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Autore: MiaBlack    01/10/2014    15 recensioni
Seguito di "Carpe diem tutto accade per una ragione"
La storia si colloca nella seconda stagione, Felicity conosce già Oliver. ma Oliver non se lo ricorda, non ha riconosciuta la bella informatica e lei non si prodiga a farsi riconoscere anzi cercherà di evitare che lui lo scopra, ma Felicity nasconde un segrete un grosso segreto. Cosa accadrà quando il suo segreto sarà sul punto di essere rivelato, quanto sarà disposta a fare perchè Oliver non venga a sapere quello che nasconde.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi! NOn prendete questo orario come un orario in cui io aggiornerò spesso, ma oggi devo andare via e non so a che ora torno.. e ho bisogno di incoraggiamento, devo sentirmi dire che non sono un incamace totale! quindi ho pensato: chi meglio di voi può incoraggiarmi e dirmi che non sono un disastro su tutta la linea??
un bacione a dopo...

Capitolo 6

 

-Signorina Smoak! – la voce stridula della donna sembrò non raggiungere le orecchie di Felicity, la sua mente era in subbuglio, davanti a lei dopo quasi sei anni che non lo vedeva c’era Walter, il ragazzo che alle superiori le aveva soffiato la borsa di studio. Walter l’aveva riconosciuta, non c’erano dubbi, e lui sapeva, lui era a conoscenza del suo segreto, sapeva che era rimasta incinta:

 

Era appena uscita dalla QueenConsolidated, la borsa di studio era salva, il suo futuro era salvo, poteva tornare a respirare tranquillamente e a preoccuparsi solo di come avrebbe fatto a seguire le lezioni quando sarebbe nato il bambino.

Ormai mancava poco al parto e ora che ci pensava non aveva comprato ancora nulla per il piccolo, aveva qualche tutina che la madre le aveva comprato, ma lei di suo, non aveva ancora comprato nulla, i soldi di certo non le mancavano, il signor Queen era stato molto generoso nell’elargire la borsa di studio, certo non poteva sperperare tutti i suoi risparmi, ma qualche vestito e qualche gioco poteva prenderlo.

-Shopping! –

Starling City non le era mai sembrata così piacevole, al campus ovunque andasse tutti la additavano e la scansavano, il fatto di essere rimasta incinta così giovane era fonte di pettegolezzi e le malelingue si divertivano a mettere in giro maldicenze sul suo conto. A Starling City invece stranamente tutti le passavano accanto e la ignoravano, nessuno si curava di lei.

 

Girellò per i negozi comprando diverse cose una più carina dell'altra. Uscita dall’ennesimo negozio con in mano una nuova busta che si andava ad aggiungere a le altre che teneva in mano, Felicity ridacchiava, sapeva che fare shopping era divertente, ma non avrebbe mai immaginato che cercare i vestiti per suo figlio sarebbe stato così bello ed emozionante. Stava guardando la tutina riposta nella busta quando sentì qualcuno chiamare il suo nome.

-Felicity Smoak? – la giovane si bloccò in mezzo al marciapiede, conosceva quella voce, apparteneva all’essere umano più odioso e vanitoso di tutta la Starling City high school, era stato il suo tormento, quando era partita per il MIT si era sentita riavere, finalmente non l’avrebbe più visto e ora il destino aveva voluto che proprio lui la vedesse incinta. Con lentezza si voltò pregando ogni Dio che conosceva che quello fosse solo un brutto sogno, che fosse uno sbaglio, ma davanti a lei che la guardava con quegli occhi troppo grossi per un viso così minuto c’era proprio

-Walter… -

-Pensavo che fossi al MIT, ma a quanto pare non è così… -

-Sono tornata solo per fare visita a mia madre. – rispose cercando di nascondere la pancia con il cappotto, se avesse avuto un po’ di fortuna non si sarebbe accorto di nulla in fondo era un uomo e tutti sanno che gli uomini non sono poi così svegli.

-Vedo che con te hai portato un regalino… - il sorriso cattivo che gli attraversò il viso le diede i brividi, quel ragazzo era sempre odioso.

-Non so a cosa ti stai riferendo. –

-Sei incinta, per pagarti l’università hai deciso di prostituirti? – rise alla sua stessa battuta facendola suonare ancora più triste di quanto già in realtà non fosse.

