Capitolo
5
Daniel
chiude la porta con un
calcio e ve lo spinge contro.
Si
ridisegna su di lui, lasciando
le braccia a scudo tra la sua pelle calda e il freddo della superficie
in vetro
satinato, quasi volesse proteggerlo.
Gli
fa scivolare un ginocchio tra
le gambe e Hema lo accoglie come fosse la cosa più giusta.
Lo
asseconda istintivo,
concedendogli tutto lo spazio di cui ha bisogno.
Un
piacere soffuso, vellutato, gli
si insinua lentamente in qualche recesso del cervello, che all'istante
lo
irradia al suo bassoventre, facendolo rabbrividire.
S'accorge
di non aver mai provato
niente del genere.
Mai
in nessuna delle sue esperienze
si è ritrovato in balia di sensazioni così violente.
Così
cariche di sfumature
controverse, dolci e dolorose allo stesso tempo da rubargli istanti di
respiro
senza riaverli indietro.
Quello
che prova è un groviglio
lacerante di caldo e gelo che si rincorrono in rivoli sottili sulla
pelle.
La
scomposizione del suo corpo, ma
soprattutto della sua anima in numerose piccole parti, ognuna
amplificata e
dilatata dalle percezioni che gli giungono da così tante direzioni
diverse da
non capire più niente.
Dalla
bocca che lo sta violando
insistente eppure paziente e riverente, con un bacio che non aveva mai
immaginato tanto sensuale e languido neppure nei suoi sogni
più spinti.
Da
cui è completamente rapito e al
quale si offre con ansia sempre crescente.
Dalle
dita che scivolano sui suoi
fianchi, leggere e possessive, in piccoli movimenti circolari e che
sembrano
disegnare immaginifici cerchi.
Contro
le quali si spinge
assecondandole istintivo.
Dal
torace di Daniel che preme il
suo morbidamente e di cui sente ogni linea, piega, angolatura dei
muscoli.
Il
cui contatto ustionante incoraggia,
incapace di privarsene.
Dal
suo ventre che gli si modella
sullo stomaco come un calco di sé perfettamente combaciante.
Da
un'erezione che proprio non può
ignorare neppure nella sua completa inesperienza di ciò che sta
avvenendo.
La
sente.
Contro
il fianco.
Inequivocabile
e reale.
Sempre
più tangibile.
E
d'un tratto prende coscienza che
è lui a provocarla.
Che
è merito suo se si sta
manifestando con tale prepotenza.
E
il cuore gli esplode in un moto
di irragionevole orgoglio.
Non
avrebbe mai immaginato di poter
avere tanto potere su quell'uomo bellissimo da eccitarlo a quel modo.
Lui,
piccolo e insignificante mezzo
maori, senza fiducia in sé stesso.
Un
brivido gli corre lungo la
schiena, facendolo tremare brutalmente.
Il
ginocchio che Daniel ha
insinuato tra le sue gambe lo sta accarezzando, premendo dolcemente, e
a tratti
più insistente, risvegliando anche la sua di erezione.
Quasi
non se ne era accorto fino a
quel momento, perso com’è nel vortice che lo sta avviluppando.
Ma
adesso gli diventa impossibile
ignorarla.
La
continua stimolazione gli sta
tendendo la pelle in uno spasmo che si sta trasformando in una fitta
sottile e
dolorante.
La
sua sete diventa ingestibile.
Annaspa
a corto d'aria.
Istintivamente
spinge i fianchi
contro la coscia di Daniel, cercando e chiedendo un appagamento ignoto.
È
una richiesta che a quanto pare
il suo corpo conosce e che la sua mente si rifiuta di contemplare.
E
non sa chi seguire.
Può
fare una cosa alla volta, Hema.
Quando
tutto diventa complicato,
può gestire una sola cosa alla volta.
Invece
si ritrova a inseguire una
quantità di bisogni che vanno in direzioni diverse.
Il
bacio.
Le
carezze.
L'eccitazione.
Ognuna
che reclama attenzione per
sé.
Alimentazione
e appagamento.
Gli
sembra di diventare pazzo.
Di
non riuscire più a connettere il
corpo al cervello.
Sono
diventate due entità distinte
e autonome.
Scisse
dalla sua volontà.
O
la sua volontà è quella del suo
corpo?
Che
chiede.
Chiede.
Chiede.
E
pretende.
E
ha fame e sete.
E
desidera.
Violentemente
desidera.
Perdersi.
All'infinito.
Ma
non ha il tempo di rincorrere
questi pensieri che ne viene strappato via da altri bisogni.
Altre
esigenze più imperiose.
