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Autore: Kaiyoko Hyorin    03/10/2014    2 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
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25. Una questione d'orgoglio


Non è da te arrenderti così” la voce di Night le risuonò limpida nella mente, nonostante il vento le fischiasse costantemente nelle orecchie.
Era affacciata alla merlatura dei camminamenti del castello dei McGregor, lo stesso castello in cui la notte passata aveva passato dei pessimi momenti. E non era stata l'unica.
Sotto di lei, nel cortile interno si stavano sfidando il dranzerblader ed il rampollo inglese, in un incontro che tutto pareva, tranne che un'amichevole. Vestito di tutto punto con quella sua particolare armatura scarlatta, Andrew impugnava fra le mani l'arma che era il suo lanciatore e governava il suo bey con maestria e decisione. Altrettanto si poteva dire di Kei, il quale sferrava un attacco dopo l'altro senza risparmiarsi in potenza e velocità.
Yukiko li osservò un momento, prima di tornare a fissare il paesaggio oltre quelle mura, costituito da colline i cui colori autunnali erano affievoliti dal grigiore del cielo e da alcuni sprazzi di verde spento. Non aveva piovuto per tutto il giorno, cosa positiva per il paese in cui si trovavano, ma il sole si era fatto piuttosto desiderare e lei di certo non era riuscita a dormire. Il sonno arretrato si stava facendo sentire sui suoi nervi, lo sapeva, che erano fin troppo tesi dall'avventura trascorsa nei sotterranei.
Alla fine il maggiordomo alle dipendenze di Andrew si era fatto avanti, accogliendoli per la colazione e rivelando loro che erano stati proprio gli uomini al servizio dei McGregor ad inscenare quello scherzo. In realtà era stato lo stesso blader inglese a dare disposizioni in merito, ma pareva che ci avessero preso un po' troppo la mano e vi si fossero impegnati fin troppo seriamente, tanto da riuscire a spaventare anche il mandante. Le scuse del maggiordomo erano tutto men che contrite, con la scusante che il suo 'Signorino' non era solito invitare amici a passare a casa qualche giorno ed era loro ferma convinzione che, alla fine, fosse stata una bella esperienza per il principale erede dei McGregor.
Andrew si era inalberato, Kei lo aveva guardato piuttosto scocciato e lei.. non aveva detto niente. Esatto, non aveva proferito una singola parola né aveva avuto alcuna reazione al riguardo. Aveva semplicemente preso nota della finzione di tutto quel teatrino e l'aveva accantonato, presa da problemi decisamente più pressanti che la riguardavano da molto più vicino. Gli stessi che la impensierivano in quel momento.
Non hai nemmeno provato a fare qualcosa al riguardo” nuovamente il suo bitpower tentò di farla ragionare, guadagnandosi un'occhiata in tralice da parte della mora.
Sapeva a cosa si stava riferendo, sapeva che in fondo aveva ragione, ma era spaventata. Temeva che, se avesse osato avvicinarsi troppo a quel blader di fuoco - come lo aveva ribattezzato - ne sarebbe rimasta bruciata.
Sbuffò, ironica. In realtà era qualcosa di inevitabile, perché aveva già passato il punto di non ritorno.
Ne sarebbe sicuramente uscita distrutta emotivamente, ma poteva ancora salvare il proprio orgoglio cercando di risolvere la cosa da sola, senza accennare ai suoi sentimenti con lui. Un proposito piuttosto arduo da mantenere, in quanto il semplice fatto di essersene innamorata cambiava drasticamente ogni cosa. Lo sforzo di reprimere ciò che sentiva nel cuore, aveva per lei lo stesso effetto di una ferita che sanguinava di continuo, dilaniata costantemente. Eppure, la necessità di non fargli capire quanto tenesse a lui era talmente intensa da poter essere paragonata ad un bisogno fisico.
No, non gli avrebbe detto nulla.
