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Autore: Kiki BSK    01/10/2014    0 recensioni
Di solito scrivo FF o storie con personaggi non miei ma 'sta volta volevo farvi leggere qualcosa di mio...spero vi piaccia.
KissKiss Kiki BSK
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di cosa parla?:

-Cos'è il dolore

-Esperienze personali

-Violenza sulle donne

-Conclusione ad effetto

 



Pain Sweet Pain




Cos'è il dolore? Qualcosa che far star male le persone, e se è davvero forte a volte porta anche al suicidio perché ce n'è troppo.

Molte persone conoscono il dolore, altre persone hanno la sfortuna o la fortuna di conoscerne anche le più varie sfaccettature.

Io ne conosco alcune, altre persone ne conoscono altre. Innumerevoli sono le piccole sfumature di questo sentimento.

Ovviamente il dolore può essere fisico, mentale e psicologico. Probabilmente ci saranno altri tipi di dolori ma io credo di aver passato questi tre che considero i principali. 

 

La mia maleducazione mi porta a non essermi presentata, sono una ragazza, credo che questo potrebbe bastare per voi che non mi conoscete a sufficienza, preferirei rimanere nell'anonimato per coloro che non mi conoscono. Riprendendo il discorso, credo di aver vissuto questi tre tipi di dolori e di poterne parlare di altri che non ho vissuto. 

 

Partirei da quello, forse più banale, il dolore fisico ma non posso perché la mia teoria dice che questi tre sono collegati. A quanti di voi è mai capitato di ricevere un pugno in uno stomaco solo perché chi te lo ha tirato non aveva niente da fare? Oppure, a quanti di vuoi è capitato di essere pestato? A me è capitato. Ricordo ancora quando un ragazzo si divertiva a picchiarmi e io non dicevo mai niente ma mi difendevo, perché uno scrittore sa che le parole possono ferire molto più di quello che si pensa. Mi picchiava senza alcun motivo, in quel periodo andavo alle elementari. Non ne ho mai parlato con papà, con mia mamma invece ne parlato e probabilmente mi sfogavo, motivo per cui non provavo molto dolore sentimentale o mentale, ero una bambina e i bambini non dovrebbero soffrire in quel modo. 

 

Il dolore più grande l'ho avuto in terza media. Era un dolore premeditato perché sapevo che sarebbe arrivato ma non potevo predire quando esattamente, sapevo solo una o due settimane. Sta di fatto che mi ha creato una voragine nel petto per poi essere chiusa da una corazza di adamantio. All'età di dodici anni mi è stata portata via una delle persone essenziali in quel periodo, nel periodo adolescenziale. Mia mamma. Ricordo come se fosse ieri quando la notizia mi ha colpito il petto all'inizio in modo fievole. Era pomeriggio, 16:45 e mio padre torna a casa con l'intenzione di portarci da lei per salutarla un ultima volta, mia zia era con mia mamma. Durante il tragitto riceve una telefonata, mia madre se n'era andata. Rimaniamo a piangere per qualche minuto io, lui e mia sorella. Si dice che il dolore se condiviso si affievolisce, succede anche coi dolori più grandi? Non saprei trovare una risposta certa a questo, ricordo solo che fu in quel momento che la voragine cominciò ad aprirsi, e forse cominciai una crescita rapida della mia mentalità visto che così mi è stato detto più volte. Entriamo in macchina e durante il tragitto il silenzio regnava, ognuno perso nei suoi pensieri. Una canzone girava per la mia testa, "Everytime I try to fly, I fall without my wings, I feel so small, I guess I need you baby". "Ogni volta che provo a volare, cado senza le mie ali, mi sento piccola, ho bisogno di te baby", cambiavo la parola 'baby' con 'mummy'. Una canzone che mi ha salvato dalla depressione totale probabilmente (escludendo le persone che mi stavano attorno), "Everytime" di Britney Spears. Arrivo nella stanza e corro subito ad abbracciare mia zia che aveva visto mia zia andarsene. Non so perché lo feci, mi venne istintivo, o forse non volevo vedere il corpo di mia madre senza vita disteso su un letto. Quando mi volto ormai con le lacrime che scendevano sulle gote di vita propria vado ad abbracciarla per poi prendere il suo scialle e portarlo vicino al viso per sentire il suo profumo. La voragine si amplifica ulteriormente quando tutte quelle persone cominciano a dire il fatidico "Mi dispiace" poi, "così giovane" seguito subito da "Sii forte". Tante parole, ecco cosa sentivo, solo quello. La cosa che fece preoccupare gli altri fu il fatto che io non piangevo, mi limitavo a ringraziare e chinare il capo per tornarmene seduta sul marciapiede con affianco una delle persone che non smetterò mai di ringraziare abbastanza. Il giorno del funerale non versai molte lacrime, solo alcune alla fine della messa e basta, rimasi impassibile a guardare quella cassa di legno nascondersi dietro un ammasso di cemento fino alla fine con mia zia che cercava di tirarmi via dicendomi di non farmi male fino alla fine.Perché vi ho raccontato quello che è successo? Perché la maggior parte delle persone mi dicono che lo racconto in modo che anche loro sentano parte del dolore che c'è in me e perché ne parlo normalmente senza versare una lacrima, come una persona forte. Mia mamma era una persona forte. 

