Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: BabyzQueeny    09/10/2008    1 recensioni
Ascoltava il suono dei suoi passi che si affrettavano, l’uno dopo l’altro senza sosta, veloci e carichi di un’adrenalina che lei stessa mai avrebbe desiderato, l’adrenalina che il dolore e l’agitazione davano. [...] Beh lei è una ragazza, forse non come tutte le altre, forse diversa o forse uguale a chiunque cammini sulla terra, a cui è stata distrutta una vita per una causa troppo comune...Solo che c'è sempre l'altra faccia della medaglia no?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Camminava piano, un po’ tutto quel che stava per succedere le faceva paura, lo zaino in spalla e giusto un quaderno dentro. Per il resto era lettore Mp3 e qualche suo CD.

Una porta le si parò davanti.

“ 4 B”

Era piccolina e verde, un po’ come tutti i muri di quella scuola.

Bussò piano e subito dopo l’avanti della voce che, probabilmente, apparteneva alla professoressa, entrò.

Una ventina di volti si girarono incuriositi verso di lei. Non l’avevano mai vista a scuola, e, siccome aveva il cappuccio calato e i capelli nascosti molti la scambiarono per un ragazzo.

-Signorino tu saresti?

Era perfetto, nemmeno un minuto e già era passata per un maschio. Solo perché non indossava cose propriamente femminili veniva scambiata.

Ma dopotutto ormai ci aveva fatto l’abitudine.

Arrivò vicino la cattedra e consegnò il foglio datole in segreteria.

-Avril Stone? Americano? E poi come mai hai un nome da ragazza?


3 domande, assolutamente stupide e già sentite troppe volte nell’arco di pochissimi giorni.

Le risate generali avevano riempito il silenzio di poco prima

Con un gesto secco ma comunque aggraziato si sfilò il cappuccio.

In quel momento la sua cascata di capelli, dapprima tenuti fermi dal cappuccio, caddero in una cascata incantevole. Come un po’ nei film. Le bastò poi muovere un attimo la testa, per ravvivarli un po’ che tutti, ragazzi compresi si zittirono.

Aveva, poterono constatare, un viso angelico.

Solo che si sa, molte volte i ragazzi sono crudeli.

-Prof, perché ci hanno mandata un’americana? Oltretutto grassa? Non vogliamo attirare i terroristi noi. E poi come ci faremo capire? Con il linguaggio dei segni?

Una ragazza, dall’ aria fin troppo snob aveva parlato. E tutti, ovviamente avevano riso.

Lei la guardò con infinita tristezza negli occhi ma anche con molta rabbia, così tanta che la ragazza gelò all’istante.

Si tolse la giacca, perché faceva troppo caldo e rimase solo con una T-Shirt semplicissima nera.

Subito, di nuovo, le risate si zittirono. Notarono che infondo quella ragazza non era poi così grassa, tutt’altro!

-Si vada a sedere signorina Stone, la lezione è cominciata da ben 20 minuti.

Senza pronunciare una parola si avviò verso l’unico banco libero.

Affianco vi era una ragazza minuta dai capelli nerissimi e gli occhi anch’essi neri.

Era molto truccata e portava un ciuffo che le copriva l’occhio destro.

Vestiva, da quello che poteva vedere, con abiti prevalentemente neri e semplici.

-Lascia stareAnna è la solita ragazza che si crede chissà chi.

-Conosco il tipo, grazie comunuqe

-Come parli bene l’italiano!

-Oh beh, grazie.

-Piacere io sono Giada.

-Avril

Si sorrisero e poi si voltarono verso la cattedra. Avril notò la lavagna e capì che la lezione era di algebra. Fin troppo facile.

Prese il suo lettore Mp3 e cominciò ad ascoltare musica.

Giada la guardò scioccata! Si vedeva che era nuova. Nessuno aveva mai osato fare una cosa del genere alla professoressa di matematica.

Dopo nemmeno due minuti la professoressa notò le cuffie nelle orecchie di Avril e si infuriò non poco.

-SIGNORINA STONE!

-Si?

-Io la mando dal preside adesso…Si crede tanto brava da non necessitare di seguire la spiegazione?

-Beh senza offesa ma si.

-Come si permette? Beh allora venga e la faccia lei una di queste.

La professoressa, con un ghigno a dir poco malefico sul volto prese il libro e scelse, volutamente una delle più difficili.

Nessuno le avrebbe levato un due e una capatina dal preside il primo giorno di scuola.

La ragazza, svogliatamente e accompagnata dalle risate generali, ancora, si avviò alla lavagna e prese in mano il gesso.

Cominciò a osservare bene l’esercizio svolto dall’insegnante. L’aveva già fatto nella vecchia scuola e poi, in matematica, non aveva mai avuto nessun problema.

Scrisse velocemente, senza indugi alla lavagna, il viso concentrato e le mani che sfrecciavano da una parte all’altra.

Dopo nemmeno 3 minuti l’espressione era finita ed era, come poté constatare la professoressa, perfetta.

Senza nemmeno una parola, con lo sguardo basso, ritornò al suo banco, le mani in tasca e la camminata indifferente.

Tutti avevano una faccia più che stupita, semplicemente esterrefatta.

Una volta tornata al banco e ricominciata la lezione, Giada le chiese, quasi sussurrando:

-Ma sei un genio per caso? Quella…cosa fatta alla lavagna era impossibile!

