Centosette
Вакулу непутёвого
Vakulu neputyovogo
Quel buono a nulla di Vakula
Durante
i provini Layla stava sempre seduta accanto a Emel'jan, che le
accarezzava il viso e i capelli con la stessa frequenza con cui
respirava e ricambiava i suoi sguardi sognanti e adoranti.
Ogni
ragazzo a cui l'aveva presentata aveva mostrato un rispetto
reverenziale nei confronti del suo nome.
Per la Layla di Eric come
per la Layla di Emel'jan.
La dea di Emel'ka, molto più di
una musa, molto più di una donna.
Lo scricciolo che aveva
ricevuto dalle braccia di suo fratello Roman, che aveva capito molto
prima di loro che Emel'jan Julajev, il ragazzo con l'eredità
di due eroi, era l'unico in grado di proteggere Layla come aveva
fatto lui da quando era nata.
L'unico a cui avrebbe potuto
affidare la vita di Layla.
Roman da Vasilij aveva ereditato la
disperata e struggente dolcezza, che suo padre aveva dimostrato solo
a pochissime persone e non senza prima averle maltrattate e fatte
soffrire, e Layla l'immensa fragilità.
Anastasija
assomigliava di più a Khadija, e li proteggeva entrambi, come
Khadija aveva sempre protetto Vasilij, a modo suo, dal suo costante e
logorante bisogno di attenzioni e di approvazione che a volte lo
faceva diventare tanto cattivo, anche se crescendo aveva perso gran
parte del suo egoismo giovanile.
Roman, come tutti i fratelli e in
particolare quelli di Nostal'hiya, aveva faticato ad arrivare a
pensare con serenità al giorno in cui sua sorella avrebbe
amato qualcun altro oltre a lui.
La prima volta che ci aveva
pensato aveva semplicemente decretato con spaventosa sicurezza che
non esisteva un ragazzo degno della sua Layla.
Poi aveva sentito
Emel'jan suonare e gli aveva visto negli occhi una sicurezza
conquistata e non innata come quella di David Puškin, che pure
era sempre stato il suo idolo d'infanzia, adolescenza, gioventù
e meno, come lui stesso aveva definito Lev per Vasilij.
E così
gli aveva concesso il cuore di Layla molto prima che glielo
concedesse lei.
Per Emel'ka scoprire di essere all'altezza di
Layla era stato una sorta di miracolo, di stella cadente afferrata al
volo.
Moriva dalla voglia di dimostrarle quanto la adorava, quanto
aveva sospirato per ogni volta che lei aveva inclinato la testa, lo
sguardo e i suoi occhi di luna verso di lui, quanto aveva
fantasticato su ogni speranza, pur essendo convinto di non averne il
diritto.
Ogni giorno andava a prenderla a scuola, e puntualmente
Timur Yablokov faceva commenti spiacevoli su di loro e soprattutto, a
causa del desiderio misto a risentimento che gli smuoveva dentro
Layla ogni volta che la guardava e che gli impediva di odiarla del
tutto per aver preferito un altro a lui, su "quel chitarrista
fallito che non è riuscito a trovarsi una ragazza della sua
età ed elemosina affetto e altro da una verginella del
Ginnasio", sottolineando bene la parola "altro".
Quella
stupidina, nemmeno più tanto verginella, ormai.
Cosa ci
trovava in lui?
Tutte le volte che si trovavano vicini faceva in
modo di sfiorarle un braccio, una spalla o i capelli, e il modo in
cui lei si ritraeva di scatto lo faceva ridere, ma di una risata cupa
e rabbiosa.
Aveva capito che Layla aveva dato l'anima al suo
chitarrista.
Anche lui, probabilmente, avrebbe voluto tutto da
quell'incantevole ragazzina, eppure la trattava con una delicatezza
quasi sconcertante.
"Sono i sensi di colpa per essersi fatto
una minorenne", sputava Timur, sprezzante, ma in realtà
era sinceramente impressionato dal rapporto che c'era fra il
chitarrista e la piccola Layla, che sembrava tanto magico e
unico.
