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Autore: Uptrand    02/10/2014    9 recensioni
Ambientato dopo "L'ultimo dei phantom."
E' una raccolta di tre brevi storie.
La prima storia vede Dasha Weaver e Isabella vedersela con un alleanza tra industriali e militari desiderosi di smantellare la Noveria Corps, sfruttando la sete di giustizia di uno spettro e il desiderio di vendetta, per gli amici morti, di una vecchia conoscenza.
La seconda storia si svolge alla Grissom e vede Steve Williams Shepard lottare per mantenere la pace nell'accademia e impedire che Isabella e i suoi cloni uccidano qualcuno.
La Terza storia vede Olivia Williasm Shepard che malgrado le sue intenzione di godersi una vacanza su Palaven verrà coinvolta in un intrigo in cui Turian e Volus si affronteranno in nome del denaro e della politica.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri, Jack, Miranda Lawson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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L’accademia Jon Grissom era una stazione spaziale della lunghezza di un chilometro, su di essa vivevano poco più di ottomila persone. Ospitava un corpo studentesco che andava dalla prima adolescenza all’età post-universitaria.
Il suo compito era raccogliere, istruire e servire studenti umani capaci di eccellere nella matematica, nella scienza e nelle arti liberali.
Al suo interno si svolgeva anche il progetto Ascension, creato dalla scuola con l’obiettivo di addestrare studenti biotici, integrandoli nel contempo nella società.
Nel 2216 si iscrissero a questo progetto anche Isabella con cognome Noveria, assieme a lei anche Alexya, Diana e Trish con cognome Weaver.
Nessuna della quattro aveva un cognome vero, ma la burocrazia lo esigeva così si dovette improvvisare.
Nonostante diverse incidenti erano ormai due anni che frequentavano l’accademia, il 2218 non si presentava come un anno diverso dai precedenti.
Vi era un’altra persona giunta alla Grissom insieme a loro, per garantire la sicurezza di tutti i presenti: Steve Williams Shepard, attuale responsabile della sicurezza.
 
Steve, in palestra, picchiava furioso il sacco da box che aveva davanti senza fare caso ai colpi che metteva a segno.
Aveva male allo stomaco tanto era nervoso, avrebbe voluto fare un'autentica scenata ma era il capo sicurezza dell'accademia Grissom e aveva un ruolo da interpretare.
Si sentiva un accessorio per i gatti, di quelli per permettere all'animale di farsi le unghie senza rovinare i mobili.
Solo che nel suo caso i gatti erano Isabella e i suoi cloni, lui la cosa su cui si “facevano le unghie”, trovando divertente attaccarlo con le loro spade.
Ma quello non era un problema, sapeva a cosa andava incontro accettando il lavoro e con una punta d'orgoglio era conscio di essere uno dei pochi a impegnare Isabella quando combatteva.
Dasha era stata chiara, durante il soggiorno di lei e delle ragazze alla Grissom non avrebbero dovuto uccidere nessuno solo perché avevano il piacere di farlo.
Tutte loro si erano attenute scrupolosamente a quello che era stato detto, ma quando combattevano con lui per divertirsi non si trattenevano sul resto, anche se i colpi di Isabella non erano mortali venivano lo stesso dati con potenza.
Più volte la giornata di lavoro era terminata con Steve costretto a farsi medicare in infermeria.
Oltre a quello doveva vedersela con Samir Totton, il secondo in comando del precedente capo della sicurezza. Aveva sperato di subentrare lui al suo predecessore ma l'arrivo di Steve aveva distrutto le sue speranze.
Inizialmente ostile aveva lo stesso obbedito agli ordini del suo nuovo capo. Soprattutto, dopo aver capito che rivestire il ruolo di comando lo avrebbe costretto a vedersela con quattro donne pazze. Da allora tra lui e Steve c'era una cordiale collaborazione ma niente di più, lui si occupava di tutto e Steve poteva dedicarsi, tranquillamente, a impedire che qualche studente venisse “affettato”.
C'era poi il resto dei suoi uomini, una ventina di soldati in tutto che Steve faceva allenare al limite, erano soldati che non si erano mai trovati in una situazione di pericolo.