Avrebbe continuato a fare come se niente fosse ed, una volta tornati in Giappone, avrebbe fatto l'impossibile per dimenticarlo.
Perché sei convinta che ciò che avete vissuto non abbia alcun significato?” rincarò la dose Night, fissandola seduto a mezz'aria, con le gambe incrociate.
Yukiko sospirò di nuovo – Perché è così – inutile dire che lo sguardo che lui le lanciò di rimando le disse palesemente che non era stata esauriente, così la mora espose meglio quel pensiero senza riuscire in alcun modo a mascherare l'amarezza nel sorriso che gli rivolse – Il fatto che sia stato gentile con me non vuol dire nulla. Ciò che è successo la scorsa notte.. non posso permettermi di illudermi al riguardo. Anche se dovesse essersi trattato di qualcosa di più di un semplice impulso del momento, ciò non cambia le cose: non può finire bene. Ed il motivo di questa cosa è uno solo e corrisponde a quello che ci ha fatti incontrare – deviò di nuovo lo sguardo di smeraldo verso l'orizzonte, cogliendo l'ironia della situazione in cui si era andata a cacciare, finendo per esternare uno sbuffetto divertito e malinconico al tempo stesso – La volontà dei nostri genitori è qualcosa a cui non possiamo piegarci. Kei sicuramente non è disposto a farlo, non se il prezzo dello stare con me è il suo stesso orgoglio. E non potrei in alcun modo dargli torto.
È davvero più importante l'orgoglio della vostra felicità?
– Per due persone come noi, sulle quali grava costantemente l'ombra del nome delle nostre famiglie, sì.
Il silenzio che seguì si protrasse tanto da farle dubitare che Night fosse ancora al suo fianco, ma voltandosi a cercarlo lo vide esattamente nella stessa posizione di prima, lo sguardo distante a osservare un paesaggio che non vedeva realmente, perso nei suoi pensieri. Quando alla fine parlò, lo fece con un tono tanto serio quanto greve, carico di significato.
Si tratta di una vostra scelta, ma cerca di tener presente che non c'è mai un'unica strada da poter seguire
Non aggiunse altro, prima di abbozzare a lei un mesto sorriso e scomparire in un riverbero di luce bluastra, dopo aver impiantato in lei con le sue parole un piccolo seme.
Il seme del dubbio.
Il seme di una speranza.


Un freddo incredibile, ecco cosa trovarono appena misero piede a Mosca.
Dall'estate californiana erano passati all'autunno inglese, per finire ad affrontare le rigide temperature russe.
Kei, che già aveva avuto modo, in passato, di confrontarsi con quel clima, si era premurato per tempo ed ora era oltremodo contento di aver ripreso ad indossare la sua amata sciarpa bianca. Con le mani in tasca ed il busto avvolto dal suo nero giubbotto in pelle, non soffriva particolarmente il freddo, cosa del tutto prevedibile per uno che, come lui, aveva già avuto a che fare con un clima del genere.
Guardandosi intorno, mentre procedeva accanto alla moretta lungo una delle strade di Mosca, il dranzerblader si ritrovò a confrontare i ricordi che aveva con ciò che poteva vedere ora, trovando tutto praticamente immutato. Tutto, tranne le masse di ragazzini appassionate di Beyblade. Quelle sembravano meno presenti, un effetto dovuto a quanto probabilmente era accaduto in quel posto parecchi anni prima, all'organizzazione di Vorkof.
Venne distratto dalle sue riflessioni dall'improvviso fermarsi di Yukiko, cosa che gli fece render conto di essere finalmente arrivati di fronte all'hotel.
Si guardarono un momento, già prevedendo fra sé e sé di dover dividere - come l'ultima volta - una camera matrimoniale. Il ché non avrebbe causato poi tutti questi problemi in lui, se non fosse stato quasi sul punto di baciarla, in quei sotterranei in Inghilterra. Da quel momento aveva avvertito una costante tensione sottopelle, una sensazione che non lo aveva più abbandonato, nonostante fossero trascorsi quasi due giorni da allora. La cosa non era migliorata affatto da quando si era ritrovato sull'aereo per la Russia, a causa di quanto si era prefissato di fare una volta giunto a destinazione.