Dal lungo abbraccio in cui Emel'jan Julajev stringeva la
ragazzina appena lei lo raggiungeva, limitandosi a tenerla contro il
suo petto e ad affondare il viso nei suoi capelli, più
incredulo che possessivo.
Inoltre era evidente che, cosa niente
affatto scontata, Layla aveva una fiducia incondizionata nel suo
fidanzato.
Era a quel punto, di solito, mentre Emel'jan e Layla si
allontanavano mano nella mano, bisbigliando fra di loro, che Timur
distoglieva lo sguardo.
A modo suo anche lui era innamorato di
Layla, ma nonostante le continue provocazioni e gli sguardi torvi era
meno cattivo di quanto lei credesse.
Quella sua definizione di
Emel'jan, però, "chitarrista fallito", aveva
riportato alla mente di Emel'ka Dóra, la sua prima
fidanzata.
Layla aveva percepito il velo di tristezza che era
calato su di lui e gli aveva accarezzato una guancia, facendolo
sorridere.
-Allora eri così piccola! E mi dicevi le cose
più belle del mondo, sai? La sera della festa per Lilija ho
suonato per lei solo grazie a te. Da quel giorno in poi è
stato sempre così-
Layla gli rivolse lo sguardo che a
Emel'ka faceva sentire il mondo intorno a lui sciogliersi.
-Sono
ancora tanto piccola?-
-No, ma per me lo sarai sempre. Anche se
sei cresciuta, e più crescevi più pensavo che sarei
morto, quando qualcun altro ti avrebbe avuta al posto mio. Ma a
quanto pare...-
-Nessuno mi avrà mai al posto tuo- concluse
per lui Layla.
-Questo è un pensiero che mi dà molto
alla testa. Prima vivevo nel terrore di quando avresti avuto un
ragazzo. Chiunque fosse stato, l'avrei odiato ferocemente-
-Ma io
non volevo un ragazzo. Io volevo solo il mio Emel'ka-
-E io sono
solo il tuo Emel'ka-
-Solo?-
Layla scosse la testa,
sorridente.
-Non hai idea di cosa significhi per me, che tu sia
solo il mio Emel'ka-
Emel'jan le strinse più forte la mano
e finalmente le rivelò:
-Ho pubblicato un annuncio sul
giornale e un altro su internet. Per il gruppo. E hanno risposto in
due-
Vremena
proydut
Gody proletyat
Pervuyu lyubov'
Ne vernosh'
nazad
Vidno ne sud'ba
Vidno net lyubvi
Vidno nado
mnoy
Posmeyalsya ty
I tempi passano
Gli anni volano
Il primo amore
Non torna indietro
Non vedo destino
Non vedo amore
Non vedo me
Tu ridi
(Veter s morya dul, Natali)
A
Svetlana, in tutta sincerità, Dóra non era mai piaciuta
neanche un po'.
Le dava l'idea di essere una piccola snob
altezzosa che si dava un sacco di arie e guardava tutti dall'alto in
basso, compreso il suo bellissimo figlio.
Per lei, permalosa
Nostal'hična che a quarantun anni era ancora identica ad Ani
Lorak a trentacinque e per di più era incinta del suo terzo
figlio del marito più dolce e adorabile della città,
non c'era biondina ungherese che tenesse.
Budapest era una delle
città più belle del mondo, niente da dire, ma il suo
Emel'ka meritava molto di meglio di quella determinata
ungherese.
Dóra aveva lo stesso parere su di lei, con la
differenza che la sua diffidenza nasceva dal fatto che Svetlana,
nonostante Emel'ka ripetesse quanto fosse brava a cantare, faceva la
fioraia.
Igor', invece, in quanto proprietario di un'azienda e non
di una casa discografica, ai suoi occhi era un fallito come suo
padre.
Gli altri la tolleravano abbastanza bene, pur non
scoppiando d'affetto per lei, ma Svet faceva davvero fatica a
degnarla di uno sguardo meno disgustato.
Emel'ka, Dio solo sapeva
perché, era innamorato di lei, e la giustificava per i suoi
comportamenti un po' altezzosi spiegando che a San Pietroburgo, dove
lavorava sua madre, era abituata a frequentare persone "diverse",
valeva dire ricchi arroganti e presuntuosi, con i cui figli però
Dóra si trovava più a suo agio che con i
Nostal'hičnyy.
