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Autore: Paccy    08/10/2008    6 recensioni
Questa storiella è dedicata a Ino e Shikamaru i due giorni dei loro compleanni. Choji e gli amici, per l'appunto, cercano di organizzare una festa a sorpresa per i festeggiati, ma l'astuzia del Nara non si lascia ingannare. Tra dolci bisticci, la pigrizia di Shikamaru e l'irascibilità di Ino i due troveranno questo diciottesimo compleanno davvero molto piacevole... [InoxShika] (Il finale è vagamente Lemon, ma non troppo esplicito. Ho messo rating arancione perché non mi sembrava così sconvolgente, in ogni caso vi avverto). Dedicata a tutte le Mosche Bianche e in particolare a Rinoa e Kiu, che compiono gli anni anche loro a settembre (perdonate il ritardo!). Spero vi piaccia, bacino by Paccy(^.^)
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Era seduta sull’erba, con la schiena poggiata contro il tronco di una betulla, intensamente concentrata sul libro di medicina che teneva sulle ginocchia

Festa (quasi) a sorpresa per Ino e Shikamaru

 

 

 

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Questa storiella è dedicata ai compleanni di Ino & Shikamaru: 22 e 23 settembre.

Due giorni uniti e indissolubili, proprio come il loro legame.

 

Inoltre, colgo l’occasione per fare gli auguri a due care MB che compiono gli anni vicino a loro: Rinoa & Kiu.

 

E ovviamente è dedicata a tutte le sorelle Mosche Bianche…

ShikaIno is Rock of  Sparta! ( e Choji lo  sa) XD

 

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Era seduta sull’erba, con la schiena poggiata contro un tronco, intensamente concentrata sul libro di medicina che teneva sulle ginocchia. Con una matita si appuntava delle note ai lati delle pagine e, ogni tanto, faceva scivolare dietro l’orecchio il ciuffo biondo che le copriva perennemente l’occhio destro, ma quello non voleva saperne. Infilò una mano nella borsa viola ed estrasse un cerchietto del medesimo colore. Con un gesto veloce tirò la chioma all’indietro e ritornò a sfogliare il quaderno degli appunti.

“Yamanaka.” La richiamò una voce che le parve lontana.

Non rispose. Si mise l’estremità della matita in bocca e corrugò le sopracciglia, soffermandosi su un punto del questionario poco chiaro. L’altra presenza si limitò a sbuffare.

“Che vuoi?!” domandò acida, senza nemmeno alzare gli occhi.

Percepì uno spostamento d’aria e un movimento di colori proprio davanti a sé. Alzò il viso e trovò il suo migliore amico che la scrutava con la solita aria annoiata. Si era accovacciato alla sua altezza e poggiava pigramente i gomiti sulle ginocchia.

“Scusate se vi interrompo, vostra maestà...” commentò ironico “…ma penso che vi sia sfuggito qualcosa.” Aguzzò lo sguardo apparentemente insonnolito.

Lei parve pensarci e, teatralmente, si portò una mano sul mento.

“Non credo.” Rispose infine, scuotendo le spalle.

Lui fece oscillare la sigaretta che ciondolava precaria tra le labbra. Le lanciò uno sguardo sbieco, attendendo che la sua memoria facesse riemergere un piccolissimo particolare.

Dopo qualche minuto di assoluto silenzio, dove padroneggiava esclusivamente il fruscio del vento, Shikamaru si alzò in piedi e alzò gli occhi al cielo. Il che poteva avere il semplice significato di contemplarlo o essere semplicemente la consueta manifestazione di rassegnazione.

“Ino, oggi è il ventuno settembre.” Le ricordò trattenendo la sigaretta con la mano per soffiare fuori il fumo, che prese forma di una nuvoletta e svanì velocemente nell’aria.

La ragazza soffermò lo sguardo nel punto in cui la piccola nube aveva aleggiato ed era infine scomparsa. Non disse una parola, era rimasta completamente irrigidita. Quando realizzò a pieno quella rivelazione inaspettata, buttò tutto a terra, si alzò di scatto e lo afferrò per la manica della maglia.

“Brutto baka… perché cavolo non me l’hai detto prima???!!!” sbraitò tra l’infuriato e il disperato.

Il Nara riportò la paglia in bocca. Ostentò per qualche secondo una fastidiosa aria di sufficienza che lei, fortunatamente, non colse. Ino era troppo presa a mettere insieme i pensieri confusi che quella consapevolezza aveva stravolto.

“Che vuoi fare?” domandò lui, ritrovando la solita espressione apatica.

La bionda non rispose. Iniziò a scuoterlo per il braccio, strillando a velocità inaudita frasi prive di senso. Lo shinobi la lasciò sfogare, finché la sua pazienza non gli suggerì di allontanarla delicatamente.

“INSOMMA-MI-STAI-DICENDO-CHE-TRA-POCO-E’-IL-NOSTRO-COMPLEANNO-E-TU-HAI-IL-CORAGGIO-DI-STARE-COSI’-TRANQUILLO-DOBBIAMO-PREPARARE-TUTTO-LA-FESTA-GLI-INVITI-I-REGALI-I-FIORI-DA-MANGIARE-LA-MUSICA-E-TU-TI-SVEGLI-ADESSO!!!” urlò infine, tutto d’un fiato, provocandogli una lieve emicrania.

Shikamaru portò le mani a massaggiare le tempie e prese un bel respiro per placare l’immensa tolleranza che, pian piano, lo stava abbandonando.

Mendokuse…” sibilò la Yamanaka, imitandolo alla perfezione.

Lui la fulminò con lo sguardo. Ora si permetteva addirittura di rubargli i modi di dire! Lui, di certo, non andava in giro a cinguettare il suo “Ja ne”. Quella poteva essere l’ultima goccia.

“Ino.” La richiamò, con tono perfettamente contenuto.

“Cosa facciamo?! Cosa facciamo?! Cosa facciamo?! Merda, Shika! Tira fuori il tuo quoziente intellettivo!!!” sbraitò poco finemente, afferrandolo per il giubbotto da chunin.

