Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: Lushia    02/10/2014    1 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Target 40 – Sotto un cielo stellato

cover

L'atmosfera attorno al tempio era molto più pesante, l'aria era gelida e quasi rarefatta, il solo respirare sembrava difficile.
Le due sacerdotesse a guardia del portone, Marva e Nola, non avevano mosso un dito. Si trovavano immobili nella stessa posizione, scrutando dinanzi a loro con lo sguardo fisso verso l'orizzonte.
Il cielo si avviava al tramonto, ormai stava assumendo un colore arancione che pian piano si sarebbe trasformato in blu scuro, si potevano già notare alcuni puntini lontani e la luna, piena per tre quarti.
Uno ad uno tutti i presenti si radunarono verso la scalinata, sedendosi in posti sconnessi tra di loro.
Nessuno fiatò, i loro sguardi erano abbastanza vuoti e spenti, come l'anello grigiastro che Nozomi stava stringendo tra le sue dita, una pietra azzurra romboidale circondata da tre ali per lato, l'ultimo ricordo di Lilium. L'aveva preso, quasi meccanicamente, e non sapeva se la bambina lo stesse porgendo all'amica o se quell'anello si fosse staccato e fosse semplicemente caduto accanto ai suoi piedi.
Dopo aver distrutto il Devil Circlet di Clover II, quest'ultimo era fuggito rapidamente, spaventato da ciò che sarebbe accaduto in presenza dei ragazzi, furiosi.
Non sembravano però dare peso alla fuga dell'illusionista.
I loro sguardi, fissi in un punto vuoto così come quelli delle due sacerdotesse, osservavano il sorriso di una bambina dai lunghi capelli rosei, che si voltava vivace verso di loro, nello loro menti.

Haynes si trovava ai piedi della scalinata, lontano da tutti, rannicchiato su sé stesso, con gli occhi luccicanti e le guance bagnate. Ogni tanto alzava la mano, come se volesse afferrare qualcuno davanti a lui, qualcuno che esisteva solo nella sua immaginazione.
La persona che voleva abbracciare, stringere a sé, però, non c'era più, e di lei non era rimasto nemmeno il corpo. Era svanita nel nulla, tra mille luci, come se non fosse mai esistita.
Aveva urlato, una, due, tre volte, chiamato il suo nome, erano passati più di venti minuti e nulla era accaduto. Alla fine aveva ceduto e, barcollante, si era diretto all'esterno, assieme agli altri amici che, in quel momento, per lui non esistevano.
Voleva solo una persona, l'unica persona che aveva sempre amato, sua cugina Lilium.
Si strinse più forte, portando il capo sulle ginocchia.

Nessuno aveva il coraggio di parlare, nemmeno Kaito poteva riuscire a risollevare gli animi, Cloud restò in disparte in silenzio, così tutti gli altri. Era la prima volta che, uniti come gruppo, avevano assistito alla morte di qualcuno e stavano insieme attraversando un lutto.
Non era una novità per alcuni di loro, singolarmente: Arashi aveva perso entrambi i genitori, non vedendoli tornare più a casa, Luca era fin troppo piccolo per ricordare come i suoi vennero massacrati, anche Shinji aveva perso il nonno che tanto amava.
E poi Nozomi aveva visto morire il suo migliore amico. Si era ripromessa di non perdere più nessuno, voleva diventare più forte per proteggere tutti, ma in realtà era talmente debole da non poter fare nulla.
Il suo sguardo era posato su Haynes, la distruzione del piccolo sciamano stava coinvolgendo chiunque attorno a lui, la Vongola stessa non sapeva cosa dire. Non poteva discolparsi.

“E' colpa tua!” aveva urlato, poco prima, puntandole l'indice contro “Tutto questo è successo perchè tu esisti!” le lacrime agli occhi, la voce quasi rotta, singhiozzi che gli impedivano di parlare “Se non fossi esistita non ci sarebbe stata la Crisi, saremmo ancora al Villaggio tutti insieme, nessuno sarebbe morto!!” aveva continuato.
“Dovevi proteggerla! Perchè non l'hai fatto?”
Era scoppiato in lacrime, fuggito dalla sala, oltrepassando le macerie e raggiungendo l'uscita.

Ed era rimasto lì, rannicchiato.

Aveva ragione, dopotutto.
Eppure non poteva farsene una colpa. Quanti fili del destino venivano intrecciati a causa di molte vite? Il fato era beffardo, giocava con le vite altrui attraverso quelle di altri esseri umani. Alcuni vivevano, altri morivano.
Era stupido pensare “se non fossi mai esistito”, poiché non c'era nulla che si poteva fare per cambiare un'esistenza, la quale aveva già posto le radici tra i molteplici fili rossi di altre creature. Si esisteva, e basta. Non era un concetto su cui si potevano gettare ipotesi.
L'importante era come si sviluppava una vita, nel bene e nel male.

