto come se fosse un cane. Ogni tanto mi immagino te a dormire ancora qui, te che fai l'amore tra queste lenzuola di flanella comprate al mercato e questo sole che entra piano, te che fai l'amore sorridendo come una bambina che gioca al parco, te che dormi come una sognatrice pronta alla battaglia. Non ci sei, figlia mia, eppure sei nella mia mente.
Sono entrata in camera tua per lasciarti la lettera che ti è arrivata.
Il postino ha suonato direttamente alla porta, non si è limitato a lasciarla nella casetta della posta vicino al portone di vetro, no. Ha fatto uno sforzo di fatica. Ero vestita con una maglietta vecchia che usavo per stare in casa, dei pantaloncini a righe di tuta che mi lasciano scoperte le gambe flaccide e delle ciabatte colorate. Me l'ha consegnata con un sorriso, ha teso la mano bianca pallida e mi ha guardato con felicità. Aveva le occhiaie larghe, un pezzo di cornetto incastrato fra la barba e i denti gialli da fumatore. Quando ho letto il tuo nome sulla busta il gelo del pavimento si è arrampicato sulle mie caviglie nude fino a farmi cedere del tutto.
Ho risposto con un grazie, limitato il dolore nella voce.
Mi ricordo quella sera, Caia, me la ricordo ancora bene. Sei tornata tardi a casa, ti tenevo la cena dentro il forno per non farla raffreddare, tuo padre fumava sul balcone in mutande e canottiera. Sei entrata di colpo, ha buttato le chiavi nel vaso vicino l'ingresso e sei corsa in cucina. Hai lanciato sul tavolo delle riviste colorate con sopra stampati qualche gruppo di ragazzi sorridenti. Le ho guardate con riluttanza, poi ho visto il tuo sorriso felice e ho incominciato a credere in te. Sfogliandole ci hai fatto vedere tutto quanto, era come se ci stessi recitando una parte a memoria di te stessa, una parte che sapevi solamente tu.
Volevi andare a Parigi dopo la scuola, c'era un istituto di trucco che ti piaceva tanto. Amavi molto dipingere le facce della gente, rendere le loro imperfezione un arte per te stessa.
E ho accettato, titubante ho accettato. Era un problema molto grosso, lo sai?
Non siamo mai stati messi bene economicamente, figlia mia, ma il tuo sorriso valeva ogni mio sforzo, ogni goccia di sudore che mi asciugavo la manica della maglietta. Hai cominciato ad imparare il francese, sei andata a lavorare come baby sitter dalla vicina per pagarti i corsi. Sei una ragazza che ama mettersi in gioco, che ama vedere i propri risultati.
Oggi è arrivata la risposta al tuo esame, quella che aspettavi da molto e per un po' hai creduto che non sarebbe arrivata. Invece eccola qui. Non voglio dirti cosa c'è dentro, non voglio rilevarti una risposta che non puoi vivere. Perchè si, Caia, certe risposte vanno la pena di essere vissute. E tu non puoi. Perchè sei morta, sei morta come un fulmine.
Ti sei lanciata sulla terra con una scarica elettrica, hai fatto brillare l'oscurità della notte intorno a te e sei morta dopo un tuono di bellezza, un tonfo di vita. Una cosa che odio quando qualcuno muore è la continuità. Perchè vedi il mondo andare avanti, continuare a colmare ferite inflitte dal tempo, dare spazio a nuove persone, mentre tu te ne rimani lì, siccome il tuo di mondo è fermo, distrutto. Se tu non ci sei, figlia, il mondo non va avanti.

   
 
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