Doveva esserci una via di mezzo, tra
Nostal'hiya e la San Pietroburgo dei ricchi, una Russia un po' più
innocua, né pregiudicata né corrotta, ma non la
conoscevano né lui né Dóra.
Zsuzsanna Kerényj
Braschné (né era il suffisso ungherese che significava
"moglie di", nel caso di Zsuzsanna moglie di Árpád
Brasch) poteva permettersi di pagare alla figlia il migliore albergo
di Novosibirsk per i giorni in cui Dóra andava a trovare
Emel'jan, e dal centro della città la ragazza raggiungeva il
fidanzato a Murav'ëv Apostol' con i mezzi, ma Emel'ka, nella sua
orgogliosa ingenuità di figlio di Nostal'hičnyy, finiva
sempre per portarla a Nostal'hiya.
Murav'ëv Apostol' era un
quartiere più bello e ordinato, ma ancora troppo giovane per
poter custodire i sentimenti che vibravano a Nostal'hiya, e a
Nostal'hiya c'erano tutti i luoghi dell'infanzia di Emel'ka e della
sua famiglia.
Dóra guardava demoralizzata le vie disastrate
e i palazzi cadenti di Nostal'hiya, un po' ristrutturati negli anni
ma sempre estremamente miseri agli occhi di una ragazzina assuefatta
al lusso più sfrenato, e davvero non riusciva a vedere oltre,
ma in quel periodo la stretta di mano di Emel'ka era sempre un po'
più forte del disagio che provava.
Il quartiere ucraino
della periferia siberiana.
Cosa c'entrava con lei?
Lei non
aveva letto A
Pál utcai fiúk (I ragazzi della via Pál),
ma chiamava Emel'jan "il mio Nemecsek" con una tenerezza
che, anche se allora nessuno dei due voleva ammetterlo, già
sfociava nella pietà.
Ma un giorno Emel'jan si era messo in
testa di farle cambiare idea su sua madre facendole vedere il dvd
ricavato dal video del concerto del matrimonio.
L'etichetta, che
Svet ripassava con il pennarello indelebile blu ogni volta che lo
vedevano, riportava "Svetočka e Igorek, 2 Ottobre 2015",
e Dóra aveva sorriso dicendo:
-Non pensavo che tua madre
fosse una persona romantica-
Figurarsi, lei a tratti dubitava
perfino che Svetlana fosse una persona.
-A modo suo- aveva
specificato Emel'ka, raggiante.
-Ora vedrai che zvezda era a
diciassette anni ed è ancora, quando non ha nessuno da
infamare-
Dóra l'aveva visto, e si era scatenata con i
commenti.
-Chi è quella sottospecie di escort? Quella
bionda-
-Quella è Aljona, la migliore amica di mia mamma.
Non lo vedi che è incinta di cinque mesi? Aspettava Al'ja, la
sua seconda figlia-
-Al'ja?-
-Natal'ja-
-E il padre era un
cliente?-
-Dóra, Aljona fa la pattinatrice, è stata
due volte campionessa olimpica e adesso insegna, e suo marito è
un professore di russo-
-Ah... Va bene. Oddio, tre comparse di un
film di guerra!-
-Quelli sono mio zio Arkadij e i suoi due
migliori amici, tra cui Lev, il marito di Aljona-
-Il
professore?-
-Eh-
-E quell'esaltato che canta e si dimena
accanto alla zingara?-
-È il migliore amico di mio padre e
fa l'avvocato, mentre la zingara, che non è affatto una
zingara, è una fotoreporter ed è l'altra migliore amica
di mia madre. Vasilij e Khadija-
-Oddio, scusa...-
-Figurati.
Finché non ti sente mia madre...-
-Ma c'è scarsità
di stoffe, a Novosibirsk?-
-No, perché?-
-Così,
chiedevo...-
Emel'jan fece un rapido calcolo mentale.
Li aveva
insultati tutti?
Aljona, Khadija, Vasilij, Arkadij, Lev e
Nikolaj...
Beh, quasi.
Meglio così.