Nozomi era la prima che avrebbe voluto afferrare quelle dita, salvarla dal filo del suo destino, che finiva proprio in quel punto, eppure non c'era più nulla che poteva fare.
Probabilmente, la sciamana aveva consumato tutta sé stessa in cambio del potere del suo anello, in cambio di un modo per contrastare i malefici Hell Rings, spariti nel nulla dopo la distruzione del Devil Circlet, probabilmente sparsi da qualche parte nel pianeta.
Aveva sacrificato sé stessa per aiutare tutti gli altri, che sarebbero morti senza di lei.
Portò la mano destra verso il collo, sfiorandolo con le dita. Clover aveva davvero tentato di strozzarla, ricordò la sensazione del fiato che le stava mancando, la vita che l'abbandonava. Erano tutti nella stessa situazione, sarebbero morti tutti, sarebbe stata una strage.
Ma Lilium li aveva salvati ed erano vivi per miracolo, il quale prezzo era stata la sua stessa esistenza.
Anzichè piangere e disperarsi, forse, dovevano ringraziarla di cuore per la seconda opportunità che avevano ricevuto, cercando di non sprecarla e di sconfiggere il nemico, così come lei voleva.
Riportare la pace, catturando lo scienziato e distruggendo la creatura malefica.

Il sole aveva ormai abbandonato l'orizzonte e il cielo era tetro, nonostante fosse illuminato da un mare di stelle scintillanti. La brunetta non ne aveva mai viste così tante, da una città era impossibile accorgersi di quanto fosse meraviglioso il cielo stellato.
Non era la sola con il naso puntato all'insù, anche Haynes stava osservando le stelle con intensità e meraviglia. Forse, sperando di scorgere la sua amata tra queste.

Sussultò, voltandosi verso la sua sinistra e ritrovandosi ad osservare il suo guardiano della nebbia, che si stava sedendo accanto a lei. Lo sguardo del bruno era enigmatico come al solito, un leggero rossore sulle guance a causa della timidezza e lo specchio davanti a lui, la limpida superficie rifletteva qualcosa che a lei era impossibile scorgere, non avendo il dono della vista che lui possedeva.
Gli occhi indaco del ragazzo, immersi nel colore della nebbia a causa del suo potere, si rivolsero verso la ragazzina.
- … Domani... sulla spiaggia... - sussurrò, preoccupato.
- … Cosa? - chiese lei, sentendosi all'improvviso un peso sul petto.
- … L'ultima... L'ultima battaglia con Clover II. - spiegò.
La brunetta si morse le labbra, chinando lo sguardo. Si stava avvicinando la fine, dunque? Cos'avrebbe escogitato, il loro nemico? Senza il Devil Circlet era decisamente più debole, eppure non era convinta che sarebbe stato così facile.
- Vinceremo? - azzardò, quasi scherzosamente.
- Mh... non lo so. Dipende... -
Conosceva il ragazzo abbastanza bene da sapere che non potevano ottenere una visione precisa, eppure era già tanto che fosse riuscito a predire l'ultimo scontro.
In quel momento sentì brividi correrle lungo la schiena e la sensazione di non farcela. Erano solo dei ragazzi, scampati incredibilmente a morte certa grazie al sacrificio di una loro amica, un miracolo che non si sarebbe ripetuto nuovamente. Dovevano farcela con le loro forze, ma potevano ritenersi pronti per ciò che stava per accadere?
Una notizia simile li avrebbe sconvolti, ma non poteva di certo tenerla per sé.
Prese un bel respiro e si alzò, scendendo uno ad uno i gradini e attirando silenziosamente l'attenzione dei presenti, che si voltarono verso di lei con curiosità.
Si portò di fronte ad Haynes, che stava ancora osservando le stelle e quasi non voleva guardarla, forse ancora furioso con lei.
Era consapevole di cosa significasse perdere una persona importante, davanti ai propri occhi. Eppure aveva imparato che non bisognava disperarsi, poiché le cose si sarebbero aggiustate col tempo. Sentì quasi un sollievo dentro di lei, come se qualcosa di caldo la rassicurasse, inoltre pensò al sorriso di Lilium e cosa avrebbe detto in un momento come quello.
Sicuramente avrebbe incoraggiato i ragazzi ad andare avanti.

