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Autore: Martyx1988    30/09/2014    4 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon

(seguito di A Divine Love)

17 - Rose, spine e veleni

La Terza Casa aveva uno stile architettonico austero, con una pianta squadrata a forma di ferro di cavallo. Due imponenti bassorilievi raffiguranti Castore e Polluce accoglievano i visitatori e chiudevano due imponenti colonnati. Questi delimitavano due lati dell’ampio cortile antecedente il pronao d’ingresso del tempio. Le colonne che sorreggevano l’intera struttura erano in un semplice stile dorico, mentre lungo tutta la trabeazione sottostante lo spoglio timpano i triglifi si alternavano a metope prive di bassorilievi decorativi.

“Non hai neanche uno smile adesivo da appicicare… da qualche parte?” domandò Ayame continuando a far vagare lo sguardo intorno a sé.

“Casa mia, arredamento mio. E adesso pensa alla tua rosa” ribatté sbrigativo Kanon, quindi tirò un pugno nel vuoto.

“È tutto così spoglio, così… freddo. Persino la Casa dell’Acquario è più accogliente” rimarcò la ragazza, ma il Generale non sembrò cogliere l’allusione e proseguì col suo allenamento dicendo semplicemente “La rosa, adesso”.

“Perché ti alleni qui quando hai un’arena a tua disposizione?” chiese ancora Ayame, riuscendo alla fine a distogliere il guerriero dal suo esercizio.

“Perché mi è capitata una divinità da strapazzo addormentata tra capo e collo che rischiava di passarsi le prossime notti sui gradini del Santuario, la quale divinità da strapazzo è talmente addormentata da aver fatto perdere la pazienza al suo mentore asceta che stava cercando di risvegliarla, quindi il mentore asceta ha deciso di darmi anche l’incombenza dell’insegnante oltre che del baby sitter, perciò non posso muovermi da qui fintanto che quel dannatissimo fiore non sboccia davanti ai miei occhi. Ci sono altre domande?”

Ayame scivolò ancora di più lungo la colonna a cui era appoggiata, incassando la testa tra le spalle. “Nossignore” bofonchiò, riportandosi la rosa davanti agli occhi.

Kanon sospirò e riprese il suo allenamento, seppur con un po’ più di amaro in bocca rispetto al solito. ‘Non ne verremo a capo’ pensò mestamente dopo il primo colpo a vuoto. In cuor suo il Generale voleva sinceramente aiutare Ayame, non solo per ridare un minimo di lustro in più alla sua immagine, ma anche perché era semplicemente la cosa giusta da fare. Non era un caso, secondo Kanon, che la fuga della ragazza si fosse arrestata proprio sulla soglia della Terza: qualcosa, che fosse il destino piuttosto che il semplice caso era irrilevante, aveva deciso di mettere Ayame sulla sua strada e di affidargli la missione di far rinascere Afrodite a nuova vita. Il problema principale era che non aveva la minima idea di come riuscirci.

Uno scalpiccio rapido di piedi lungo la scalinata interruppe i pensieri del Generale. Poco dopo la chioma scapigliata di Proteo fece capolino. Il bambino si fermò, imbarazzato, ad un gradino dalla meta.

“Salve, signore…” balbettò ciondolando.

Ayame si avvicinò a Kanon per salutare anche lei Proteo e di nuovo quella strana sensazione la permeò. Un caldo formicolio le salì lungo la spina dorsale e le avvolse il capo in un piacevole abbraccio, la morsa alla pancia andò piano piano a colmarle parte del vuoto che la sua parte divina aveva lasciato.

“Che ci fai qui?” domandò gelido l’uomo, arretrando istintivamente di un passo.

“La… l’istitutrice mi ha detto di venire a… a ringraziarvi per… per… avermi salvato… oggi” spiegò incerto Proteo, con lo sguardo basso e gli occhi che ogni tanto salivano a sondare il volto di Kanon, che però rimase rigido e impassibile.

