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Autore: Erule    02/10/2014    3 recensioni
- Guardami bene, Stiles. Ti sembro uno che ha voglia di scherzare? - disse Scott facendo un movimento circolare con il dito di fronte al proprio viso, con gli occhi assottigliati.
Stiles deglutì.
- Non direi, amico. -
- Bene. - replicò Scott, flettendo il busto in avanti. - L’ultima fetta di pizza è mia! -
Scott si sporse per afferrarla, ma Stiles si buttò sul tavolo nello stesso momento, con il risultato di ritrovarsi entrambi con le teste che dolevano. Melissa scese le scale con un cesto di panni sporchi fra le mani e scosse la testa, senza nemmeno parlare. Ormai aveva capito che con quei due era completamente inutile. Stiles prese la fetta di pizza e la tagliò a metà, porgendone un pezzo a Scott.
- Offerta di pace. Prendere o lasciare. - disse.
Scott alzò un sopracciglio, poi scrollò le spalle ed accettò.
- Giuro che la prossima volta comprerò una pizza più grande. -
- Lo dici ogni volta. Il problema è che non ci ricordiamo mai se prendiamo quella extra large o quella extra extra large. -
- Questa era decisamente una medium, comunque. - fece Scott, sparecchiando la tavola.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
Ultraviolence

 
<< Non sono qui solo per questo, né tantomeno per chiederti dei consigli amorosi. Vorrei solo chiederti se possiamo fidarci davvero di te. >>
<< Potete farlo. Vi voglio bene come se foste la mia famiglia. Non farei mai niente che possa nuocervi. Lo giuro su ciò che mi è più caro al mondo. >>
<< Grazie. Era importante per me sentirtelo dire. >>
 
Scott stava seduto sugli scalini della scuola, lo zaino posato al suo fianco. Si passò una mano nei capelli, scompigliandoli. Erano due giorni che non vedeva Paige. Avrebbero dovuto avere lezione solo oggi, ma probabilmente lei aveva avuto la bella idea di non presentarsi. Ed aveva fatto bene. Vederla gli avrebbe solo procurato maggiore dolore. Tuttavia, con la scuola deserta e senza il vociare alto degli studenti, lui aveva sentito il bisogno di rimanere in un posto che gliela ricordava. Gli era tornato in mente uno dei loro ultimi dialoghi. Stava cercando di capire dov’era la falla del sistema, dov’era la spaccatura in cui potesse infilarsi per risolvere quel rompicapo. Sua madre diceva che lei era innocente, ma era difficile capire quando l’avesse detto davvero, anche se non apertamente. Lui, di più caro al mondo, aveva Allison. Allison, Stiles, sua madre. Ma lei? Paige, che non aveva niente ed era nata dal niente, che cos’aveva?
 
<< Scott, ti prego, non l’ho fatto per nuocervi. L’ho fatto per aiutarvi, perché era la cosa giusta da fare. Io vi voglio bene. >>
 
Si portò le mani alla testa.
Vi voglio bene come se foste la mia famiglia.
Io vi voglio bene.
Come poteva avergli mentito? Come poteva avergli detto una cosa del genere, dopo averli traditi? Voleva crederle, davvero, ma aveva bisogno di prove, di parole che gli facessero capire che lei era innocente. Forse aveva creduto che Kate fosse una brava persona. Ah, sì? E come spiegava tutto quello che stava architettando con Peter? Una persona intelligente come lei che si faceva ingannare in quel modo. Perché diamine era dovuto capitare proprio a loro? Perché di nuovo? Si era fidato di lei. Ogni volta sbagliava, ogni volta era peggio della precedente. Voleva fare solo qualcosa di buono. Voleva solo… Voleva solo… salvarli tutti. Si alzò di scatto, sfilò il cellulare dalla tasca e scrisse il messaggio.
 
