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Autore: Tresor    01/10/2014    3 recensioni
[Coppia Daniel Feuerriegel/Pana Hema Taylor]
Com’è cominciata quella strana telefonata?
Un nome sul display dello smartphone.
Quattro lettere.
Un nome semplice eppure insolito.
Un saluto altrettanto semplice…
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

 

 

 

Daniel chiude la porta con un calcio e ve lo spinge contro. 

Si ridisegna su di lui, lasciando le braccia a scudo tra la sua pelle calda e il freddo della superficie in vetro satinato, quasi volesse proteggerlo.

Gli fa scivolare un ginocchio tra le gambe e Hema lo accoglie come fosse la cosa più giusta.

Lo asseconda istintivo, concedendogli tutto lo spazio di cui ha bisogno.

Un piacere soffuso, vellutato, gli si insinua lentamente in qualche recesso del cervello, che all'istante lo irradia al suo bassoventre, facendolo rabbrividire.

S'accorge di non aver mai provato niente del genere.

Mai in nessuna delle sue esperienze si è ritrovato in balia di sensazioni così violente.

Così cariche di sfumature controverse, dolci e dolorose allo stesso tempo da rubargli istanti di respiro senza riaverli indietro.

Quello che prova è un groviglio lacerante di caldo e gelo che si rincorrono in rivoli sottili sulla pelle.

La scomposizione del suo corpo, ma soprattutto della sua anima in numerose piccole parti, ognuna amplificata e dilatata dalle percezioni che gli giungono da così tante direzioni diverse da non capire più niente.

Dalla bocca che lo sta violando insistente eppure paziente e riverente, con un bacio che non aveva mai immaginato tanto sensuale e languido neppure nei suoi sogni più spinti.

Da cui è completamente rapito e al quale si offre con ansia sempre crescente.

Dalle dita che scivolano sui suoi fianchi, leggere e possessive, in piccoli movimenti circolari e che sembrano disegnare immaginifici cerchi.

Contro le quali si spinge assecondandole istintivo.

Dal torace di Daniel che preme il suo morbidamente e di cui sente ogni linea, piega, angolatura dei muscoli.

Il cui contatto ustionante incoraggia, incapace di privarsene.

Dal suo ventre che gli si modella sullo stomaco come un calco di sé perfettamente combaciante.

Da un'erezione che proprio non può ignorare neppure nella sua completa inesperienza di ciò che sta avvenendo.

La sente.

Contro il fianco.

Inequivocabile e reale.

Sempre più tangibile.

E d'un tratto prende coscienza che è lui a provocarla.

Che è merito suo se si sta manifestando con tale prepotenza.

E il cuore gli esplode in un moto di irragionevole orgoglio.

Non avrebbe mai immaginato di poter avere tanto potere su quell'uomo bellissimo da eccitarlo a quel modo.

Lui, piccolo e insignificante mezzo maori, senza fiducia in sé stesso.

 

Un brivido gli corre lungo la schiena, facendolo tremare brutalmente.

Il ginocchio che Daniel ha insinuato tra le sue gambe lo sta accarezzando, premendo dolcemente, e a tratti più insistente, risvegliando anche la sua di erezione.

Quasi non se ne era accorto fino a quel momento, perso com’è nel vortice che lo sta avviluppando.

Ma adesso gli diventa impossibile ignorarla.

La continua stimolazione gli sta tendendo la pelle in uno spasmo che si sta trasformando in una fitta sottile e dolorante.

La sua sete diventa ingestibile.

Annaspa a corto d'aria.

Istintivamente spinge i fianchi contro la coscia di Daniel, cercando e chiedendo un appagamento ignoto.

È una richiesta che a quanto pare il suo corpo conosce e che la sua mente si rifiuta di contemplare.

E non sa chi seguire.

Può fare una cosa alla volta, Hema.

Quando tutto diventa complicato, può gestire una sola cosa alla volta.

Invece si ritrova a inseguire una quantità di bisogni che vanno in direzioni diverse.

Il bacio.

Le carezze.

L'eccitazione.

Ognuna che reclama attenzione per sé.

Alimentazione e appagamento.

Gli sembra di diventare pazzo.

Di non riuscire più a connettere il corpo al cervello.

Sono diventate due entità distinte e autonome.

Scisse dalla sua volontà.

O la sua volontà è quella del suo corpo?

Che chiede.

Chiede.

Chiede.

E pretende.

E ha fame e sete.

E desidera.

Violentemente desidera.

