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Autore: Marlowe    04/10/2014    5 recensioni
Dopo la battaglia ad Idris, Clary si risveglia in una cella buia e fredda. Non sa chi l'ha portata lì, né il perché. L'unica cosa che sa è che Jace è morto. Più tardi scoprirà che il suo carceriere è Jonathan, suo fratello. Il ragazzo è deciso a farsi amare da lei a costo di utilizzare trucchi e inganni.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 13

 


JONATHAN



 

Lo ammetto, non sono una persona facile da stupire. Niente mi lasciava di stucco o mi coglieva impreparato, piuttosto perdevo subito le staffe ( e questo Sebastian lo sa bene), ma assolutamente mai niente mi coglieva di sorpresa. Ovviamente questo prima di conoscere mia sorella. Come tutte le notti, per due mesi, entravo nella sua camera lasciando dei piccoli regali, niente di esagerato, ma abbastanza belli e significativi per farglieli collegare a me. La prima volta in cui mi sorprese ( se escludiamo la grotta in cui si è donata a me) era stata la notte precedente, quando non l’avevo trovata. Non mi sarei mai aspettato di non vederla nel suo letto placidamente addormentata, insomma, andavo in camera sua da più di due mesi e non era mai accaduto, perché ora si?
La seconda fu stanotte.
Il letto era nuovamente vuoto, iniziavo già a perdere le staffe quando la sua voce mi fece voltare.
Clary uscì da un angolo in ombra e rimasi perplesso non solo per il fatto che volesse parlare con me, ma anche perché indossava il mio primo regalo, l’abito bianco.
Le stava a pannello e le donava un’aria molto angelica anche se in realtà aveva il pessimo carattere di un demone. Mi si avvicinò senza timore o alcuna paura … ho sempre pensato che vedere il tuo nemico nudo ti facesse passare la fifa che si ha di lui, evidentemente anche per mia sorella funzionava così, oppure finalmente aveva capitolato. Mi immaginai mentre le sfilavo quel bel vestitino di dosso e non prestai più attenzione a quello che mi stava dicendo.
- Jonathan mi stai ascoltando?
Riscosso dai miei pensieri tutt’altro che casti cercai di ascoltare quello che diceva.
- Scusami, mi ero leggermente distratto.
Sbuffò infastidita, lo so, anche io detestavo ripetere le stesse cose più volte, ma che colpa ne ho se il mio cervello pensava a volerla vedere nuda? Si poteva mettere una tuta da ginnastica, mi avrebbe facilitato il compito di molto.
- Ora ti senti più concentrato?
Annuii con la testa e cercai sul serio di non perdermi di nuovo nelle mie fantasie erotiche leggermente inopportune.
- Voglio venire via con te.
Scusa? Ho sentito bene? Niente lamentele o piagnistei? Niente insulti? Mi ero immaginato che avrei dovuto faticare non poco per convincerla e invece me lo chiedeva lei! Assurdo! Ero per caso finito in qualche strano mondo parallelo?
- Sul serio?
- Sì sul serio!
- Strano.
Mi guardò come se fossi idiota, il tipico sguardo che io rivolgevo spesso al mio migliore amico.
- Posso chiedere il perché?
- No non puoi.
Sollevai un sopracciglio, non potevo? Jonathan Morgensten può tutto. Per chiarirle il concetto mi sedetti comodamente sul suo letto, accavallai le gambe e attesi una spiegazione plausibile per questo suo cambiamento.
- Non farai sul serio vero? Prima mi scocci dicendo che mi vuoi con te e ora che voglio venire ti metti a indagare sul motivo?
- Sai com’è, l’ultima volta mi sembravi piuttosto decisa nel volertene andare. Mi ricordo distintamente un sasso contro la mia povera e biondissima testa. Sebastian invece si lamenta di una preziosa opera d’arte deturpata per colpa tua. Quindi scusa se ora sono un po’ scettico.