“Sì, beh vedi che non debba più intervenire, intesi?” ribattè bruscamente il Generale, prima di voltare le spalle a Proteo per tornare verso il tempio. In quel preciso istante, il calore che aveva permeato Ayame svanì di colpo.

Il bambino abbassò ancora di più il capo e scese uno scalino, sussurrò un impercettibile “Intesi” e ritornò verso Rodorio sotto lo sguardo costernato di Ayame, che subito si precipitò dietro Kanon.

“Avresti potuto tirargli un pugno in faccia, già che c’eri, sarebbe stato sicuramente meno doloroso” gli urlò dietro.

“Non sono affari tuoi” ribattè gelido il guerriero, senza nemmeno voltarsi.

“Può darsi, ma nessuno si merita un trattamento del genere, tantomeno Proteo. Voleva semplicemente ringraziarti, dannazione!”

“E io ho risposto al ringraziamento” Kanon si voltò ad affrontare Ayame, sul volto la sua solita espressione marmorea ma negli occhi ardeva una luce diversa che alla ragazza non sfuggì. “Io sono così, Ayame. Sono stato scolpito dalla vita ad immagine e somiglianza del mio tempio: spoglio, freddo, con un cuore di marmo. E in quanto tale esso è freddo anche sotto il sole più cocente”

L’uomo gettò via il panno con cui si era asciugato il sudore e rientrò nella Terza Casa, lasciando Ayame a rimuginare sulle ultime parole da lui dette. La ragazza, nel lasciar vagare distrattamente lo sguardo, posò gli occhi sul bocciolo di rosa tra le sue mani, che subito andò a studiare con più attenzione. Un petalo si era leggermente aperto, allontanandosi dal resto della corolla, ancora ermeticamente chiusa. Istintivamente il pensiero di Ayame andò all’arrivo di Proteo alla Casa dei Gemelli e alla strana sensazione da cui era stata pervasa in quel momento. Un’intuizione si fece largo nella sua mente. Volse lo sguardo al pronao, oltre il quale Kanon era sparito pochi istanti prima, e riferendosi alle forti parole pronunciate dal Generale, sussurrò “No, non è vero”.

Infilato il bocciolo nella tasca posteriore dei pantaloncini, Ayame si precipitò giù per la scalinata, verso Rodorio e l’orfanotrofio, in cerca di risposte.

 

“… si è lasciato morire” singhiozzò Psiche, rannicchiata sul divano di Aldebaran mentre gli raccontava quanto aveva scoperto dopo il suo ritorno dalla festa. Il Cavaliere del Toro, seduto accanto a lei, aveva ascoltato in paziente silenzio fino ad allora.

La ragazza continuò “Io me ne sono andata e lui si è lasciato morire. E non ho potuto fare niente per impedirlo perché quello che si è sempre spacciato per il mio maestro mi ha impedito di essergli accanto mentre se ne andava, nascondendomi la lettera che la mamma di Georgia mi aveva scritto per avvisarmi. Forse avrei anche potuto salvarlo ma Aphrodite ha ritenuto mio padre una vittima sufficientemente sacrificabile per tenersi la sua pupilla che nemmeno competeva per un’armatura! Si è portato questo segreto nella tomba due volte prima che scoprissi la lettera e ha anche avuto il coraggio di farmi la morale. Come può un uomo così essere degno di un’armatura d’oro?”

Aldebaran rimase in silenzio qualche istante prima di rispondere. Sapeva di dover ponderare bene le parole, la situazione che si era creata era a dir poco pesante, ma per quanto comprendesse Psiche, poteva immaginare anche le motivazioni che avevano portato il Cavaliere dei Pesci ad agire in quel modo.

“Aphrodite è sempre stato un uomo ambiguo nel suo comportamento. Era uno dei pochi di noi a sapere dei piani di Saga quando aveva preso il potere qui al Santuario, insieme a Death Mask, e la sua visione della vita e della guerra ha sempre avuto un qualcosa di sinistro e al contempo affascinante. Tu lo sai meglio di tutti, perché è stato il tuo maestro. Nonostante tutto, però, l’armatura dei Pesci non l’ha mai rinnegato, a dimostrazione del fatto che, nel profondo del suo cuore, egli è un vero Cavaliere di Atena.