Non erano cattivi elementi, ma neanche eccezionali e passare la loro carriera in una struttura come la Grissom li aveva inevitabilmente impigriti.
Questo non aveva contribuito a renderlo simpatico, forse non lo sarebbe stato lo stesso visto che non molto tempo fa, quando serviva ancora sulla fregata Normandy SR3, aveva picchiato un membro della sicurezza della Grissom per una battuta infelice su di lui.
Ora quel soldato era ai suoi ordini, non che gliene importasse fintanto che ubbidiva ma era sicuro che avesse parlato di lui nel peggior modo possibile.
Vi era poi Kelly Chambers, psicologa sulla Grissom con lo scopo di aiutare Isabella, Alexya, Trish e Diana a comportarsi in maniera più “civile”, trovando un modo per farle sfogare che non implicasse l'uso della spada.
Il che voleva dire che ogni tanto aveva una qualche idea che costringeva Steve a del lavoro extra. Le ultime in successione furono provare a insegnare a loro quattro la danza artistica, nella speranza che i nastri colorati avrebbero sostituito le spade. Una pessima idea, anche se lui dovette ammettere che vedere Isabella con una tuta aderente da ginnastica era “interessante”.
Separare le tre ragazze, mettendole in classi diverse, nella speranza che con più facilità avrebbero stretto amicizia con qualcuno. Gran brutta idea. I tre cloni non erano mai stati separati, quando capirono cosa ci si aspettava da loro fu una delle giornate peggiori di Steve.
Isabella non era iscritta come studente, non aveva chiaramente l'età per essere tale ma era segnata nel personale della Grissom come assistente ed era libera di fare quello che voleva. Il resto del personale non ne era esattamente contento, ma Jack con uno dei suoi discorsi aveva chiarito il concetto. Il primo che avesse provato a costringere Isabella a fare qualcosa avrebbe dato le “dimissioni” da questa vita.
Quello che però era intollerabile per Steve era il riso di tutti. Sapevano che lui balbettava, aveva provato a nasconderlo ma come sempre aveva fallito.
Era certo che gli ridessero da dietro le spalle, soprattutto gli studenti ogni volta che lo salutavano o gli parlavano per qualche motivo ma anche i suoi uomini.
Qualsiasi ruolo lui avesse o azione compisse lui si sentiva sempre nella parte del buffone.
L'unica cosa che invidiava a sua sorella Olivia era la capacità di avere il rispetto degli altri, non aveva mai capito come ci riusciva.
A volte provava il desidero di far sparire quel ghigno che gli pareva di scorgere sulle facce altrui prendendole a pugni e rompendo qualche osso. Quel pensiero gli si conficcava nel cervello come una scheggia e difficilmente lo scacciava ogni volta e... --Piacevole – pensò.
« Tutto bene? » Chiese una voce alle sue spalle
Lui si voltò sorpreso, non aveva sentito entrare nessuno in palestra. Davanti a lui stava Kelly Chambers. Una donna con una chioma rossiccia, che causa età aveva qualche segno di bianco. Era una psicologa, una vecchia amica di famiglia degna della massima fiducia, aveva un passato da operatore di Cerberus e il fatto di aver accompagnato l’allora comandante John Shepard in una missione suicida, avevano fatto si che venisse assegnata sulla Grissom per occuparsi a tempo pieno di Isabella e cloni.
« Si, grazie.»Rispose, voltandosi verso il sacco e cercando di tornare ai suoi pensieri.
« A me non sembra. »
Steve sospirò rimanendo fermo davanti al sacco. « Dimmi!» disse con tono seccato.
« Stai bene? »
« Si! »
« Sai che c'è una differenza tra stare bene e stare bene sul serio? »
« Quindi? »
« Sei contento di quello che fai? »
« Faccio il mio dovere, svolgo l'impegno che ho accettato. Sono soddisfatto. »
« Si è sempre capito quando sei seccato, sono le uniche occasioni nelle quali ti imponi. Jack mi ha chiesto di aiutarti se c'è qualcosa che non va, avevo lo stesso intenzioni di parlarti anche se non mi diceva niente. Magari potresti passare da me in ufficio, potremo parlare anche del tuo problema e potrei darti una mano. »
Com'era sicura lei lo vide irrigidirsi a quelle parole.
