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Autore: TheDevil    01/10/2014    1 recensioni
Cosa successe ai tempi della Prima guerra sacra? Chi erano i cavalieri del mito? Lo scontro tra Atena e Poseidone
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti come va? Buona lettura in questa nottata


Ares e lo Spartano

Il Peloponneso era una vasta distesa arida, intermezzata da pochissime foreste della macchia mediterranea, le città erano rare e molto piccole, niente di più che miseri villaggi di pastori e capre che brucavano.
L'unica città del Peloponneso era Sparta, naturalmente, situata al centro di una vasta piana, con i soldati appostati attorno.
Ganimede percorse tutta la distanza tra Corinto e Sparta in poche ore tenendo un passo veloce.
La città Spartana era molto ampia ma era perfettamente difesa dalle guarnigioni di guerrieri spartani che presidiavano i territori.
Sparta era una delle poche città che non avevano mura difensive: le mura erano gli scudi dei soldati che la difendevano.
Ganimede aveva l'intenzione di non farsi notare ma si rese conto che era davvero impossibile sfuggire ai soldati.
Un piccolo contingente gli intimò l'alt appena gli edifici della città Spartana gli apparvero agli occhi.
-Fermò lì straniero, ti stavamo aspettando... Il Divino Ares ci aveva avvertiti del tuo possibile arrivo... Uomini prendetelo.
Ganimede avrebbe potuto ribellarsi e uccidere le guardie ma decise in un attimo, ragionando che Ares non era in guerra contro Atena e con le sue azione ne avrebbe suscitato l'ira, e Atena non poteva combattere contro Sparta e Atlantide contemporaneamente, per questo consegnò lo scrigno e si fece condurre a Sparta senza opporre resisteza.