“La storia del guardiano della Dodicesima dall’alba dei tempi in due parole: bellezza e solitudine. Aphrodite è una rosa con molte spine letali e per tale motivo non è mai riuscito, da che ricordo, a stringere un legame sincero con qualcuno qui al Santuario. Questo finché non ha trovato te, così simile a lui e così pura. Credo di non esagerare a dire che in te avesse trovato una ragione per andare avanti, una ragione per continuare ad essere un Cavaliere di Atena. Suppongo che l’arrivo di quella lettera abbia risvegliato in lui una tale paura di perderti da indurlo a nascondertela, cosicché tu non avessi mai una ragione per andartene da lui. Aphrodite aveva semplicemente paura di restare solo di nuovo, questo non giustifica il suo agire ma penso che sia una ragione abbastanza valida per alleggerire, anche se di poco la sua colpa”

“Lo giustifica ai tuoi occhi, però” sibilò Psiche dopo qualche attimo di silenzio.

“Sto provando a capire il suo punto di vista, tutto qui. E vorrei che tu provassi a fare altrettanto” specificò Aldebaran in tono conciliante, pur sapendo che probabilmente sarebbe stato tutto inutile.

“Vuoi che io capisca perché il mio maestro ha lasciato che mio padre morisse senza più vedermi?” domandò furiosa Psiche, alzandosi dal divano. “Come puoi anche solo pensare che possa accettare una cosa del genere? Sono venuta qui perché credevo di trovare un amico e un alleato, ma sei esattamente come tutti gli altri”

“Psiche, aspetta!” provò a chiamarla il Toro, ma la Sacerdotessa aveva già preso la via d’uscita dalla Seconda Casa e nessuna parola l’avrebbe fermata.

 

Corse senza pensare a dove stesse andando, asciugandosi con rabbia le ultime lacrime che cadevano dai suoi occhi. Non se le meritavano, Aphrodite, Aldebaran, Milo, nessuno di loro. Nemmeno il Santuario stesso, che le aveva succhiato via la vita e l’anima, meritava la sua tristezza e la sua rabbia. Doveva trovare un posto tranquillo in cui riuscire a riprendere il controllo di se stessa, in modo da poter riprenderlo poi anche della sua vita. Era tempo che tornasse ad essere la donna indipendente e fiera che era diventata dopo la nomina a Sacerdotessa di Afrodite, era tempo che la sua dea diventasse nuovamente il suo sole, che la sua esistenza tornasse a girare attorno a lei senza perdere la sua identità, come le era successo al Santuario per colpa di più di una persona.

Giunse alla spiaggia senza ricordare la strada percorsa, ma le sembrò il luogo adatto a riacquistare la pace interiore di cui aveva bisogno. Tuttavia il destino sembrava aver deciso diversamente per lei.

Poco distante, una donna emerse dalle onde del mare. Shaina era andata alla spiaggia a rinfrescarsi dopo una seduta di allenamento con le reclute. Anche Psiche era stata una recluta, tempo prima, ma aveva erroneamente pensato che Shaina potesse essere qualcosa di più di una semplice insegnante di lotta e tattica. Questa sua idealizzazione l’aveva portata a confidarsi con lei riguardo l’infatuazione per il Cavaliere dello Scorpione. La Sacerdotessa era stata categorica a riguardo: per quanto non dovesse vergognarsi dei suoi sentimenti, non era opportuno che una giovane Sacerdotessa come Psiche avesse a che fare con un Cavaliere del massimo grado come Milo. Qualche giorno dopo, vedendo Shaina avvinghiata al corpo scultoreo del Cavaliere mentre contravveniva a quei dettami che lei stessa aveva citato, Psiche capì che le parole della Sacerdotessa avevano avuto come unico scopo quello di tenerla lontana dalla preda dell’Ofiuco, perché lei stessa potesse cibarsene.