-Non sono cose che ti riguardano. Ora scusa devo andare… - si voltò pronta ad andarsene non era intenzionata a farsi offendere da quel damerino con la puzza sotto il naso.

-Come minimo hai fatto pena anche al padre del bambino. Scommetto che è l’errore di una sera e poi ti ha piantato per un'altra meglio, sei una sfigata Smoak e lo sarai sempre… -

Se ne andò lasciandola li con le lacrime agli occhi e il cuore a pezzi.

 

-Felicity! –

Sentì una mano posarsi sulla spalla e scendere lungo il braccio, mentre un'altra le accarezzava il viso, sentiva una voce ripetere il suo nome come una cantilena, ma la sua mente non riusciva a sbloccarsi, l’unica cosa che vedeva era il sorriso di scherno.

-Felicity.- dopo l’ennesima volta che la persona davanti a lei pronunciava il suo nome riuscì a ritornare cosciente di quello che era successo, davanti a lei c’era Oliver che la guardava preoccupato, Isabel invece era in piedi vicino al tavolo e si vedeva chiaramente che le voleva urlare qualche cattiveria, ma si tratteneva solo per rispetto nei confronti di Walter.

-Stai bene? – chiese Oliver tenendo la mano sul suo braccio.

-Si scusa, un capogiro, vado a prendere qualcosa per pulire. - fece un passo indietro doveva scappare da quella stanza il prima possibile.

-Felicity… -

-Torno subito, scusate! – si dileguò nella sala relax cercando di calmarsi, doveva solo respirare e comportarsi come sempre, si era tinta i capelli era cresciuta, Walter non poteva averla riconosciuta.

-Per un momento mi avevi quasi fregato, ma poi... Puoi pure tingere i capelli, ma rimani sempre la solita nullità, Felicity Smoak! – si voltò spaventata, dentro la stanza c’era Walter la porta era chiusa nessuno poteva vederli o sentirli quella era una delle poche stanze dove le pareti non erano fatte in vetro.

-Io, io non so… -

-Non fingere, so esattamente chi sei, chissà se anche Oliver sa chi sei. Non lo sa? Non mi dire, allora è meglio andare a dirglielo, sarà contento di scoprire che la sua segretaria è la stessa ragazza che lo ha aiutato a diplomarsi! –

-No ti prego! – supplicò lei, non voleva assolutamente che lui sapesse che si conoscevano già, se l’avesse fatto avrebbe dovuto spiegargli un sacco di altre cose e lei non voleva.

-Beh, facciamo così, io sto zitto, ma tu in cambio mi dovrai dare qualcosa. – rimase in silenzio aspettando di sapere quale fosse il prezzo del suo silenzio.

-Passerò a riscuotere non ti preoccupare… - lo vide avvicinarsi chiuse gli occhi e sentì il viso avvicinarsi al suo orecchio.

-Io riscuoto sempre quello che mi spetta. – il cuore le prese a battere forte, poi si allontanò e uscì dalla stanza lasciandola li intontita e tremante per alcuni minuti.

-Felicity? – questa volta sulla soglia c’era Oliver che la guardava preoccupato, chiuse la porta e si avvicinò alla ragazza, non riusciva a capire cosa le fosse successo stava benissimo fino ad un attimo prima.

-Scusa Oliver, ora vado a pulire. –

-No, non vai da nessuna parte, ora tu torni a casa, Diggle ti darà un passaggio, ti metterai a letto e ti riposerai e se domani non ti sentirai bene non verrai. Capito? –

-Oliver non posso andare a casa, devo pulire di la e poi ho un sacco di roba da scrivere. –

-Pulirà l’addetto che è pagato per farlo o la segretaria di Isabel, non lo farai di certo te. E non mi interessa ci può essere anche un contratto da miliardi sulla tua dannata scrivania lo copierai domani se starai bene altrimenti dopo domani. Ora tu vai a casa con Diggle, forza.- Oliver non sembrava voler demordere, la fissava deciso e irremovibile.

Uscita dalla sala relax, intravide Isabel che brontolava, l’addetto nella saletta stava ripulendo il suo disastro, mentre Dig l’aspettava accanto all’ascensore pronto a portarla a casa.

-Ci sentiamo più tardi, stasera non azzardarti ad uscire.- le disse perentorio Oliver, con quella frase le stava dicendo che quella sera non doveva andare al covo.