 

Una crescita rapida, ecco cos'è successo dopo. Ho saltato (e sto saltando) la parte della mia adolescenza, intendo mentalmente. Tante persone mi dicono che sembro più grande della mia età, non come aspetto ma come mentalità. Questo è uno dei dolori più grandi perché è una delle conseguenze dolorose che ho affrontato.

La crescita rapida ti porta a capire cose che alla mia età non dovrei ancora capire, ma forse è meglio fare un piccolo passo indietro. Dopo la morte di mia madre mi sono chiusa in me stessa agganciandomi molto con la musica (forse è in questo momento che ho cominciato ad amarla). Ero chiusa e non riuscivo ad esprimermi in nessun modo ed era il tempo di andare al liceo, nel frattempo avevo acquisito qualche chilo. Nella nuova scuola una ragazza faceva battute sul mio aspetto e questo mi faceva male perché era fin dalle elementari che venivo presa in giro (ormai ci ho fatto l'abitudine ma fa sempre male), venivo chiamata "Asociale" perché ero quasi sempre sulle mie e facevo fatica ad aprirmi con gli altri. Nella mia mente e nel mio petto il dolore aumentava ogni giorno di più ma non riuscivo ad esterniarlo così soffrivo all'interno senza dimostrare niente. Volete una descrizione dettagliata? immaginate un coltello che vi penetra nello stomaco, lentamente, facendovi sentire ogni centimetro che entra nella carne, il bruciore lancinante che vi provoca. Questo era solo il mio cuore, la mia mente soffriva perché si era ritrovata a fare da psicologa a padre e sorella senza volerlo. Si confidavano con me ed io rimanevo ad ascoltare impassibile, solo alla fine davo suggerimenti. Molti mi hanno chiesto quand'è che sono scoppiata, una volta la risposta era "Non l'ho ancora fatto". Ora. Ora che ho sedici anni sto scoppiando perché quel peso costante sul petto pesa. Dopo quella volta fuori dalla chiesa non ho più pianto, ho ripreso recentemente. Quel peso è sempre costante e si sta facendo sentire ora a distanza di quattro anni, qualcosa che logora dall'interno piano ed in profondità per uscire a galla altrettanto lentamente e provocare un dolore più forte per poi tornare come prima. Il brutto è quando esce senza che te lo aspetti. Pensi al suicidio pur di farlo smettere ma poi cacci indietro quei pensieri perché non puoi toglierti la vita, la vita va vissuta anche per chi non c'è più (solo una volta mi è capitato di pensare al suicidio, non l'ho mai detto a nessuno, ma erano anche i primi mesi in cui non c'era). Puoi prevedere quando questo dolore venga a farti visita ma non sai di preciso l'ora in cui arriva e neanche per quanti minuti resta con te tormentandoti. Con me ci rimane finché non mi riduce in un corpo vuoto, perso con la mente e completamente sofferente tanto da andare in bagno a rigettare tutto quello che ha dentro sperando che esca anche la propria anima. Speri che il tuo corpo soffra ad un certo punto, perché almeno la tua mente smette di pensare a mille cose che possano ricordarti lei o qualsiasi cosa. Ti porta ad uno stato mentale in cui non sai cosa fare perché resti in un limbo a chiederti… beh, semplicemente cominci a porti mille domande e non trovi risposte. 

Non trovi spiegazioni a nulla. 