– Direi che è il caso di entrare – azzardò la nightblader, infrangendo il silenzio.
Kei annuì, concentrandosi sul presente e facendosi finalmente avanti per varcare la soglia dell'albergo che li avrebbe ospitati per tutto il loro soggiorno. Purtroppo, i loro timori si rivelarono fondati, poiché ad attenderli trovarono una camera provvista di letto a due piazze ed angolo adibito a salotto, non molto diverso dall'arredo tedesco. L'unica differenza era la caratteristica un po' sfarzosa della mobilia, in netto contrasto con il televisorino di vecchia generazione posto sulla cassettiera, ed un'ampia vetrata che forniva una splendida vista della città grazie all'altezza a cui si trovavano, corrispondente al nono piano.
A quanto pareva, il vecchio non aveva recepito il messaggio l'ultima volta che aveva fatto loro quello scherzo.
– Andare a protestare non servirà a nulla immagino – esordì con una smorfia la sua compagna di viaggio, senza una particolare inflessione nella voce.
Kei sospirò, dovendo concordare con lei, e poi si mosse per appoggiare il proprio zaino accanto al divano. Diede per scontata la suddivisione dei ruoli, tenendo per buona quella decisa l'ultima volta, e l'altra non sembrò aver qualcosa da obiettare, anche se indugiò parecchio sulla porta prima di farsi avanti e posare la propria sacca sul letto.
Il dranzerblader lanciò un'occhiata all'orologio: segnava le 18:37.
Avevano un'ora prima di presentarsi al ristorante dell'albergo per la cena.
– Com'è la gente da queste parti?
– Mh? – la domanda della sua compagna di stanza lo prese alla sprovvista e ciò lo indusse a scoccarle un'occhiata interrogativa.
– Mi chiedevo soltanto come fossero i russi – tentò di spiegare lei, seppur con una certa riluttanza, senza nemmeno guardarlo. Teneva il viso rivolto dall'altra parte, negandogli la vista dei suoi incredibili occhi verdi, cosa che fece nascere un moto di contrarietà nel petto del blader.
– Non sono molto diversi da tutti gli altri – commentò a quel punto, deviando il proprio sguardo sullo scorcio di cielo che si intravedeva dall'ampia finestra, senza riuscire ad evitare di corrucciarsi. Non riuscì a capire il motivo di quella strana domanda da parte di lei e la cosa non fece altro che alimentarne l'inquietudine, persino a cena.
E le cose non migliorarono molto nemmeno il mattino seguente.
Fecero colazione con calma prima di uscire, optando per fare un giro per la città.
Ripassando in vecchi posti a lui conosciuti, Kei si sentì come ricatapultato indietro nel tempo e non si sorprese più di tanto quando, intravedendo un giubbotto color azzurro chiaro, per un attimo gli apparve davanti agli occhi il ricordo della prima visita dei Bladebreakers in quel paese, in occasione della finale del loro primo torneo mondiale.
Attraversando una delle piazze che all'epoca aveva visto gremita di ragazzini intenti a giocare, si fermò nello scrutare lo spiazzo vuoto, avvertendo in sé un sentimento che era fin troppo simile alla nostalgia. Che fine avevano fatto tutti quei blader? Che ne era stato dello sport che aveva conquistato milioni di ragazzini in quella parte del mondo?
Erano semplicemente cresciuti, abbandonando quella che per loro era stata quasi un'ossessione giovanile?
– Kei? – la voce interrogativa e preoccupata di Yukiko lo fece tornare in sé, permettendogli di riprendere a camminare, senza tuttavia voltarsi a guardarla.