La
bocca di Daniel scivola di lato,
umida di saliva e scende giù lungo il mento, inseguendo la curva del
collo.
La
punta della lingua lecca e
assaggia la pelle che le scorre sotto, avida e ingolosita.
Hema
lo insegue con la mente mentre
non può fare a meno di chiudere gli occhi e deglutire l’emozione che
gli vibra
lungo la spina dorsale.
Piega
la testa di lato per
lasciargli spazio.
Trema
e sospira e rabbrividisce.
E
non sa fare niente se non
lasciarlo procedere da solo.
Percepisce
le sue labbra incedere
lungo la curva tra il collo e la spalla, i denti che si aprono e si
richiudono
sulla clavicola senza tuttavia morderlo davvero.
Un
pensiero incoerente gli
attraversa la testa: vorrebbe che lo facesse.
Non
sa perché.
Non
lo capisce.
Ma
gli piacerebbe.
Il
solo volerlo lo eccita.
Ma
di nuovo non ha tempo per
soffermarsi.
Daniel
ha cambiato ancora
obiettivo, volubile, imprevedibile.
Se
lo sente strusciare addosso
mentre gli si piega davanti, le mani che gli tengono i fianchi, e
tracciare una
scia umida di baci al centro del petto, fino giù.
Dove
sta andando non lo intuisce,
sempre più smarrito, finché non avverte la sua lingua che si tuffa
nelle pieghe
minuscole del proprio ombelico.
Un
grido prorompe incontrollato
dalla sua bocca e gli si contraggono tutti i muscoli dello stomaco per
l’inatteso spasmo di ebbrezza che lo frusta.
Daniel
serra le dita e lo tiene
fermo nell’attimo in cui la sua schiena si piega all’indietro.
E
affonda ancora di più, succhiando
quel pezzo di pelle inquieto che cerca di sfuggirgli.
Con
la lingua gira intorno al
piccolo confine che lo delinea, lo sfiora coi denti, lo sugge ancora,
gli regala
piccoli baci.
Lo
sente tremare per l’ennesima
volta, e la consapevolezza di aver trovato un nuovo punto sensibile gli
fa
accelerare ancor più i battiti del cuore.
Lo
riempie di gioia scoprirlo così
ricettivo.
Gli
sembra simile a una sottile corda
che si tende continuamente ogni volta che semplicemente lo sfiora.
Che
risponde puntuale a ogni suo stimolo.
Lo
esalta all’inverosimile sentire
il suono dei suoi sospiri che si prolungano insieme ai brividi che gli
increspano la pelle.
Vuole
sentirne altri e di più.
Lascia
scivolare le dita intorno al
bordo dei pantaloni del pigiama che gli cingono la vita in un gesto
lento,
inseguendo il profilo del tessuto morbido.
Tira
piano in basso cedendo un
piccolo spazio sufficiente perché la bocca scivoli in piccoli baci
sulla pelle
dell’anca.
Con
la lingua traccia sottili
sentieri intorno e irrimediabilmente lo sente fremere e contrarsi.
Scosta
ancora un poco la stoffa e
continua a seguire il sentiero che va da un’anca all’altra lungo il
ventre
irrequieto.
Con
il movimento struscia il mento
sulla sua erezione e di colpo Hema sobbalza come trafitto da mille
spilli
bollenti.
Indietreggia
istintivamente andando
a sbattere contro la porta alle sue spalle.
Daniel
lo trattiene altrettanto
istintivo e solleva la testa verso di lui senza mettere che pochi
millimetri
tra sé e il suo corpo.
Incontra
i suoi occhi confusi e
sgranati dalla sorpresa di quel che prova e che lo ha fatto sussultare.
Sembra
soprattutto sconvolto e in
un certo senso lo capisce: egli stesso lo è se si ferma a riflettere.
Ma
non vuole.
Non
in quel momento.
Niente
considerazioni.
Niente
analisi.
Nessun
ragionamento.
Ciò
che vuole, in quel momento, è
una cosa sola e non l’ha mai desiderata tanto.
Non
gli importa se non l’ha nemmeno
mai sognato prima di quel momento.
Se
quello è un uomo.
Se
“lui” è un uomo.
Non
gliene frega un cazzo.
Vuole
per sé i sospiri di quella
voce sottile trasfigurata dalle emozioni che gli suscita.
Il
tepore soffice della sua pelle
che sfiora appena la sua senza che lo abbia ancora neppure toccato
davvero.
Lo
vuole.
Lo
vuole.
Lo
vuole.
E
non è così ipocrita da mentirsi:
lo vuole in ogni senso.