Steve evitò di girarsi, era furioso, sapeva che se si fosse voltato forse non si sarebbe controllato e qualsiasi cosa avesse detto o fatto i suoi l'avrebbero saputo. – Dio! Come sarebbe piacevole esplodere ogni tanto.-- pensò
« No. » Rispose invece e senza guardarla salutò, andandosene.
Lei gli gridò ancora qualcosa, ma era troppo concentrato sulla propria rabbia per capire cosa dicesse.
Il mattino dopo, nuovamente al lavoro dopo aver terminato con la solita routine, Steve ascoltava Kelly esporre a Isabella, Alexya, Trish e Diana cosa avrebbe voluto che facessero.
Non sapeva come ma stranamente stava cominciando a distinguere le ragazze, tecnicamente erano cloni della medesima persona. Avevano lo stesso volto, si vestivano e si conciavano allo stesso modo eppure lui stava cominciando a notare delle lievissime differenze tra loro.
Come sempre in questi casi lui indossava l'armatura da paladino, era uno specialista con quella da distruttore ma era inadatta in un ambiente come la Grissom dove le granate avrebbero colpito chiunque nei paraggi.
Il paladino, invece, con lo scudo permetteva una buona difesa e i suoi attacchi congelati erano ideali per colpire il singolo nemico, evitando un eventuale massa di civili che si dava alla fuga.
Isabella, come sempre, aveva con se le sue immancabili spade. Le ragazze avevano invece accettato una custodia di legno che portavano a tracolla e sui cui era inciso il loro nome, all'interno era custodita una lama.
Nonostante questo accorgimento le rendesse meno minacciose, non avevano ancora stretto nessun tipo di legame con nessun altro studente della Grissom. Parlavano a mala pena, causa diversi problemi mentali dovuti ai residui del programma phantom che aveva in testa.
Questo le rendeva ancor a più simili a Isabella, il cui programma invece non era mai stato installato del tutto. L’Alleanza la liberò da ragazza, quando solo parte di esso era stato installato.
Sapeva che Isabella era diventata da subito il sogno proibito di quell'esercito di adolescenti e ragazzini dagli ormoni scatenati che erano gli studenti dell'accademia. Una bellezza dai lunghi capelli biondi, cristallini occhi azzurri e un corpo da modella non si vedeva tutti i giorni.
Osservando le ragazze poté dire che erano sulla buona strada, erano i cloni dopotutto, normalmente avrebbero dovuto essere circondate da un esercito di spasimanti, invece gli unici maschi che si avvicinavano a loro erano Henry e Willimas Coats.
Una coppia di gemelli, geni, figli di Miranda Lawson e Marty Coats, rispettivamente maggiore e colonnello nell'Alleanza. Miranda era anche a capo del progetto per studiare l'eezo 19 delle ragazze, nessun dubbio che fosse la persona adatta avendo diretto del progetto Lazzarus ed essendo una delle leggende viventi della Normandy SR2.
Una gran bella donna dai capelli neri, su cui il passare degli anni non sembrava aver avuto ancora effetto.
Mentre l'unica amica che sembravano essersi fatte le ragazze Weaver era Taiga, figlia di Jack e Vega, anche lei sull'accademia.
Le altre ragazze davano l'impressione di tenerle volontariamente a distanza. Lui non sapeva il perché, immaginava centrasse con qualche possibile gelosia e col fatto che loro tre non avevano ancora molto chiaro su come approcciarsi a una persona. – Se è per quello, neanche io ho mai capito con sicurezza qual è il modo giusto – rifletté lui
« Cucinare. » Annunciò Kelly a un tratto, tutti la guardarono come se fosse pazza.
« Cucinare un piatto è un'esperienza molto rilassante, sono sicura che piacerà a tutte e quattro. » Nessuna era convinta della cosa e Steve con loro.