– Siamo quasi arrivati – le disse soltanto, procedendo senza indugio, le mani in tasca e la sciarpa strattonata da una folata di vento.
Le strade erano tutto sommato affollate e non v'era ancora traccia di neve sui bordi dei marciapiedi o nelle aiuole. Inoltre, il sole splendeva pallido ma vivo nel cielo privo di nubi, aiutandoli a combattere il gelo dell'aria che si insinuava fra gli edifici e lungo le vie. Si sarebbe potuta definire una bella giornata, quella che li vide presentarsi davanti all'immensa struttura che aveva ospitato il torneo mondiale di Beyblade.
Quando vi si fermarono dinanzi, il dranzerblader si voltò a osservare la ragazza che lo accompagnava. Yukiko, di fronte all'ingresso dello stadio, spalancò gli occhi e per un attimo parve illuminarsi, l'iridi accese da un raggio di sole, prima di voltarsi a guardarlo incredula. La sua espressione lo fece sorridere.
– È quel che penso io?
Lui annuì – È lo stadio che ha ospitato i campionati mondiali di Beyblade di otto anni fa.
– E possiamo entrare?!
Non le rispose direttamente ma si limitò ad avanzare verso l'ingresso, recintato da un'altra rete metallica. Il cancello era chiuso, ma lui non ebbe alcun indugio nell'aggrapparsi alle maglie della rete per saggiarne la stabilità.
– K-Kei! Che vuoi fare? – la domanda della mora lo fece voltare a guardarla. Gli parve allarmata e ansiosa, soprattutto a causa del modo in cui si guardava intorno, comportamento che gli fece nascere un mezzo sorriso divertito sulle labbra.
– Entriamo – esordì fermamente.
– Ma non possiamo!
– E chi potrebbe impedircelo? Non c'è anima viva – le rispose senza batter ciglio – Eri tu quella che avrebbe voluto assistere dal vivo alle finali – le fece notare, cosa che suscitò nella ragazza un moto di contrarietà che lui fu lesto a sopprimere sul nascere con una nuova incitazione che non ammetteva repliche – Su, sbrigati. Ti aiuto a scavalcare.
Dopo un momento ancora di incertezza, alla fine la mora si risolse a fare come le aveva detto e lui la sospinse verso l'alto dopo aver intrecciato ambo le mani per crearle un sostegno temporaneo. Una volta che ella fu dall'altra parte, gli ci volle poco per imitarla, puntellando la rete con mani e piedi e arrampicandosi sino a saltare oltre.
Quindi, rialzatosi dalla posa accucciata con cui era atterrato e ben consapevole della presenza di qualche tipo di sorveglianza che comprendesse telecamere a circuito chiuso, afferrò per un polso la nightblader e la condusse a passo rapido verso l'ampio arco che costituiva l'ingresso vero e proprio all'edificio di pianta semi-circolare.
Col cuore che batteva all'impazzata e l'adrenalina in circolo, Kei si trovò per un momento a considerare di aver già sperimentato una situazione simile appena pochi giorni prima, con l'unica differenza che non stavano scappando da qualcosa e che le parti sembravano essersi invertite. La cosa gli causò un battito stonato al centro del petto, che ignorò magnificamente mentre correva con lei lungo il corridoio deserto, accompagnati dallo scalpiccio delle loro scarpe da ginnastica.
Si fermò soltanto quando giunsero oltre l'arco che dava accesso al Beyblade-Stadio, uno dei due ingressi adibiti all'entrata in scena degli sfidanti, ma una volta arrestato il passo impiegò un secondo in più del dovuto a lasciarla andare. Cercando di controllare il proprio respiro affannoso, lanciò alla sua compagna di squadra un'occhiata da sopra la spalla, cedendo alla curiosità di vederne di nuovo l'espressione del viso. E ne rimase piuttosto soddisfatto.