Il sopracciglio del ragazzo iniziò a guizzare senza controllo. Il che era alquanto grave per lui. Le afferrò saldamente i polsi ed avvicinò il volto a pochissimi centimetri dal suo. Ino finalmente si calmò. O, per meglio dire, si pietrificò. Si sentì avvolta da quello sguardo acceso che, quando rasentava l’irascibilità, guizzava come fuoco. Perse cognizione di spazio e tempo, rapita da quel magnetismo che percepiva solo in lui. Quegli occhi che, da indifferenti, prendevano improvvisamente vita, rendendolo così intrigante e tenebroso… sapeva che in pochi erano in grado di cogliere quel suo aspetto così affascinante.

Quando il silenzio la assordò, avvertì distintamente un implacabile batticuore. Negli ultimi tempi si sorprendeva spesso, in quello stato. Ma ciò che la spaventava di più era il sospettarne la causa.

“Ino.” Ripeté il ragazzo, con voce più calma “Choji ci sta organizzando una festa a sorpresa.” Le sussurrò piano, scandendo ogni sillaba. Ino si sentì sfiorata dal suo fiato caldo e le sue guance avvamparono di rimando. Aveva l’alito che sapeva di menta e fumo. Storse leggermente il naso, infastidita da quest’ultimo aroma.

“Ma tu come fai a…” lui, intuendo la domanda, rispose prima che lei potesse formularla.

“Semplice intuito.” La liquidò, accennando un sorriso obliquo.

Con la stessa velocità con cui l’aveva afferrata la rilasciò, pestando il mozzicone di sigaretta che aveva lasciato cadere prima di avvicinarsi a lei. Ino sospirò.

“Che festa a sorpresa è, ormai?!” s’avvilì, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.

Shikamaru si accese un’altra sigaretta con un gesto fulmineo. Il nervosismo stava tornando.

“Mendokuse…” brontolò mentre l’accendeva, con una mano davanti per fare scudo dal vento.

La bionda lo guardò con aria stizzita. Non sembrava minimamente in ansia. Eppure l’indomani sarebbe stato il suo diciottesimo compleanno, come poteva non essere euforico?

“Chissà cosa ci combina Cho! Sicuramente organizzerà un banchetto con i fiocchi!” fece Ino, ritrovando subito il buonumore e confermando al compagno la certezza che fosse irrimediabilmente lunatica.

Passarono l’intero pomeriggio a bisticciare su ogni cosa e, la sera, incontrarono Choji per cenare insieme.

Quando arrivarono al chiosco di Ichiraku Ramen, Shikamaru lanciò una lieve gomitata alla compagna, come per ricordarle di fare finta di niente. Lei annuì, offesa. Detestava essere presa per stupida proprio da lui. Si sedettero al solito tavolo, in perfetta tranquillità. Il Nara assunse un’espressione scettica e puntò tutto il tempo in direzione dell’amica.

“Qualcosa non va?” gli domandò l’Akimichi, facendolo sussultare.

“Odio il mio compleanno.” Borbottò il moro, fingendo di essere scocciato per quello.

Choji si tranquillizzò. Per un attimo aveva temuto che l’avessero scoperto. Mangiò frettolosamente e lasciò il locale al più presto, congedandosi con un pretesto poco credibile. Solitamente s’ingozzava fino a tardi e, mentre Ino e Shikamaru bevevano il caffè, lui era ancora a rimpinzarsi di secondi.

Quando furono soli, la bionda sospirò sollevata. Le pesava mentire all’amico e il palesare quella falsa indifferenza l’aveva sfinita.

“La festa sarà sicuramente domani sera. Inizierà sul tardi e finirà la mattina del ventitre. Ti conviene riposare stanotte o non reggerai nemmeno fino a mezzanotte. Le consigliò il Nara, prima di alzarsi e andare a pagare il conto.

“E’ una sfida?!” lo rimbeccò lei, con aria presuntuosa.

Il ragazzo sbuffò seccato. Non rispose finché non furono in strada e non mise in bocca la sigaretta del dopo cena.  Spirò il fumo e ficcò la mano libera in tasca, mentre con la destra reggeva la paglia.

“Come vuoi.” Scosse le spalle, avviandosi verso casa.

“Shikamaru…” lo richiamò. Lui si girò e la fissò, in attesa che parlasse. “Davvero ti scoccia anche il giorno del nostro compleanno…?” domandò tristemente.

Il Nara sospirò. Scosse appena il capo e sfilò la mancina dalla tasca, per poi posarla sulla testolina bionda. Le diede una fugace carezza e sorrise ironico.

“Vorrai dire i giorni dei nostri compleanni… sono ben due giornate di fastidioso chiasso e, come se non bastasse, non riesco mai a trovare un attimo di tempo per guardare le nuvole.” Rispose, distanziandosi e riprendendo a camminare pigramente. “Mendokuse… e va bene, lo ammetto. C’è di peggio. Per esempio le missioni…” concluse infine, grattandosi la nuca imbarazzato dall’averlo ammesso.

Ino ritrovò il sorriso. Quello era il suo modo per scusarsi e chiarire: in fondo al cuore anche a lui piaceva essere festeggiato almeno due giorni all’anno.

La accompagnò fino alla villetta Yamanaka, come solitamente avevano sempre fatto. L’unica differenza fondamentale era l’assenza di Choji. Era sempre lui che portava pace tra i conflitti dei due. Quella sera, stranamente, percorsero il tragitto senza proferire parola.

“Come mai hai perso la tua vivace loquacità?” chiese Shikamaru perplesso, una volta che furono davanti al cancello.

“Stavo riflettendo.” Rispose lei assorta, ancora con la testa fra le nuvole.

Lui sogghignò divertito e fumò l’ultimo tiro di sigaretta. La spense contro il muro e andò a buttarla nel cestino che la ragazza aveva messo apposta davanti a casa sua, per non avere mozziconi all’ingresso. Dopo la prima sfuriata che gli era toccata, il Nara ci pensava due volte prima di lasciare tracce del suo passaggio.

“Stai pensando a cosa regalarmi?” la stuzzicò.

La biondina si ridestò e aggrottò le sopracciglia, contorcendo le labbra in una lieve smorfia.