Poi Kelly aggiunse, rivolgendosi a Isabella « Se cucinassi una buona torta a Dasha piacerebbe, sono sicuro che ti farebbe dei complimenti. »
Steve ringraziò di avere il casco, poteva sorridere tranquillamente davanti a quell'idea senza che gli altri se ne accorgessero e ammirò Kelly per la sua astuzia, era riuscita a sfruttare a suo vantaggio l'unica debolezza di Isabella.
Lui la vide arrossire, poi voltarsi e coprirsi la faccia con le mani mentre muoveva la testa facendo dondolare la bionda coda di cavallo – Cosa sta immaginando? È solo una torta!-- si domandò guardandola.
Il pericoloso phantom gli ricordò un cane che scodinzola all'idea di essere portato a passeggio.
Dovette lottare con se stesso per evitare di mettersi a ridere.
Quando furono nella stanza adibita a cucina per l'occasione, i cuochi avrebbero avuto da ridere se avessero invaso le cucine dell’accademia, trovarono un IV che avrebbe spiegato i vari passaggi mentre cucinavano. Un cuoco vero sarebbe stato senz'altro meglio, ma avrebbe anche potuto essere ferito se Isabella e le ragazze trovavano la sue presenza fastidiosa.
Cosi mentre le quattro biotiche ascoltavano la IV, che forniva le istruzioni su come fare una torta di mele, Steve e Kelly stavano in disparte lasciandole fare. Il vero motivo non era di certo che imperassero a cucinare, ma trovare qualcosa di loro gradimento che potesse anche essere un hobby e magari un modo per avvicinarsi agli altri.
Solo dopo che si furono messe all'opera Steve notò una cosa strana. Isabella si muoveva con difficoltà in mezzo alla cucina, le sue spade sbattevano ovunque intralciando anche le altre cuoche. Voltandosi verso Kelly vide che sorrideva, lui fu veramente colpito dalla geniale e semplice idea che la donna aveva avuto. Isabella avrebbe dovuto per forza di cose staccarsi dalle sue spade se voleva continuare, gli sguardi di disappunto delle ragazze erano un messaggio chiaro e silenzioso che non poteva non recepire.
Se Kelly in qualche modo, riusciva anche solo per un breve periodo a far sì che Isabella si separasse di propria volontà dalle sue spade, forse sarebbe veramente riuscita a farle controllare la propria voglia di combattere e uccidere.
Mezz'ora dopo, Isabella posò le spade su un bancone e tornò alla sua opera, la sua seconda torta la prima non era riuscita molto bene.
Un'ora dopo il phantom senza spade stava ancora ritentando, cucinare non era proprio il suo punto forte anche se le mele venivano affettate in maniera incredibilmente veloce.
Le ragazze, invece, ritenendosi soddisfatte avevano interrotto la loro esperienza di cucina e se ne erano andate per dedicarsi ad altro. Steve sperò niente di pericoloso...per gli altri.
Isabella tenacemente continuava.
Alla fine si fece tardi,  venne ora di cena, le luci calarono in tutta la stazione simulando l’inizio della sera.
*****
Era sera tardi, Steve camminava per i corridoi con indosso solo la divisa. Isabella e compagnia erano andate a dormire, poteva fare a meno dell'armatura da paladino.
Diretto al refettorio, sentiva il bisogno di mettere qualcosa nello stomaco. Aveva cenato ma si sentiva nervoso e per qualche motivo il suo corpo chiedeva altro cibo, come se mangiare lo aiutasse.
Passò davanti alla cucina dove oggi pomeriggio aveva visto Isabella cimentarsi come cuoca, era buia e silenziosa. Il suo stomaco, era sicuro venisse da li, gli fece venire un'idea.
Vi entrò e accese le luci, in attesa di essere buttate via su uno scaffale stavano le torte fallite della giornata. Prese quella che gli sembrava fosse stata fatta per ultima e recuperando una sedia si mise seduto a mangiarla.