Paige stava seduta contro il muro, le mani che le coprivano il volto. La porta d’acciaio di fronte a lei era chiusa a chiave. La stanza era completamente al buio. Le pareti erano fatte di mattoni. Era due giorni che stava chiusa lì dentro, quindi aveva potuto contarli uno ad uno, sfiorando ogni crepa nel muro, ogni segno, ogni rientranza. Era nervosa e spaventata, quindi questo le stava facendo aumentare il prurito alla pelle e di conseguenza lei continuava a grattarsi. La malattia stava peggiorando. Quello era solo un sintomo.
La porta si aprì con un colpo secco. Lei non si mosse. Sentì i passi leggeri e felpati avvicinarsi. Qualcuno si abbassò alla sua altezza, probabilmente facendo leva sugli avampiedi, i gomiti poggiati sulle ginocchia ed un ghigno malvagio ad illuminargli il viso. Le sfiorò le dita, ma lei rafforzò la presa contro la faccia. Così, la mano si fece più forte e le tolse le dita dal volto. Si ritrovò a guardare quell’espressione ormai familiare che tanto odiava. Non credeva che sarebbe mai arrivata ad odiare qualcuno, ma lo fece.
<< Guardami. >> disse la voce, maschile e roca. Paige non alzò lo sguardo. << Guardami, Paige. >>
Paige deglutì, ma continuò a non obbedire. L’uomo di fronte a sé le prese il mento fra due dite e lo portò alla sua altezza, graffiandole la pelle per la resistenza. Paige sentì il labbro inferiore tremarle e le gambe ferme, di ghiaccio. E non di ghiaccio in senso lato, ma proprio di ghiaccio. Lì dentro faceva un freddo cane e la malattia non faceva altro che farle ancora più male.
<< Peter. >> mormorò con disprezzo.
Peter alzò un angolo della bocca in un sorriso.
<< Sempre io. >>
<< Cosa vuoi ancora? >>
<< Niente. È questo il bello. Non voglio assolutamente niente. >>
Paige gli mostrò i polsi, rossi e graffiati.
<< Ma davvero? >> chiese ironica.
<< Ti ho torturata solo per sapere che cosa sei andata a raccontare a mio nipote. Non l’ho voluto io, credimi. E poi, non ti ho fatto neanche tanto male, mi sembra. >>
<< Ah, no? Scagliarmi contro il muro ripetutamente e graffiarmi con quelle tue schifose unghie da licantropo lo chiami Non ti ho fatto neanche tanto male? >> domandò, sarcastica.
Peter la spinse con la testa contro il muro. Paige emise un urlo strozzato.
<< Senti signorina, ti conviene smettere di rispondermi in quel modo o ti prometto che sarò molto meno gentile. >>
<< Se vuoi uccidermi, fallo. >> disse, a denti stretti.
Peter rise.
<< Ma io non voglio ucciderti, Paige. Io voglio solo torturarti per tutto il fastidio che mi hai provocato. >>
Paige sentì pizzicarle gli occhi.
<< Questa è violenza gratuita. Io non ti ho mai fatto niente. >>
<< No, ti sbagli. Tu hai avvertito Derek. Questo è fare qualcosa. >> rispose. Poi la guardò bene in faccia, con la luce dietro le spalle che gli faceva da faro. << Perché sei così rossa? >> chiese, quasi preoccupato.
Paige stette per chiudere gli occhi.
<< Sto soffocando. Mi manca l’aria. >>
<< No, non puoi morire adesso. Non ti ho ancora consegnata. >>
<< Non sono un pacco. >>
<< Per me sì. >> replicò. << Kate! Kate! >> chiamò.
<< Lasciami andare, Peter. >> disse Paige, con le palpebre pesanti.
<< No. Resta con me. Paige, resta con me! >> replicò, scuotendola. La sua sembrava quasi una supplica.
<< Lasciami andare… >>
<< Paige. Paige! PAIGE! >>
 
Scott entrò nel loft fuori di sé. Derek aveva le mani che stringevano il lato del tavolo, così tanto da far sbiancare le nocche. Si voltò subito, osservando Scott furioso di fronte a lui, il telefono in mano.
<< Che succede? >>
<< C’è qualcosa che non va. >>
<< Lo so. >> replicò Derek. Scott sgranò gli occhi.
<< Lo sai? >>
<< Ieri l’ho sentita urlare. Ero nei pressi della scuola e l’ho sentita urlare. Il problema è che non è andata a scuola, ieri. >>
<< E nemmeno oggi. >>
<< Peter è scomparso. Credo che l’abbia rapita. >>
<< Forse è così. Le ho mandato un messaggio. >> disse Scott, facendogli vedere lo schermo dove apparivano le parole Dove sei? << Inutile dire che non mi ha risposto. >>
<< C’è qualcosa che non va, Scott. Se quei lupi la volevano morta, perché è ancora viva? E cosa c’entrano Peter e Kate in tutto questo? >>
Scott buttò il telefono sul divano, rabbioso.
<< Non lo so! E questa cosa mi sta facendo impazzire! >>
<< E se invece avessimo sbagliato tutto? >> chiese una voce femminile dietro Scott. Il ragazzo si voltò di scatto.
<< Lydia? >>
<< E se il loro piano fosse sempre stato quello di prendere Paige e non di ucciderla? >>
Derek deglutì.
<< No… >>
<< Kate ha parlato di un debito con qualcuno. E se lei avesse portato in vita Allison, anzi no, avesse chiesto a qualcuno di farlo e questo qualcuno le avesse chiesto Paige in cambio? >>
 
