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Autore: MellowMas    03/10/2014    1 recensioni
Brittany ha iniziato da poco il suo nuovo lavoro - guardia di sicurezza presso il casello del parcheggio di una prestigiosa azienda- quando gli occhi scuri di una misteriosa brunetta incontrano i suoi.
AU/ Storia Tradotta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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L’unico aspetto negativo dell’aver passato la notte a casa di suo padre era che, una volta giunto il lunedì mattina, aveva dovuto fare ritorno nel suo appartamento ghiacciato e solitario. Era impossibile non sentire la differenza tra una casa vera ed una casa “di facciata”.

La prima metà del suo turno fu noiosa, come sempre.  L’unica cosa impegnativa che dovette fare fu cercare di porre un rimedio al casino lasciato da quel Finn  Hudson durante il finesettimana. Qualcuno avrebbe dovuto spiegargli come fare a scrivere un rapporto ordinato e decente.
Per sistemare il danno del ragazzo dovette addirittura saltare le ronde mattutine.
Quando arrivò la campanella del pranzo Brittany sospirò sollevata. Suo padre le aveva preparato un pasto talmente buono che sprecarlo sarebbe stato da pazzi. Così si recò nella sala riservata agli impiegati per riscaldare il proprio pranzo al microonde.
C’era anche la ragazza della receptionist, intenta a parlare a due guardie di sicurezza che Brittany non aveva mai visto prima. Quando notò che Brittany era sola la invitò ad unirsi a loro per pranzare insieme.
Fu quindi costretta a presentarsi e, contrariamente a quanto si aspettava,  fece amicizia alla svelta. Sembravano tutti brave persone, compreso quel Karowsky che dall’aspetto sembrava tutto fuorché socievole. I due andarono subito d’accordo. Lui le ricordava un po’  Puck: croccante all’esterno ma soffice come un marshmallow nel profondo. Nel caso di Dave Karofsky il marshmallow era sicuramente color arcobaleno. Il suo gay radar raramente si sbagliava, non disse comunque nulla per cortesia.
Un’altra persona con cui Brittany non fece fatica a legare fu Quinn, una biondina carina e gentile con cui parlare risultava più che facile.

Dopo pranzo tornò alla sua postazione. Socializzare non era male, ma la calma del suo gabbiotto era decisamente meglio.
Tamburellò con le dita la superficie della scrivania di legno per poi aprire un  cassetto ed incontrare un libro. O meglio, IL libro. Era il libro di Santana.
Aveva finito di leggere Le avventure di Peter Pan  già da un po’, ma si era rifiutata di aprire Alice Nel Paese Delle Meraviglie  perché sapeva che, se si fosse spinta nella lettura di quel tomo, sarebbe caduta lei stessa in un buco nero che l’avrebbe portata nel proprio mondo delle meraviglie. (Ovviamente incentrato su Santana!)
Dopo aver combattuto per qualche minuto optò per riporre il libro nel cassetto, per dedicarsi alla prima ronda pomeridiana. Quando arrivò al secondo piano sotterraneo  la vista di una macchina le fermò il cuore.
L’Avalon nera era parcheggiata nel solito posto, vicino all’ascensore.
Il suo cuore riprese a battere ma con più fretta del solito.
Poteva voler dire due cose:  primo, Santana era finalmente tornata(e magari!) o secondo, il bellissimo ragazzo l’aveva sostituita.
Non riuscì a tenere le proprie preoccupazioni in quel piano interrato. Se le portò dietro, nella propria postazione. Non le restava che aspettare le 19  –sebbene il suo turno finisse mezz’ora prima- solo così  avrebbe posto fine alle sue preoccupazioni. 
Si convinse che se anche quella volta al posto della mora si fosse presentato quel ragazzo gli avrebbe chiesto che fine avesse fatto Santana. Non poteva sprecare un’altra occasione.
Che Brittany fosse impaziente era deducibile anche dal tremore delle sue mani che le comportò diversi problemi durante le ondate serali di vetture in uscita. Verificare tutti i permessi in quelle condizioni prendeva molto più tempo e la bionda non faceva altro che scusarsi con tutti.
Quando le lancette dell’orologio puntarono le 19  il cuore di Brittany si diventò un velocista, sembrava un atleta impazzito.
Ci vollero ancora una manciata di minuti prima che il suono di un motore familiare le facesse perdere la testa.
(Come aveva fatto il suono di un motore  a diventare tanto familiare??)
Quando la macchina si presentò davanti al suo sportello la bionda stava per dare di matto, le mani tremavano come foglie.
Il finestrino oscuro lentamente si tirò giù e Brittany trattenne il respiro.
“Santana!”
Prima che se ne potesse accorgere il nome della ragazza che aveva aspettato con tanta trepidazione sfuggì dalle sue labbra. Non avrebbe potuto mascherare né il tono sollevato né tantomeno l’espressione di gioia e stupore sul suo viso.
Eccola lì, in tutta la sua magnificenza.
C’era una sola cosa adesso nella mente di Brittany. Una sola frase.