L'aspetto non era invitante, ma era commestibile e aveva mangiato cose peggiori. Al corso reclute dell'Alleanza i soldati erano obbligati a mangiare gli avanzi del giorno prima, per imparare a vincere la repulsione di mangiare quella che potrebbe essere una disgustosa ma preziosa fonte di cibo in caso di necessità.
Terminò la torta abbastanza in fretta, era per quattro persone, ma si sentiva esattamente come prima, pareva che niente riempisse il suo stomaco. Sospirò. Sapeva cos'era, gli era già capitato, solo nervosismo. --Spezzare qualche collo – la frase era stata formulata dal suo cervello non da lui, ma continuò a rimuginarci sopra.
---Secondo Kelly, cucinare rilascia-- pensò guardano i fornelli, sbuffò rumorosamente e anche se non ne aveva voglia si mise a preparare una torta di mele, c'erano ancora tutti gli ingredienti.
Non sapeva nemmeno lui cosa stava facendo, cucinare gli piaceva e nessuno si era mai lamentato di quelle poche volte che aveva preparato qualcosa, non aveva nessuna voglia di fare quello che stava facendo, ma non riusciva neanche a smettere. Era solo contento che non ci fosse nessuno in giro.
Stava impastando quando vide qualcuno sulla soglia. « Isabella. » disse salutando l'intrusa imprevista.
Lei come sempre non rispose, ma inclinò la testa lanciandogli una strana occhiata.
Lui non era esattamente contento della situazione, non gli pareva avesse voglia di combattere ma essere disarmato in sua presenza non gli piaceva.
Lei si avvicinò, guardando il vassoio vuoto e sporco che aveva portato la torta mangiata da Steve.
« Ho mangiato una delle tue torte, ne sto facendo un'altra. »
Il phantom prese una sedia e ci si sedette all'incontrario e lo fissò, mettendosi proprio a ridosso del mobile che stava usando per impastare.
Lui non disse niente, ma continuò nel proprio lavoro quasi dimenticandosi del resto. Fece una smorfia quando dovette pelare le mele, era qualcosa che non gli era riuscita bene. Decise di tentare la sorte.
« Me le peleresti, per cortesia. » disse porgendo a Isabella quattro mele e un coltello. Gliele mise davanti, lei non si mosse, lui si voltò per prendere la tortiera da mettere nel forno e sorrise quando sentì un secco “TOC”, ma non udì altro.
Quando, presa la tortiera, guardò di nuovo verso di lei le quattro mele erano state perfettamente pelate e tagliate a spicchi, rimase interdetto ma non ci pensò troppo. Era inutile frasi certe domande quando si trattava di Isabella.
Preparò il tutto e mise la torta in un forno, ma non in uno di quelli moderni che l'avrebbero cotta in pochi minuti. Ne usò uno tradizionale, in cucina per certe cose serve tempo le aveva detto più volte da piccolo sua madre.
Come allora lui si accoccolò davanti al forno in funzione, incrociando le gambe. Erano avanzati alcuni spicchi e se li era messi in una ciotola per mangiarli.
Isabella si mise accanto a lui, a fissare la torta che coceva.
Ecco una situazione insolita. – prese uno spicchio e lo addentò, porgendo la ciotola ad Isabella che ne prese alcuni.
Lui ne prese un altro e fece per morderlo, ma si fermò quando gli sembrò che brillasse di una luce bluastra.
Una mela biotica?— guardò Isabella e tirò un morso allo spicchio, tranne la luce non aveva niente di differente.
Ma dopo dieci minuti dovette controllarsi nel vedere la torta nel forno brillare di luce bluastra e levitare oltre che lievitare. Fortunatamente anche la tortiera venne sollevata insieme all'impasto.
Anche Isabella accanto a lui si mosse sorpresa a quella vista.
Lui aspettò fino alla fine, curioso di vedere cosa avrebbe ottenuto, si chiese se anche Isabella era altrettanto curiosa, poi il bagliore bluastro sparì e la torta ritornò immobile sulla griglia del forno.
Alla fine fu pronta, all'apparenza era una torta come un'altra.
Lui tagliò una fetta per ciascuno, facendo attenzione a dare a Isabella la prima, più volte sua madre l'aveva reguardito sul modo di comportarsi con gli ospiti.