Bofonchiò qualcosa e venne a sedersi vicino a me sul letto.
- Non voglio più stare qui.
- Perché no?
- Vuoi la versione breve o quella lunga?
- La breve.
- Nostra madre.
Così era troppo breve!
- Allunga un po’ la storia sorellina, così non ho capito niente.
- Voglio andarmene per colpa di nostra madre. Escludendo il fatto di esser stata trattata malissimo dal Conclave, i miei fantomatici amici mi si sono rivoltati contro, escludendo Simon e Magnus ovviamente. La cara mammina ha deciso che sono stata troppo vicino a te e ha intuito che siamo andati a letto insieme, mi ha perfino fatto controllare da un fratello silente! Ti rendi conto?
In effetti essere visitati da uno di quei tizi metteva i brividi anche a me.
- Tutte qui le grandi motivazioni?
- Nostra madre ha deciso che rimarrò chiusa in camera, mi ha definito una figlia deludente e ovviamente è rimasta schifata dal fatto che siamo andati a letto insieme. Non ci è andata giù leggera. Ha persino aspettato che Luke fosse fuori di casa per fare tutto questo. E’ completamente pazza Jonathan, non voglio stare ancora qui con lei.
- Ti ha picchiato Clary?
Se solo aveva osato alzare un dito su di lei mi sarei fiondato nella stanza accanto e l’avrei uccisa. Mia sorella scosse la testa ma sicuramente non mi aveva detto tutto, aveva uno sguardo molto angosciato. Mi ero aspettato che mi chiedesse di tornare indietro con me perché si era accorta di amarmi e perché le mancavo, mi dovevo accontentare per ora, però non voleva dire che non potevo ottenere qualche soddisfazione comunque.
- Ti porterò via con me.
Mi sorrise entusiasta.
- Se mi darai un bacio.
Mi picchiettai le labbra con l’indice per farle capire dove volevo essere baciato, visto chi avevo di fronte mi poteva fregare con uno stupido bacio sulla guancia.
- Vuoi un bacio?
- Si tesoro e non a stampo, bacio vero chiaro? Se non vuoi rimani qui.
Mi guardò negli occhi per qualche istante, pensava che scherzassi? No, lei sapeva che ero maledettamente serio. Mi si avvicinò sul letto e posò le sue labbra sulle mie. Cavolo come mi erano mancate! Premetti una mano dietro la sua testa per spingerla maggiormente contro il mio corpo. La mia piccola sorellina mi stava facendo impazzire, le infilai la lingua in bocca scontrandomi subito con la sua. L’alzai di peso mettendola a cavalcioni su di me. Le sue mani si tuffarono immediatamente nei miei capelli spettinandomi e gemette sulla mia bocca appena sentì lo stato in cui mi trovavo. Seduta in quel modo poteva chiaramente percepire il mio desiderio, dopotutto volevo spogliarla da quando l’avevo vista, mi ero trattenuto per due mesi, ero stato già bravo. Ogni notte, sessanta dannatissime volte in cui la vedevo sdraiata nel letto e non l’avevo mai toccata.
Le miei mani scivolarono sotto il suo vestito accarezzando le sue gambe per poi fermarsi sul suo sedere che afferrai per stringerlo possessivamente. Doveva capire a chi apparteneva e questo era un ottimo modo.
Ormai ero intenzionato a sbatterla sul letto e possederla, tutto il mio istinto mi diceva di farlo, dal sedere la mia mano destra si sposto sotto l’orlo dei suoi slip accarezzando leggermente la sua femminilità, trovandola già bagnata. Non ero l’unico che impazziva di desiderio allora. Purtroppo quando sentì quel leggero contatto si ritrasse immediatamente.
- Jonathan no! C’è mia madre nella stanza accanto!