Mi sei mancata.

Santana sorrise, come se avesse potuto sentire i suoi pensieri; era solo l’immaginazione di Brittany.
L’unica cosa che voleva dirle era che le era mancata, ma non c’era modo di farlo senza sembrare patetica. Erano stati solo pochi giorni.
Quindi accantonò quei pensieri e si concentrò sulla mora.
C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi. Non era presente come le altre volte.
“Stai bene?” Domandò, senza pensarci due volte.
“..Sì.” Santana buttò fuori a fatica quella sillaba e Brittany non le volle credere.
Voleva chiederle cosa avesse,  ma non era appropriato. Allo stesso tempo considerava Santana come un’amica.. è normale preoccuparsi per l’assenza di un’amica, no?
“Sei stata male?” Chiese titubante, cercando di tener ferme le mani.
“Sono stata male.” Annuì, concordando con la bionda. Ancora, Brittany non le credeva.
Voleva saperne di più ma non avrebbe mai forzato Santana a dire qualcosa che non si sentisse di confessare, perciò cambiò tattica.
“Com’è andato il weekend?”
“Niente di che.” Cominciava a sentirsi addosso gli occhi dell’altra. “Non ero in gran forma.”
Brittany comprese che non avrebbe ottenuto granché dalla mora, non quel giorno.
“E tu?” Chiese Santana, illuminandosi improvvisamente. Sembrava felice di aver spostato l’attenzione da sé alla bionda.
“Sono uscita con mio papà. So che suona patetico, ma in realtà è stato divertente.” Rispose l’altra sinceramente.
“Ne sono sicura.”
Eccolo lì! Quel  sorriso. Era il sorriso che scioglieva il cuore di Brittany come cioccolato al sole.
Brittany doveva essersi persa di nuovo in Santana, perché questa parlò di nuovo.
Quando sentì la sua voce, la mora stava arricciando il naso in un modo tenerissimo.
“Cos’è quest’odore??” Annusò l’aria incuriosita, per poi aggiungere “Sciroppo d’acero?”
Brittany sembrò confusa per qualche istante, poi realizzò di cosa stesse parlando Santana e non poté fare altro che ridere.
“Oh, sì” si sporse per prendere un boccettino marrone appeso vicino alla finestra e sventolarlo davanti a sé.
“Me lo ha dato lo zio Bobby, che lavora con mio papà. Sa che amo lo sciroppo d’acero, quindi mi ha dato questo per la macchina.” Spiegò, orgogliosamente fiera di quel profumatore di ambienti.
L’espressione confusa di Santana incoraggiò Brittany a continuare con la spiegazione.
“ A George non piace l’odore, quindi lo tengo qui.” Alzò le spalle, rassegnata.
Santana scoppiò a ridere, Brittany era felice che la mora si ricordasse ancora il nome della sua macchina. (George, appunto) Un’altra cosa che la rendeva felice era vedere Santana più disinvolta e meno distante.
“Ha un ottimo odore.” Costatò la mora, continuando ad annusare l’aria. “Mi sta persino venendo fame.”
Brittany rise divertita, pensando poi che non le sarebbe dispiaciuto mangiare con Santana.
Le venne in mente un’idea..
Mierda, sono in ritardo per cena!” Esclamò Santana dopo aver realizzato che ora si era fatta.
Con una frase aveva distrutto il piano di Brittany.
Cercò di ignorare il fatto che quel ‘farò tardi per la cena’ implicasse che la brunetta si sarebbe vista, a breve, con qualcun altro.
“A domani, Britt.”
Congedandosi così, ridiede il sorriso alla bionda.
L’aveva chiamata Britt – di nuovo – e le aveva dato la certezza di esserci l’indomani.
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Come promesso, Santana si presentò il giorno dopo.