Più ne
aveva già insultati, meno gliene rimanevano.
-Quanti di
loro sono stati in carcere? Mia mamma mi ha detto che in quartieri
come questo almeno sette su dieci...-
-Tre-
-Chi?-
-Mio zio,
il marito di Aljona e suo padre, quello con i capelli neri-
-Ma
no! Lui mi sembrava una brava persona!-
-Lo è-
-Ma se è
stato in carcere...-
-Ci sono tantissime cattive persone che non
sono mai state in carcere e mai ci andranno-
-Sarà.
Comunque lo sapevo, che tuo zio e il professore erano pregiudicati.
Si vede subito. Lei invece no?-
-Lei chi?-
-La esc... La
bionda-
-Aljona? No!-
-Oh, d'accordo. Tranquillo, eh!-
Se
sua madre l'avesse sentita parlare così di Aljona, Khadija e
Vasilij l'avrebbe decapitata.
E forse a lui non sarebbe nemmeno
dispiaciuto, se sua madre l'avesse sentita.
Le prime tre canzoni
erano Sertsya
ne kray, Ya zhe govorila e
Obnimi
menya.
Dóra,
che pure aveva la sua personale e criticissima opinione sulla musica
russa -che per certi versi Emel'ka poteva anche condividere, ma Ani
non gliela dovevano toccare, era un'istituzione di famiglia-, si era
fatta tradurre il testo di Ya
zhe govorila (Io ho detto),
anche nota come Pesnya
Oksany (La canzone di Oksana).
La
canzone era tratta dal film di cui Ani era stata protagonista, che
aveva come argomento La
notte prima di Natale di
Gogol' e l'amore inizialmente non ricambiato del fabbro Vakula per la
splendida Oksana, la ragazza più bella del villaggio.
Vasilij
l'aveva sempre crudelmente definita "la
canzone di Aljona e Pavel",
ma da quel giorno Dóra, divertita, aveva cominciato a chiamare
affettuosamente Emel'ka, oltre che "il mio piccolo Nemecsek",
anche "Vakulu neputyovogo", Quel
buono a nulla di Vakula.
Spektakl'
okonchen
Gasnet svet
I mnogotochiy bol'she net
Ostanovi
muzyku
Spektakl' okonchen
Happy end
Spettacolo finito
Si spengono le luci
E niente più punti
Si ferma la musica
Spettacolo finito
Lieto fine
(Spektakl' okonchen, Polina Gagarina)
[...]
Ne
ver' mne bol'she , ne ver' mne bol'she
Prekrasneye chem bylo uzhe
byt' ne mozhet
Ne ver' mne bol'she
Vskryvaya konvert
Prosti
menya za moy otvet
I vsyo taki net
Non fidarti più di me, non fidarti più di me
Più bello di quanto è stato non potrebbe più essere
Non credermi più
Apri la busta
Perdonami per la mia risposta
E ancora no
(Net, Polina Gagarina)
Emel'ka aveva sopportato tutto col sorriso, nell'anno e mezzo in cui erano stati insieme, perché era stato davvero innamorato di Dóra, ma probabilmente certe volte, come il giorno in cui avevano visto il dvd di Svetlana con i Brat'ya Kuragin, il suo sorriso doveva essere stato molto teso.
Adesso invece sorrideva sempre, e non si sentiva mai a disagio.
Solo troppo fortunato.
Non sapeva in che modo Dóra fosse stata innamorata di lui, cosa di lui l'avesse spinta a rimanere e a tornare in quel quartiere che odiava per un anno e mezzo, pur senza rassegnarsi a rispettare i suoi abitanti, e cosa di lui avesse amato esattamente.
Doveva aver avuto qualcosa di buono, la sua Dóri, qualcosa che l'antipatia degli altri Nostal'hičnyy e il suo folle amore per Layla, il più vero di tutti, con gli anni avevano offuscato.
Doveva essere stata una brava ragazza, a modo suo, anche se troppo diversa dai Nostal'hičnyy per poter essere accettata.
Di pregiudizi ne avevano tanti anche loro.
Non aveva senso dire che non era stato vero amore e che non ne era valsa la pena, perché probabilmente era stato vero amore e ne era valsa la pena.