 

All'inizio puoi andarne fiera quando ti dicono "sei cresciuta in fretta per la tua età", solo in un secondo momento cominci a rimanerci male. Da fastidio quando nessuno sa quel che ti è successo e cominciano a dirti che sei diversa dagli altri ragazzi, sei più grande, più matura, più seria, più ragionevole… insomma, quando cominciano a farti notare quanto sei diversa da quello che dovresti essere. Mi è capitata una volta di piangere per questo motivo, "Io non volevo crescere, sono stata obbligata" è quello che voglio rispondere ogni volta ma non ne ho mai il coraggio perché in fondo quelle persone non c'entrano e me la prenderei con loro per un 'capriccio'. Dopo un po comincia a darti fastidio anche il classico "Mi dispiace" che eri abituata a sentire, come se a me non dispiacesse, preferirei un abbraccio a quella frase che apre solo di più la voragine. Da fastidio persino quando le persone ti osservano che piangi e ti chiedono il motivo, e tu ti ritrovi a spiegare che ti da fastidio vedere un ambulanza perché ne hai viste per 5 anni e ti fanno riaffiorare quei ricordi che credevi di esser finalmente riuscita a controllare. 

 

Questo è il dolore più grande che io abbia mai provato e che provo tutt'ora, fa male ed è difficile da descrivere per due motivi:

Il primo- fa male ripensare a tutto

Il secondo- fa male scriverlo e riprovare esattamente tutto quello che provavi una volta.

 

Un'altro dolore che ho avuto la fortuna di non sperimentare è la violenza sulle donne. Mi è sempre stata a cuore questa causa e mi chiedo il motivo di tali gesti brutali da parte di noi uomini. Anche qua il dolore è sia fisico che psicologico. Psicologico perché ovviamente si rimane traumatizzati da tutto ciò che è successo, ma questo è solo quello che avviene dopo. Prima sei tormentato da minacce e da paure che ti assillano la mente. Non riesco a concepire il motivo per cui gli uomini maltrattano le donne, del resto cosa vi abbiamo fatto? Sta di fatto che ritengo persone senza cuore, animali e tutti gli aggettivi dispregiativi per chi compie questa violenza. Non sono una femminista, odio solo chi maltratta le donne perché non ne ha alcun diritto. Penso solo che siano rimasti ai tempi addietro, quando la donna veniva considerata meno di una nullità, uno strumento o meglio un giocattolo per farci quello che volevano. Esistono associazioni e quant'altro contro la violenza sulle donna ma io preferisco l'approccio con la musica e sopratutto questa frase che traggo da una canzone contro la violenza sulle donne, "And it's hard to dance with a devil on your back, So shake him off". "Ed è difficile ballare con un diavolo sulla schiena, all'ora scuotilo (toglilo)". Non sempre è facile come dice questa canzone perché comunque sei terrorizzata da quello che potrebbe farti il "diavolo" nel caso scoprisse che qualcuno sa quello che ti fa. 

 

Queste erano soltanto delle piccole sfaccettature del dolore, ma io mi sono sempre chiesta:

Quante sfaccettature ne esistono? Quanto dolore può sopportare una persona? 

 

Dicono che se si scrive con l'anima riesci a trasmettere davvero quello che senti, io ci ho provato con questo. Scrivere ormai è uno sfogo bellissimo per me ma non ho mai provato a scrivere tutto il dolore che provo. Magari tu che leggi questo foglio varai sentito un briciolo del dolore che sono costretta a sopportare ogni giorno, perché lei è lì nella mia testa e non se ne va e la mia paura più grande è svegliarmi e dimenticarmi il suo odore, la sua voce e il suo viso, ecco perché la tengo lì. Soffro ma allo stesso tempo non soffro. Spero davvero di averci messo l'anima in questo perché così quando stamperò queste pagine e le ritroverò ricoperte di sangue saprò che è il mio e forse il mio dolore si sta affievolendo così come io mi sto spegnendo e la mia anima se ne andrà lasciando un corpo vuoto come lo è ora. Macabro vero? Ultimamente mi riescono bene le cose macabre e il motivo è tra le righe di queste poche pagine.



angolo dell'autrice:
Lo so che devo aggiornare altre FF ma volevo pubblicarlo perché oltre che parlare di esperienze personali ecc. questo ...coso (?) ha vinto un concorso, primo su 150 scritti... beh... lasciate un commento o fate quelo che volete... vedrò di aggiornare al più presto le le altre FF. P.s. il "di che cosa parla" erano le richieste del concorso.
KissKiss Kiki BSK

  
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