-Oliver io…-

-Dig portala a casa e non lasciarti commuovere altrimenti te la vedrai con me dopo. –

-Certo. – i due entrarono nell’ascensore mentre Oliver tornava nella sala riunioni, Walter sbucò da dietro un corridoio e la guardava, non poteva aver sentito quello che si erano detti, ma il sorriso e il luccichio divertito ne gli occhi del giovane non la lasciavano tranquilla.

In macchina rimasero in silenzio, Felicity fissava la strada fuori dal finestrino senza realmente vederla, la sua mente stava lavorando, ipotizzava tutte le possibilità che potevano esistere, Walter l’aveva ricattata, il suo silenzio per qualcosa che ancora non sapeva.

-Felicity sei sicura di stare bene? – chiese preoccupato Diggle, lui era fuori dalla sala riunioni, quando lei era entrata, aveva visto tutto dall’esterno, si era fermata sorpresa subito dopo gli era sembrata spaventata, quasi terrorizzata, ma non era riuscito a capire da cosa, il vassoio le era caduto e il viso era sbancato, si era precipitato nella stanza pronto ad afferrarla in caso fosse svenuta, ma Oliver era stato più rapido di lui, si era alzato e le era praticamente corso incontro anche lui molto preoccupato.

-Si tranquillo. Senti potresti fermati in un posto? – Felicity controllò l’orologio che portava al polso.

-Hai sentito Oliver, diretta a casa. –

-Lo so, ma è presto, potrei passare a prendere Robert e Hope. – era tanto che non andava a prendergli a scuola, avrebbe fatto loro una bella sorpresa.

-Andiamo, saranno proprio contenti di vederti! –

-Mai quanto di vedere te e la macchina di Oliver! – i due ridacchiarono, qualunque bambino sarebbe stato contento se la propria madre l’andasse a prendere a scuola con la macchina di Oliver. Felicity avvertì la madre che si mostrò sorpresa e diffidente alla proposta della figlia.

-Tua madre è sempre così cordiale con te? – chiese Diggle.

-Ogni giorno di più, non perde occasione per dirmi come mi sono rovinata la vita, di come io stia trascurando i miei figli per Oliver, mi reputa una pessima figlia e una madre scadente e ha ragione, non ho mai un momento libero per loro, sono sempre in ufficio o al covo, più mi impegno a cercare di fare tutto, meno cose riesco a fare, Oliver è inarrestabile, non riusciamo a mettere dentro un cattivo che subito mi chiede di cercare dati su altri due, come faccio a tenere il ritmo? – Felicity era consapevole dei suoi limiti ed era altrettanto consapevole di essere ormai al punto d’arrivo, non poteva continuare così.

-Se tu lo dicessi a Oliver lui allenterebbe, ti darebbe più tempo, ti farebbe uscire prima da lavoro… - lo sapeva anche lei, se l’avesse detto a Oliver lui le sarebbe andato incontro, ma l’avrebbe anche esclusa dal lavoro sotto al Verdant, se avesse scoperto che era madre l’avrebbe tagliata fuori perché troppo pericoloso, era stata ad un passo da lasciare i suoi figli orfani grazie al conte eppure nemmeno quello l’aveva fermata, il giorno dopo era tornata a fare le sue ricerche come se niente fosse successo.

-Già e poi mi vieterebbe di aiutare Arrow. No, avete bisogno di me. – la bionda scese dall’auto ed entrò nella scuola, Dig la guardò scomparire oltre la porta in legno, ricordava il giorno in cui aveva scoperto l’esistenza dei due piccoli, ogni volta che ci ripensava si chiedeva come avesse fatto a non destare sospetti.

 

Tommy Merlyn era morto da poco, più di metà di The Glades era stata rasa al suolo, Moira Queen era in prigione e Oliver Queen scomparso nel nulla.

Diggle era stufo di aspettare che lui decidesse di tornasse, così aveva deciso di cercalo, ma da solo non sarebbe stato in grado di trovarlo, l’unica persona che poteva aiutarlo era la fedele Felicity, lei conosceva il segreto di Oliver, ma soprattutto era un vero mago dell’informatica.

Quel giorno decise di presentarsi a casa di Felicity, suonò il campanello e aspettò che la bionda gli aprisse la porta.

-Ma non ti avevo dato le chiavi? – la sentì dire mentre apriva la porta, quando lei lo vide rimase sorpresa e ferma sulla soglia contemplando la sua figura, era chiaro che non stesse aspettando lui, la vera domanda ora era: chi stava aspettando di così fidato da avergli anche lasciato le chiavi di casa?