Solo diverso, infinitamente diverso da Layla, e altrettanto lontano.
E se anche, paradossalmente, Dóra fosse rimasta con lui per tutta la vita, non avrebbe potuto fare a meno, ad un certo punto, di innamorarsi di Layla.
Sarebbe stato inevitabile, ne era sicuro.
Forse se Dóra non l'avesse lasciato si sarebbe aggrappato a lei meno disperatamente, ma l'avrebbe fatto comunque, perché non aveva mai desiderato così tanto niente in vita sua.
Mai sognato così intensamente una persona prima di lei.
Dopo c'era stata solo lei.
Lui Layla l'avrebbe sposata, l'anno dopo, nel 2048, in cui lei avrebbe compiuto diciotto anni.
Era anche per lei che voleva suonare, sempre.
E lei avrebbe visto la nascita del suo gruppo.
La prima canzone che Emel'jan aveva voluto provare era una delle più romantiche e struggenti del repertorio russo, che, anche se era un po' diversa dal genere che avrebbe voluto suonare nel suo gruppo, per lui aveva e avrebbe sempre avuto un significato particolare.
Lebedinaya vernost', La fedeltà del cigno, la canzone dei suoi nonni.
Pavel che era morto in carcere e Zoya che era morta dentro.
La nascita di Julaj, il suo primo nipote, aveva strappato Zoya al suo dolore almeno per un po', e i figli di Igor' e Arkadij l'avevano aiutata molto, ma non aveva mai realmente superato la morte del marito.
Così Emel'ka ce l'aveva messa tutta, per suonare e cantare quella canzone alla perfezione, e Layla aveva parlato per giorni del modo incantevole e profondamente commovente in cui l'aveva fatto.
Quando Emel'jan piangeva per Dóra Layla saliva sulle sue ginocchia, gli stringeva le braccine esili intorno al collo e gli faceva appoggiare la testa sulla sua spalla.
Gli accarezzava i fini capelli chiari e gli dava tanti bacetti sulla testa.
-Ne plach', Emel'ka, ne plach'. (Non piangere, Emel'ka, non piangere) Un giorno starai meglio, te lo prometto- gli sussurrava dolcemente, e non aveva idea nemmeno lei, neanche dalla stretta sempre più forte con cui Emel'ka la teneva accanto a sé, per respirare tutta la bontà e l'innocenza dei suoi nove anni e lenire la sua ferita, di quanto lo stesse aiutando.
-Un giorno ti ringrazierò per tutto questo come meriti, piccolo angelo- le prometteva lui, lisciandole i capelli di seta con dita già meno tremanti ma piene di venerazione.
-Lei non aveva il diritto di farti così male, lo sai? Lo sai, Emel'ka?-
-Lei non pensa ai diritti...-
-Tu adesso hai anche Lilija. Lei non ha nessuno, solo quella che pensa di essere. Io non credo che faccia bene. Non sarà più tanto fiera di essere quella che è, adesso che non ha più te-
Per Layla non aveva senso, quello che aveva fatto Dóra.
Allora era troppo piccola per capire quanto fosse importante per Dóra frequentare la migliore scuola di canto e recitazione di Budapest, nel suo Paese, ma le sembrava assurdo e incredibilmente masochista scegliere di stare senza Emel'jan, quel ragazzo sempre allegro e ottimista che suonava fino a farsi sanguinare le dita ed era troppo poco cosciente di quanto fosse speciale e bello.
Quanto a lui, l'unica cosa di cui era veramente consapevole in quel periodo e anche dopo era di quanto fosse straordinaria Layla.
Questo non l'aveva mai dimenticato.
Roman si era accorto che Emel'jan si era innamorato di Layla molto prima di sua sorella, dal modo in cui la guardava come se fosse stata una creatura miracolosa e le diceva che le voleva bene, sfiorandola appena, e si era accertato che il chitarrista sapesse che gli stava affidando la cosa più preziosa che aveva.
Layla era davvero una creatura miracolosa, non era solo il suo amore a fargliela vedere così.
Loro due erano la parte più vulnerabile di Vasilij, e insieme ad Anastasija la più preziosa.