Solo per questo? Non ci mettevo niente ad alzarmi e ad andare ad ucciderla.
Le baciai il collo lasciandole qualche morso e lei cominciò a contorcersi per liberarsi dalla mia presa.
- Avevi detto solo un bacio.
Vero, potevo essere più furbo certe volte però!
- Non mi sembrava ti stesse dispiacendo.
La vidi arrossire.
- Non voglio che ci senta.
- Non ti preoccuparti, la casa è sotto un mio incantesimo, nessuno sente niente e soprattutto dormono un sogno incantato così potente che difficilmente si sveglieranno prima che io me ne vada. Anzi, sono sorpreso che tu non abbia subito effetti.
- Ah, è così che fai allora. Me lo stavo giusto chiedendo. Riesci a sorpassare le difese intorno alla casa.
- Incantesimi banali e deboli, niente mi potrebbe tenere lontano da te.
Feci per baciarla di nuovo ma lei girò il viso per evitarlo, che nervi quando faceva la ritrosa.
- Voglio andare via!
La feci scendere dalle mie gambe e mi alzai a mia volta.
- Va bene, devi prendere qualcosa da portare via?
Si guardò intorno, io personalmente non avrei preso niente, tutte quelle cose non erano degne di lei e io avrei potuto comprargliele di mille volte più belle.
Mi sorprese quando invece raccolse in una borsa i miei regali e poi mi si avvicinò per andarcene. Si poteva gongolare per una simile sciocchezza? Evidentemente sì visto che lo stavo facendo.
- Vieni.
La condussi fuori da quella catapecchia e aprii un portale entrandoci dentro subito dopo trascinandola con me, non volevo avesse qualche ripensamento.
In meno di un minuto ci ritrovammo dentro lo studio di mio padre e Clary si appoggiò a me cercando di riprendere l’equilibrio, era pallida.
- Tutto bene?
- Sì, i viaggi con i portali mi danno sempre un po’ di nausea, ora passa.
La feci sedere su una sedia e attesi che si riprendesse. Si tenne la testa fra le mani come se dovesse evitare di vomitare, le facevano davvero così male questi tipi di viaggi?
Piano piano sembrò riacquistare colore e riprendere un po’ di forze. Potevo finalmente chiederle quello che mi stava logorando da più di un giorno.
- Clary.
- Sì?
- Dove sei stata ieri sera?
- Al pigiama party a casa di Magnus Bane.
Non sapevo che il sommo stregone amasse questo genere di feste, non me lo sarei mai aspettato, che fosse strano era di dominio pubblico.
- Capisco, ti senti meglio.
- Si grazie.
- Quindi possiamo continuare il discorso interrotto in camera tua giusto?
Mi guardò un attimo perplessa poi quando capì si alzò di scatto dalla sedia puntandomi contro un dito.
- Io non verrò ancora a letto con te Jonathan … per ora almeno.
- Come no? Prima non mi sembravi così reticente. Cosa ti costa? In questi due mesi ho fatto di tutto per farti sentire la mia mancanza. Non l’hai sentita nemmeno un po’?
Non rispose, ma da come si irrigidì supposi che la risposta fosse positiva e non potei che sogghignare soddisfatto. Dopotutto chi non sentiva la mia mancanza? Solo che orgogliosa com’era la mia sorellina non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
- Facciamo così …
Mi avvicinai a lei mettendole un braccio intorno alla schiena conducendola fuori dallo studio verso la sua camera.
- Per questa sera non insisto. Domani però inizierò un corteggiamento talmente serrato che non potrai fare a meno di cedere.
- Lo vedremo!
Le aprii la porta e la feci entrare.
- Bentornata a casa Clary.
Chiusi la porta alle mie spalle, mi rimaneva solo una cosa da fare prima di andare a mia volta a dormire … una bella doccia fredda.