Si piegò verso il bambino in un inchino, rimanendo immobile per almeno un minuto.
Haynes, infine, portò l'attenzione su di lei, ma restò silenzioso.
Quando si raddrizzò nuovamente, dagli occhi ambra traspariva una strana luce.
La determinazione della Vongola.
- Non c'è altro che possa fare. Queste sono le mie scuse per non aver mantenuto la promessa. - spiegò lei, senza battere ciglio.
Il biondo non disse nulla, si limitò ad osservare la brunetta.
- Non mi aspetto un tuo perdono. Non adesso, almeno. - disse poi, senza smettere di guardarlo negli occhi – La mia colpa è di non averla protetta a dovere. Per il resto, non sono io la diretta responsabile di ciò che è accaduto, bensì Clover. - alzò il capo verso gli altri membri del gruppo, attenti alla conversazione. In tutto quel tempo nessuno aveva avuto il coraggio di dire nulla e, dopo le urla e le accuse disperate del bambino, Nozomi era stata la prima a parlare.

- Secondo le previsioni di Shinji, domani ci sarà la nostra ultima battaglia. - rivelò. Sembrarono preoccuparsi e alcuni di loro si scambiarono sguardi interrogativi.
Chi poteva biasimarli?
- Non sappiamo ancora cosa escogiterà, ma sappiamo solo una cosa. Se dovessimo fallire, noi... e probabilmente molte altre persone, moriremo. - affermò, decisa - … Quello che è successo oggi, a Lilium... non possiamo permettere che il suo sacrificio venga sprecato in questo modo. Ci ha dato un'ultima chance, uno spiraglio per la vittoria, per tutte le persone che potrebbero perdere la vita e i propri cari in questo conflitto. - il suo sguardo determinato s'incrinò, il pensiero dell'amica era ancora una ferita aperta – Per questo... chi vuole tentare il tutto per tutto, domani dovrà fare del suo meglio, mentre gli altri... tornate a casa, finchè siete in tempo. -

- Che stai dicendo? - la voce di Cloud risuonò tra i presenti, quasi facendoli sussultare dallo spavento, la nuvola stava osservando la ragazzina con sguardo annoiato – Siamo venuti fin qui per sistemare questo caos, ti pare che ce ne torniamo a casa? -
- Giusto. Tanto, se non vincessimo, sarà comunque tutto finito. - anche Kaito si infilò nella discussione, ma in molti sembravano d'accordo. - Meglio combattere in prima linea e tentare di fare qualcosa, no? -
I boss delle altre famiglie parevano i più preoccupati, probabilmente per i loro stessi cari. Quella situazione non riguardava di certo solo i ragazzi presenti, ma chiunque in quel mondo. Chissà cosa avrebbe potuto escogitare Stanford se non fermato in tempo, se Zon si fosse svegliato e avesse portato la famosa Crisi, quella a cui il piccolo PonPon aveva assistito con i suoi occhi.
In quel momento, stava in silenzio accanto ad Haname, che gli stava accarezzando il capo. Non sembrava seguisse la discussione, piuttosto pareva si stesse per addormentare.

La Vongola s'inchinò nuovamente, ringraziando i presenti per la loro comprensione.

Era la più spaventata, disorientata e afflitta, ma non poteva permettersi di dimostrarlo. I suoi guardiani dipendevano da lei, i membri dell'Alleanza l'avevano scelta come Leader, doveva cercare di infondere determinazione e ottimismo in tutti i suoi amici, che credevano in lei.
Dovevano prepararsi psicologicamente, tentando il tutto per tutto e studiando qualsiasi strategia.
Anche se, in realtà, avrebbero dovuto riposare. Erano stanchi e afflitti, sicuramente scoraggiati, un sonno ristoratore non poteva che far loro bene ed era meglio prepararsi al futuro a mente fresca e con nuove energie.
Ormai era calata la sera, erano più o meno le nove e mezza. Mangiare e riposare era la loro priorità.

Mentre lo sciamano restava in disparte, i ragazzi cenarono con alcune provviste che si erano portati dietro. Ex-Ten si era premunito di infilare un po' di vivande nello zaino, aveva distribuito loro il necessario, mentre ognuno consumava il suo pasto in un angolino del tempio.
La sala centrale era ridotta ad un cumulo di macerie, ma le zone laterali e così gli altri piani erano intatti, c'erano anche numerose stanze che potevano essere utilizzate per dormire, e dove sicuramente avrebbero passato le ultime ore di tranquillità, finchè il sole non si sarebbe levato all'orizzonte.