Paige riaprì gli occhi. Aveva sognato di essere in camera con Derek dopo un appuntamento in un ristorante. Erano seduti sul letto. Lui la guardava come non l’aveva mai guardata, gli occhi pieni d’amore ed un sorriso dolce ad illuminargli il volto. Non aveva mai pensato seriamente a quanto fosse effettivamente bello Derek. Non affascinante, ma bello. Bello quando sorrideva, bello quando le scapole risaltavano sotto la maglietta blu, bello quando gli sfiorava la calvicola e lui rabbrividiva… E poi, si era sporto per baciarla. Aveva stretto la sua maglietta, mentre lui le percorreva la schiena con le mani. Poi…
<< Sei sveglia. >>
Paige sbuffò.
<< E viva, anche. Spariamo un petardo per la felicità. >> replicò. Si guardò i tagli sulle braccia. I lividi erano già stranamente spariti, ma i contorni dei graffi si vedevano ancora.
<< La malattia rallenta il processo di guarigione del tuo corpo, Paige. >> disse Peter.
Paie scosse la testa.
<< Cosa stai dicendo? >>
Peter la osservò bene. Sembrava ancora una bambina piccola, bella e graziosa come una bambola di porcellana. Nei suoi ricordi era sempre rimasta così, non era mai cresciuta. I suoi occhi blu erano proprio uguali a quelli di sua madre. E sicuramente i suoi capelli erano quelli di Michael, non c’era nessun dubbio.
<< Hai gli occhi di tua madre. >>
<< Non sono Harry Potter. >> borbottò Paige. Peter ridacchiò.
<< Mi saresti piaciuta, in un’altra situazione. >>
<< Quando? E come facevi a conoscere mia madre? >>
Peter sospirò. I suoi occhi si rattristarono. Sembrava che ogni ricordo di lei gli procurasse un dolore infinito. Paige si sentì dispiaciuta per lui.
<< Ho conosciuto i tuoi genitori molto tempo fa. >> rispose. << In realtà, ho conosciuto molto bene Dalia. Dalia Hawthorne. Lei sì che era bellissima. Aveva i capelli rossi e gli occhi blu. Era capace di far girare la testa a molti ragazzi del nostro corso all’università. Era bella da morire, Paige. >>
Paige si sentì cadere, un groppo in gola che le fermava le parole.
<< Li hai uccisi tu. >> mormorò. << Hai ucciso i miei genitori… >>
<< No, Paige. Io ho ucciso tuo padre. Tua madre è stata portata via dalla malattia, molto tempo prima. >> replicò Peter, sembrando quasi… dispiaciuto. La voce gli tremava. << Mi dispiace davvero tanto. >>
 
Allison alzò un sopracciglio, contrariata. Stiles se ne stava sul letto con una gamba penzoloni, le puntellandosi sui gomiti. Kira si grattò la nuca, indecisa.
<< Non l’ho voluta io, okay? >> disse Malia. << Garrett ha insistito tanto e poi mi ha dato della codarda. Cos’avrei dovuto fare? >>
<< Dirgli di no, per esempio. >> rispose Allison, sarcastica. Malia le lanciò un’occhiata.
<< Non potevo. >>
<< Avresti potuto colpirlo. Adesso ci toccherà andarci per forza. >> commentò Stiles. Malia abbassò lo sguardo. << Ehi, non fa niente. Non è colpa tua. Garrett fa arrabbiare anche me. >> disse dolcemente. Malia scrollò le spalle.
<< Mi dispiace. >>
<< Non fa niente, dai. Ci andremo. A che ora è il party a scuola? >> chiese Kira.
<< Alle dieci. >> rispose Malia. << E dice che dobbiamo portarci un cambio. >>
 