Il Palazzo di Sparta era un lussuoso edificio che un po stonava con tutta la città, strutturata come una enorme caserma completamente grigia, con pochi spazi verdi e pochi giardini e con ancora meno persone che camminavano per la strada. 
La società spartana era divisa in classi e la zona in cui era stato condotto era quella abitata dagli Spartani liberi, nati da Spartani, una zona molto diversa dalle zone degli Iloti che brulicavano di attività manuali delegate a questi schiavi.
il portone d'ingresso del palazzo era immenso, poteva consentire il passaggio di dodici uomini in armatura che camminavano affiancati e tutte le mura erano decorate di affreschi.
Ganimede venne accompagnato dal Capitano delle guardie che lo aveva intercettato che con fare sicuro lo condusse avanti in un dedalo di stanze e corridoi che doveva portare alla stanza del Dio.
-oltre quella porta- lo informò il soldato indicando una grossa porta di legno rosso, un colore talmente acceso che pareva dipinta col sangue, l'uomo la spalancò e lo invitò ad entrare.
Stranamente la sala del trono non era affatto immensa ma era piccola e quadrata e dopo la porta c'era poco spazio da percorrere su un tappeto rosso prima di arrivare alla piattaforma dove c'era il trono occupato da Ares.
Stranamente l'aspetto del Dio della guerra lo colpì non poco. 
Ares aveva le sembianze di un bambino di dodici anni al massimo, con i capelli e gli occhi dalle strane striature violette.
il bambino che era Ares lo guardava sorridendo mostrando una fila di denti bianchi e perfetti con il naso ben proporzionato ma nonostante l'aspetto di un bambino lo sguardo di Ares era un concentrato di sadismo, del tutto fuori luogo sul volto di un bambino.
Inoltre il Dio era circondato da cinque ragazzze bellissimi, due delle quali gli abbracciavano le gambe mentre una gli sfiorava le braccia con un massaggio, un'altra gli versava da bere e l'ultima suonava la lira.
Il Dio fece segno alla donna di smettere e poi congedò con un gesto le altre mentre Ganimede arrivava alla base della piattaforma e si inginocchiava davanti al Dio della Guerra.
-Uno dei nobili paladini di mia sorella arriva a Sparta, mi domando cosa voglia.
ganimede decise istantaneamente di mettere le carte in tavola e di non mentire: Non poteva permettersi di inimicarsi Ares, il Dio avrebbe potuto ucciderlo con un battito di ciglia, dopo un secondo rispose :-Sto cercando degli uomini che si uniscano all'esercito di tua sorella contro Poseidone.
Il sorriso di Ares si allargò -Ah la guerra, mai parola fu più soave alle mie orecchie, e nientemeno che mia sorella, Atena la saggezza è anche Dea della Guerra, tu lo sapevi?
-So che la Divina Atena e il Divino Ares sono le due faccie della Guerra...
-Esatto esatto, in un certo senso siamo la stessa cosa, ma siamo anche l'opposto, ma non troverai a Sparta guerrieri che accetteranno di entrare a servizio di Atena.
-In realtà da quando sono arrivato, non ho sentito nessuno che potesse unirsi ad Atena.
Il Dio grugnì un assenso e poi si alzò scendendo dalla piattaforma: era più basso di Ganimede di tutta la testa, prese due calici di vino e uno lo porse a Ganimede il quale lo accettò.
-Dimmi per quale motivo dovrei concederti di tornare indietro o di andare avanti e non rispedire ad Atene la tua testa.
Ganimede represse l'istinto di attaccare, anche perché sarebbe stato un suicidio -Non lo so, cosa vorrebbe il Dio della Guerra da un servitore della Dea Atena?
-Voglio vedere la tua armatura- disse il Dio gelando Ganimede: se era vero che Ares non era in guerra aperta contro Atena, era anche vero che le due Divinità non erano in buoni rapporti, ma opporsi sarebbe stato suicida perciò con il Cosmo richiamò l'armatura dell'Acquario che in un attimo si dispose sul suo corpo.
Ares cominciò a girargli intorno a studiare l'armatura e a trarne informazioni.
-Una lega di starduat e Gamanion e Oricalco- lo sentì mormorare -La forma si adatta al corpo del Cavaliere e non può essere usata da altri, inoltre pare essere assolutamente indistruttibile, probabilmente non danneggiabile con fiamme e ghiaccio... Un armatura davvero impressionante... Sono soddisfatto.
Ganimede si inchinò e facendo tre passi indietro cominciò a camminare verso la porta da cui era venuto prima che Ares lo interpellasse di nuovo :-Soldato, sappi che questo corpo presto giungerà a maturazione e dopo Poseidone, sarà il mio turno di combattere per il dominio del mondo... Sarei molto deluso se la Dea della Guerra si facesse battere dal Dio dei Mari.