Se al tempo Psiche si era fatta una ragione dell’accaduto, l’insieme degli avvenimenti delle ore precedenti fecero salire in lei una rabbia mai provata verso Shaina, e senza i vincoli del Santuario, si sentì libera di sfogarla. Dopotutto quella donna rappresentava tutto ciò che in quel momento odiava: le bugie e i tradimenti del Grande Tempio.

La rosa che scagliò tolse dalle mani della Sacerdotessa la maschera che era in procinto di indossare e la costrinse a voltarsi nella sua direzione.

“Psiche, che ti salta in mente?” le domandò, mettendosi comunque in guardia.

“Io mi fidavo…” la ragazza iniziò ad avanzare, quindi scagliò un’altra rosa che Shaina evitò.

“Sei impazzita per caso? Smettila!” la ammonì l’Ofiuco in un ultimo tentativo di farla ragionare.

“Sei una bugiarda come tutti gli altri… e una puttana” lanciò un’altra rosa, andando a segno. Un graffio profondo comparva sul volto di Shaina, la cui furia era cominciata a montare dopo l’epiteto che Psiche le aveva affibbiato. Decise che il tempo delle parole era finito, mentre era giunto quello di andare al contrattacco.

 

Milo e Camus raggiunsero finalmente la piazza principale di Rodorio. Avevano passato l’intero pomeriggio a fare una stima dei lavori di cui il negozio di fiori aveva bisogno e ne era risultata una mole enorme persino per due Cavalieri d’Oro.

“Non so quanto tu ne sappia di falegnameria e affini” stava dicendo l’Acquario “Ma se ne sai quanto me, allora siamo in un mare di guano”

“Vuoi essere ottimista almeno una volta nella vita? Troveremo un modo, come abbiamo sempre fatto. Siamo una squadra o no?”

Camus osservò scettico per qualche istante il pugno teso di Milo, quindi ricambiò il gesto nonostante fosse sempre poco convinto che ce la potessero fare.

“Questo è lo spirito giusto! Sono sicuro che se diventi un po’ più ottimista riuscirai a strappare un altro appuntamento a Galatea” continuò lo Scorpione.

“Perché dobbiamo sempre tornare su questo argomento?” domandò Camus esasperato.

“Perché la pulzella sta correndo verso di noi” rispose Milo, indicando la strada che congiungeva Rodorio al Santuario. Galatea stava effettivamente correndo verso di loro e sembrava piuttosto agitata. A Camus si prosciugò subito la bocca, ma cercò di mantenere un’apparenza di tranquillità. La Sacerdotessa tuttavia non era interessata a lui, almeno in quel momento.

“Milo!” chiamò a gran voce, mentre li raggiungeva.

“Dici a me? Non Camus?” una gomitata nel costato da parte dell’amico smorzò la risata incipiente del Cavaliere, ma furono le parole di Galatea a spegnerla del tutto.

“Psiche e Shaina si stanno affrontando, giù alla spiaggia. Non so cosa sia successo, sono arrivata che era già tutto iniziato. Ti prego, devi fermarle o si ammazzeranno!”

Milo quasi non aspettò che la ragazza finisse il racconto e partì diretto alla spiaggia. Poteva vagamente immaginare il motivo per cui le due donne erano arrivate a scontrarsi, ma non poté fare a meno di chiedersi per quale motivo fosse tornato tutto a galla in quel momento. Sperò, inoltre, in cuor suo di essere in grado di sedare la rissa senza peggiorare la situazione.

Giunse sul campo di battaglia che le due guerriere erano allo stremo delle forze, con gli abiti laceri e macchiati di sangue in più punti. Una numero imprecisato di rose di vari colori era sparso per la spiaggia e tutt’attorno di potevano notare gli effetti dei colpi di Shaina, a dimostrazione del fatto che nessuna delle due si era risparmiata.