In
“quel” senso e in tutti gli
altri che la mente intorpidita gli sta suggerendo frenetica mentre lui
sta
perdendo tempo a contemplare lo sgomento sul volto di Hema.
Una
fitta dolorosa lo strappa brutalmente
alle proprie, fugaci elucubrazioni, propagandosi spietata lungo la
spina
dorsale e torcendogli lo stomaco e l’inguine.
D’impulso
stringe le mani che
ancora indugiano intorno ai fianchi del ragazzo, e affonda il volto nel
suo
ventre.
Sospira
e rilascia il fiato caldo,
combattendo contro il proprio desiderio che lo artiglia spietato sempre
più
insistente.
Indugia.
Prende
per sé un attimo di tempo
mentre avverte che il controllo sta per sfuggirgli di mano e che, lo
sa, non
farà niente per trattenerlo.
Hema
ha l’ennesimo sussulto e
irrigidisce i muscoli, scombussolato dal bruciore del suo respiro.
Non
sa se vuole fuggire a tutto
quello o lasciarsi andare.
Ha
paura.
Ancora.
Sempre
di più.
Paura
e desiderio.
Che
lo tirano in due direzioni opposte
e lo lacerano, facendo in pezzi ogni pensiero sensato che tenta di
mettere
insieme.
Daniel
fa un gesto di diniego con
il capo come a voler replicare a un proprio pensiero.
Così
facendo struscia la guancia e
la barba ispida graffia l’epidermide ipersensibile che sta artigliando.
Il
ragazzo si contrae di nuovo e si
lascia sfuggire un ansito sofferto.
Il
respiro gli si sta spezzettando
in gola per l’ansia.
Non
ce la fa più.
Gli
tremano anche le gambe.
Se
non fosse per la presa ferrea di
Daniel, sarebbe già crollato piegato in due.
Poi,
di colpo, smette di pompare
ossigeno.
Si
dimentica come si fa.
Non
ne ha più memoria.
Ha
una vertigine che gli annebbia
il cervello e la vista.
Non
capisce che succede.
Se
non quando comincia a sentir
freddo, e caldo e di nuovo freddo in una successione rapida e
inspiegabile.
Daniel
ha fatto pressione con le
mani sull’elastico dei pantaloni, spingendoli lento, ma inesorabile,
verso terra.
Giù,
lungo le cosce, fino ai piedi.
Hema
si ritrova nudo,
completamente, avvolto solo dalle braccia dell’uomo davanti a sé.
Ogni
centimetro di pelle preme
contro quella di lui.
Ogni
fibra, cellula, terminazione
nervosa, tutto è allertato, in fibrillazione sotto le mani che
imperiose e pur
gentili lo percorrono dal basso verso l’alto, accarezzandolo in gesti
concentrici, delicati.
Si
insinuano sicure tra le pieghe
del suo corpo, esplorandolo e sfiorandolo, indugiando maliziose sui
suoi glutei
irrigiditi dallo stupore.
Le
dita scivolano nel solco tra i
due, lambiscono rapide la pelle sensibile e vanno più giù, tanto
furtive che
non sa se lo ha solo immaginato o se lo hanno davvero toccato là.
Un
grumo di aspettativa gli si
concentra furibondo tra lo stomaco e le ginocchia.
Vuole…
Non
sa che cosa vuole in
quell’istante incredibile.
E
ogni sua capacità di capirlo si
annienta quando quelle dita si concentrano inusitatamente tra i suoi
testicoli
gonfi, e contemporaneamente Daniel lascia scivolare la bocca sul suo
membro.
Una
scarica potente di adrenalina
lo investe con tale intensità che sente la propria voce urlare senza
averlo
davvero voluto.
Si
piega di scatto in avanti e
punta le mani sulle spalle davanti a sé.
Daniel
gli artiglia il sedere,
impedendogli di sottrarsi.
Affonda
il volto e inala a pieni
polmoni.
Il
ragazzo spalanca gli occhi senza
riuscire a vedere alcunché davanti.
Lo
sente.
Lì.
Che
lo respira.
Che
sta facendo?
Si
domanda spiazzato.
Nessuno
gli ha mai fatto una cosa
simile.
L’imbarazzo
e il caos gli
distorcono la realtà.
Vorrebbe
sottrarsi.
Ma
è solo un impulso dettato da
sovrastrutture mentali radicate.
Non
lo vuole davvero.
Se
ne rende conto un attimo dopo
averlo avvertito.
Quello
che desidera è sconvolgente
e sconveniente.
-
Dan…iellll
!!! –
-
Mmm,
hai un così buon odore! – La
labbra di Daniel sfiorano la pelle sensibile e il respiro che
scaturisce da
esse gliela riscalda, accelerandogli i battiti del cuore.