Perdersi.

All'infinito.

 

Ma non ha il tempo di rincorrere questi pensieri che ne viene strappato via da altri bisogni.

Altre esigenze più imperiose.

La bocca di Daniel scivola di lato, umida di saliva e scende giù lungo il mento, inseguendo la curva del collo.

La punta della lingua lecca e assaggia la pelle che le scorre sotto, avida e ingolosita.

Hema lo insegue con la mente mentre non può fare a meno di chiudere gli occhi e deglutire l’emozione che gli vibra lungo la spina dorsale.

Piega la testa di lato per lasciargli spazio.

Trema e sospira e rabbrividisce.

E non sa fare niente se non lasciarlo procedere da solo.

Percepisce le sue labbra incedere lungo la curva tra il collo e la spalla, i denti che si aprono e si richiudono sulla clavicola senza tuttavia morderlo davvero.

Un pensiero incoerente gli attraversa la testa: vorrebbe che lo facesse.

Non sa perché.

Non lo capisce.

Ma gli piacerebbe.

Il solo volerlo lo eccita.

 

Ma di nuovo non ha tempo per soffermarsi.

Daniel ha cambiato ancora obiettivo, volubile, imprevedibile.

Se lo sente strusciare addosso mentre gli si piega davanti, le mani che gli tengono i fianchi, e tracciare una scia umida di baci al centro del petto, fino giù.

Dove sta andando non lo intuisce, sempre più smarrito, finché non avverte la sua lingua che si tuffa nelle pieghe minuscole del proprio ombelico.

Un grido prorompe incontrollato dalla sua bocca e gli si contraggono tutti i muscoli dello stomaco per l’inatteso spasmo di ebbrezza che lo frusta.

 

Daniel serra le dita e lo tiene fermo nell’attimo in cui la sua schiena si piega all’indietro.

E affonda ancora di più, succhiando quel pezzo di pelle inquieto che cerca di sfuggirgli.

Con la lingua gira intorno al piccolo confine che lo delinea, lo sfiora coi denti, lo sugge ancora, gli regala piccoli baci.

Lo sente tremare per l’ennesima volta, e la consapevolezza di aver trovato un nuovo punto sensibile gli fa accelerare ancor più i battiti del cuore.

Lo riempie di gioia scoprirlo così ricettivo.

Gli sembra simile a una sottile corda che si tende continuamente ogni volta che semplicemente lo sfiora.

Che risponde puntuale a ogni suo stimolo.

Lo esalta all’inverosimile sentire il suono dei suoi sospiri che si prolungano insieme ai brividi che gli increspano la pelle.

Vuole sentirne altri e di più.

 

Lascia scivolare le dita intorno al bordo dei pantaloni del pigiama che gli cingono la vita in un gesto lento, inseguendo il profilo del tessuto morbido.

Tira piano in basso cedendo un piccolo spazio sufficiente perché la bocca scivoli in piccoli baci sulla pelle dell’anca.

Con la lingua traccia sottili sentieri intorno e irrimediabilmente lo sente fremere e contrarsi.

Scosta ancora un poco la stoffa e continua a seguire il sentiero che va da un’anca all’altra lungo il ventre irrequieto.

Con il movimento struscia il mento sulla sua erezione e di colpo Hema sobbalza come trafitto da mille spilli bollenti.

Indietreggia istintivamente andando a sbattere contro la porta alle sue spalle.

Daniel lo trattiene altrettanto istintivo e solleva la testa verso di lui senza mettere che pochi millimetri tra sé e il suo corpo.

Incontra i suoi occhi confusi e sgranati dalla sorpresa di quel che prova e che lo ha fatto sussultare.

Sembra soprattutto sconvolto e in un certo senso lo capisce: egli stesso lo è se si ferma a riflettere.

Ma non vuole.

Non in quel momento.

Niente considerazioni.

Niente analisi.

Nessun ragionamento.

Ciò che vuole, in quel momento, è una cosa sola e non l’ha mai desiderata tanto.

Non gli importa se non l’ha nemmeno mai sognato prima di quel momento.

Se quello è un uomo.

Se “lui” è un uomo.

Non gliene frega un cazzo.

Vuole per sé i sospiri di quella voce sottile trasfigurata dalle emozioni che gli suscita.

Il tepore soffice della sua pelle che sfiora appena la sua senza che lo abbia ancora neppure toccato davvero.

 

Lo vuole.

Lo vuole.

Lo vuole.

 

E non è così ipocrita da mentirsi: lo vuole in ogni senso.