“Ho il tuo regalo già impacchettato da mesi. Sono previdente, per queste cose.” Rispose con una certa soddisfazione nel vederlo sorpreso.

“Non sapevo di occupare i tuoi pensieri da così tanto.” Continuò, divertito.

Lei realizzò l’allusione e smorzò il sorriso. Alzò lo sguardo verso il cielo stellato e fissò la luna alla quale mancava pochissimo per diventare piena.

“E’ mezzanotte. Auguri, Shika.” Sussurrò, avvicinandosi rapida per scoccargli un bacio sulla guancia.

Lui trasalì sconcertato. Non aveva previsto quell’augurio così improvviso, né tantomeno la sensazione di vuoto che gli provocò la sua separazione. Era stato breve ma intenso. Aveva percepito tutto il suo affetto in quel semplice gesto. Inarcò un sopracciglio e la fissò dritta negli occhi celesti.

“Grazie...” Rispose con tono strozzato e voce roca.

Non era sicuro che l’avesse sentito. Aveva già oltrepassato il cancello ed era sparita oltre la porta. Rimase lì fuori finché non vide le luci spegnersi. Poi, sorridendo, si allontanò.

 

Il giorno dopo, come previsto, fu sommerso da esagerate manifestazioni d’affetto da parte di genitori e amici. Gli unici auguri che voleva sentire pronunciare erano quelli di Ino e Choji. Ovviamente, Shikaku non mancò di invitare le famiglie Yamanaka e Akimichi a pranzo e Yoshino cucinò di tutto e di più per un reggimento.

Dopo essersi sottratto da quelle che il Nara definiva “seccanti attenzioni” fu assalito dall’entusiasmo di Naruto e da tutti gli shinobi di Konoha.

“Mendokuse…” brontolò, mentre usava tutto il suo ingegno per cercare luoghi sicuri in cui nascondersi.

“Questo è il trentaduesimo mendokuse!” si appuntò Ino, che rideva divertita.

Lui la fulminò con lo sguardo. Scosse il capo e cercò appoggio in Choji, ma lui sorrise imbarazzato e si grattò la nuca.

“Non lo trovo divertente.” Commentò scocciato.

“Io da morire!” fece la bionda, ormai costretta a stringere le braccia sullo stomaco che si contorceva dal troppo ridere.

“Zitta, o ci troveranno!” l’ammonì il chunin, tappandole la bocca con la mano.

Lei si dimenò e divenne paonazza. Shikamaru lasciò la presa e lei prese ad inveirgli contro che stava per farla soffocare. Lui dovette subire non solo le sue grida isteriche, ma anche il fatto di essere ritrovato e circondato da con mille feste.

“Mancano solo sei ore alla fine di questo giorno, amico mio!” lo confortò l’Akimichi.

“Ho come l’impressione che il peggio debba ancora arrivare…” ringhiò il moro, attento a non farsi sentire dall’amico.

“Ah, stasera avrei bisogno di voi per una missione veloce. Me la date una mano?” domandò supplichevole.

“Con piacere!” replicò Ino, battendogli una pacca sulla schiena.

Il compagno sospirò pesantemente. A Choji non riusciva mai a dire di no, anche se si fosse trattato di una missione di massimo livello. Corrugò le sopracciglia e sbuffò almeno altre cinque volte.

“Okay, ma solo perché sei tu.” Borbottò, rassegnato a quel triste destino.

“Vi aspetto a casa mia per le nove, puntuali! E mettete un bel vestito, perché la nostra cliente accetta solo bell’imbusti a casa sua!” s’inventò, chiaramente incapace di mentire.

Ino cercò di rimanere indifferente, ma percepiva uno spasmo lungo la guancia che minacciava di contorcersi da un momento all’altro. Il Nara l’afferrò prontamente per un braccio e fece per accompagnarla a casa. Lei inizialmente si lamentò, poi capì di essere stata salvata da una pessima figuraccia davanti a Choji. La accompagnò nuovamente a casa e,

prima di tornare verso casa sua sorrise, rallegrato dall’ingenuità del compagno.

 

Alle nove precise si ritrovarono davanti a casa Akimichi.

Shikamaru rimase letteralmente abbagliato da tanta eterea bellezza: Ino, vestita così, sembrava un angelo, un sogno irreale, una visione effimera che minacciava di scomparire al primo battito di ciglia. Spalancò gli occhi, la squadrò stupito e, man mano che ne studiava le curve, l’espressione mutò in qualcosa di molto vicino alla malizia. Lei era così presa dalla sorpresa che non notò quello sguardo diverso dal solito.

Era fasciata da un abito di raso nero, composto da un busto stretto, senza spalline, che s’intrecciava sul petto. Impeccabilmente della stessa tinta era accompagnato da una lunga gonna, attraversata da uno spacco vertiginoso che lasciava intravedere sfacciatamente le gambe snelle e vellutate.

Al collo portava un nastrino viola e i capelli lucenti ricadevano morbidi sulle lattee spalle. Sull’orecchio destro, fra quei fili d’oro, aveva incastonato un fiore meraviglioso che Shikamaru non aveva mai visto. Ai piedi portava delle scarpe in tinta con il nastro, che la rialzavano lievemente e rendevano la sua figura ancora più sinuosa.

D’altra parte, Ino, rimase incantata nel sorprendere uno Shikamaru tanto elegante: indossava anche lui un completo nero, perfetto per il suo corpo magro ma muscoloso. Sotto la giacca s’intravedeva la camicia bianca che, alle estremità, era stata lasciata sbottonata per comodità. Una cravatta viola (per stare in tinta con Ino, aveva consigliato Choji) allentata completava il tutto, dandogli un tocco non esageratamente raffinato ma di estrema sensualità.

Era da tanto tempo che la ragazza non lo vedeva così…

“… bello…” sussurrò impercettibilmente.

Lui si avvicinò con il solito passo svogliato, le mani ficcate in tasca e quell’espressione di perenne strafottenza.

“Stai bene.” Commentò il chunin, dopo aver ricercato nella sua mente geniale il complimento meno imbarazzante.

“Anche tu.” Replicò lei, con un sorriso.

