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Autore: metaldolphin    01/10/2014    3 recensioni
Shanks e Makino, una vita ed una relazione troppo difficile per proseguire...o no?
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makino, Shanks il rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Barista e l'Imperatore'
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Allungai le dita, posandole piano sul triplo sfregio che gli deturpava il viso.
Era rilassato e mi dormiva sul seno, carezzandolo coi capelli di quello strano rosso acceso. Sfiorando quel lembo di pelle irregolare, ne percepivo le asperità, quelle in rilievo dei bordi e quelle profonde dove anche la carne era stata lacerata.
Era stato fortunato a non perdere l'occhio. 

Non si destò nemmeno quando passai a lisciargli i capelli.
Sembravano di seta e mi piaceva vederli agitarsi nel vento quando la Red Force si avvicinava all'isola e lo riportava da me.
Era stanco e dormiva come un sasso. 

Avevamo, nell'ordine:

a) Fatto l'amore in un modo a dir poco travolgente, dato che non ci vedevamo da mesi e ci era mancato poco che non ci saltassimo addosso già al porto.

b) Litigato furiosamente,  a causa della sua nuova e tremenda irritabilità che si portava appresso grazie a quello spocchioso di Mihawk, che lo aveva rifiutato come rivale, alla luce della recente menomazione. Il mondo intero avrebbe dovuto rinunciare a quelli che il vecchio Barbabianca una volta aveva definito "duelli leggendari" e lui era rimasto deluso dal fatto che non era stato creduto quando aveva affermato che le sue abilità non avevano risentito della menomazione. Si era adirato ed offeso a morte quando avevo detto che ero felice che lui avesse un modo in meno per rischiare la vita....

c) Rifatto l'amore, per riappacificarci e colmare quel vuoto che troppi mesi di lontananza ci avevano scavato dentro, nel corpo e nell'anima...

Era bello sentire il suo calore addosso, finalmente vero e consistente tra le mie braccia, dopo tutto quel tempo.
Allo stesso tempo, però, ero triste: non sarebbero rimasti a lungo, dato che quella era una breve sosta per la Red Force ed il suo equipaggio.
Questa cosa mi dilaniava ogni volta e, man mano che il tempo passava, era sempre peggio.
Le sensazioni si susseguivano con ritmo preciso, seguendo una scaletta uguale a sé stessa:
la felicità per il suo ritorno,
l'euforia della passione,
l'appagamento che ne conseguiva,
l'inquietudine quando si avvicinava il giorno della partenza,
l'amarezza del distacco,
la malinconia della lontananza.

Sempre la stessa storia, che scandiva la mia vita, assieme ai mesi che si inseguivano, l'uno dopo l'altro, senza sosta.
Non che fossi riuscita a trovare una soluzione che andasse bene per entrambi... Io non avrei rinunciato alla mia vita sull'isola e d'altronde lui non mi avrebbe permesso di farlo. Del resto nemmeno lui avrebbe mai abbandonato la sua vita avventurosa da pirata ed io non glielo avrei mai chiesto.

Forse, se ci fossimo lasciati...

Ne avremmo sofferto entrambi, soprattutto i primi tempi, ma poteva essere la soluzione più giusta con le vite che sarebbero andate avanti senza aspettative da parte di ciascuno, senza l'ansia e la malinconia che donavano quei periodi di distacco.

Ma senza Shanks, sarei riuscita a rifarmi una vita? 
Dopo essere stata con quell'uomo formidabile, che vantava l'aver navigato con Gold D. Roger, che aveva rischiato la vita affrontando a mani nude un Re del Mare (mettendolo in fuga col solo sguardo) rimettendoci un braccio, per salvare quel moccioso di Rufy, come potevo pensare di poter accettare un uomo ordinario?
Dove avrei potuto trovare qualcuno col suo coraggio, la sua allegria, la sua forza?
Mi ero messa con lui cacciandomi in una situazione alquanto spinosa.
Del resto, quante donne avrebbero dato chissà cosa, per essere al mio posto?
Molte, ne ero certa, perché stare al fianco di un uomo meraviglioso e terribile allo stesso tempo non era un privilegio concesso a chiunque. 

Si mosse e capii che si era svegliato.
Lo guardai negli occhi ancora sabbiosi di sonno ed il sorriso un poco idiota sulle labbra.
-Non dormi?- mi chiese, ed io alzai lo sguardo al cielo per l'ovvietà della risposta che avrei dovuto dargli.
-Dovresti- aggiunse, mentre tornava a chiudere gli occhi -Domani hai detto che lavori...- 
Aveva ragione, ma ero troppo tormentata per il corso che avevano preso i miei pensieri.
-Makino...- mormorò.
-Sì, Capitano?- cercai di scherzare, sapendo benissimo che voleva essere chiamato per nome. Me lo sottolineò ancora una volta, con tono imperativo: -...Shanks. 
-Si, ...Shanks?- ripetei, accondiscendente.
-Ti amo... Lo sai che per me sei l'unica, vero?

Seppur con un solo braccio, mi strinse forte e fui assalita dal dubbio che fosse capace di leggere nel pensiero.
Era serio il tono di voce che aveva usato, ormai libero dalle pastoie del sonno, e così amaro che mi diede un brivido lungo la schiena.
Gli confermai che per me era lo stesso, ma fui colta da un brutto presentimento e non mi piaceva.

-Makino, sento che non sei felice. So che anche tu mi ami, ma ogni volta che torno in mare e ti lascio qui, so che soffri. Sono un vigliacco, ma stavolta devo trovare il coraggio per fare la cosa giusta: partirò domani stesso e non tornerò per un lungo periodo... Non piangere...- mi supplicò, continuandomi a stringere, come se potesse servire a fermare le mie lacrime, che scorrevano ormai copiose.
E non si rendeva conto che più continuava a parlare, più mi feriva.
-Stare con me in questo modo ti sta distruggendo... L'unica cosa che posso chiederti è di passare oltre, di rifarti una vita più stabile e serena qui.

Non scherzava e lo spinsi via in malo modo.
Mi nascosti sotto le coperte e dissi soltanto: -Vattene via, Shanks. Adesso, non domani.

Mi faceva male, anche se erano le stesse conclusioni a cui ero giunta anch'io pochi istanti prima, perché sapevo che aveva ragione e non riuscivo ad accettarlo.

Non lo guardai alzarsi, ma udii il fruscio di abiti che venivano indossati e di oggetti che venivano raccolti ed il rumore metallico della spada che veniva trascinata via nella sua guaina. Uscì in silenzio, senza nemmeno salutare, ma avrei giurato di avergli sentito frenare un gemito, come se stesse piangendo.

Scacciai subito quel pensiero... I bastardi non piangono mai, mi convinsi.

Non sapevo ancora quanto grande fosse il mio errore in merito: mi sbagliavo sul suo conto e la mattina dopo, per la prima volta, non saluta i la Red Force che salpava;
ma venni a sapere ugualmente che Shanks era furioso ed aveva trattato male un po' tutti, nello stupore generale.
Mi dissero che tentava di celare lo sguardo dietro la capigliatura, ma i suoi occhi somigliavano troppo a quelli di coloro che avevano versato troppe lacrime in poco tempo ed avevano preso lo stesso colore dei suoi capelli.

Nessuno seppe mai cosa gli fosse accaduto da farlo ridurre così ed io sarbai il mio dolore in quel cuore che, nonostante tutto, continuavo a riservare solo a lui.
   
 
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