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Autore: _Alien_    04/10/2014    6 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sbatté la schiena contro una superficie dura e l’impatto la lasciò senza fiato, un rombo assordante le risuonò nelle orecchie. Non fece in tempo nemmeno a capire dove fosse, perché sentì un formicolio sospetto alla gamba destra. Aprì gli occhi e urlò spontaneamente. Una creatura le stava davanti: il corpo era da umanoide, ma tremolava a causa dei tanti piccoli vermi di cui era fatto. Isabelle agì da perfetta Shadowhunter. Sferrò un poderoso calcio al demone e scartò di lato. Un forte capogiro la stordì per un istante, quel tanto che bastava al demone per azzerare la distanza tra loro. Izzy si scostò ancora e fece schioccare la sua frusta, che era sempre stata arrotolata attorno al suo polso a mo’di bracciale. Diede un colpo deciso al demone, che si disgregò per poi ricomporsi con un viscido schiocco.
Vermithrall fece mente locale Cosa so sui Vermithrall? Ma perché non stavo mai attenta in classe quando Hodge spiegava? Ah già, Alec mi passava sempre gli appunti…
Cominciò a correre verso il demone, frustandolo nuovamente e con più forza, ma non faceva altro che scomporlo. Poi i vermi si ricongiungevano fra loro e l’umanoide tornava come prima. La Cacciatrice grugnì di frustrazione, non aveva davvero idea di cosa fare. Così corse via, nella direzione opposta al Vermithrall, sperando di capire almeno dove si trovava. Si rese conto di non essere invisibile, perché i mondani si giravano a guardarla… ma che cavolo…? Perché le donne indossano quei vestiti lunghi, con tutti i merletti e il pizzo? E gli uomini? Che razza di completi sono? Ehi, ma che città è questa?
Si fermò per riprendere fiato e vide il Big Ben stagliarsi di fronte a lei, sullo sfondo di un cielo grigio. Sono a Londra. Sentì dei passi viscosi dietro di lei e riprese a correre, andando completamente alla cieca, il ciondolo che aveva al collo pulsava sempre di più. Isabelle riuscì a percepire il ritmo della pulsazioni, che cambiavano ritmo a seconda della direzione che prendeva, e decise di seguire quella strana indicazione. Se sentiva il battito del ciondolo aumentare, prendeva quella strada. Ogni tanto si voltava indietro e vedeva sempre il demone che la inseguiva e che i mondani ignoravano bellamente. Quando vide la porta dell’Istituto, si aggrappò con forza al campanello. Anche se odiava ammetterlo, aveva bisogno di aiuto. Aveva bisogno dei suoi fratelli, di Simon, Clary e Magnus. Il Vermithrall emise un verso gutturale, prima di allungare il braccio fatto di vermi. Izzy riuscì a staccarlo dal resto del corpo con la frusta, ma ancora una volta i vermi ritornarono al loro posto. Non ce l’avrebbe fatta, lo sapeva. E allora perché si ostinava a combattere?
 