<< Hai una malattia degenerativa, Paige. Ho fatto delle ricerche, ma non sapendo da dove viene, né chi fossero i tuoi genitori, è difficile constatare cos’hai. Somiglia ad una certa sclerosi sistemica, che colpisce soprattutto le donne e si manifesta verso i trent’anni. Le macchie rosse sulla pelle sono solo il primo sintomo. Gli organi interni vengono contagiati e si induriscono, portando anche ad una chiusura dell’apparato respiratorio. In alcuni casi non c’è cura. >>
 
<< Vuoi sapere come si chiama? Rewind systematic patology. Ovvero malattia sistematica del ritorno. In pratica, i tuoi organi torneranno allo stato di partenza e cioè quando non ce li avevi. In poche parole, ci sarà un processo di ritorno a quando tu non esistevi. E quindi, alla morte. >> spiegò Peter, seduto di fronte a lei. << E sai qual è la cosa peggiore? È congenita. >>
Paige socchiuse le labbra.
<< Chi di loro? >> disse in un soffio, conoscendo già la risposta. Forse voleva solo sentire il resto della storia.
Peter deglutì.
<< Dalia. >>
 
Scott lesse velocemente il messaggio di Kira. Un’altra festa? Ma non avevano capito che ogni volta succedeva qualcosa di brutto, alle feste? Ce n’era una in ogni telefilm ed era sempre un’occasione per fare casino o uccidere qualcuno. Nel loro caso, poi, non si presagiva nulla di buono.
<< Vengo con voi. E porterà Argent. >> disse Derek. Scott e Lydia lo fissarono. << Devo trovare Paige a tutti i costi. >>
 
<< Siamo stati insieme per anni e poi è arrivato tuo padre. Quel Michael Cotton era uno strafigo pieno di soldi e senza amici. Io ero molto meglio di lui. Ha portato tua madre alla pazzia. Per me, è come se l’avesse uccisa lui. >> raccontò.
<< Non voglio sapere niente di loro. Non voglio sapere che erano delle cattive persone. È per questo motivo che non ho mai fatto delle ricerche su di loro. >>
<< L’hai fatto, Paige. L’hai fatto, perché hai trovato me. >>
<< Io ho trovato Kate. >>
<< Kate, certo, che stava lavorando con me. Ti ha convinta che avresti compiuto una buona azione e così sei entrata nel laboratorio di Deaton, dato che non eri un essere sovrannaturale e hai lasciato quel biglietto. Hai superato le barriere tranquillamente ed è per te se Allison adesso è qui con noi. >>
Paige annuì.
<< Avevo trovato dei fogli sugli esseri sovrannaturali, il Bestiario… e li ho studiati. Ho trovato anche un vecchio diario di mia madre dove parlava di te ed anche una vostra foto da giovani. >> disse.
<< Tuo padre era un lupo, Paige. È per questo che lo incolpo della morte di tua madre. Ha innescato la malattia quando l’ha trasformata. Lei era una volpe rossa. In alcuni casi, rarissimi, una malattia sopita dentro di te può rivelarsi se ti trasformi. Lei l’aveva ereditata dalla sua famiglia. Io lo sapevo, per questo non mi ero mai permesso di toccarla. Ma quell’idiota di tuo padre… lui avevo dietro certa gente, certa gente davvero pericolosa e lei era incinta di te. >> raccontò. Paige aveva gli occhi lucidi. << È morta quando tu avevi un anno. Come potevo lasciare impunito quello sciocco di tuo padre? Così, una sera, abbiamo litigato di brutto ed io l’ho ucciso. Avresti dovuto vedere il tuo visino, piccolo e pallido, mentre lo chiamavi. Urlavi a squarciagola il suo nome. E lui non poteva risponderti. >> disse.
Paige vide il dolore per la perdita riflesso nei suoi occhi chiari.
<< Perché ti ha lasciato? >>
Peter fece un sorriso amaro.
<< Perché io non volevo avere figli. Non volevo sposarla. E lei se n’è andata. >>
<< Hai avuto Malia. >>
<< Sì, ma non di mia spontanea volontà. E non sono nemmeno sicuro di sapere chi sia sua madre. >>
Paige gli sfiorò una guancia. Peter la fissò a lungo negli occhi. Quel colore così intenso gli ricordava tanto quello di Dalia. Sembrava la sua copia. Tranne per i capelli, rossi come il fuoco, la pelle diafana e l’altezza di Lydia. Paige era alta quanto suo padre, nella media. Aveva rimpianto la morte di Dalia per tutta la sua vita. All’orfanotrofio, gli avevano sempre detto che Paige era una bambina sorridente, ma malinconica. E lui si rivedeva in lei. Entrambi avevano perso tanto.  
<< Ti perdono. >> disse.
Peter la guardò, confuso.
<< Cosa? >>
<< Ti perdono per quello che hai fatto. >> ripeté. Peter non si accorse di avere la bocca aperta, troppo incredulo. << Ma non ti perdono per averla lasciata andare. >>
 