-Non so se per voi era impossibile ma per me era facilissima, l’avevo già fatta alla mia vecchia scuola.

Le sorrise sincera e tornò ad ascoltare la sua musica.

La giornata andò avanti così. I professori si infuriavano con lei ma dopo che Avril dimostrava di essere in grado comunque di capire in un modo o nell’altro, la lasciavano stare.

La lezione più noiosa fu quella di inglese, ovviamente lingua madre per lei, e per questo fu pienamente autorizzata a non ascoltare nulla.

Dopo tre pesantissime ore, suonò il driin tanto atteso della campanella. Quello che tutti invocano e ancor prima che la professoressa di fisica potesse assegnare i compiti, ognuno era fuggito via.

Giada non si alzò dalla sedia, abituata ormai a passare l’intervallo completamente sola, mentre Avril aveva proprio bisogno di una boccata d’aria.

-Giada, non esci?

-O no grazie Avril, ma non sono ben voluta qui, scusa.

-Come e tu perché non sei benvoluta non vieni?

-Preferisco!

-Nono tu vieni con me, non mi va di andare sola e fino ad ora tu sei stata l’unica ad accogliermi con un sorriso, e questo fa di te una ragazza simpatica.

-Io..Io..Ma…

-Niente ma!

La tirò via per un braccio e cominciò a trascinarla per la scuola.

Solo che se Avril passava, molti ragazzi si giravano a guardarla. Era una scuola piccola e le voci giravano in fretta.

La deridevano o la indicavano, schernendola e a volte anche insultandola.

Avril, però continuava a camminare, le mani nella felpa e parlava del suo arrivo in quella casa un po’ strana che era diventata ormai la sua vita.

Poco prima di entrare in cortile, però, Giada le fermò il braccio.

-Ehmn Avril potremmo, si ecco, evitare di uscire?

-E perché?

-Beh ecco io, insomma non possiamo perché mi prendono in giro e…

-oh ma andiamo, prendono in giro anche me ma che ti importa?

-Io..Io…

-C’è un ragazzo che ti piace vero?

-Beh si…

La ragazza abbassò il volto, presa dall’imbarazzo ma con un sorriso sulle labbra. Nessuno mai le si era interessato così tanto.

Questo la rendeva quasi felice.

-E come si chiama?

-Davide, ma è impossibile che io lo avvicini.

-E perché?

-Lui fa parte del gruppetto dei più popolari e non mi si avvicinerebbe mai nemmeno per sbaglio.

Avril tirò per un braccio la nuova amica, trascinandola nel cortile.

Quello che le si parò davanti fu un insieme di tantissime persone che parlavano, tra loro, ma un gruppo in particolare attirò la sua attenzione. Erano circa cinque o sei, tra ragazzi e ragazze, e parlavano e ridevano normalmente.

Ma cosa alquanto strana era che venivano ammirati da tutti i restanti studenti.

Un ragazzo poi attirò la sua attenzione. Era proprio in quel gruppetto lì proprio al centro e rideva come se niente fosse, come se i centocinquanta sospiri di centocinquanta ragazze non fossero per lui.

-Emanuele!

Lo sussurrò quasi ma Giada la sentì ugualmente.

-Eh già è lui il più….

Non fece in tempo a finire la frase che Avril aveva cominciato a correre per tutto il cortile, nella direzione del suo fratellastro.

L’aveva trovato finalmente, l’aveva pensato tutta la mattina e ora poteva finalmente abbracciarlo.

Essendole di spalle, Avril gli si gettò al collo, appoggiandosi alla sua schiena e facendolo quasi cadere di faccia a terra.

Fu un attimo e poi lei scese dalle spalle del ragazzo. Sorrideva finalmente, sincera solare. Ma solo lei.

In quel momento un silenzio così forte quasi da dare alla testa popolava tutto il cortile. Tutti avevano visto la scena e tutti, se fossero stati in un cartone animato, avrebbero avuto la mandibola che toccava il terreno.

Emanuele ed i suoi amici però erano quasi arrabbiati. Nessuno mai aveva osato tanto.

Ma tutto questo durò un secondo, perché, ancor prima che Emanuele scatenasse il putiferio, nel girarsi vide davanti ai suoi occhi un viso fin troppo famigliare.

-AVRIL!

E come di consueto i due si scambiarono il saluto solo loro, quel bacio all’angolo della bocca per poi abbracciarsi in un’infinita dolcezza.

In quel momento le facce di tutto l’istituto erano uguali e l’aggettivo incredulo non renderebbe l’idea.

************************************
Ok sono imperdonabile lo so lo so, ma non so proprio come chiedere scusa.
Insomma un casino dietro l'altro che non saprei come spiegare, mi dispiace molto e mi dispiace ancor di più perchè non so quando continuerò le mie storie, perchè ora non sono al mio computer e questo chap l'ho postato perchè l'avevo scritto a mano un pò di tempo fa e l'ho trovato solo ora. Chiedo scusa se non continuerò per un pò ma appena aggiusto il computer, visto che i file ce li ho salvati lì, posto promesso.

Grazie infinite di cuore a tutti per aver recensito e grazie a tutti davvero per la pazienza!!Baci =)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: BabyzQueeny