Il campanello dell’Istituto rimbombò con tale forza da svegliare Charles, che scoppiò in un pianto disperato. Charlotte lo prese in braccio e lo cullò, guardandosi attorno allarmata.
-  Henry, prendi il bambino! – strillò, adagiando il piccolo piangente sulle ginocchia del marito.
- Lottie, dove…?
- Non c’è tempo! Prima il boato, poi uno Shadowhunter che chiede di entrare. Devo andare.
La Cacciatrice si catapultò nel corridoio e vide che anche Will, Tessa, Magnus e i due tizi venuti dal futuro si precipitavano nella sua stessa direzione. Non fece nemmeno in tempo a realizzare che Tessa stava bene perché vide Will spalancare la porta dell’Istituto. E vide una ragazza alta e spanciata che cercava di scacciare a frustate quello che doveva essere un Vermithrall.
- ISABELLE?! – esclamò il presunto Lightwood dagli occhi azzurri. La ragazza si voltò verso di lui e Charlotte vide distintamente due cose scintillare: gli occhi neri di lei e il ciondolo rosso che portava al collo. Il ciondolo di Cecily.
- ALEC! – lo chiamò lei, ma quell’attimo di distrazione le costò caro. Il demone si disgregò in due figure più piccole, una delle quali aggirò la giovane e la assalì alle spalle. Charlotte stava per correre dentro l’Istituto per rimediare qualcosa di adatto contro il Vermithrall, quando il presunto Lightwood si lanciò verso di lei. Da quello che poteva constatare, la sua unica arma era un coltello, sfilato agilmente dallo stivale. L’Herondale che gli faceva da parabatai lo seguì a ruota, agile come un gatto. Alec si buttò letteralmente addosso ad una delle figure, quella davanti alla ragazza, e cominciò a calare il coltello alla cieca, il modo migliore per farla infuriare. Jace si occupò dell’altra, sferrandogli dei colpi a mani nude per fare indietreggiare l’altra figura. L’entità attaccata da Alec ringhiò sonoramente e cominciò ad avvolgere il Cacciatore con miriadi di vermi, che sembravano non finire mai. Alec urlò sorpreso e cercò di scartare di lato, ma i vermi gli si erano infiltrati dappertutto, anche sotto i vestiti. Un dolore lancinante lo assalì, simile a quello di una seria ustione, e lo fece urlare.
- ALEC! NO! – la Cacciatrice dalla chioma corvina andò in suo soccorso, ma il demone attaccò anche lei e dovette indietreggiare per evitare di entrare in diretto contatto con i vermi. Fu allora che delle scintille blu avvolsero le due figure, facendole crepitare e poi esplodere in mille frammenti. L’esplosione ebbe un impatto fortissimo e fece volare per qualche metro Jace e la giovane, mentre Alec continuava a contorcersi dal dolore. Anche Charlotte, Tessa e Will erano caduti all’indietro. L’unico che era in piedi, con la mano tesa in avanti, era Magnus, gli occhi felini puntati sul ragazzo agonizzante. Corse verso di lui, gettandosi per terra e cercando di fermare gli spasmi dell’altro semplicemente appoggiandogli i palmi sul petto. Un alone azzurrino si diffuse dalle dita dello stregone al corpo del Cacciatore e ben presto Alec sentì le fitte di dolore svanire e i vermi strisciare via da lui per poi dissolversi come sabbia al vento. Ma sapeva che quegli essere infernali erano riusciti a scavare dentro di lui, probabilmente danneggiandolo irreparabilmente. Si sentiva indebolito, spossato dal dolore residuo. E l’ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, furono degli occhi da gatto riempirsi di lacrime.
 
Idris, 2014
- Oddio, no! NO! – Magnus crollò per terra, la collana con la pietra rossa scivolò via dalle sue dita e cadde con lui. Si coprì il viso con le mani e percepì la pelle impregnarsi di acqua salata che usciva copiosa dai suoi occhi. Aveva visto tutto. Isabelle, una Londra che non esisteva più, Charlotte, Will e Tessa, Jace, Alec. Alec che cercava di salvare Isabelle. Alec che si sacrificava per lei. Alec che veniva ferito e che urlava. E poi aveva visto se stesso eliminare il demone e curare superficialmente le lesioni sul suo corpo. Sperò con tutto il cuore che quel Magnus che non ricordava nemmeno più di essere stato avrebbe potuto aiutare l’amore della sua vita, perché altrimenti non avrebbe avuto altra scelta. Altrimenti sarebbe andato nel passato lui stesso.
 
Londra, 1879
- Alec? Alec, svegliati, ti prego. Ti prego, fratellone…
Era da anni che non lo chiamava così. Più o meno da quando era nato Max e lei si era fissata di essere ormai diventata una “signorina”, come si era definita lei stessa. Socchiuse gli occhi e la vide, pallida e stanca, ma viva. Cercò di abbozzare un sorriso, non voleva farla preoccupare più del dovuto.
- Izzy. – disse semplicemente, ma la sorella percepì tutto l’amore che c’era in quello stupido nomignolo – Izzy… stai bene?
- Non sono io quella che si è beccata delle ustioni da Vermithrall. – gli accarezzò la fronte lei – Come ti senti?
- Dolorante. È stato Magnus a curarmi?
- Lui ha curato le ferite più superficiali. Poi abbiamo contattato un Fratello Silente…
- Zaccaria.
- Proprio lui. – annuì – Mi pare di aver capito che fosse il parabatai di William Herondale… ma non era innamorato di Tessa?
 