***
 
Appena arrivarono, Lydia sentì subito che la festa sarebbe stata un fiasco. Punto primo: non l’aveva organizzata lei. Punto secondo: era a tema Paintball. Garrett era davvero un ragazzino. Stiles le corse subito incontro, dandole un fucile.
<< Stiamo in coppia? >> chiese.
Lydia gli lanciò un’occhiataccia.
<< Ti pare? >>
Stiles scosse la testa.
<< No. >>
<< Appunto. >>
Vide Allison in lontananza con l’arco puntato. Colpiva con un velocità straordinaria. Garrett e Malia erano già coperti di colore dalla testa i piedi. E questo le fece molto, ma molto piacere. Be’, a quanto pare quella festa aveva anche dei risvolti positivi. Kira stava fissando Scott come un cane osserva una fetta di carne. Certe volte era più ridicola di Malia. E ce ne voleva, eh. Ridacchiò, mentre Stiles si allontanava da lei. avrebbe voluto chiamarlo per dirgli che le dispiaceva, ma Garrett la prese in pieno. E quella era una borsetta di Prada. Prada.
<< Sai quanto vale una borsa del genere?! IO TI AMMAZZO! >>
 
Derek mandò l’ennesimo messaggio a Paige. Non aveva ancora imparato molto bene ad usare un telefono, ma Scott gli aveva fatto un breve corso. Chris stava di fianco a lui, la pistola puntata. L’unico posto vicino alla scuola in cui poteva nascondersi Peter era la scuola stessa, ma nei sotterranei non c’era nessuna straccia di loro.
<< Derek, credo che non siano qui. >> disse Chris.
<< Continuiamo a cercare. >>
<< Ehi, >> esordì, mettendogli una mano sulla spalla, << so che ti senti in colpa per averla lasciata andare, ma tu hai fatto tutto il possibile. >>
<< Non le ho creduto! Dev’esserci una spiegazione. >>
Il cellulare vibrò nella sua tasca. Controllò e vide che gli era appena arrivato un messaggio. Ed il mittente era…
<< …Paige. >>
Una sola parola brillava sullo schermo: Aiuto. La chiamò, ma il telefono era spento. Probabilmente la batteria era scarica o magari non prendeva. Lo rintracciò con il metodo che gli aveva insegnato Scott, quello con cui con il tuo smartphone puoi trovarne un altro. E la trovò.
<< Dov’è? >> chiese Chris.
<< Nel caveau degli Hale. >>
 
