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Autore: Giulia_Amathyst    01/10/2014    0 recensioni
«N-non volevo fargli male» ,avevo gli occhi gonfi e rossi per tutte le lacrime versate e le mani, piene di graffi, mi facevano male, «NON VOLEVI FARGLI DEL MALE?! l’hai quasi incenerito, te ne rendi conto?!» , sentii i singhiozzi di mia madre sotto alle urla di mio padre.
Genere: Fantasy, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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«Mi dispiace, Amathyst, ma non abbiamo altra scelta» , mia madre e mio padre erano in piedi davanti a me; abbassai lo sguardo per non vedere il disprezzo e la paura che provano di me. «N-non volevo fargli male» ,avevo gli occhi gonfi e rossi per tutte le lacrime versate e le mani, piene di graffi, mi facevano male, «NON VOLEVI FARGLI DEL MALE?! l’hai quasi incenerito, te ne rendi conto?!» , sentii i singhiozzi di mia madre sotto alle urla di mio padre.

Dopo che l’ultima valigia fu sul taxi, salii senza guardarmi indietro, davanti a noi una volante ci fece strada; il tassista mi guardò con curiosità e paura dallo specchietto retrovisore; ormai tutti sapevano quello che avevo fatto, avevano paura di me e cercavano di starmi alla larga il più possibile, infondo anche io se fossi stata in loro avrei fatto lo stesso, non è normale incenerire, o quasi, una persona senza fuoco; o meglio, il fuoco c’era ma, era di un colore così intenso da sembrare quasi nero, anche se gli effetti si sono rivelati gli stessi del fuoco normale; l'unico vero problema era che non riuscivano a spegnerlo, hanno provato in ogni modo, ma niente, era come se quel fuoco avesse vita propria; non so come siano riusciti a spegnerlo, o se si sia spento da solo, c’è stato un momento in cui mi sentivo così stanca che le mie gambe non ressero il mio peso e caddi priva di sensi.

Il viaggio verso l’aeroporto fu fin troppo breve. I poliziotti penderono posto due file più avanti di me mentre io mi misi vicino al finestrino; finito di far salire i passeggeri, le hostess chiusero il portellone; mi sentivo così vuota, non avevo più una famiglia, sapevo di avere qualcosa di sbagliato e adesso mi ritrovavo su un’aereo, con l'obbligo di recarmi in un istituto "rieducativo" dall’altra parte del paese. Il giudice, sconvolto dall’accaduto, aveva dovuto prendere una decisione in base alle testimonianze visto che non c’erano indizi a mio carico, perché nessuno riuscì a capire cosa fosse successo veramente. Mentre le hostess illustravano le norme di sicurezza e le procedure di emergenza, mi misi le cuffie, e ancora prima che l’aereo partisse mi addormentai.

Mi svegliai di soprassalto quando sentii qualcuno toccarmi il braccio, ultimamente avevo così tanti incubi che qualsiasi cosa mi faceva saltare per aria, «ciao!» , un bambino dai capelli biondi e gli occhi verdi mi salutò mentre ritrasse la sua piccola mano paffuta, «ehm c-ciao» , mi guardai intorno per vedere se qualcuno stava cercando il bambino, ma niente, dormivano tutti, o quasi, infatti i due poliziotti si erano alzati e posizionati nei sedili del corridoio vicino a dove ero io e mi osservavano attentamente, pronti ad intervenire a qualunque segno di pericolo , « come ti chiami?!» , si sedette sul sedile affianco al mio, con un po’ troppo entusiasmo, e svegliò la signora anziana davanti a noi, che iniziò a borbottare. «Mi chiamo Amathyst, tu? Dove sono i tuoi genitori?» , lui sbadigliò e l’unica cosa che capii fu il suo nome, Aaron, perché si alzò e se ne andò senza più dire niente.

 
   
 
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