Stava per mangiarla quando si chiese se questa torta biotica era salutare. Eezo di norma era tossico, eezo 19 che possedeva Isabella lo era innumerevoli volte in più però era impossibile che fosse finito nella torta, al massimo poteva trattarsi solo di energia biotica anche se non capiva il perché e il come si fosse manifestata non essendoci eezo.
« Al diavolo!» disse rispondendo a se stesso e diede un morso. Si era stancato di porsi domande.
Gli piaceva, si poteva far meglio ma era buona. Pensò che doveva piacere anche a Isabella a giudicare da come la mangiava.
Trovò che in fondo non era neanche male come compagnia, aveva potuto far tutto senza sentire nessuna fastidiosa opinione su come avrebbe dovuto fare. Se lui non le chiedeva, perché gli altri gli dicevano le loro opinioni non richieste? Era una delle cose che trovava più fastidiosa.
C’era silenzio mentre mangiavano, trovò quella quiete veramente riposante.
Sorprendente, incontrollabile, incontenibile e clamoroso un rutto uscì da Steve, lui si sentì improvvisamente bene come se lo stomaco fosse tornato a posto.
Guardò Isabella. Lei lo fissava immobile dall'altro lato del tavolo, poi incominciò a ridere. Portandosi però una mano alle tempie, per sopportare meglio le fitte di dolore che il programma phantom le provocava come punizione per quel comportamento umano.
Lui era ancora più stupito, l'aveva vista sorridere, forse accennare una risata, ma mai l'aveva vista ridere di gusto, tenendo una mano sulla pancia e con le lacrime agli occhi. Steve si unì a lei. Andarono avanti per almeno dieci minuti, prima di riuscire a ricomporsi.
Alla fine, come se fosse un gatto, Isabella si stiracchiò e se ne andò.
Lui guardò l'ora, si era fatto tardi. Si alzò per andare a dormire, domani aveva un altro giorno di lavoro, ma al momento non gli sembrava un problema.
Il giorno dopo Kelly volle ripetere l'esperienza e lui ne approfittò per dire cosa era successo ieri sera. Lei ne fu entusiasta, lui non capì il perché ma volle sapere riguardo alla torta.
« Non c'è pericolo, si tratta solo di energia residua. Può capitare se il biotico è potente. » Spiegò lei.
Una delle spade di Isabella, appoggiata da lei in cucina per muoversi meglio mentre era intenta a impastare, cadde a terra.
Kelly senza pensarci la raccolse prima che Steve gridasse « Non farlo! »
Arrivò con l'omni-scudo in tempo per bloccare il coltello da cucina, Isabella, sguardo glaciale in volto, lo teneva per il manico facendolo brillare di luce biotica e premendolo con forza.
Il coltello si ruppe e Steve gridò a Kelly « Mettila giù! Subito!»
Rimise la spada a fianco dell'altra e seguendo le indicazione di Steve indietreggiarono, senza mai dare le spalle a Isabella, permettendole di riprendersi le sue spade. Sperando che bastasse.
Lei ne sfoderò una, il potere biotico fece brillare la lama affilata.
« Scappa e avvisa di isolare il settore.» Ordinò lui a Kelly
« Cosa? »
« Sbrigati! » Urlò, lei corse via.
« Guadagniamoci la paga. » Mormorò guardando davanti a se.
Isabella gli stava sorridendo, un sorriso feroce. Lui gli corse addosso, lei gli scattò contro. Spada e scudo si scontrarono.
Venti minuti dopo era tutto finito, Steve ordinò di terminare l'isolamento. Quando le porte corazzate si aprirono, Jack e Miranda furono le prime ad entrare seguite da Kelly, pallida in volto e da una squadra di soccorso.
« Sei intero Steve? » Chiese Jack, sia lei che Miranda erano visibilmente preoccupate, anche se non ne avevano motivo si sentivano responsabili per Steve.