Brittany arrivò a lavoro leggermente più tardi del solito, perché si era dovuta fermare per delle commissioni.
Aveva comprato un bellissimo giglio bianco, uno di quei fiori esotici, e l’aveva custodito come se fosse un  reperto storico.
Quando giunse sera e Santana si fermò per la solita chiacchierata serale, le porse i documenti, come consueto.
Questa volta però  Brittany fu felice di restituirglieli accompagnati dal  fiore.
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Giovedì Brittany arrivò in anticipo per il turno di dieci ore, così passo dalla reception. Quando vi arrivò, trovò un uomo – il Signor Lynn- intento a parlare con la ragazza dietro alla scrivania.
“Buongiorno signor Lynn.” Lo salutò educatamente, rivolgendogli un sorriso.
“Brittany, che piacere vederti!” Esclamò lui con sincerità. Brittany non riusciva a spiegarsi come aveva fatto una persona del genere a finire a capo di un impresa tanto imponente – incuteva lo stesso timore di un cesto pieno di gattini.
“E non chiamarmi così, chiamami Ryder. Abbiamo praticamente la stessa età!” Proseguì il ragazzo, spostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi.
“Stavo giusto dicendo a Marley che sei uno dei nostri acquisti più azzeccati.”  Oh, ecco come si chiamava la ragazza della reception! E lei che l’aveva chiamata Matilde da quando era arrivata.. Beh, buono a sapersi.
“E volevo giusto parlare con te.” Finì lui, indicandole la porta verso la stanza dedicata agli impiegati.
“Oh, okay.” Brittany salutò con la mano Marley, seguendo l’uomo verso la porta.
La bionda aveva appena cominciato a prendere la divisa da lavoro riposta nell’armadietto, quando il ragazzo si schiarì la voce.
“Ho visto come lavori, hai del potenziale.” Si sedette su una delle sedie della stanza.
“Ho deciso di  farti vedere il resto dell’edificio per i prossimi giorni.” Sembrò soddisfatto nel dirlo. “quindi dopo pranzo  vienimi a cercare, sarò felice di mostrarti i piani.”  
Brittany avrebbe dovuto essere felice, finalmente arrivava la sua promozione. Tuttavia, avrebbe perso i suoi incontri con Santana.
Aspettò con ansia l’ora di pranzo pur sapendo che Santana non si sarebbe presentata.  Sperava di poterla vedere, perché non aveva la sicurezza di incontrarla alle 19. Quanto tempo le avrebbe portato via quel giro per l’edificio??
Quando arrivò l’ora di pranzo Brittany consumò il suo pasto in solitaria e Santana non si fece viva.
Immaginabile.
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“Perfetto, allora andiamo.” Disse il ragazzo in tono autoritario.
I due entrarono nell’ascensore.
Il palazzo di per sé non era poi questa gran cosa. I piani erano strutturati pressoché allo stesso modo, visto uno visti tutti.
Certe procedure, però, erano una vera rottura di scatole.
Aveva visto praticamente ogni piano dell’edificio quando alle 18 Ryder dichiarò il giro finito per il momento.
Era stato estremamente gentile ed era molto più cortese di quanto un capo solitamente è.
Si domandò come faceva Puck a conoscerlo.
Non potendo più tenere il dubbio per sé glielo chiese quando si ritrovarono entrambi nell’ascensore, diretti al piano terra.
“Ryder, ma tu perché conosci Noah?”
“Noah?” Domandò confuso. “Ah, Puck, dici? “
La ragazza annuì semplicemente.
“è  più o meno imparentato con Jake.”
“Jake? Chi è Jake?”
“Oh, scusa. Jake è il mio ragazzo.” Rispose l’uomo dopo essersi sistemato i capelli allo specchio dell’ascensore. “Credo che siano cugini.”
Un ‘ding’ dichiarò l’arrivo dell’ascensore al piano terra e dopo neanche un secondo Ryder era già fuori.
Brittany si diresse pensierosa verso la sua solita postazione al parcheggio, appuntandosi mentalmente di chiedere a Puck maggiori spiegazioni.
Aveva ancora due ore di lavoro da fare, il che significava che avrebbe rivisto Santana.
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“Ehi, Britt.” Santana abbassò il finestrino, richiamando la bionda con un sorriso.
Non si disturbò neanche di darle i documenti. Era come se, più che un blocco di sicurezza, quello fosse il loro posto preferito per gli appuntamenti.
Prima il piacere e poi il dovere, no?
Senza contare che non usciva praticamente nessuno dopo Santana dal parcheggio.
Parlarono del più e del meno, Brittany le disse della sua giornata omettendo volontariamente la parte riguardante la possibile promozione dal lavoro.
Dopo un’ora di chiacchiere, Santana era ancora animata nel raccontare a Brittany dell’odiosa cliente con cui  aveva avuto a che fare.
Brittany ancora non aveva capito molto del lavoro dell’altra, ma sapeva che aveva a che fare con dei computer e.. cose tecnologiche?
Sembrava essere un lavoro troppo complicato,  il che non poteva significare altro se non che la mora fosse un piccolo genio.
Si sentì fiera di lei.
“Ora però devo andare, Britt.” Santana finalmente le porse i propri permessi.
Brittany li convalidò  con calma, guadagnando secondi per ammirarla.
Quando Santana  ottenne indietro i propri documenti le mani delle due ragazze si soffermarono in quel contatto per un po’, come al solito.
La mora fece per ritirare la mano e Brittany le afferrò il polso con decisione.
“Aspetta!”
La lasciò andare, facendosi nervosa tutto d’un colpo.
Si morse il labbro indecisa; forse era la sua immaginazione ma per un momento gli occhi di Santana si erano abbassati concentrandosi proprio lì.
Le stava davvero guardando le labbra?
Brittany si era ricordata del piano che aveva escogitato tempo prima. Si fiondò ad aprire il cassetto della scrivania, sperando che Santana rimanesse in attesa.
Quando tornò indietro dalla mora le offrì un pacchetto. Gli occhi di Santana si fermarono sulla carta da regali in cui era avvolto: estremamente colorata.
“Due regali in pochi giorni? Sto diventando fortunata.” Santana rise e per qualche istante le sue guance si colorarono di rosso. “Ma non dovevi disturbarti Brit.”
La sua mano raggiunse quella della bionda prima che questa potesse ritrarla interamente.
“No.” Brittany si godette in silenzio il privilegio di poter tenere quella mano scura tra le sue. “è la condizione, ricordi? Per il tuo libro.” Un sorrisetto malizioso si scolpì sulle labbra di Brittany.
Santana sembrò voler protestare ma la bionda non le lasciò il tempo per farlo.
“Inoltre volevo  darti qualcosa, San.”
Santana sembrò illuminarsi a quel soprannome. Diede una stretta alla sua mano prima di ritirare la propria per aprire il regalo.
Brittany aspettò con ansia. Contò mentalmente tutti i secondi che trascorrevano,  poi la sentì.
La risata più bella del mondo.
L’avrebbe ascoltata per ore. Non voleva più entrare nella Polizia, voleva essere la ragazza che fa ridere Santana. A disposizione 24 ore su 24.
La mora alzò lo sguardo con un sorriso sinceramente grato.
“Britt..” gli occhi di Santana si illuminarono studiando meglio la copertina delle Avventure di Peter Pan.
Non era un libro costoso come quello che lei aveva dato a Brittany, ma era tutto ciò che la bionda poteva permettersi.
E non era finita lì.
“Grazie mille.” Gli occhi scuri della latina si incatenarono in quelli della bionda per svariati secondi.
“è stupendo.” Sorrise portandosi il libro al petto, mostrando a Brittany quelle deliziose fossette sulle guance.
La bionda le avrebbe regalato miriadi di libri se questi l’avessero rallegrata sempre in quel modo.
Si domandò se fosse appropriato chiederle di uscire – invitarla ad un appuntamento- in quell’istante.
Le possibilità che dicesse sì erano notevolmente maggiori, no?
“Devo proprio andare adesso.” Brittany accantonò i pensieri per l’ennesima volta.
Posò il libro sul sedile del passeggero e se ne andò con un sorriso di scuse.
Brittany sventolò la mano per salutare la vettura.