Averlo così vicino la faceva sentire tremendamente piccola e indifesa. Ultimamente si sorprendeva spesso ad abbassare lo sguardo e questo non le piaceva per niente. La sua filosofia si basava sul concetto: “mai mostrarsi deboli davanti ad un uomo”. Soprattutto se quell’uomo è avvantaggiato da una mente geniale, il che era indubbiamente l’umiliazione peggiore per ogni donna.

Lei, pensandola così, si faceva sempre rispettare. E lui, per questo, la stimava come nessun’altra.

 “Ragazzi! Prego, entrate! Ho giusto un paio di cose da sistemare prima di avviarci. Fece Choji, sorridendo sotto ai baffi.

I due si lanciarono un’occhiata d’intesa e sorrisero. Lo seguirono fino all’uscio che, prima di essere aperto da loro, fu brutalmente scardinato dall’interno.

“BUON COMPLEANNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!

Urla, risate, frastuono. Mezza Konoha li accerchiò nel giardino, lanciando loro addosso stelle filanti, coriandoli e confetti. Ino saltellava qua e là commossa, mentre Shikamaru sbuffava sonoramente.

“Ehi, ehi! Mica ci dobbiamo sposare…” commentò con tono sottile, per nascondere l’imbarazzo.

Dai Shika, non fare il pignolo! Coraggio, divertiamoci!!!” propose la bionda, prendendolo a braccetto e trascinandolo dentro con foga.

Lui inciampò più volte nel vano tentativo di stare al passo e imprecò mentalmente almeno una ventina di “mendokuse”.

Una volta dentro, Sakura rapì l’amica e la segregò nel salotto, dove era in corso una discussione tra donne: loro due, Tenten e Hinata. In sala, Shikamaru aveva preso posto vicino a Choji e Naruto. In fila c’erano: Sai, Kiba, Shino, Rock Lee e Neji.

I ragazzi presero a bere eccitati, peccato che il festeggiato non gradisse particolarmente l’alcool. Voleva avere la situazione sotto controllo e odiava perdere la ragione. Oltretutto, anche se avesse voluto, aveva la resistenza di un vecchio pensionato abbonato al bar. Era almeno al terzo cocktail e non dava segno di essere brillo.

Naruto e Kiba, al contrario, iniziarono ad azzuffarsi sul tappeto, mentre Rock Lee cercava disperatamente di dividerli… peccato che fu quello che si prese più botte.

Shino e Neji li fissavano impassibili e lievemente sdegnati dalle loro statiche postazioni.

“Allora Shika? Stasera ti sei deciso?!” domandò Choji, sorseggiando del sakè.

Il ragazzo con il codino scosse il capo in segno di diniego. Aveva intuito cosa volesse insinuare il compagno e preferiva evitare sceneggiate sconvenienti che avrebbero potuto rovinare la festa all’amica.

“Non fare finta di niente! Intendo… a dichiararti a Ino!!!” sghignazzò Choji euforico.

Sei ubriaco, non sai quel che dici.” Ribatté Shikamaru sfuggente, volgendo lo sguardo altrove.

“E tu menti a te stesso.” Continuò l’altro, ora estremamente serio.

L’Akimichi bevve dalla tazza con fare teatrale e la ripose sul tavolo, lanciandosi poi addosso a Kiba e Naruto per far finire la rissa.

“Questa-è-casa-mia-non-uno-zoo!!!” scandì bene, decisamente adirato.

Naruto si trovò il suo dolce fondoschiena sulla testa, mentre Kiba fu atterrato dal resto del corpo del grassottello. I due malcapitati si guardarono tra di loro, poi svennero. Rock Lee si piegò in due tenendosi le mani sulla pancia e scoppiò in una sonora risata.

“Ma tu guarda…” commentò schifato il Nara.

Nel frattempo, non si era accorto che Sai gli si era seduto accanto, sorseggiando semplice aranciata.

“Buon compleanno!” Gli sorrise, con la solita maschera stampata in faccia.

“Grazie.” Rispose lui, poggiando la testa su una mano e seguendo Choji con lo sguardo.

“Scusami ma… non dovresti stare insieme a Miss Bellezza?!domandò Sai, vagamente curioso.

A quel punto Shikamaru si girò e lo scrutò con attenzione. Sai rimase perfettamente immobile, con il ghigno di convenienza di sempre.

“E’ di là, con le donne.” Replicò atono, portandosi una sigaretta alla bocca.

Solitamente non poteva fumare in casa Akimichi ma, dopotutto, era la sua festa e per quella volta non l’avrebbero certo ripreso. E poi Shikamaru ne aveva dannatamente bisogno, si stava innervosendo non poco.

“Sinceramente parlando non me ne intendo molto, ho sempre pensato esclusivamente al lavoro…” sussurrò l’ANBU, con tono mellifluo “…ma giusto ieri, Kakashi-sensei mi ha prestato un certo libro davvero interessante!” continuò, come se volesse insinuare qualcosa.

“E allora?!” ribatté l’altro, alzando lievemente le spalle in segno di disinteresse.

E allora… ho capito molte cose sulle donne.” Sogghignò malizioso “Per esempio, prima pensavo che la Yamanaka fosse insulsa!” esclamò, mantenendo il solito sorriso simulatore.

A quell’affermazione il chunin guizzò un sopracciglio. Non aveva mai sentito nessun uomo, in vita sua, parlar male dell’aspetto mozzafiato della compagna.

“Devo dire che mi sono ricreduto. E’ davvero…” parve pensarci sopra “…mhh, come dicono i ragazzi d’oggi? Figa? O, più appropriatamente, un bel pezzo di ragazza!” al dire aggiunse una risatina divertita, che Shikamaru non gradì affatto.

“A me risulta che tu l’abbia sempre chiamata Miss Bellezza…” gli lanciò un’occhiata obliqua.

“Solo perché Sakura-san mi ha consigliato di non dire mai alle donne ciò che pensi veramente di loro, e quindi…” lasciò la frase volutamente in sospeso.

“…e quindi hai pensato bene di dire il contrario. In questo modo, hai evitato l’ira devastante di Ino e i rimproveri di Sakura. Concluse, con un sorriso ironico.