« Si, Kelly ha fatto infuriare Isabella e quando ha estratto la spada, si è ricordata di quanto gli piace fare quello che fa. »
« Ma stai bene? » Domandò Miranda, convinta dal contrario. L'armatura era ammaccata in più punti, in altri era tagliata e profonde crepe percorrevano il casco.
« Niente che non mi sia già successo. Ho solo bisogno di una visita in infermeria. »
Kelly lo abbracciò « È stata solo colpa mia Steve, mi dispiace. Ho avuto veramente paura. » gli disse con tono supplichevole.
« Ora dov'è? » Chiese Jack
« Una volta che si è sfogata e tornata in cucina. Con le ci sono anche le ragazze, fortunatamente hanno deciso di non partecipare. »
« Quella stronza di Dasha, questa volta dovrà sborsare come si deve se vuole ripagare i danni della sua Isabella. » Commentò Jack guardandosi in giro.
Arrivarono al locale, aveva riportato pochi danni essendosi lo scontro spostato subito all'esterno.
Isabella era china davanti allo stesso forno che avevano usato ieri sera.
Lo aprì e ne tirò fuori una torta, le ragazze come delle bambine qualsiasi guardarono il dolce con evidente voglia, lei ne tagliò una fetta per ciascuna e con sorpresa una per lui.
La prese come se nulla fosse, come se non avesse appena finito di combattere contro di lei.
Isabella non aveva cercato seriamente di ucciderlo, al massimo di ferirlo e se lui si risentiva quando solo sospettava che la gente sparlasse di lui essere preso a botte non lo urtava particolarmente.
Era un soldato, che la gente cercasse di ucciderlo o prenderlo a botte era normale lavoro per come la pensava.
Lui morse la fetta « Buona! » Dichiarò in totale sincerità, la torta era migliore delle precedenti.
Per il resto della giornata il resto delle attività di Isabella e delle ragazze fu rimandata anche la sessione di studio sui loro poteri, preferivano aspettare che lei si calmasse ed essere sicuri che Steve stesse bene.
 *****
Due giorni dopo la suddetta sessione aveva luogo, Alexya , Trish e Diana ubbidivano a quello che gli veniva chiesto, sotto lo sguardo attento di Isabella. Inavvicinabile per chiunque degli scienziati della squadra del Consiglio con a capo Miranda, scelta per le sue molteplici doti e per l'idea che un semplice intellettuale non sarebbe bastato.
Ma anche guardate da Jessie Taylor, figlia di Jacob Taylor e Bryan Cole. Una ricercatrice umana di colore, come entrambi i suoi genitori. Aveva occhi e capelli di un marrone chiaro, portava i primi sciolti e lunghi fino alle spalle.
Steve la conosceva ma lui per primo non sapeva come definirla, la vedeva di rado e non la sentiva mai, sempre immersa nel lavoro. Aveva preso l'intelligenza della madre e l'intraprendenza dal padre, viveva in un mondo fatto di calcoli e probabilità. Ripeteva che odiava il fattore umano, perché era l'unico che non poteva calcolare o prevedere.
Ancora meno sopportava che i suoi esperimenti fossero condizionati dal comportamento di tre adolescenti e da quelli di un'adulta pazza.
Per questo giorni prima aveva scritto una lettera, lamentandosi della scarsa cooperazione che i soggetti dimostravano nonostante l'accordo con Dasha Weaver che il Consiglio aveva stretto, in cambio di una mite punizione per l'esercito privato che lei aveva assemblato per invadere Omega.
Con sua soddisfazione in risposta alla sua lettera, qualche giorno dopo vide arrivare Britius Scridus, uno s.p.e.t.t.r.o. turian. del Consiglio.
Britius sembrava rispecchiare il modello del soldato perfetto, imposto dalla società militarista della Gerarchia Turian.
Con lui erano in quattro in riunione nell'ufficiò della direttrice Jack, oltre la direttrice c'erano anche Miranda e Jessie.
Nel 2218 a gestire questo istituto, come da più di un decennio, era “Jack” una donna dai modi sbrigativi, tatuaggi dalla testa a i piedi, capelli a spazzola, biotica estremamente potente, una ex criminale dalla vita difficile ma non veramente cattiva, l’incontro con John Shepard l’aveva cambiata
« Non c'è modo di ottenere una maggior cooperazione? O velocizzare gli esperimenti? » Chiese il turian.