Pochi giorni prima di tornare a Budapest Dóra aveva voluto cantare Ya zhe govorila suonata da Emel'jan, senza rendersi conto di quanto a lui sembrassero veritiere e crudeli al limite dell'accettabile le parole di quella canzone.
Vederla tanto spensierata e insensibile mentre cantava "V sele takogo khloptsa net s kem ya svyazala by sud'bu. Shob byl zhenykh intelligent, a ne kuznets kakoy-nibud'" e "I yesli dazhe polyublyu Vakulu neputyovogo to vsyo zhe zamuzh za nego vovek ne poydu".
Nel villaggio non c'è nessun ragazzo a cui legherei il mio destino.
Io voglio un marito intelligente e non un fabbro qualsiasi.
E anche se mi innamorassi di quel buono a nulla di Vakula, comunque non lo sposerò.
Alla fine l'aveva baciato, ma Emel'ka era troppo triste per poter ricambiare come avrebbe fatto prima.
Si ricordava bene le canzoni che aveva suonato dopo essere stato lasciato.
Can't find my way home dei Blind Faith, Verni moyu lyubov' e Bez tebe di Ani Lorak e Gimi ukhodyashchim mechtam di Ani e Philipp Kirkorov.
Quest'ultima decise di aggiungerla alla scaletta.
Layla era rimasta incantata quando lui gliel'aveva suonata per la prima volta.
Insieme ad altre tre delle sue canzoni preferite, Leningrad e All about soul di Billy Joel, che aveva dedicato a Layla, e Wheels dei Foo Fighters, poteva considerarla completa.
Lebedinaya vernost'
Gimi ukhodyashchim mechtam
Leningrad
All about soul
Wheels
Il primo a presentarsi era stato Pavel, il batterista, un biondino che Emel'ka aveva trovato istintivamente simpatico, anche se quando aveva posato lo sguardo su Layla si era irrigidito.
Non doveva mai smettere di proteggerla.
Lei l'aveva salutato gentilmente, ma con un po' di diffidenza.
Faceva ancora molta fatica a fidarsi degli estranei, per quanto quel ragazzo le sembrasse innocuo e garbato.
Pavel aveva chiesto se Layla facesse parte del gruppo, ed Emel'ka aveva scosso la testa, ma con un sorriso che aveva fatto brillare gli occhi della ragazzina.
-Lei è tutto per me-
Allora Pavel l'aveva guardata con simpatia e le aveva sorriso ancora di più di un momento prima, durante le presentazioni.
In quel momento Layla aveva deciso che piaceva anche a lei.
Al contrario di Aleksej, il secondo chitarrista, che aveva modi bruschi e sgarbati e non staccava gli occhi da Layla, sorvegliandola costantemente con uno sguardo sfrontato e impietoso, ma era terribilmente bravo e capiva al volo il modo in cui Emel'jan voleva che risultasse una canzone.
Non parlava mai con Layla, ma non smetteva mai di guardarla.
Non aveva una famiglia né una ragazza né degli amici, ma aveva la sua chitarra e la ferocia dei suoi occhi.
C'erano anche ragazzi come lui, a Nostal'hiya, e rimanevano abbagliati e feriti in egual misura dalla luce che filtrava da una famiglia come quella di Emel'ka.
-Emel'ka- aveva ripetuto, ironico, dopo aver sentito Layla chiamarlo così.
Nessuno l'aveva mai chiamato Alëša con quel tono, quella dolcezza straziante che dalla voce di Layla illuminava il viso di Emel'jan in un modo che lo costringeva a distogliere lo sguardo.
Da quel momento in poi l'aveva sempre chiamato Emel'jan, senza usare vezzeggiativi.
Quelli li lasciava a Layla e Pavel.
E poi avevano suonato Gimi ukhodyashchim mechtam, la canzone preferita di Layla.
Kto
pridumal strannoye slovo mechta
Yesli v nego nikogda ne poverit
moya lyubov'?
Razve v nebe eta lyubov' lish' kapriz
Yesli
vdrug padayet vniz ona ?
V mechtakh , vo sne nam lyubov'
iskat'
Zachem tumanami ?