Psiche si era rimessa nuovamente in piedi ed era pronta a scagliarsi su Shaina in un ultimo disperato assalto, ma Milo si frappose fra le due e bloccò la Sacerdotessa di Afrodite per le braccia.

“Basta! Smettetela tutte e due!” provò ad intimare, ma la sua presenza sembrò far infuriare ancora di più Psiche, che cercò di passargli oltre e attaccare Shaina.

Avendo capito che le parole sarebbero servite a poco, il Cavaliere intercettò nuovamente l’assalto e, caricatosi Psiche in spalla, sordo alle sue proteste, la portò verso il mare e la gettò in acqua.

Ripresasi dalla sorpresa iniziale, la ragazza si rimise in piedi e, in preda alla collera, tentò di sfogarla questa volta su Milo, il quale però la rispinse in acqua con poca fatica.

“Basta, Psiche! È finita, perciò vedi di calmarti”

“Al diavolo! Non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare! Sei solo un bugiardo, come tutti gli altri!” gli urlò contro la Sacerdotessa, che ormai non sapeva più come sfogare la rabbia che aveva dentro se non con le parole. “Sei un bugiardo come lei, che mi ha fatto credere che non fosse giusto avere una cotta per te quando era la prima ad infilarti la lingua in gola alla prima occasione… e come Aphrodite, che non mi ha mai detto che mio padre era molto perché io non ero con lui e mi ha tenuta in questo posto maledetto fino alla fine dei suoi giorni… e come Aldebaran, che non ha saputo fare altro che trovare una giustificazione a tutto questo… voi siete i bugiardi e l’unica che ha perso tutto sono io!”

Psiche riprese a singhiozzare, in ginocchio nell’acqua di mare che le arrivava alla vita, sotto lo sguardo mesto di Milo, che di fronte all’enormità della tristezza della ragazza non poteva che sentirsi impotente. Si inginocchiò di fronte a lei e provò ad incrociare il suo sguardo, ma Psiche lo rifuggì.

“Mi dispiace” disse allora Milo, con la voce spezzata. Psiche sollevò impercettibilmente il capo, senza smettere di piangere.

“Mi dispiace… per tutto” continuò il Cavaliere. “Ti chiedo scusa, a nome del Grande Tempio, per tutto quello che ti ha tolto, per le delusioni che ti ha riservato, per le persone che ti ha fatto incontrare, per ogni cosa. Questo posto ha tradito te più di tutti gli altri perché noi abbiamo tradito te, io, Shaina, Aphrodite, tutti. Solo una persona non lo ha mai fatto, Psiche, nemmeno oggi, anche se a te può sembrare così. Aldebaran è l’unico, qua dentro, di cui puoi fidarti ciecamente. È l’unico che con te è stato, è e sarà sempre sincero. In fondo lo sai anche tu che è così, perciò torna da lui, Psiche, ed evita tutti quanti noi”

La Sacerdotessa non ribatté, ma si fece coraggio per scrutare negli occhi di Milo e cercare quel barlume di sincerità che fino a quel momento non aveva visto in nessuno. Lo trovò nei solchi della sua fronte corrucciata, nelle labbra tremanti, nel respiro affannoso e in quegli occhi blu come il mare in cui erano immersi, che già anni prima l’avevano colpita. Quella limpidezza non aveva mai abbandonato le iridi di Milo da che lei aveva memoria e, per quanto avesse cercato di convincerla del contrario, lui era stato l’unico sincero con lei quel giorno.

Per questo decise di dare ascolto alle sue parole e di tornare alla Casa del Toro.


Buonasera a tutti!
Mi sono fatta attendere un po' ma alla fine l'aggiornamento è arrivato :) è stato scritto di getto sull'onda dell'ispirazione, quindi è probabile che sia pieno di errori di battitura e di grammatica per cui vi chiedo venia, mi riprometto di rileggerlo e correggerli.
Spero comunque che sia di vostro gradimento, attendo i vostri commenti se avrete voglia di darmi un vostro parere :)
A presto!
Martyx

   
 
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