 

Mi svegliai straordinariamente di buono umore, tutti i domestici lo notarono, forse perché non urlavo ordini come se fossi posseduto. Sebastian era già seduto a fare colazione e notò il sorriso da ebete che avevo stampato in faccia.
- Tutto bene amico?
- Alla grande direi!
- Sei assurdamente allegro stamattina e sinceramente non ne capisco il motivo. Piove, fa freddo, la marmellata ai frutti di bosco è finita, i miei capelli non vogliono saperne di stare in piega.
- Clary è qui.
- Clary?
- Proprio lei.
Mi fissò in silenzio.
- L’hai drogata e portata qui contro la sua volontà?
- No! Mi ha chiesto lei di tornare.
Scoppiò a ridere, no dico, scoppiò davvero a ridere!
- Ora capisco perché il tempo fa così schifo. Dai amico non scherzare, che trucco hai usato.
- Mi fa davvero piacere sapere che il mio migliore amico non ha fiducia nelle mie capacità.
- Se mi avessi raccontato che un bellissimo unicorno ti fosse venuto a trovare e ti avesse condotto nel magico mondo degli arcobaleni ti avrei creduto, tua sorella, la pazza assassina di teste che vuole tornare qui proprio no!
- Chi è che vuole tornare qui?
Si zittì subito quando la vide entrare in sala da pranzo, pensava davvero che scherzassi, che amico di mala fede. Mia sorella si accomodò al mio fianco. Era semplicemente graziosa con quel vestito color acquamarina e i capelli sciolti. Finalmente una bella visione dopo due mesi passati a vedere solo Sebastian che si ingozzava di dolci, come facesse a non ingrassare era un mistero.
- Così sei davvero tornata.
- Così pare.
- Perché?
- E’ forse un problema Sebastian caro? Oppure preferivi rimanere da solo con Jonathan per tutto il giorno … tutti i giorni … con il suo fantastico carattere che a ben vedere è mille volte peggio del mio.
Il mio amico rimase zitto, evento raro.
- Io adoro passare il tempo con il tuo caro fratellino Clary anche se ultimamente non fa altro che urlare dietro a chiunque e a comportarsi come un incivile, quindi ben tornata a casa, distrailo abbastanza sotto le lenzuola così la mattina è più gentile.
Mia sorella arrossì a quella frase, non si aspettava commenti così diretti? Sebastian sperava troppo nel pensare che un po’ di sesso mi avrebbe addolcito il carattere, anche se avendola solo baciata la notte prima avevo già un buon umore inusuale per un musone come me.
- Vuoi un po’ di caffè Clary?
- No grazie.
Fermi tutti! Questo non è assolutamente normale. Mia sorella non rifiuterebbe mai una tazza di caffeina, nemmeno se avesse quaranta di febbre e le convulsioni.
- Ti senti bene?
- Certo perché?
- Non vuoi il caffè.
- Quindi?
- Tu lo adori, lo bevi sempre! Al picnic che abbiamo fatto mi hai detto che senza diventi intrattabile. Perché adesso non lo vuoi?
Mi guardò come se fossi pazzo, cosa che effettivamente un pochino ero, ma era di famiglia quindi anche lei non era perfettamente normale.
- Oggi non mi va. E’ davvero così importante per te vedermelo bere? Posso fare uno sforzo se vuoi ma mi sembra tu stia facendo un affare di stato per nulla.
Aveva ragione, effettivamente stavo esagerando. Non lo voleva punto e basta, non dovevo prenderla come un’offesa verso i miei sforzi di renderla più felice. Dopotutto stava mangiando allegramente la torta al pan di spagna e crema pasticcera che le avevo fatto preparare, anche a me certi giorni non andavano determinati cibi, era normale per gli esseri umani no?
Scrollai le spalle e continuammo a fare colazione.
- Sai Clary, ti trovo diversa.
- Davvero Sebastian? In che modo?
- Non lo so, devo pensarci. Spero di riuscirci ancora dopo la botta micidiale che mi hai dato con quella statua. Statua che per inciso vale un patrimonio e che tu hai bellamente rovinato.
Ecco dove voleva andare a parare.
- Mi spiace.
- Per la mia testa o per la statua?
- Per la statua ovviamente, se l’avessi saputo avrei utilizzato qualcosa di poco valore. Mi sembra ti importi più di lei che della tua testa. Non che ci siano evidenti traumi, non puoi essere peggiorato ancora di più.
- Grande sorellina, usiamo anche le stesse battute! Dovevi vedere come si lamentava.
Scoppiò a ridere quando gli mimai Sebastian agonizzante sul divano. Mi piaceva farla ridere, mi faceva sentire importante.
- Amici ingrati! Comunque programmi per la giornata?
Clary sollevò le spalle, io non avevo progettato niente in proposito.
- No? Bene, che ne dite di allenarci tutti insieme?
Mia sorella impallidì.
- Ehm … oggi passo grazie. Sarà per la prossima volta.
Perché? Non le avrebbe fatto male un po’ di allenamento, più migliorava più sarebbe stata utile nel mio piano.
- Invece dovresti Clary, dai pigrona non può che farti bene.
- No davvero oggi non mi va.
-  Niente storie.
La feci alzare e feci cenno a Sebastian di seguirci. La palestra era enorme, mio padre megalomane com’era ci aveva messo di tutto, armi di ogni tipo decoravano le pareti. I soffitti erano altissimi, ideali per lanciarsi dalle travi imparando ad atterrare in piedi.
- Non dovrei cambiarmi prima?
- No va bene anche così.
- Ma il vestito potrebbe rovinarsi, non mi sembra il caso no?
- E perdermi così la vista delle tue belle gambe mentre cerchi di tirarmi un calcio? No grazie, se si rovina te ne compro un altro.