Obmanut
oni
Skazat' proshchay nesbyvshimsya mechtam
Oni do zvezd i
vyshe pust' ukhodyat neslyshno
Ot nashey s toboy lyubvi
Mozhet
v oknakh slishkom zemnykh gorodov
Priyut obretayut lyubov'
navechno
Ne na nebe, v etom nesbyvshemsya sne
Tam nas
naydet na zemle ona
Chi ha inventato la strana parola sogno?
Se il mio amore non ci crederà mai?
Nel cielo questo amore è solo un capriccio
Se improvvisamente cade in basso?
Nei sogni, nei sogni amiamo guardare
Perché ci sono le nebbie?
Ci hanno ingannato
Dire addio ai sogni irrealizzati
Salgono fino alle stelle e li lasciamo andare silenziosamente sopra
Dal nostro amore
Forse sulle città della terra
L'amore eterno può trovare un rifugio
Non in cielo, in questo sogno irrealizzato
Lo troveremo a terra
Per la prima volta da quando suonava con Emel'ka e Pavel, Aleksej si era rilassato.
E aveva sorriso.
Gli piaceva suonare e cantare i cori di quella canzone.
Gli piacevano le parole.
Trovava incantevole la commozione di Layla ogni volta che guardava Emel'jan suonare e gli piaceva suonare con loro, dopotutto.
-Direi che è andata bene, Emel'ka- aveva commentato alla fine.
Un bassista teoricamente ce l'avevano già, e anche piuttosto vicino, ma non si sentiva all'altezza e, parole sue, "non voleva rovinare la band di Emel'ka".
Emel'ka l'avrebbe strangolato, perché la rovinava non partecipando, ma lui non lo capiva.
Philipp Arkad'evič Julajev era nato il 17 Maggio 2022 e suonava il basso da quando aveva dodici anni.
Ne era innamorato, ma era il ragazzo più insicuro che Emel'ka avesse mai conosciuto, anche adesso che aveva venticinque anni.
La sua unica vera certezza era di essere il cugino preferito di Lilija.
L'aveva presa per la prima volta a diciassette anni dalle braccia di Emel'jan, e la sensazione che aveva provato era stata pari solo a quella che provava quando prendeva in mano il basso.
Era biondo come suo padre e le sue sorelle, ma, a differenza di Svetlana e Luna, aveva gli occhi azzurri di sua madre, solo un po' più chiari, di un celeste delicatissimo.
Il suo più grande sogno era di far parte della band di Emel'jan, ma non poteva accettare la proposta di suo cugino: non si sentiva affatto bravo quanto Emel'ka.
E poi aveva sentito quell'Aleksej Zalevskij, che di tutto il mondo sembrava avere coscienza solo delle corde che pizzicava, e sembrava amare solo loro, e quel Pavel Danikov che faceva gli assoli di batteria più strepitosi che Phil avesse mai sentito dal vivo.
No, non c'era semplicemente verso di suonare con quei tre.
Lui suonava solo per se stesso e per Lilija, per lui che faceva tutti i suoi assoli solo con dolcezza, senza la violenza che avevano certi bassisti che toglievano il fiato e pretendevano che il pubblico ignorasse il cantante e il resto della band per tenere gli occhi incollati su quelle sei corde attraversate da una tale magia.
E per Lilija che gli voleva troppo bene e lo guardava con occhi sognanti anche quando sbagliava palesemente gli accordi.
Per lui esisteva solo la dolcezza, anche così poteva creare una cascata di note in grado di filtrare attraverso ogni vena del cuore, note capaci di strappare un brivido anche se chi le suonava di pretese non ne aveva, e non suonava mai per qualcosa che andasse oltre alla canzone a cui aveva affidato il suo sogno in quel momento.
Emel'ka, Alëša e Pavlik avrebbero trovato un bassista alla loro altezza.
Il giorno del suo matrimonio, il 13 Maggio 2048, Layla indossava un abito di tulle bianco lungo fino ai piedi dietro e due spanne sopra il ginocchio davanti, stretto in vita con una cintura argentata come i sandali intrecciati che aveva ai piedi.