Quella sarebbe stata di sicuro una lunga notte.
Allison si levò la maglietta, il cambio pronto sul lavandino. Si lavò sotto la doccia, tanto era nel bagno femminile. Quell’idiota di Garrett l’aveva colpita ripetutamente per vendetta, sporcandola tutta. Si ripulì velocemente, poi cercò a testoni la maglietta. Aveva appeso un asciugamano come tenda, tanto per stare riparata nel caso fosse arrivato qualcuno. Avvertì un’altra mano sfiorare la sua, calda in contrasto con il freddo del lavandino su cui aveva appoggiato l’indumento. Si affacciò, spaventata ma anche decisa.
<< Scott. >> disse, stupita. << Che ci fai qui? >>
Scott la guardò, ma non le guardò il viso, bensì le gambe. Sembrava in trance e la sua espressione non la faceva stare tranquilla.
<< Ti stavo cercando. >>
<< Be’, mi hai trovata. >> disse Allison. << E sono abbastanza nuda al momento. >>
<< Ti ho già vista così. >>
<< Scott, noi non stiamo più insieme da un bel po’ di tempo. Siamo amici. >>
Quel dialogo le ricordava tanto la disavventura al Motel California, quando Scott era stato per un attimo sotto il controllo di qualche entità e l’aveva trovata a farsi una doccia. E sapeva benissimo cosa stava per succedere.
<< Potremmo aggiustare le cose fra di noi. >> disse Scott, stringendole la mano. << Potremmo tornare ad essere amici molto più… intimi. >>
<< Quelli non sono amici, Scott. Noi due lo siamo. >> replicò dura, cercando di scuoterlo. Il rumore dell’acqua contro il pavimento la fece rabbrividire. In teoria, lui avrebbe dovuto lasciarla e tornare in sé, ma non fu così. Garrett gli aveva messo qualcosa nel ponch, di sicuro. Ma non alcol, perché i lupi non si ubriacano.
<< Noi non siamo amici, Allison. >> disse Scott, artigliando l’asciugamano con l’altra mano. Allison fece saettare lo sguardo per la stanza. La porta era chiusa a chiave. Il cuore le martellava ferocemente nel petto. << Non lo siamo mai stati. >>
Stava per levare quella specie di tenda, quando Allison gli tirò un calcio ben assestato nello stomaco. Si mise in fretta la maglietta lunga che si era portata come cambio e prese l’arco per il Paintball. Scott tossì, poi la guardò negli occhi, rabbioso. Sapeva che in uno scontro simile, lui un Alpha e lei con un arco giocattolo, lui avrebbe avuto la meglio, ma Allison non perse il sangue freddo.
<< Scott, torna in te! >> esclamò. I suoi occhi, per tutta risposta, lampeggiarono d’un rosso sangue. Allison ne ebbe quasi paura. Indietreggiò verso gli armadietti dello spogliatoio, l’arco puntato. << Scott, questo non sei tu. >>
<< Oh, sì che sono io. È il lato peggiore di me. Il lato che ti vuole tutta per me. >> replicò, con un ghigno che non era da lui. Allison rabbrividì e si sentì quasi in colpa per questo.
<< No Scott, tu devi ascoltarmi! Non mi faresti mai del male. >>
Andò a sbattere contro uno degli armadietti. Scott le tolse l’arco dalle mani. Allison si guardò intorno, cercando un appiglio, qualunque cosa, ma non c’era niente. Scott le accarezzò il braccio sinistro, percorrendolo, fino ad arrivare alla sua guancia. Sentì tutto il corpo bruciare a quel contatto.
<< Cosa c’è di sbagliato, Allison? Cosa c’è di sbagliato in noi due? >>
Per un attimo, la sua voce suadente la stava per illudere che quello fosse quasi il vero Scott, ma quando lo sentì troppo vicino, davvero troppo vicino per i suoi gusti, cercò di tirargli un altro calcio. Lui la bloccò. Con le mani libere, gli tirò uno schiaffo sul collo e lo fece barcollare di lato, poi lo gettò a terra. Corse verso la porta, aprì e scappò via.
Fu imbarazzante arrivare nel bel mezzo della festa con indosso solo una maglietta, le guance rosse e senza scarpe. La buona notizia era che tutti erano troppo ubriachi per darle retta. Tutti tranne i suoi amici.
<< Allison, cos’è successo? >> chiese Stiles, preoccupato. Il cuore di Allison batteva ancora troppo velocemente per via dello spavento.
<< È Scott. Lui… >> stava dicendo, ma le due gambe stettero per cedere. 
Scott la stava fissando… mentre stava baciando Kira. Il suo cuore minacciò di andarle in pezzi in quel preciso istante. Impossibile. Indietreggiò, poi cominciò a correre, cercando lo spogliatoio per cambiarsi o nascondersi o piangere. O tutte e tre le cose.
Impossibile.
 