Non c’era da stupirsi se, una volta sdraiata nelle coperte del letto, pensasse a lei.
Si domandava se mai avesse avuto l’occasione perfetta per  invitarla ad uscire.
Non era sicura che Santana avesse un ragazzo o una ragazza, non gliene aveva mai parlato fino ad allora.
Sperò con tutto il cuore che il ragazzo della settimana scorsa fosse solo un amico.
Santana non le aveva mai detto niente neanche su quell’uomo. Brittany non le avrebbe mai chiesto nulla a riguardo, terrorizzata da un possibile risposta.
Inoltre non erano affari suoi.
Sentì il telefono suonare e lo afferrò dal comodino.
La porta sbatté fragorosamente, facendole perdere il cellulare tra le lenzuola per lo spavento.
“Brittany, sono a casa! Vado a letto.” La voce stridula di Cassandra riempì l’appartamento.
“OKAY!” urlò lei in risposta dalla camera. Non voleva che Cassandra pensasse che fosse un ladro o peggio, Puck,  quindi replicò alla svelta.
Non voleva quella matta tra le lenzuola.
Brittany si ricordò del telefono, tastò il materasso e finalmente lo trovò.
Il display era ancora illuminato, mostrava un messaggio da un numero sconosciuto.
Recitava:

Ahahah, ho trovato questo numero tra le pagine di un libro.. Spero che sia il tuo, Britt.
Sono Santana ;-)


Brittany scoppiò a ridere per la tenerezza di quel messaggio.
Santana sapeva che quel numero era di Brittany, perché la bionda glielo aveva scritto nella prima pagina del libro, con tanto di smile ammiccante.
C’era riuscita. A quanto pare, aveva messo in atto un piano perfetto.



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Mi scuso per gli errori, non ho riletto il tutto ma spero non ci sia niente di incomprensibile.
 
  
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