Dovevo trascinarla a forza, non ne voleva sapere. Sebastian se la rideva, pensava di avere una rivincita su di lei, sapeva che sul corpo a corpo Clary non era forte. Da una parte mi infastidiva questa sua voglia di metterle le mani addosso ma dall’altra volevo che lei imparasse a difendersi in ogni occasione, e se per farlo doveva malmenare il mio amico nessun problema.
- Cosa preferisci corpo a corpo oppure scontro con armi?
- E una bella lotta con i cuscini no eh?
- Cos’è un gioco mondano?
- Lascia perdere.
Le diedi una spada angelica, le tremavano le mani ed era sempre più pallida, aveva le labbra livide come se stesse gelando, ma la palestra era calda, aveva terrore di noi?
Sebastian prese una frusta mentre io una spada.
Ci avvicinammo a lei, ormai tremava tutta, caspita le avevo visto affrontare un demone dieci volte più grande di lei e non aveva mai avuto così paura, perché ora si?
Feci per colpirla con un affondo quando lei strillò e lanciò via la spada.
- Non colpirmi, non fatelo!
Guardai Sebastian perplesso.
- Si può sapere che hai Clary?
- Non voglio allenarmi.
- Perché?
- Già perché?
- Zitto tu l’ho chiesto prima io.
Sebastian sbuffò.
- Non ne ho voglia.
- Clary non farmi arrabbiare, dimmi perché non vuoi allenarti.
- No.
Mi avvicinai a lei gettando via la spada, lei indietreggiò di qualche passo e questo mi fece ancora di più arrabbiare. L’afferrai per un braccio scrollandola mentre lei cercava di allontanarmi.
- Piantala di fare  la stupida, dimmi immediatamente il motivo o ti giuro che ti obbligherò ad allenarti e sarà peggio fidati! Non ci vado giù leggero sorellina, ti farei male e anche tanto.
- No ti prego no.
- Dimmi il perché. DIMMELO!
- SONO INCINTA!
Mollai di scatto la presa. Cosa aveva detto?
- Incinta in che senso? -  grande domanda Sebastian, secondo te in che senso? Infatti mia sorella lo guardò malissimo.
- Quanti sensi vuoi che abbia la frase sono incinta? Aspetto un bambino.
- Si ma come?
- Ti devo davvero spiegare come vengono concepiti i bambini Sebastian?
- No lo so però…
- Però cosa?
- Niente.
Ecco era meglio se stava zitto, si stava innervosendo e mi guardava come se aspettasse una mia reazione, io non sapevo che dire. Desideravo avere una famiglia con lei, solo non mi aspettavo che il primo figlio sarebbe arrivato subito. Prima mi ero immaginato che lei cedesse al sentimento che nutriva per me.
- E’ mio?
Domanda più sbagliata non potevo farla, mi guardò come se le avessi dato un pugno e iniziava davvero ad infuriarsi.
- Senti un po’ tu, con chi credi di parlare? Non è mia abitudine andare a letto con il primo che mi capita. Si sei tu il padre, hai presente quando hai avuto la brillante idea di trasformarti in Jace? Ecco è stato proprio lì che mi hai ingravidata, che termine orribile santo cielo. Nel tuo piano contorto immagino non fossero previsti metodi anticoncezionali.
- Non stavo pensando granché in quel momento se devo essere sincero.
- Ma va?
Poi mi si accese la lampadina.
- E’ per questo che sei voluta venire via con me vero? Tua madre l’ha scoperto.
- Nostra madre vorrai dire. Si l’ha scoperto. E’ stato terribile, non l’ho mai vista così infuriata.
- Ti ha fatto qualcosa Clary?
Negò con la testa.
- Non potevo rimanere lì, dovevo andarmene via ieri sera altrimenti oggi mi avrebbe trascinato in una clinica ad abortire.
Trattenni il fiato, sapevo che mia madre mi odiava ma poteva davvero arrivare a tanto? Uccidere il suo stesso nipote.
Poi ragionai bene sulle parole di Clary, lei se ne era andata per non abortire, quindi voleva il bambino? Voleva un figlio da me?
- Clary tu vuoi questo bambino?
- Certo che lo voglio!
- Anche se è figlio mio?
Il suo sguardo si addolcì.
- Si Jonathan anche se è figlio tuo.
Era come se il cuore mi stesse scoppiando nel petto, era questa la vera felicità? Mi piaceva. Avrei avuto un figlio dalla donna che amavo, non importava se ora non ricambiava i miei sentimenti, l’avrebbe fatto con il tempo. Avevo ancora sette mesi prima della nascita del bambino, sette mesi per cercarla di farla innamorare di me e ci sarei riuscito parola di Jonathan Morgensten.





ANGOLINO DI MARLOWE

 

Salve gente! Spero che il vostro weekend sia iniziato nel migliore dei modi … qui da me piove … quando mai! Visto che nei capitoli precedenti Clary è stata la principale voce narrante, ho pensato di farmi perdonare con un capitolo interamente dal punto di vista di Jonathan contenti? Clary l’ha convinto a portarla via con sé, non che si sia sforzata molto in effetti e non ha dovuto dirgli subito del suo stato interessante, anzi ha spiattellato l’informazione per evitare l’allenamento con quei due. Direi che chi l’ha presa peggio è stato Sebastian che dite? Come si fa a chiedere “in che senso incinta?” non è normale il ragazzo ed è solo colpa mia mi sa. Mi piacerebbe dire che ora vivranno tutti felici e contenti ma ancora una cosa deve succedere e un personaggio diventerà ancora più odioso.
Recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Kiss
Mar

 

  
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