“Ci siamo capiti, Shikamaru.” Annuì, portando le mani ad incrociarsi sotto il mento.

“Non capisco dove tu voglia arrivare.” Tagliò corto l’altro, tornando impassibile.

“A nulla, volevo solo parlare un po’ con il festeggiato, sarebbe stato maleducato venire qui e non rivolgerti nemmeno gli auguri.” Detto questo si alzò lentamente, accomodando la sedia sotto al tavolo in modo inutilmente scrupoloso. “Ora, con permesso, vado da lei. Mi sono accorto che questa sera è veramente… brutta.” ironizzò “…in poche parole: voglio provarci. A dopo, Shikamaru-san!” accentuò il ghigno, prima di allontanarsi e bussare alla porta del salotto.

Quella conversazione, rimasta anonima tra i due, turbò il Nara che, con uno sbuffo, poggiò i gomiti sul tavolo e congiunse le mani come soleva fare quando rifletteva. Chiuse gli occhi e si isolò dalla festa, senza prestare attenzione al chiasso circostante.

 

Nel frattempo, Sai bussava insistentemente alla porta del salotto. La porta si socchiuse e, dall’altra parte, sbucò una testa rosa che lo fissava circospetta e scocciata.

Sakura-san, posso parlare un attimo con Miss Bellezza?” domandò sorridente.

L’Haruno s’imbronciò lievemente. Perché lei doveva sopportare l’appellativo di racchia, mentre Ino uno tanto carino? A suo parere non aveva nulla da invidiare all’amica, erano semplicemente due bellezze diverse.

“Ino, vieni!” la richiamò, senza girarsi.

La biondina uscì e dedicò al ragazzo un ampio sorriso.

Sai-san!” cinguettò battendo le mani, euforica “Che c’è?” chinò il capo da un lato, osservandolo incuriosita.

“Ti vorrei parlare un attimo.” Fece lui, posandole una mano sulla spalla.

La ragazza annuì e, senza esitare lo seguì su per le scale che portavano alle camere da letto. Sai, impertinente, entrò nella camera di Choji e chiuse la porta alle sue spalle. Di sotto nessuno si accorse di nulla, se non Sakura che scosse le spalle e tornò a spettegolare con le amiche.

L’ANBU si appoggiò con la schiena contro la porta e lanciò alla bionda un’occhiata poco raccomandabile. Ino deglutì e incrociò le braccia, per darsi un’aria più risoluta. Si scrutarono a lungo, finché il moro non si decise ad aprir bocca.

Ino-san.” La richiamò, questa volta tremendamente serio.

“Sì?” lo incoraggiò lei, avvicinandosi di qualche passo.

Troppe volte le erano capitate simili dichiarazioni, ma sempre da parte di ragazzi di cui a lei non importava nulla. Ora, trovarsi davanti proprio lui, la disorientava. Lo riteneva un bel ragazzo, molto enigmatico e affascinante, ma niente più di questo. Forse lo vedeva più come un rimpiazzo di Sasuke, più che un possibile spasimante di per sé.

“Buon compleanno!” esclamò come aveva fatto con Shikamaru, ritrovando il consueto sorriso.

Lei si avvicinò con nonchalance e gli scoccò un bacio sulla pallida guancia. Lui esibì una faccia alquanto perplessa, ma non ci mise molto a tornare come sempre. Le posò delicatamente una mano sulla guancia, come aveva letto nel libro di Kakashi e la carezzò con dolcezza. Ino fremette a quel contatto, aveva le mani gelide ma un tocco gentile. Le vennero i brividi per tutta la schiena e, curiosa, attese di vedere una sua qualsiasi reazione.

 

Finalmente Shikamaru vide le ragazze uscire dal salotto e unirsi a loro.

Notò subito chi mancasse all’appello, con una rapida panoramica della stanza. Si tolse la sigaretta di bocca, ancora buona per metà, e la schiacciò nel posacenere. A Choji bastò un’ occhiata per cogliere la sua irritazione ed intervenne prima che la festa gli fosse rovinata.

“Shika, perché non vai a chiamarmi Ino? Dovete aprire i regali insieme, a cavallo della mezzanotte!!!” andò verso l’amico e lo tirò in piedi di forza.

Lo spintonò verso le scale e lo spronò a cercarla. Il Nara sbuffò pesantemente e iniziò a salire i gradini, con esasperante lentezza. Ad ogni passo la sua espressione si corrugava maggiormente e l’umore s’incupiva. Una volta dinnanzi a una porta di legno ben conosciuta bussò due volte, attese impaziente e tese l’orecchio verso l’uscio ma non udì alcun rumore. Strinse i pugni fino a far diventar le nocche bianche e con cipiglio entrò, incapace di sopportare oltre.

Sai e Ino stavano ridendo e scherzando amabilmente, seduti sul letto di Choji. Ino era rossa in faccia per l’euforia dei drink e al moro bastava poco per suscitarle ilarità.  Quando Shikamaru fece la sua apparizione (ed era assolutamente convinto di coglierli in flagrante), aveva una faccia alquanto costernata. Rimase con la mano sulla maniglia ad osservarli, finché loro non si accorsero della sua presenza.

Shika-kun!!!” trillò Ino, alzandosi e facendo per corrergli incontro.

Il Nara si rasserenò e tentò di ricomporsi velocemente,  ma non fece in tempo a sospirare che Sai sogghignò e afferrò la ragazza in una frazione di secondo. La strinse a sé in una morsa senza scampo e la baciò. Le conseguenze di quell’azione furono veloci e sfuocate.

Ino inizialmente si abbandonò a lui e non si oppose, poi tornò lucida e fece per respingerlo, ma il ragazzo non glielo permise. Sai alternava occhiate furbesche da lei a lui, con uno sguardo provocatorio e snervante. Shikamaru era rimasto completamente pietrificato.

Dopo qualche secondo Ino riuscì ad allontanarlo e lo fissò, ferita e arrabbiata; nessuno si era mai permesso di rubarle un bacio senza il suo consenso.