In “quel” senso e in tutti gli altri che la mente intorpidita gli sta suggerendo frenetica mentre lui sta perdendo tempo a contemplare lo sgomento sul volto di Hema.

 

Una fitta dolorosa lo strappa brutalmente alle proprie, fugaci elucubrazioni, propagandosi spietata lungo la spina dorsale e torcendogli lo stomaco e l’inguine.

D’impulso stringe le mani che ancora indugiano intorno ai fianchi del ragazzo, e affonda il volto nel suo ventre.

Sospira e rilascia il fiato caldo, combattendo contro il proprio desiderio che lo artiglia spietato sempre più insistente.

Indugia.

Prende per sé un attimo di tempo mentre avverte che il controllo sta per sfuggirgli di mano e che, lo sa, non farà niente per trattenerlo.

Hema ha l’ennesimo sussulto e irrigidisce i muscoli, scombussolato dal bruciore del suo respiro.

Non sa se vuole fuggire a tutto quello o lasciarsi andare.

Ha paura.

Ancora.

Sempre di più.

Paura e desiderio.

Che lo tirano in due direzioni opposte e lo lacerano, facendo in pezzi ogni pensiero sensato che tenta di mettere insieme.

Daniel fa un gesto di diniego con il capo come a voler replicare a un proprio pensiero.

Così facendo struscia la guancia e la barba ispida graffia l’epidermide ipersensibile che sta artigliando.

Il ragazzo si contrae di nuovo e si lascia sfuggire un ansito sofferto.

Il respiro gli si sta spezzettando in gola per l’ansia.

Non ce la fa più.

Gli tremano anche le gambe.

Se non fosse per la presa ferrea di Daniel, sarebbe già crollato piegato in due.

 

Poi, di colpo, smette di pompare ossigeno.

Si dimentica come si fa.

Non ne ha più memoria.

Ha una vertigine che gli annebbia il cervello e la vista.

Non capisce che succede.

Se non quando comincia a sentir freddo, e caldo e di nuovo freddo in una successione rapida e inspiegabile.

Daniel ha fatto pressione con le mani sull’elastico dei pantaloni, spingendoli lento, ma inesorabile, verso terra.

Giù, lungo le cosce, fino ai piedi.

Hema si ritrova nudo, completamente, avvolto solo dalle braccia dell’uomo davanti a sé.

Ogni centimetro di pelle preme contro quella di lui.

Ogni fibra, cellula, terminazione nervosa, tutto è allertato, in fibrillazione sotto le mani che imperiose e pur gentili lo percorrono dal basso verso l’alto, accarezzandolo in gesti concentrici, delicati.

Si insinuano sicure tra le pieghe del suo corpo, esplorandolo e sfiorandolo, indugiando maliziose sui suoi glutei irrigiditi dallo stupore.

Le dita scivolano nel solco tra i due, lambiscono rapide la pelle sensibile e vanno più giù, tanto furtive che non sa se lo ha solo immaginato o se lo hanno davvero toccato là.

Un grumo di aspettativa gli si concentra furibondo tra lo stomaco e le ginocchia.

Vuole…

Non sa che cosa vuole in quell’istante incredibile.

E ogni sua capacità di capirlo si annienta quando quelle dita si concentrano inusitatamente tra i suoi testicoli gonfi, e contemporaneamente Daniel lascia scivolare la bocca sul suo membro.

Una scarica potente di adrenalina lo investe con tale intensità che sente la propria voce urlare senza averlo davvero voluto.

Si piega di scatto in avanti e punta le mani sulle spalle davanti a sé.

Daniel gli artiglia il sedere, impedendogli di sottrarsi.

Affonda il volto e inala a pieni polmoni.

Il ragazzo spalanca gli occhi senza riuscire a vedere alcunché davanti.

Lo sente.

Lì.

Che lo respira.

 

Che sta facendo?

 

Si domanda spiazzato.

Nessuno gli ha mai fatto una cosa simile.

L’imbarazzo e il caos gli distorcono la realtà.

Vorrebbe sottrarsi.

Ma è solo un impulso dettato da sovrastrutture mentali radicate.

Non lo vuole davvero.

Se ne rende conto un attimo dopo averlo avvertito.

Quello che desidera è sconvolgente e sconveniente.

-          Dan…iellll !!! –

-          Mmm, hai un così buon odore! – La labbra di Daniel sfiorano la pelle sensibile e il respiro che scaturisce da esse gliela riscalda, accelerandogli i battiti del cuore.