« Perché? » - rispose Miranda - « Il progetto in corso sotto il ghiacciaio di Barbin, su Noveria, dovrebbe già avere tutti i dati necessari. »
« A Barbin si occupano solo di una cosa. Sull'eezo 19 si sa ancora poco, credevo che il gruppo di ricerca qui alla Grissom avesse lo scopo di indagare su tutte le sue proprietà. » Obiettò il turian
« Infatti! » Rispose in tono saccente Jessie
« Ragazzina, meglio se taci. » - La ammonì Jack e rivolgendosi al turian « No, non possiamo fare niente, mi spiace, sono delle adolescenti, cosa vi aspettate che facciano? Sono state indottrinate e sotto il controllo di una folle asari per oltre un decennio, sono libere da solo un paio d’anni e lo stato mentale è appena accettabile, non sapevano fare niente tranne quello che l'indottrinamento da phantom ha loro insegnato. Forse voi non lo capite perché nessuno vi ha mai tenuto prigionieri, ma un paio d’anni di libertà su tutta una vita sono niente. Hanno scoperto cose come il gioco o i dolci solo dopo che sono state salvate...non le tratterò come cavie da laboratorio.» Disse, mentre una minacciosa luce bluastra la avvolgeva.
« Capisco. » Commentò il turian, in tono seccato.
« Beh...ma non è esatto. » Disse Jessie.
« Cosa vuole dire? » Chiese il Britius.
« Jessie. » Solo il tono con cui la direttrice dell’accademia pronunciò il suo nome, era un avvertimento da non sottovalutare.
« Mah è vero. » - proseguì la scienziata - « Per conoscere meglio le capacità dell'eezo 19 bisogna spingerlo al limite, se usassimo una dose concentrata di sabbia rossa lo spingeremo al massimo o potremo esportare dei nuclei di eezo dai loro corpi o da Isabella, il suo eezo è già stato convertito nel suo isotopo da molto più tempo, la potenza è maggiore. »
« Ma sei pazza! » Urlò Jack,
« È una follia! » Gridò Miranda.
Jessie sbraitò a sua volta « Perché? Eezo 19 è una nuova frontiera, fino a pochi anni fa gli unici campioni era poche particelle, ora abbiamo dei noduli interi, con le giuste applicazioni si potrebbero rivoluzionare i campi FTL, l'energia, gli effetti dell'eezo sui corpi e molti altri settori. Non vale forse la pena di correre qualche rischio? Scusate ma ritengo che la Grissom non sia il posto adatto per condurre questi esperimenti, io e gli altri del team siamo qui per fare esperimenti non da babysitter o occuparci di ragazzine viziate...e non vogliatemene a male ma non sono neanche veramente persone, sono cloni! Non sono neanche tutelate dalla legge e la loro identità è fittizia, sono stati creati per essere studiati! »
« Davvero! Anche la mia origine non è del tutto naturale, cosa ne pensi di me Jessie? » Chiese Miranda.
« Tu sei diversa. » Rispose lei imbarazzata, conosceva la storia della Lawson e ora si sentiva a disagio.
« Ora basta! » - Strillò Jack - « Questa è la mia accademia, Consiglio e s.p.e.t.t.r.i. possono prendersi le loro lamentele e ficcarsele nel culo, magari anche a vicenda se la cosa piace. Non permetterò che si conducano esperimenti in stile Cerberus, fino a quando sarò io a comandare alla Grissom. »
Jessie abbassò la testa e in silenzio, Britius rimase impassibile ma sostenne lo sguardo di Jack e uscì senza proferire parola.
« Bene, mi auguro che questa faccenda sia chiusa. » Disse Miranda, Jack le rivolse un cenno d'approvazione.

Nota Autore: Vorrei sapere che ne pensate della situazione, direi, abbastanza anomala che vede coinvolti Steve e Isabella. Basta anche solo un messaggio privato, non mi serve una recensione. Grazie.

 
   
 
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