Aveva da poco lasciato il palazzo reale di Ares che sentì qualcosa che lo fece sobbalzare, un esplosione di Cosmo a Sud di Sparta: Non era una traccia flebile come quando aveva avvertito Talos a Corinto, ma una vera e propria esplosione che indicava un pericolo, il quale aveva risvegliato il settimo senso di quello che era destinato a diventare un suo Compagno.
Con ancora indosso la sua armatura, Ganimede per la prima volta cominciò a correre come un forsennato* al massimo della sua velocità e in poco tempo riuscì a percorrere tanti Stadi**.
L'esplosione di Cosmo era avvenuta in una piccola radura dove un uomo era stato circondato da un piccolo contingente di Soldati Spartani.
L'uomo aveva qualcosa che proteggeva e aveva già abbattuto una decina di nemici, sebbene avesse lo sguardo sorpreso di chi non capiva esattamente cosa stesse succedendo.
Gli Spartani però lo tenevano sulla difensiva e fu per questo che si gettò in mezzo, in modo da proteggere l'uomo con il suo corpo e intimare l'alt agli Spartani.
-Cosa vuoi?
-In nome della Dea Atena, lasciate stare quest'uomo.
-La Dea Atena non può dare ordini ai servi del Dio Ares, fatti da parte Ateniese.
-Non mi lasciate altra scelta- Ganimede concentrò parte del suo cosmo e congelò l'aria in modo da rendere impossibile il movimento degli Spartani, congelandogli i piedi.
Ascoltando i soldati imprecare, Ganimede prese l'uomo stupefatto dall'apparizione e cominciò di nuovo a correre trascinandoselo dietro.
Si fermò solo quando ormai si trovava in riva al mare e aveva percorso tutto il Peloponneso.
A quel punto sentì il pianto dirotto di un bambino e si voltò verso l'uomo studiandolo: aveva corti capelli castano chiaro e gli occhi di un caloroso color nocciola, sul fisico asciutto dei combattenti Spartani, il naso era leggermente arcuato, probabilmente per un colpo subito, doveva essere di qualche anno più grande di Ganimede.
Questi aveva in braccio un neonato dall'aspetto malsano e dal colorito pallido e piangeva con tutto il fiato che aveva in corpo, ma quelle considerazioni dovettero essere rimandate, quando l'uomo gli sferrò un pugno alla velocità della luce che riuscì ad evitare per miracolo.
-Fermo- gli intimò - sono qui solo per aiutarti- gli disse alzando le mani -come ti chiami spartano?
L'uomo lo guardò con diffidenza -Non sono più uno spartano, il mio nome è Croto- mentre parlava aveva cominciato a cullare il bambino che stava piangendo sempre meno.
-Come mai sei fuggito da Sparta?
-Per lui... E' il mio fratellino, è stato scartato.
Ganimede sapeva benissimo cosa volesse dire: alla nascita i bambini spartani venivano esaminati dal Consiglio degli anziani per decidere del suo destino, se il bimbo non superava l'esame veniva abbandonato a morire o nel migliore dei casi veniva adottato dagli Iloti e a quel punto cresceva come uno schiavo.
Di solito però i bambini scartati erano quelli che presentavano malformazioni e quel bambino sembrava sano, sebbene malnutrito.
E strano era pure il comportamento di Croto, il quale aveva deciso di tradire la sua patria, in una città dove i legami di sangue non esistevano.
-Hai un posto dove andare Croto? 
-No
-Perché non ti dirigi ad Atene? La mia Dea potrebbe prenderti con se, devi essere un soldato valoroso e inoltre non saresti separato dal tuo fratellino, la Dea non lo permetterebbe e se è malato, forse potrà curarlo.
-Non trarre conclusioni affrettate, mio fratello non è malato...
-Non importa ma ad Atene non sarete separati... Ma tu hai un grande destino Croto, schierati con Atena e lei ti proteggerà dall'ira di Ares.
Croto lo guardò, prima che il bambino ricominciasse a piangere e ricominciasse a cullarlo.
-Allora sarà Atene.
-Bene, io continuerò la mia ricerca, è tempo di prendere il mare, sento un Cosmo nascente dull'isola di Creta, quella sarà la mia prossima destinazione.





*Ho sempre pensato che il fatto che i cavalieri d'Oro potessero muoversi alla velocità della luce, una cosa assolutamente ridicola... Non avrebbero senso il teltrasporto di Mur e Kiki della serie Classica, visto che potendo tutti compiere il giro della terra sette volte in un secondo, il teletrasporto diventa superfluo; ecco perché nella mia storia ho ideato un piccolo escamotage: solo i colpi dei Cavalieri viaggiano alla Velocità della Luce, sebbene anche la loro corsa sia molto più veloce di quella di un uomo normale... Ganimede percorre tutto il Peloponneso, spero di essere stato chiaro XD
** LO stadio è un unità di misura greca, corrispondente a 80 passi.
 
Note dell'Autore:
Ohi come va? Spero bene... Volevo pubblicare questa sera il Capitolo ed eccomi qui... Non mi vieni in mente nulla... tranne Croto che è il Cavaliere di ????? boh indovinate 
Abbiamo inoltre fatto Conoscenza di Ares... il sadico Dio della guerra... e dove poteva risiedere se non a Sparta? 
   
 
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