Non può averlo detto.

Averlo detto davvero!

Non può!

 

Eppure Daniel l’ha detto.

E lo pensa.

Quello che gli invade i polmoni è un profumo nuovo con un retrogusto conosciuto.

E’ il proprio bagnoschiuma alla vaniglia che ha usato per farsi la doccia e il “suo” odore.

Dolce, diverso da qualunque altro.

Non è delicato come quello di una donna.

No.

E’ qualcosa di diverso, ma non sa ancora definirlo.

Un mix che gli sta entrando lentamente sotto la pelle e gli piace.

Lascia uscire la lingua fra le labbra e lo sfiora cauto, d’un tratto preoccupato che quel gesto più intimo glielo sottragga dalle mani e lo spinga a fuggire.

Invece accade che le dita del ragazzo si stringono ancora di più sulle sue spalle, graffiandolo per la sensazione folle che gli ha provocato.

E insiste, meno prudente.

Lambisce di nuovo la punta imperlata e le gira intorno in piccoli cerchi.

Hema si contorce urlando qualcosa di intellegibile mentre stringe i denti.

Lui sorride e continua, chiudendo piano le labbra sul glande ipersensibile.

Sugge piano la carne morbida e dura al tempo stesso, assaggiando il suo sapore sconosciuto, appena salato, sconvolgente e inebriante come niente altro.

-          Oddio!!- Geme Hema, irrigidendosi e chiudendo gli occhi.

E’ così strano.

Così … invadente.

Fantastico.

 

Sbagliato.

 

Daniel affonda e lo avviluppa con un movimento unico, avvolge la lingua intorno alla punta, gliela stuzzica, spinge contro il piccolo, sensibilissimo taglio che la divide.

Il ragazzo geme forte e apre gli occhi di scatto rimanendo senza fiato.

Lui lo guarda e succhia più forte, euforico per le fiamme che gli scorge nelle iridi scure.

Lo sente che si agita sotto le sue mani, che lo stringono sempre più forti.

Lo percepisce mentre si tende, e cresce, e si irrigidisce per gestire il piacere che gli si sta irradiando violento in ogni terminazione nervosa.

Insiste imponendogli un ritmo suo, spingendoselo ancora più in fondo come a volerlo inglobare tutto in sé.

 

E vibra bruscamente, Hema.

Si inarca, lasciando le sue spalle e piegandosi all’indietro contro il freddo vetro.

Che lo fa sobbalzare ancora più.

Agita le mani, vorrebbe toccarlo, afferrargli la testa e obbligarlo al suo ritmo.

Ma non lo fa perché è troppo sconvolto.

Incredulo.

Così solleva le braccia e artiglia i propri capelli, fuori di sé, e respira pesantemente, singhiozzando, muovendo i fianchi contro la bocca famelica che lo sta divorando, offrendoglisi senza pudore, in cerca di un appagamento furioso che tarda ad arrivare.

 

- Dan... Daniel, io... -

Articola a fatica le parole, Hema.

Sta tremando da capo a piedi, sferzato da ondate sempre più insostenibili che gli soffocano il respiro.

È sul punto di non ritorno.

Lo sente distintamente mentre il centro del suo universo si è ormai concentrato in quell'unico, folle punto che gli sta mandando a fuoco il ventre.

 

La bocca di Daniel.

 

Che lo divora.

Lo ingloba.

Lo annienta.

E non lo lascia andare.

Non lo libera.

 

Accelera e poi rallenta quando intuisce che lo sta portando sull'orlo del precipizio, prolungando spietato la sua agonia.

Come fa?

Come diavolo fa a capirlo?

A sapere quando riportarlo indietro, facendolo impazzire d'insoddisfazione?

Come?

Urla, frustrato.

Stringe i denti e urla.

E Daniel in risposta gli dà il colpo di grazia, come obbedendo a un riflesso condizionato.

Succhia più forte, sempre di più, finché non lo avverte che gli si paralizza tra le mani, e gli esplode in bocca incontrollato.

 

Il cuore gli esulta nel petto d'eccitazione.

Un liquido caldo gli scorre lungo la gola mentre lo ingoia.

Non sa se gli piace.

Non gli importa.

Gli è sufficiente guardare in su il ragazzo esausto, il respiro spezzato, che si sta abbandonando lentamente senza forze, consapevole di essere lui l'artefice del suo sfinimento, per sentirsi soddisfatto, felice.

 

 

 

   
 
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