I suoi lunghi e liscissimi capelli neri erano raccolti in una semplicissima treccia che spiccava luminosa sul bianco abbagliante del vestito e il suo bouquet, sull'azzurro-indaco, scrupolosamente curato da Svetlana, era composto da iris siberiani e fiordalisi.
Emel'jan avrebbe suonato Layla nel sagrato della chiesa, e si chiedeva solo come avrebbe fatto ad arrivare all'ultima nota senza piangere.
Non ci sarebbe riuscito.
Ma aveva il diritto anche di piangere, era il suo matrimonio.
Continuava passarsi una mano fra i capelli compulsivamente, e ogni volta che Layla si girava a cercare il suo sguardo lo trovava più spettinato.
Ma era carinissimo, e le mancava il respiro ogni volta, quando lui le sorrideva, raggiante, e poi tornava a tormentarsi i capelli.
Mentre suo fratello suonava, Lilija stava seduta a gambe incrociate per terra accanto a Phil e si sentiva semplicemente euforica.
-Io non lo so, sarà che ha diciannove anni in più di me e che quindi non siamo esattamente cresciuti insieme, ma lo trovo sempre troppo adorabile, non ci riesco a litigare con lui, neanche quando mi fa arrabbiare. È un problema, lo so, avere un fratello -anzi, due, ma Julaj è ancora più angelico di Emel'ka- e non poterci nemmeno litigare... Ma secondo te il fatto che lui sia tanto egoista da essere troppo adorabile per farmi arrabbiare o per arrabbiarsi con me potrebbe essere un motivo per litigare?-
-Cosa?-
Phil aveva sempre saputo che Lilija era più intelligente di tutti loro, anche a otto anni, ma quell'ultima frase l'aveva turbato davvero profondamente.
-No, non riesco a ripeterlo. Non uguale a come l'ho appena detto, almeno-
-Ah, ecco-
Povero angelo, a volte era troppo intelligente perfino per se stessa.
-Però guarda i suoi occhi. Brillano sempre, non smettono mai. Soprattutto quando fa le due cose che lo rendono più felice al mondo, guardare Layla e suonare la chitarra. E oggi ha sposato Layla e sta suonando la chitarra. Infatti ormai è diventato fosforescente-
Phil all'età di Lilija non conosceva neanche la metà delle parole che usava la bambina, ma evidentemente lui faceva ancora parte degli Julajev bacati, mentre Lilečka era la cognata di Layla, e si vedeva.
La band di Emel'jan si chiamava Vakulu neputyovogo, in onore sia di Gogol' sia di Ani Lorak, anche se alla fine non erano buoni a nulla né il Vakula di Gogol' né Emel'ka Julajev.
Questo Phil lo sapeva bene, perché era convinto di esserlo lui.
Ma non lo era altrettanto Lilečka, che prima della fine del 2047 era riuscita a convincerlo a diventare il loro bassista e sapeva quanto ne era felice.
Per convincerlo che ne era assolutamente all'altezza con ogni probabilità avrebbe dovuto aspettare il suo, di matrimonio.
E dato che aveva otto anni ne doveva ancora fare, di lavoro.
La ragazzina sospirò e diede un pizzicotto su un braccio al cugino.
-Sono troppo commossa per Em e Lay, ti va se litighiamo un po', così mi passa?-
Ya
noshu tvoye serdtse
Noshu v svoyem serdtse
I potomu ty vsegda
so mnoy
Ya ishchu tebya vzglyadom
I ty vsegda ryadom
Gde by
ty ni byl angel moy
Ved' nebo i zemlya
Eto tol'ko ty
Vsye
moi mechty
O tebe odnoy
Io porto il tuo cuore
Lo porto nel mio cuore
E perché tu sei sempre con me
Io cerco il tuo sguardo
E tu sei accanto a me
Ovunque tu sei stata il mio angelo
Dopotutto il cielo e la terra
Sei solo tu
Tutti i miei sogni
Sono solo su di te
(Ya tak lyublyu tebya, Philipp Kirkorov)
Note
Vakulu neputyovogo: Ya zhe govorila (Pesnya Oksany), Ani Lorak.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ora devo scappare, quindi lo lascio commentare a voi ;)
A presto! :)
Marty