Non
può averlo detto.
Averlo
detto davvero!
Non
può!
Eppure
Daniel l’ha detto.
E
lo pensa.
Quello
che gli invade i polmoni è
un profumo nuovo con un retrogusto conosciuto.
E’
il proprio bagnoschiuma alla
vaniglia che ha usato per farsi la doccia e il “suo” odore.
Dolce,
diverso da qualunque altro.
Non
è delicato come quello di una
donna.
No.
E’
qualcosa di diverso, ma non sa
ancora definirlo.
Un
mix che gli sta entrando lentamente
sotto la pelle e gli piace.
Lascia
uscire la lingua fra le
labbra e lo sfiora cauto, d’un tratto preoccupato che quel gesto più
intimo
glielo sottragga dalle mani e lo spinga a fuggire.
Invece
accade che le dita del
ragazzo si stringono ancora di più sulle sue spalle, graffiandolo per
la
sensazione folle che gli ha provocato.
E
insiste, meno prudente.
Lambisce
di nuovo la punta
imperlata e le gira intorno in piccoli cerchi.
Hema
si contorce urlando qualcosa
di intellegibile mentre stringe i denti.
Lui
sorride e continua, chiudendo
piano le labbra sul glande ipersensibile.
Sugge
piano la carne morbida e dura
al tempo stesso, assaggiando il suo sapore sconosciuto, appena salato,
sconvolgente e inebriante come niente altro.
-
Oddio!!-
Geme Hema, irrigidendosi e
chiudendo gli occhi.
E’
così strano.
Così
… invadente.
Fantastico.
Sbagliato.
Daniel
affonda e lo avviluppa con
un movimento unico, avvolge la lingua intorno alla punta, gliela
stuzzica,
spinge contro il piccolo, sensibilissimo taglio che la divide.
Il
ragazzo geme forte e apre gli
occhi di scatto rimanendo senza fiato.
Lui
lo guarda e succhia più forte,
euforico per le fiamme che gli scorge nelle iridi scure.
Lo
sente che si agita sotto le sue
mani, che lo stringono sempre più forti.
Lo
percepisce mentre si tende, e
cresce, e si irrigidisce per gestire il piacere che gli si sta
irradiando
violento in ogni terminazione nervosa.
Insiste
imponendogli un ritmo suo,
spingendoselo ancora più in fondo come a volerlo inglobare tutto in sé.
E
vibra bruscamente, Hema.
Si
inarca, lasciando le sue spalle
e piegandosi all’indietro contro il freddo vetro.
Che
lo fa sobbalzare ancora più.
Agita
le mani, vorrebbe toccarlo,
afferrargli la testa e obbligarlo al suo ritmo.
Ma
non lo fa perché è troppo
sconvolto.
Incredulo.
Così
solleva le braccia e artiglia
i propri capelli, fuori di sé, e respira pesantemente, singhiozzando,
muovendo
i fianchi contro la bocca famelica che lo sta divorando, offrendoglisi
senza
pudore, in cerca di un appagamento furioso che tarda ad arrivare.
-
Dan... Daniel, io... -
Articola
a fatica le parole, Hema.
Sta
tremando da capo a piedi, sferzato da ondate sempre più
insostenibili che gli soffocano il respiro.
È
sul punto di non ritorno.
Lo
sente distintamente mentre il centro del suo universo si è
ormai concentrato in quell'unico, folle punto che gli sta mandando a
fuoco il
ventre.
La
bocca di Daniel.
Che
lo divora.
Lo
ingloba.
Lo
annienta.
E
non lo lascia andare.
Non
lo libera.
Accelera
e poi rallenta quando intuisce che lo sta portando
sull'orlo del precipizio, prolungando spietato la sua agonia.
Come
fa?
Come
diavolo fa a capirlo?
A
sapere quando riportarlo indietro, facendolo impazzire
d'insoddisfazione?
Come?
Urla,
frustrato.
Stringe
i denti e urla.
E
Daniel in risposta gli dà il colpo di grazia, come obbedendo a
un riflesso condizionato.
Succhia
più forte, sempre di più, finché non lo avverte che gli si
paralizza tra le mani, e gli esplode in bocca incontrollato.
Il
cuore gli esulta nel petto d'eccitazione.
Un
liquido caldo gli scorre lungo la gola mentre lo ingoia.
Non
sa se gli piace.
Non
gli importa.
Gli
è sufficiente guardare in su il ragazzo esausto, il respiro
spezzato, che si sta abbandonando lentamente senza forze, consapevole
di essere
lui l'artefice del suo sfinimento, per sentirsi soddisfatto, felice.