Derek sentì il cuore scoppiargli nel petto. Stava lì, fermo immobile, a guardare la donna che aveva amato di più nella sua vita, accasciata al suolo, pallida e senza respiro, tanto da pensare che fosse morta. Se Peter l’aveva uccisa, l’avrebbe pagata. Chris, dietro di lui, controllava che non arrivasse nessuno.
<< Prendila, Derek. >> disse frettoloso. Lui non si mosse. << Derek, non è detto che sia morta. Prendila. Fallo adesso. >>
Derek annuì debolmente, poi corse verso Paige e cercò di svegliarla. La scosse più volte. Lei riaprì gli occhi, rossi e gonfi come la sua pelle. Ormai era arrivata all’ultimo stadio. Erano quasi arrivati alla fine.
<< Derek… >>
<< Paige, alzati. >>
<< Mi dispiace. Credevo di compiere una buona azione. Io mi fido solo di te. >>
<< Paige, andrà tutto bene. Ti perdono. Alzati. >> disse Derek, con il cuore che gli martellava forte nel petto.
<< Derek, io ti a… >>
<< Che scena strappalacrime. >> esordì una voce dietro di loro. Derek chiuse gli occhi, furioso.
<< Peter. >> pronunciò, digrignando i denti.
<< In carne ed ossa. >>
<< Derek, vattene. Non ti farà del male. >> disse Paige.
<< Cosa? E chi l’ha detto? >> chiese Peter allargando le mani, con un sorrisetto.
<< Lo dico io. >> minacciò Paige, premendo sulle mani per guardarlo in faccia. << Lo devi a mia madre. >>
Peter impallidì.
<< Io non le devo niente. >> disse una voce femminile.
Il rumore di uno sparo riempì la stanza. Paige strillò.
<< Kate! >> urlò Chris.
Paige gridò, un grido straziante e senza voce. E nello stesso istante, da un’altra parte, anche Lydia gridò.
<< DEREK! DEREK! >>
 
<< Allison. Allison, aspetta! >> disse Scott, correndole dietro.
<< Possibile che nessuno possa lasciarmi in pace, per una volta? >> sbottò alterata, infilandosi in una via laterale.
Scott la seguì ed imboccarono una strada illuminata solo dalla luce dei lampioni al lati, le case spente come spettri senza vita ed il cielo trapunto di stelle lontane.
<< Allison, per favore. Devo spiegarti. Voglio spiegarti. >>
<< No. >>
<< Ti prego. >> replicò Scott, con voce strozzata.
Allison si voltò. Il vento scompigliò i capelli ad entrambi. Allison aveva gli occhi rossi ed il viso pallido, le labbra esangui e senza più rossetto. Scott si sentì così male da sentirsi cadere, ma anche molto arrabbiato con se stesso.
<< Non devi spiegarmi niente. Fino a poco tempo fa io ero morta. Ti sei innamorato di nuovo. >> disse. Le si smorzò la voce. << È una cosa bellissima. >>
<< Ma io mi sento in colpa! >>
<< Perché? Tu sei andato avanti. Non stiamo più insieme da mesi. Succederà di nuovo anche a me. >> ribatté, con voce sempre più acuta ad ogni parola.
<< Non ci credi nemmeno tu. >>
<< Siamo giovani, Scott. Avremo di nuovo una possibilità. >>
Le parole di sua madre gli rimbombarono in testa. La gola gli si seccò all’improvviso.
<< Io sono innamorato di te adesso, Allison. Mi sento in colpa per aver baciato Kira in un momento di debolezza. Vorrei non averlo mai fatto. >>
Allison buttò fuori l’aria, dopo aver proferito un commento molto intelligente come Oh.
<< Non sei mai così impulsivo. >>
Anche se era stato probabilmente posseduto da qualcosa, lui non se n’era reso veramente conto, Allison sentiva che c’era un fondo di verità in quello che aveva appena fatto. Sapeva che lui era bloccato. Sapeva che il rapporto che avevano adesso non era più lo stesso.
<< Lo so. È solo che… sono così stanco. Non ce la faccio più. Vorrei solo che tornasse tutto come prima. >>
Prima della tua morte. Allison lo capì. Le parole aleggiavano nell’aria fra loro due come un gas tossico. Non aveva detto ad Isaac di tornare, perché era ancora perdutamente innamorata di Scott.
<< Non possiamo continuare a raccontarci bugie, Scott. >> disse Allison, stringendo le dita della mano destra a pugno e poi mollando la presa. << Comincio io, d’accordo? Isaac non era te. E credo che fosse solo una parentesi molto lunga di tutto quello che stava succedendo fra di noi. Non lo amavo. Non potevo. Io avevo te. >> disse. Scott ricambiò il suo sorriso tenero. << Lui era solo… non voglio sminuirlo, voglio solo dire che non avevamo lo steso amore che legava te e me all’inizio. >> continuò. << E non mi mancava più di quanto possano mancarmi un polmone o un altro organo, ma solo un braccio o una gamba. Capisci quello che sto cercando di dirti, Scott? Tu sei più importante. >>
Scott abbozzò un sorriso timido, le guance colorate di rosso. Probabilmente quello era il suo turno per parlare, ma non sapeva che cosa dirle esattamente. Il suo stomaco gorgogliò con un’eco di Mi sei mancata o Sono un idiota perché ti amo o anche il leggendario I miei dannati sensi di lupo si stanno acutizzando. Della serie Trovatevi una stanza, avrebbe detto Stiles.
<< Sto solo pensando a cosa dire. >> replicò infine, imbarazzato. Allison alzò un sopracciglio in modo molto ironico, come a dire Mica ci sta correndo dietro un giaguaro. Abbiamo tutto il tempo del mondo.
Poi, le sue mani si mossero da sole e sentì diramarsi un formicolio lungo il braccio sinistro. Forse era per effetto dell’alcol, ma si ricordò che i lupi non possono ubriacarsi. Guardò Allison, che sembrava terrorizzata.
<< Scott, sei viola. >>
<< Non respiro. >> disse Scott a malapena, stramazzando al suolo emettendo un gemito strozzato.
Allison corse verso di lui. Si accovacciò al suo fianco, gli ascoltò il battito e lo vide osservare il cielo con occhi vitrei. Ma il suo alito parlava chiaro: odore di ponch corretto e mandorla dolce. Veleno.
<< Scott. >> disse, nel panico più totale, scuotendolo per un braccio. << Scott, ti prego, svegliati! >>
Ma lui non rispondeva. Prese il cellulare dalla tasca e chiamò Lydia. Il numero da lei chiamato… Dannazione! Le dita le tremavano e schiacciavano lo schermo con fin troppa decisione. Chiamò Stiles, che rispose dopo tre squilli.
<< Stiles, per favore, vieni qui subito. >>
<< Allison, dove sei? Stai calma. >>
La sua voce, lontana anni luce da lei e spenta, sembrava quasi consapevole.
<< Stiles, devi venire qui subito. >> disse, stranamente senza versare nemmeno una lacrima. Nei suoi occhi terrorizzati c’era solo il vuoto della disperazione. Allison, respira. La sua voce apparì come quella del silenzio, muta e dalle labbra cucite. << Scott è morto. >>    