Lui le regalò un sorriso zuccheroso e lei si lasciò andare in un sospiro. Non doveva farlo, non davanti a Shikamaru, soprattutto il giorno del suo compleanno. Sai interpretò quella reazione come accondiscendenza e l’abbracciò di nuovo. Questa volta, però, Shikamaru fece qualche passo in avanti. Sai scosse il capo sogghignando e sparì, con lei fra le braccia.

“Mendokuse…” sbuffò il Nara, fermandosi e osservando scocciato il punto in cui erano svaniti.

 

“Che ti è saltato in mente???!!!” sbraitò Ino, spintonandolo più volte.

Era ancora vittima dell’annebbiamento e aveva un equilibrio precario. Più volte Sai dovette afferrarla dopo l’ennesima spinta, prima che lei cadesse a terra di rimbalzo.

“Non ti permettere mai più!!! MAI!!! Ma per chi mi hai preso???!!!” continuò, livida in volto dalla furia.

Si sentiva umiliata nel profondo e non poteva accettare l’idea che Shikamaru si fosse fatto un’idea sbagliata di quella situazione.

“Per colpa tua ora… chissà cosa penserà di me!!!” scoppiò a singhiozzare, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio e picchiandolo con lievi pugni sul petto.

Il ragazzo scrutò con attenzione ogni suo cambiamento di umore. Prima tranquilla, all’improvviso rabbiosa e infine isterica. L’alcool giocava davvero brutti effetti.

“Ti importa così tanto, di ciò che pensa di te?” domandò abbandonando il ghigno.

Lei non rispose, ma il pianto si fece più disperato. Lui iniziò a cullarla lievemente, per cercare di farla calmare. Era qualcosa che, aveva letto, riusciva a rasserenare. Ino, testarda, perseverò finché non ebbe finito le lacrime a disposizione e la testa le doleva da morire. Si soffiò il naso e, tentando di asciugarsi gli occhi, sbavò il trucco.

Ino-chan, io…” sussurrò Sai, che le prese le guance fra le mani e cancellò la matita colata, sfregandole le guance con i pollici.

“Tu cosa?” Intervenne una voce tagliente, alle spalle del moro.

Entrambi si girarono e Ino si volse dalla parte opposta. Non voleva farsi vedere ridotta in quello stato dall’amico. Non sapeva proprio come reagire, avrebbe voluto scappare dall’umiliazione, ma era troppo curiosa di capire perché Shikamaru ci tenesse tanto a separarla da Sai.

“Che problema hai, Nara?!” domandò l’altro, incrociando le braccia.

Il chunin sbuffò ed estrasse dalla tasca il pacchetto di sigarette. Invece di fumare lo accartocciò in un pugno e lo scagliò sulla strada. Sai inarcò le sopracciglia.

“Io non ho problemi.” Alzò le spalle.

Ino spalancò gli occhi e si girò, puntandoli sul compagno di squadra. Lo esaminò confusa, come per chiedere spiegazioni. Shikamaru scattò improvvisamente, alla stessa velocità con cui Sai era scappato, e gli scagliò un pugno tale da atterrarlo. Ino portò una mano sulle labbra e corse verso di loro.

“Shika, sei impazzito???!!!” sbottò, chinandosi su Sai e controllandogli la guancia livida.

Il Nara schioccò la lingua sul palato e ripose le mani in tasca. Li fissò dall’alto in basso, con aria contrariata per tutta quella fatica. Sai si mise seduto e tastò il punto dolente, senza perdere il sorriso.

“Forse me lo sono meritato.” Scosse le spalle, perfettamente tranquillo.

La Yamanaka si rialzò incredula, non sapeva dire chi fosse il più incoerente fra i due. Sospirò e girò i tacchi, in direzione di casa Akimichi. Quando si sentì afferrare ancora per il braccio si girò spazientita, caricando lo schiaffo che avrebbe voluto dare a Sai già dall’inizio.

“Che vuoi anco-…” Ma si bloccò alla vista di Shikamaru.

“Vieni con me.” Sentenziò il chunin, prendendola per mano e scomparendo nel buio.

L’ANBU si rialzò, si spolverò i vestiti e si guardò intorno.  Tirò fuori dalla borsa un taccuino e ci appuntò qualcosa, con tanto di disegnini.

“Beh, è il momento di provare con Sakura.” Ghignò, riponendo l’affare e tornando alla festa.

 

Shikamaru l’aveva portata sulla collina dov’era solito guardare le nuvole. Ino l’aveva assecondato, poiché il suo regalo di compleanno era esattamente lì. Quando arrivarono sotto la loro quercia, osservarono malinconici le scritte incise in tutti quegli anni d’amicizia: “InoShikaCho”, “Shikamaru baka”, “Ino strega”, “Choji cicc-…” (e una sbavatura) e “Vi voglio bene by Ino” ecc…

“Che nostalgia!” sorrise la ragazza, liberandosi della stretta di mano imbarazzante.

Lui annuì. Poi girò intorno all’albero e si fermò all’altro limitare, emettendo un verso di sorpresa. Sgranò gli occhi nel vedere un’amaca legata sui grossi rami, con tanto di cuscino con la fodera a fantasia di nuvole e un bigliettino rosa. Ino ridacchiò compiaciuta, si aspettava esattamente che lui rimanesse imbambolato a fissare il suo regalo. Gli diede una pacca sulla spalla e cinguettò:

“Auguri Shika-kun!” stampandogli un veloce bacio sulla guancia.

Lui cercò di simulare l’imbarazzo avventandosi sul biglietto. Lo estrasse dalla busta e non riuscì a reprimere un sorriso.

 

“Buon compleanno, Shika! Ne abbiamo passate tante, insieme… e il regalo più grande che puoi farmi è la tua amicizia… e la tua presenza… per sempre.  Ti voglio bene, Ino.”

 

Lui le scoccò un’occhiata maliziosa e la ringraziò con un sorriso. Poi si sedette sull’amaca e si sdraiò, per provarla. Era comodissima e, da quella posizione, aveva una perfetta visuale delle nuvole. Solo lei lo conosceva abbastanza per fargli un regalo così speciale.

“Ti piace?” domandò lei, impaziente.