Lo sciamano non aveva mangiato nulla, si trovava in una stanza lontano dall'androne, su un materasso posto accanto ad un'alta finestra senza vetri, al buio. Il suo sguardo era rivolto verso il cielo, come poco prima sulla scalinata.
La brunetta poggiò accanto a lui un panino, avvolto nella carta stagnola, e una bottiglietta di acqua minerale. Sospirò, senza dire nulla, per poi voltarsi e avanzare verso l'uscio.

- … Le mie fiamme sono sbloccate... - disse, all'improvviso. La brunetta si voltò verso di lui, osservando il suo viso illuminato dalla luna. - … è perchè... lei è andata. -
- Usale per fermare il nemico. - si azzardò a dire, senza smettere di guardarlo. - E' a causa sua che l'abbiamo persa. -
- … Forse avrei preferito morire... con lei... anziché vivere senza. - continuò, quasi sussurrando - … però... lei voleva salvare tutti... voleva solo che nessuno morisse... -
- … Allora dobbiamo sconfiggere Clover e catturare Stanford. - spiegò la Vongola, avvicinandosi lentamente. - Così realizzeremo il suo sogno. -
- … Mh. -
Si voltò nuovamente, sicura che il discorso fosse finito, ma il bambino richiamò nuovamente la sua attenzione.
- Hai trovato la tua risposta? - chiese, cogliendola di sorpresa – Il perchè vuoi diventare boss, intendo. -
La brunetta si voltò nuovamente verso di lui, stavolta Haynes stava ricambiando il suo sguardo e sembrava anche attento.
- … Sì. - rispose, annuendo lentamente – Sì, l'ho trovata. -
- Ebbene? - chiese lui, curioso.
- … Non voglio veder morire più nessuno. - affermò.
- Non ti seguo. Cosa c'entra il diventare boss di una famiglia mafiosa? - alzò un sopracciglio, perplesso.
- I Vongola sono potenti, ma anche pericolosi. - spiegò lei, quasi sorridendo - Hanno bisogno di una guida che sappia prendere giuste decisioni e che sappia riconoscere il valore di una vita umana. -
- … Quindi lo farai solo per evitare che finiscano in mani sbagliate? - chiese ancora.
- Io ho delle capacità, ereditate da mio padre e dai miei antenati. Perchè sprecarle? - scrollò le spalle, stavolta era determinata – Se posso sfruttarle per aiutare le persone, lo farò. Renderà felice sia me che molti altri. -
Il piccolo non sembrava tanto sorpreso e tornò ad osservare le stelle, immergendosi in quel panorama sublime.
- Forse è la stessa cosa che ha pensato tuo padre. - affermò, mentre con la mano destra cercava il panino accanto a lui.
- Già, è possibile. - disse lei, lasciando la stanza dietro di sé.

Avanzando lungo il corridoio laterale, la brunetta raggiunse il retro dell'edificio, scendendo delle scale che davano ad una fonte d'acqua limpida, nascosta tra alcune colonne e rocce, come se fosse quasi una piccola oasi paradisiaca. L'acqua sgorgava da una parete di roccia che conduceva nella zona sud della capitale, la ragazza si avvicinò rapidamente e immerse le mani, bagnandosi il viso e osservando il suo riflesso sulla superficie.
La figura della bambina e quella di Claudio continuavano ad apparire davanti a lei, quasi tormentandola. Si sentiva pienamente colpevole, distrutta e stanca da quella situazione. Eppure non poteva mollare, non adesso.
Alcuni cerchi incrinarono l'acqua, rapidamente issò il capo e osservò verso sinistra, una figura maschile era immersa e voltata verso la cascata, con le braccia distese dinanzi a sé e i palmi sotto l'acqua corrente, come se volesse prenderla.
Non si era proprio accorta dell'albino, e quasi non arrossì per l'imbarazzo, poiché il ragazzo non sembrava avere alcun vestito addosso.
Si avvicinò lentamente, curiosa e arrossita come non mai, nascondendosi dietro una colonna per ammirare da lontano il volto del ragazzo, completamente fradicio, mentre si lavava sotto la cascata.
I suoi occhi blu sembravano quasi risplendere, il suo volto era freddo e nulla traspariva, come al solito.
Stranamente, il cuore della brunetta accelerò di battito in battito, mentre i suoi occhi erano fissi su di lui, finchè un sorriso non incrinò lo sguardo gelido del Neveria.