Yukiko aveva gli occhi talmente spalancati da mostrare completamente i bordi circolari dell'iridi, in contrasto con il bianco circostante, mentre ammirava a bocca aperta lo spazio circolare al cui centro era fissato il semplice campo di gara di default. Notò un bel colorito sulle sue guance, mentre avanzava di qualche passo, sorpassandolo e guardandosi intorno con tutta l'aria di non poter credere ai suoi occhi.
Imitandola, il dranzerblader sollevò gli occhi scuri per abbracciare gli spalti ed un'ombra minacciò di avvolgerlo, al ricordo dell'ultima volta che aveva messo piede in quel luogo. Un'ombra che venne prepotentemente scacciata dalla voce di lei.
– Ehi Kei – lo chiamò la mora, voltandosi su sé stessa per cercarlo. Intercettandone lo sguardo, il ragazzo dai capelli d'argento si ritrovò a trattenere il respiro, alla vista del luminoso sorriso che lei gli stava rivolgendo, un sorriso che lasciava trasparire tutto il suo entusiasmo – Ti va un incontro?!
Preso alla sprovvista, lui di rimando inarcò un sopracciglio – Qui?
– Perché no? È pur sempre un Beyblade-Stadio – confermò, senza batter ciglio ma facendo anzi qualche passo per avvicinarsi alla piattaforma rialzata riservata ai combattenti – Già che siamo qui, è stupido non approfittarne!
Il giovane Hiwatari la guardò salire gli scalini con rapide falcate, sorprendendosi nel comprendere di star valutando seriamente la sua proposta. Quella poteva essere una buona occasione per cercare di costruirsi nuovi ricordi legati a quel posto, ricordi che non gli infondessero alcun rimorso. Certo, questo era possibile solo se non si facevano beccare, ma a conti fatti non stavano facendo nulla di male. In fondo, sarebbe bastato fare in fretta e non distruggere tutto.
Sorrise – Non ci andrò leggero.
– Non chiedo di meglio – ribatté lei, con uno dei suoi mezzi sorrisi di sfida.
Kei si mosse, raggiungendola e posizionandosi di fronte a lei, dall'altro lato del campo da gioco. Bastò uno sguardo per entrare nel vivo del loro spirito combattivo, mentre la tensione che in passato lo aveva pervaso più volte di fronte ad una sfida ufficiale tornò a farsi strada in lui, innescata dall'ambiente circostante. Fu come se fosse stato catapultato nel passato, con l'unica differenza che di fronte a lui non c'era Boris, ma Yukiko. Per un fugace momento fu come se stesse ancora una volta per disputare la finale per il titolo di miglior blader del mondo e si tenne stretta quell'impressione, incatenandola nella propria mente con lo scopo di saggiare le stesse emozioni di allora.
– Tre.
– Due.
– Uno.
– Pronti...
Lancio! esclamarono all'unisono.
I beyblade sfrecciarono l'uno contro l'altro andando a impattare esattamente al centro dello spiazzo che li separava, ancor prima di toccare terra. L'onda d'urto che sollevarono costrinse entrambi a socchiudere gli occhi, sollevando un braccio per ripararsi dalla polvere. Nella mente di Kei risuonò la voce di DJ-Man, il giudice di gara ufficiale dei tornei, ripescata da un angolo del suo stesso subconscio.
Si prospetta un incontro senza esclusione di colpi, gente! Il match è iniziato con un esordio incandescente, che ha visto i due beyblade avversari scagliarsi l'uno contro l'altro senza nemmeno aspettare di toccare terra!
Staccandosi, Night e Dranzer sfrecciarono in due direzioni opposte nel campo di gara, solo per concludere con una traiettoria ad U che li vide lanciarsi di nuovo l'uno contro l'altro. Le scintille che ne seguirono si spensero ancor prima di adagiarsi sul rivestimento in metallo della pavimentazione, il quale diffondeva le vibrazioni delle due trottole come un'antenna parabolica.
Dranzer! – urlò, richiamando il potere del suo bitpower, determinato a concludere.