“Molto.” Rispose, osservando le stelle che adornavano il cielo limpido.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, a contemplare la luna piena. Ino sorrideva serena, quello spettacolo meraviglioso le aveva fatto dimenticare la disperazione di poco prima. Al ragazzo scappò un occhio sulla coscia di lei, visibile dallo spacco della gonna, e si mise a contemplarla compiaciuto. Aveva un fisico perfetto e, negli ultimi tempi, doveva usare tutto il suo autocontrollo per non saltarle addosso. Ovviamente non c’era solo quell’attrazione fisica spaventosa a spingerlo verso di lei, ma innumerevoli emozioni che, messe assieme, potevano definirsi amicizia, affetto, amore o qual dir si voglia.

“Questo è per te.” La richiamò, estraendo un pacchetto viola dalla tasca.

Glielo porse sul palmo di una mano, tanto piccolo che era. La bionda si voltò a fissarlo, con un sorriso raggiante. Lo afferrò con delicatezza e lo scartò.

“Che bello!!!” sussultò contenta del piccolo gioiello.

Era un braccialetto d’oro bianco, finemente intagliato da motivi floreali. Al centro vi era una piastrina, con inciso qualcosa sopra. Lei lo portò vicino agli occhi per leggerlo.

 

“Seccatura…  ti voglio bene.”

 

Sentì gli occhi farsi lucidi di commozione e il cuore colmarsi di gioia. Lo guardò dolcemente e si chinò per dargli un bacetto di ringraziamento. Quando fu vicinissima al suo viso lui l’afferrò e la fece sdraiare su di sé, in una stretta molto più decisa di quella di Sai.

S-Shika… si rompe…” balbettò imbarazzatissima, usando il pretesto della fragilità dell’amaca per sfuggire da quella situazione sconvolgente.

“Ti piace?” domandò lui, impaziente. Vedendo lo sguardo confuso di lei aggiunse “Il regalo.” sogghignò sornione. Lei ci mise un po’ a rispondere, non riusciva a realizzare cosa esattamente stesse accadendo.

“Sì…” sussurrò.

Una brezza fresca li avvolse e lei, così svestita, prese a tremare. Si accucciò contro il compagno, inebriata da suo calore, e Shikamaru la strinse più forte.

“Dovresti coprirti di più.” Le disse ironico.

“E tu dovresti smetterla di lamentarti.” Replicò lei con lo stesso tono.

Iniziarono a bisticciare dolcemente, finché lui non interruppe il litigio per guardare la luna. Era alla sua massima altezza e al suo massimo splendore, esattamente come Ino in quel momento. S’incantò sul riflesso bianco dei suoi occhi e rimase rapito da tanta luminosità.

“E’ mezzanotte. Auguri, Ino.” Sussurrò, scoccandole un veloce bacio a fior di labbra. Si scostò subito dopo, per ammirare la sua reazione. Era assolutamente certo che non avrebbe ricevuto lo stesso trattamento di Sai. Sogghignò malizioso e lei fece per protestare, ma non ci riuscì. Era troppo innamorata di lui per dar conto al suo orgoglio.

“Questo è il mio vero regalo.” Sussurrò il ragazzo, carezzandole con una mano la schiena e con l’altra i morbidi capelli di seta.

La biondina ricambiò la stretta con tutta la sua forza e per poco non lo soffocò. Solo qualche minuto dopo si scostò quanto bastava per guardarlo dritto negli occhi.

“Pensavo ti piacesse Temari…” bisbigliò indispettita.

Lui inarcò le sopracciglia, ritornando serio.

“Si vede che sono proprio masochista per aver scelto te.” Rispose divertito.

Ino gli tirò un pugno che, da quella posizione, non l’aveva per niente turbato. Poi, con foga, spinse le sue labbra su quelle di lui. Il ragazzo la trascinò verso di sé premendole una mano sulla nuca, mentre con l’altro braccio le circondò la schiena nuda. La carezzò finché non la sentì fremere di piacere e anche lui iniziava a lasciarsi andare. Bastò un piccolo movimento per farla scivolare sull’erba e bloccarla sotto.

“E tu? Chi preferisci?” le chiese riprendendo a baciarla con passione.

Non le lasciò un attimo di tregua, tranne che per respirare. Fremevano e tremavano dall’emozione, erano preda di quell’attrazione fisica che per troppo tempo avevano represso.

“Ah… Shika…” ansimò Ino, quando lui prese a carezzarla con maestria.

Lui fu compiaciuto della risposta e continuò la sua dolce tortura. La baciò, carezzò e bruciò ad ogni tocco rovente, finché con un movimento brusco le alzò la gonna. La ragazza lo bloccò con aria seccata e gli schiaffeggiò le mani.

“Non si comincia così…” sussurrò con voce inebriante.

Shikamaru scosse il capo, senza capire. Fu in quel momento di distrazione che Ino ribaltò le posizioni e si mise a cavalcioni su di lui. Gli scoccò un’occhiata altamente maliziosa, come per dimostrargli che aveva ritrovato la sua consueta sicurezza. Lui le sorrise grato, posizionò le braccia dietro la testa e la lasciò fare: stare sopra gli costava troppa fatica.

Chiuse gli occhi e percepì le sue dolci labbra impossessarsi delle proprie, torturarle e morderle fin quanto era possibile. Lasciò una scia viola sul collo di lui, come se fossero stati suoi segni di possessione. Lui sospirava e gemeva d’appagamento. Le mani della ragazza scivolarono ovunque, esplorando quel corpo che troppe volte aveva sognato. Lo privò della cravatta e della giacca e ammirò quella mostra di addominali e muscoli marmorei. Li tastò con dita vellutate, mentre lui sussultava smanioso.

“Mendokuse Ino… mi farai impazzire.” Sibilò a denti stretti, trovando suo malgrado l’energia per sottometterla nuovamente.

Lei gemette di sorpresa e lo scrutò con aria languida, consenziente allo scambio di ruoli. In questo ambito probabilmente Shikamaru s’impegnava molto più di qualsiasi altro. Imitò la bionda in tutto e per tutto, provocandola come lei aveva fatto poco prima con lui. La Yamanaka si lasciò andare, ansimò senza ritegno e lo strinse a sé quando lui minacciava di allontanarsi troppo. Il Nara sogghignò e le scoccò un’occhiata furbesca, prima di sfilarle il vestito. Ci mise molta più calma e accuratezza rispetto all’impeto iniziale e lei ne parve appagata. Le tormentò dolcemente il seno latteo, lasciandole segni lividi per tutto il corpo. Ino non obiettava e si lasciava cullare dalle sue effusioni seducenti.