Angolo dell'autrice: 
Saaaalve :3
Lo so, lo so, sono in ritardissimo, ma ho avuto molto da fare.
Dunque, non vi dirò niente sul finale di questo capitolo, perché se dovremo piangere o ridere o sclerare insieme lo faremo alla fine del prossimo, che avrà un finale ancora peggiore di questo - eh già, la crudeltà degli scrittori non ha limiti - quindi state pronti.
Il titolo "Ultraviolence" è ispirato alla canzone di Lana del Rey, mi sembrava adatto al contesto (più che altro per la scena macabra fra Peter e Paige).
Se vi state chiedendo perché Paige dice di aver perdonato Peter per l'uccisione di suo padre, la spiegazione è questa: lei non conosceva i suoi genitori, quindi ha comunque un certo distacco nei loro confronti e da quanto Peter le racconta, suo padre non era un uomo molto onesto o gentile (non che Peter lo sia, eh). Diciamo solo che capisce il motivo che ha spinto Peter ad ucciderlo per quello che è successo a Dalia, che lui amava davvero e spero che si capisca. Paige è comunque un personaggio di una dolcezza infinita, forse anche troppa, perciò mi sembrava giusto che gli dicesse quelle parole.
La malattia di Paige è completamente inventata da me, ma ho cercato di renderla più o meno realistica. Quindi sorge spontanea la domanda: ma chi era i genitori di Paige? E poi ci sarà anche una bella parte su Allison e Kate, ecc. quindi ci sarà anche lo scontro finale e... non vi anticipo più niente, sorpresa! xD
Grazie a tutte le persone che recensiscono, che leggono e basta o che inseriscono la storia fra le seguite/preferite/ricordate!
Al prossimo capitolo! preparate fazzoletti e pop corn (da mangiare, non da tirare addosso allo schermo, eh xD), vi serviranno entrambi u.u
Erule
  
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