Night! – lo imitò lei, sollevando un braccio al soffitto.
Il familiare fascio di luce rossastra seguì quello bluastro del bit della ragazza, un attimo prima che le due creature prendessero forma sulle loro teste. L'Aquila e l'Anka si scagliarono l'una contro l'altro con un grido che risuonò per tutto lo stadio, esprimendo la combattività dei due blader di cui erano i compagni di battaglia.
Tempesta di Fuoco!
Stella Cometa!
Finì tutto così com'era iniziato.
I due bey si scagliarono nuovamente l'uno contro l'altro, avvolti rispettivamente da fiamme e vento gelido, culminando in un'onda d'urto tanto forte da sbalzare indietro lo stesso dranzerblader. Il colpo che diede con la schiena al pavimento gli tolse il respiro dai polmoni e l'urto si aggiunse al contraccolpo dato dallo spostamento d'aria, talmente intenso da poter paragonarlo ad un assalto fisico. Il contrasto fra caldo e freddo rese per pochi secondi l'aria talmente pesante da dargli l'impressione di sentirla scricchiolare. Ci mise un attimo ancora per riuscire a fermare il giramento di testa e ad aprire gli occhi sul soffitto, e quando ciò accadde, non fu sorpreso di distinguere delle stelline ammiccanti ai bordi del proprio campo visivo.
Il silenzio che era calato nuovamente nello stadio venne infranto da un gemito sommesso, proveniente dal lato opposto al campo di gara, e Kei si rammentò della presenza di Yukiko. Ignorando la protesta dei muscoli del busto, si sollevò a sedere, cercando subito la ragazza con lo sguardo. La trovò che stava cercando di sollevarsi a sua volta, dopo essere stata sbalzata giù dalla piattaforma, a due metri dal punto in cui si trovava prima di quell'ultimo attacco. I suoi abiti recavano i segni di quel loro confronto, così come egli sapeva che costellavano i propri, segni costituiti da un paio di usure da calore e qualche incrostazione di quella che doveva essere brina.
Dopo essersi assicurato con lo sguardo che stesse bene, il dranzerblader posò la propria attenzione sul campo di gara, finendo per sgranare gli occhi.
Una conclusione spettacolare, signore e signori! Questa finale del mondo si conclude con un pareggio!” esordì la sua immaginazione con la voce di DJ-Man.
Night e Dranzer giacevano infatti al centro del campo di gara, l'uno riverso contro l'altro, al centro di quella che gli parve una pioggerellina di stelle che si dissolse in fretta sotto il suo sguardo. I due bit al centro, di nuovo inerti e spenti, erano l'uno rivolto verso l'altro, come se gli emblemi su di essi raffigurati si stessero guardando reciprocamente.
Lo stesso sguardo che si scambiarono i due ragazzi nel momento in cui riuscirono a scendere al centro del campo di gara per recuperare le loro trottole. Kei, soffermandosi a fissarla, lesse negli occhi della mora le sue stesse emozioni, una cosa che continuava a lasciargli in bocca un sapore agrodolce, che gli ricordava un passato in cui non aveva avuto altre preoccupazioni se non quella di diventare più forte. Per quel singolo momento, ogni suo proposito, ogni sua preoccupazione o ansia che lo accompagnava scomparve, lasciando soltanto la soddisfazione ed il senso di complicità che aveva trasmesso loro quell'incontro.
Ed ancora una volta lo assalì l'impulso di baciarla.
Un impulso che venne accantonato l'istante successivo, giacché si ricordò del luogo in cui erano e della necessità di non attardarvisi oltre. Raccolse pertanto Dranzer, rimandando ad un altro momento l'esame dei danni subiti, e dopo aver atteso che Yukiko facesse altrettanto si avviò nella direzione da cui erano arrivati diversi minuti prima.
– Dobbiamo andare – le disse soltanto, superandola con passo spedito.