“Shika… sì Shika…” gemeva lei, esprimendo semplicemente a voce quanto lo bramasse.

Il chunin sospirò e si alzò in piedi, lasciandola sdraiata con i soli slip addosso. Ino lo fissò contrariata e lo imitò, parandosi di fronte a lui. Il Nara sogghignò, si sfilò i pantaloni e l’afferrò con facilità. Ino, istintivamente, serrò le gambe attorno ai fianchi del ragazzo e le braccia intorno al suo collo. Lo sentì compiere qualche passo fiacco verso la vecchia quercia e spingerla contro la sua corteccia ruvida. La bionda si rilassò un poco, trovando sostegno contro al tronco e riprese ciò che lui aveva brutalmente interrotto. Le due labbra si cercavano, si sovrapponevano, si univano con un’enfasi tale che nessuno dei due aveva mai provato. Il ragazzo premette il bacino contro quello di lei e la fece vibrare di piacere. Entrambi ansimavano, grondavano e percepivano il cuore esplodere di gioia.

Il tutto continuò, finché lei non gli sussurrò di amarlo e lui ricambiò con imbranata dolcezza. Si baciarono, stuzzicarono e assecondarono, finché entrambi non raggiunsero insieme il Paradiso.

Si stavano quasi per addormentare, l’uno fra le braccia dell’altra, quando Shikamaru si destò da quel dolce torpore. La richiamò con una carezza e la ragazza si stropicciò gli occhi, confusa.

Mhh… dove siamo?” domandò con aria assonnata.

“Sulla mia amaca.” Replicò lui con un sorriso.

Quando la ragazza realizzò di essere coperta solo dalla giacca elegante del compagno arrossì vistosamente e la strinse a sé. Lo guardò di sottecchi, ma lui era intento ad osservare le stelle, con una strana luminosità nello sguardo.

Torniamo, Choji sarà preoccupato.” Sussurrò il ragazzo, aiutandola ad alzarsi senza rotolare per terra, data la precarietà di quei fili intrecciati.

Si rivestirono silenziosi e quando lui la vide incerta e piuttosto imbarazzata, la prese per mano. Ino si rallegrò e lo seguì, con una rinnovata serenità.

 

Quando giunsero a casa Akimichi il delirio era totale: la musica si sentiva da due isolati di distanza, le urla e le risate dalla sola via. I due si fissarono perplessi e corsero fino all’entrata. La trovarono già aperta e s’intrufolarono, ancora mano nella mano, il che creò ancora più scompiglio. Choji, che era collassato sul divano, aprì un occhio e li scrutò. In meno di due secondi balzò in piedi e, con poche falcate, li raggiunse con occhi luccicanti.

“FINALMENTE!!!” ululò di gioia, abbracciando i due amici forse con troppo trasporto.

I due fidanzati novelli per poco non furono soffocati dall’affettuosa morsa del compagno. Lui si scusò e si staccò, senza però perdere l’entusiasmo. Batté una pacca sulla spalla del Nara e diede una veloce carezza ai capelli di Ino. Poi, gesticolando euforico, si avviò in cucina dov’era in corso “lo spuntino di mezzanotte”.

“Che fortuna sfacciata!” commentò Kiba con una punta d’invidia.

Sai era in fondo alla stanza, che ronzava intorno a Sakura, ma lei non faceva altro che dedicare le sue attenzioni a Naruto. Lo stava rimproverando come al solito per le sue recenti bravate con Kiba, mentre l’Inuzuka cercava di persuadere Hinata a bere un goccio di sakè.

Nella stessa posizione in cui li avevano lasciati stavano Neji e Shino, immobili come statue. L’unica differenza era Tenten, che si era seduta di fianco al compagno e lo sommergeva di chiacchiere e risate dettate dall’allegria generale. Lui pareva non dispiacersene e continuò ad ascoltarla con la solita imperturbabile espressione. Il povero Rock Lee era caduto addormentato sul divano, acciaccato in diversi punti dopo le varie azzuffate con gli amici brilli.

“Beh, è la più bella festa che abbiamo mai avuto!” cinguettò Ino, stringendosi al braccio del ragazzo.

“Già, e anche la più rumorosa.” Commentò Shikamaru, schioccando la lingua sul palato.

La Yamanaka rise di cuore a quell’affermazione. Ci avrebbe giurato che avrebbe risposto così e si era immaginata perfino il tono della voce.

“Ci vorrebbe una bella doccia.” Propose Ino, con una punta di malizia.

Il chunin inarcò le sopracciglia e la fissò, allettato da quell’intrigante proposta.

“Che stiamo aspettando?” si avviò verso le scale, diretto al bagno del piano di sopra.

Choji fece capolino dalla porta della cucina, li seguì con lo sguardo e, quando scomparvero dalla sua vista, sorrise. Perché Choji sapeva e l’aveva sempre saputo: Ino e Shikamaru erano fatti l’uno per l’altra. La coincidenza dei compleanni vicini non poteva essere un caso, perché il caso non esiste… e lui aveva premeditato ogni minima situazione che avrebbe potuto avvicinarli, fin dall’inizio.

 

 

 

The End

(la storiella è finita ma la mia passione ShikaIno continua ghgh)

 

 

 

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Grazie della lettura, spero vi sia piaciuta! Se volete lasciatemi un commentino, accetto volentieri ogni tipo di recensione. Sappiate che adoro condividere questi momenti ShikaIno(si) con chi ama questa coppia e sono altrettanto contenta se riuscirò a convincere chi non li ama particolarmente. L’intento è trasmettervi quante emozioni positive mi riescano ad infondere e come, grazie a loro, ho trovato amicheH così speciali.

MB vi adoroH e sono contenta di essere una di voi… con la speranza di conoscervi tutte meglio!^^

Baciniiiiiiiiii Paccy.

 

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