-Ciao Felicity. –

-Dig, non ti aspettavo… -

-Ti devo parlare, ho bisogno del tuo aiuto, dobbiamo trovare Oliver e riportarlo a casa. –

-Entra. – non c’era esitazione nella sua voce, si spostò e lo lasciò entrare in casa. L’appartamento non era come se lo aspettava, c’erano scatoloni ovunque e roba sparsa a giro senza un ordine apparente.

-Mi trasferisco più vicino al centro.- spiegò lei facendogli cenno di seguirla fino a raggiungere la cucina.
Discussero per un po’ di come fare a trovare Oliver, di cosa dirgli e tutto il resto, anche Felicity lo voleva di nuovo a casa, ma soprattutto la QueenConsolidated aveva bisogno di lui: una donna si era avventata sull’azienda come un avvoltoio su un animale morente. Erano nel mezzo della discussione quando sentirono la porta aprirsi e delle voci riecheggiare per la casa.

-E’ MIO! –

-NO! Andiamo a chiederlo alla mamma!-

Diggle guardo Felicity che si era alzata aspettando che chiunque fosse entrato comparisse sulla soglia. Dopo pochi secondi due bambini comparvero e si fermarono, in mano stringevano un oggetto ed entrambi lo tiravano cercando di sottrarlo all’altro.

-Cosa avete da litigare? – Felicity non aveva urlato, la sua voce era normale, era il tono che aveva usato che sorprese Dig, non l’aveva mai sentita così risoluta e decisa, il bambino e la bambina che non si erano accorti della donna si immobilizzarono voltandosi verso di loro.

-MAMMA! Robert mi ha rubato…-

-NON E’ VERO! È stata Hope a rubarlo! – urlò il maschio scoccando uno sguardo omicida alla sorella.

-A me! se non sapete dividervelo non ve lo meritate. Forza dammelo Robert! Hope! – tese la mano e mogi i due bambini diedero l’oggetto alla madre.

-In camera vostra subito e finite di fare gli scatoloni, non voglio sentirvi fiatare! – senza replicare i due bambini se ne andarono in camere come lei gli aveva detto.

-Vedo che abbiamo ospiti. – un'altra donna era comparsa sulla soglia e fissava Dig seduto al tavolo.

-Lui è John Diggle è la guardia del corpo del signor Queen. John, lei è mia madre Stesy Smoak.. – li presentò, la somiglianza tra le due donne era innegabile, ma c’era qualcosa di diverso lo sguardo di sua madre era duro e cinico rispetto a quello di Felicity.

-Piacere di conoscerla signora Smoak. – si era alzato tendendole la mano per poterla stringere, ma la donna si limitò a squadrarlo e ad andarsene aggiungendo:

-Vidi di non fare sciocchezze. –

-Lasciala stare non è una fan di Oliver Queen. – spiegò notando lo sguardo che le aveva riservato il giovane.

-Hai due figli? –

-Si, e ti pregerei di non dire niente a nessuno, non voglio che si sappia. –

 

Da quel giorno Diggle era diventato una presenza quasi costante in quella casa, aiutava l’amica con il trasloco mentre lei cercava tracce di Oliver, i bambini si erano affezionati e lo chiamavano senza problemi zio John, Felicity si era messa a ridere quando l’aveva sentito dare loro il permesso di chiamarlo così, ma non aveva detto nulla, solo un grosso e sincero grazie.

 

Continua…

 

Walter qualcuno l'aveva indovinato chi era, compare anche nella precedente storia e quando l'ho scritta non pensavo al Signor Steel per questo hanno lo stesso nome, e ormai è tardi per cambiarlo! ç.ç QUalcuno mi ha detto che sarebbe stato CARINO.. <.< beh sicuramente non ha iniziato proprio così.. magari si salva più avanti! >.>
La reazione di Oliver è abbastanza da Oliver si è subito preoccupato per la sua Felicity! lo amiamo per questo.
COme ha scoperto i bambini John vi è piaciuto? è stato carino e coccoloso?

vi lascio che se no faccio tardi!
un bacio vi prego datemi coraggio voi!
Mia Black

ps sto scrivendo il capitolo 13 ci sono un sacco di scene Felicity / Stesy.. ma adesso farò con amore anche qualche Olicity altrimenti qui andiamo in astinenza!
   
 
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