Lei parve sorprendersi un poco ma non ribatté nulla, limitandosi a scattare a sua volta ed a raggiungerlo con un salto giù dalla piattaforma. A quel punto ne intercettò l'espressione fra l'interrogativo e l'apprensivo e lui, istintivamente, le scoccò un mezzo sorrisetto velato di ironia, prima di afferrarla per un polso e trascinarsela dietro.
Corsero fuori, giusto in tempo per sentire il suono di una sirena in lontananza.
– Per di qua!
Raggiunsero in fretta la rete ed il dranzerblader quasi scaraventò la compagna dall'altro lato, prima di issarsi a sua volta aggrappandosi alle maglie metalliche e scavalcare la recinzione. Col cuore in gola, se la diedero a gambe, finché non raggiunsero un parchetto della zona e optarono finalmente per fermarvisi, ormai lontani dalla “scena del crimine”.
Piegato in due per riprendere fiato, Kei avvertì le proprie spalle tremare in reazione ad una leggera risata che gli nacque in petto, nata dall'esultanza di essere scampati ad un epilogo piuttosto sfortunato. Eppure la prima a ridacchiare ad alta voce fu proprio la moretta che, pochi secondi dopo, finì con il tenersi le braccia sullo stomaco nel ridere di gusto.
– Sei un pazzo! Un pazzo! – esclamò, continuando a ridersela della grossa.
Fra il perplesso ed il divertito per quella sua ilarità, lui finì per unirsi a lei senza ribattere alcunché, assaporando quella sensazione di libertà che gli dava il poter scoppiare a ridere liberamente a quel modo, senza avvertire minimamente la necessità di frenarsi o limitarsi. Con lei, comprese, si sentiva proprio così: libero di essere sé stesso.
Bastò quel pensiero per far scemare il buon'umore nato da quell'avventura.
No, non poteva essere completamente sé stesso. Non con lei.
Non avrebbe potuto in alcun modo rivelarle quella parte del suo passato che egli stesso aveva tentato di lasciarsi alle spalle in ogni modo. Un passato che doveva affrontare una volta per tutte, per capire se realmente era riuscito ad accantonarlo come aveva creduto sino a quel momento.
Per questo motivo, dopo aver mangiato qualcosa in una paninoteca per pranzo, si decise a fare ciò che si era ripromesso ormai da tempo e si alzò dal tavolino.
– C'è una cosa che devo fare – annunciò serio, quasi cupo.
– Non vuoi che ti accompagni..?
– No. È una questione personale – affermò senza mezzi termini, già muovendosi per allontanarsi dal tavolo – Non mi ci vorrà molto.
Ne ignorò lo sguardo interrogativo, ben consapevole che lei aveva capito che non si trattasse di uno dei suoi soliti giri in solitaria.
Ne apprezzò la discrezione quando comunque ella annuì solamente, senza fargli domande o lanciargli qualche commento fine a sé stesso.
Sarebbe tornato entro un paio d'ore, si ripromise.
Eppure, una parte di lui già sapeva che non sarebbe stato così semplice mantenere quel proposito.




...continua.

[ANGOLO AUTRICE]
Boom! Che cos'avrà mai intenzione di fare Kei?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo ;D non vi anticipo nulla.
Ultimamente mi ritrovo un po' a corto di commenti da fine pagina XD chiedo venia se alcuni di voi si aspettavano qualcosa di più - anche se dubito che ci sia davvero qualcuno che rimpianga i miei papiretti di quest'angolo! Devo dire che cmq, trovare un titolo per questo capitolo è stata dura e non sono convintissima del tutto nemmeno di questo, quindi se vi va potete sempre suggerirmene uno migliore.. anzi, fatelo vi prego! Stasera non ero proprio ispirata!
Sperando che, oltre a propormi titoletti sostitutivi, mi facciate sapere cosa ne pensate, vi saluto..
un 'ciao-ciao' con la manina dalla vostra
Kaiy-chan
   
 
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