- Per quanto ancora vuoi restare lì dietro, Nono? -
Nozomi sussultò, portandosi il palmo sulle labbra, nonostante non servisse a nulla poiché era stata già scoperta.
Il ragazzo si voltò verso di lei, sorridendo, mentre si aggiustava i capelli, avanzando verso il punto in cui si trovava la ragazza, ancora semi nascosta dalla colonna bianca. Fortunatamente, la brunetta notò che il giovane stava indossando i pantaloni e sospirò per il sollievo.
- Solitamente, quando siamo nervosi o sta per accadere qualcosa di importante, noi Neveria usiamo rinfrescarci sotto l'acqua, chiedendo alla nostra sacra Protettrice di vegliare su di noi. - spiegò lui, tendendole la mano – Non immagini quanto questo riesca a rilassare e a cancellare i brutti pensieri. -
La brunetta allungò la mano, tremante, afferrando quella del ragazzo e avvicinandosi a lui. L'albino la trascinò lentamente in acqua, incurante dei vestiti ormai zuppi.
- Devi solo lasciare che l'acqua lavi via le tue preoccupazioni. - spiegò, osservandola da vicino, negli occhi. - Ti sentirai meglio, dopo. - disse poi, stringendola a sé, bagnandole leggermente la frangia e il capo.
La ragazzina dimenticò all'istante tutti i suoi problemi, il suo cuore stava battendo davvero troppo rapidamente per pensare a cosa era accaduto e cosa stava loro per accadere. In quel momento, non sentiva che il respiro dell'albino e il suo cuore, lo sguardo dolce del ragazzo e i suoi occhi. Avvicinò il suo viso al petto dell'amico e vi si strinse, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia.
- … Domani... potremmo morire... - disse, spaventata. - Non sono sicura riusciremo... -
L'albino accarezzò i capelli della Vongola, dolcemente, poggiando il suo viso sopra il suo capo.
- Se pensi così, non ce la faremo mai. - spiegò lui – Devi andare lì conscia che vinceremo, qualsiasi sia l'esito finale. Devi credere nella vittoria, nella salvezza. -
- Ma come faccio? Non siamo solo noi... tante altre persone... e tutto questo è successo perchè lo scienziato ha preso il mio sangue... -
- Non importa perchè è accaduto, non l'hai voluto tu. E' successo per colpa di Stanford, dei suoi piani. E' lui da biasimare. -
- Ma se non mi fossi fatta prendere... -
- Dimmi, hai volutamente lasciato che ti rapisse per potergli permettere di distruggere il mondo? -
- Certo che no! - si staccò da lui, tornando ad osservarlo negli occhi – Volevo solo che Clover non facesse del male ai miei amici! -
- Allora hai agito nel giusto, non hai colpe. - rispose, sorridendole e prendendole il volto tra le mani, sussurrando – Tu... vuoi il bene di chi ti sta accanto e non solo. Sei altruista e buona, ma anche determinata e capace di sacrificarti, se necessario. Sarai uno splendido boss. -
La brunetta arrossì, scuotendo il capo ma tornando a stringersi al ragazzo, quasi cercasse un conforto, qualcuno che la proteggesse così come lei proteggeva sempre gli altri.

- … E' strano... ma... possiamo restare così...? - chiese lei, quasi spaventata - … Mi sento bene... mi sento al sicuro... -
- Perchè “è strano”? - chiese lui, stringendola a sé – Io lo trovo normale. -
- … Perchè ho sempre odiato sentirmi... protetta da altri. -
- C'è sempre una prima volta, no? - ridacchiò, baciandola sul capo. - Può capitare quel momento in cui si ha bisogno del sostegno di altri. E' normale. Non significa essere deboli. -

Quasi come se avesse ricevuto una rassicurazione, la brunetta si tranquillizzò con un sorriso e chiuse gli occhi, abbandonando i pensieri tetri che avevano continuato a tormentarla per giorni.

Dopo aver strizzato per bene i vestiti e aver risalito le scale che portavano verso la parte posteriore del tempio, i due si ritrovarono fuori da una delle tante stanzette dove ciascuno dei ragazzi stava passando la notte, accampati come potevano.
La brunetta osservò la stanza vuota e l'albino, che stava controllando nella sua borsa, poggiata vicino al materasso.

- … Cris-kun... - chiamò lei, ferma sull'uscio. L'albino si voltò verso di lei, il suo sguardo sembrava serio - ...vittoria o meno, questa potrebbe essere comunque la nostra ultima notte in vita... - affermò lei, toccandosi nervosamente la maglietta.
Il ragazzo non rispose e si limitò a sospirare, issandosi.
- … Ho paura di stare da sola... - disse ancora, cercando di non incontrare il suo sguardo - … posso... posso dormire accanto a te? -

Si potevano udire alcuni grilli, che frinivano con insistenza, nella stanza buia illuminata solo dal manto stellato.

- … Sì. -

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Lushia