- Shhh! – la zittì il fratello – Potrebbero sentirti!
 
Magnus si bloccò sulla soglia. Era venuto a sincerarsi delle condizioni del presunto Lightwood, sperando di trovarlo da solo. Ma c’era quella ragazza, lì con lui, che si era qualificata come Isabelle Lightwood, nonché sorella del ferito. Si assomigliavano fisicamente, ora che ci pensava, ma Isabelle non aveva gli sconvolgenti occhi blu del fratello, ma nero ebano. C’era solo una famiglia di Shadowhunters il cui contrassegno erano quegli occhi così neri ed erano i Morgenstern. Forse i Lightwood si sarebbero imparentati con loro, nel futuro, ma al momento non gli interessava. Da quando erano arrivati, i due Shadowhunters del futuro non avevano voluto rivelare niente della loro epoca, ma Magnus era maledettamente curioso. Cosa c’era di così indicibile? Ci sarebbero stati così tanti cambiamenti, nel futuro?
- Quindi non hai ancora parlato con Mag…
- Isabelle!
- Non hai ancora parlato con lui?
- No. Cioè, ci ho scambiato qualche parola. Ma non posso certo parlargli di determinate cose. In fondo, se ci pensi bene, lui non è la persona che amo, almeno non ancora. Ci sono tante cose che devono ancora succedere nella sua vita, tante esperienze, tanti altri amori prima di me… l’uomo che amo e quello stregone che mi ha salvato sono due persone diverse, per quanto mi riguarda… ma aspetta, tu non mi hai ancora raccontato come sei finita qui.
- L’ho raccontato a Jace. È stata un’idea di M… volevo dire, del tuo ragazzo. Ha passato ore ed ore chiuso in biblioteca con Tessa e Catarina, voleva trovare una connessione tra noi e voi…
- Ma lui come sta?
- Come vuoi che stia, Alec? Il suo fidanzato, che avrebbe dovuto sposare fra due mesi, è perso chissà dove. Sta malissimo. Siamo stati tutti in pensiero per te, Jace e Clary.
- Clary? – il tono del Lightwood era piuttosto sorpreso – Pensavamo fosse con voi.
- No. Non è finita qui insieme a voi?
- No. Del resto, non era qui quando sei arrivata…
- Credevo fosse da qualche parte, di pattuglia…
- Scusatemi.
I due fratelli si voltarono verso lo stregone, che aveva ascoltato ogni singola parola. Un vassoio con delle strano boccette colorate era elegantemente appoggiato sulle sue mani.
- Prego. – mormorò Isabelle, allontanandosi dal capezzale del fratello, non prima di avergli lanciato un’occhiata eloquente. Alec arrossì e abbassò lo sguardo.
- Jace ti sta aspettando in salotto. L’ho aiutato a cercare un volume e vorrebbe mostrartelo. – continuò Magnus, fissando Alec con una certa insistenza. Isabelle deglutì.
- Uhm. Ok. Vado. Ci vediamo dopo. – salutò il fratello con un cenno della mano e uscì frettolosamente dalla stanza. E i due ragazzi rimasero soli.
 
Idris, 2014
- MAGNUS BANE!
Il Sommo Stregone di Brooklyn si era appisolato nel suo appartamento ad Idris, sopraffatto dalla stanchezza, ed era così intontito da non accorgersi che qualcuno aveva appena sfondato la porta e raggiunto di corsa il salotto, per poi afferrarlo per la collottola.
- TU, INUTILE STREGONE DA STRAPAZZO! PRIMA PERDI MIO FIGLIO E JACE, POI SPEDISCI MIA FIGLIA CHISSÀ DOVE! CHE RAZZA DI PERSONA SEI? PERCHÉ PROPRIO LA MIA FAMIGLIA? PERCHÉ PROPRIO MIO FIGLIO? CHE COSA GLI HAI FATTO?
- Per l’Angelo, Robert, mettilo giù!
Magnus non riusciva a respirare e i suoi piedi non toccavano terra, la presa attorno al collo si faceva sempre più salda.
- MA NON CAPISCI, MARYSE? È COLPA SUA SE NON ABBIAMO ASSOLUTAMENTE IDEA DI DOVE SIANO ALEC, ISABELLE E JACE! ABBIAMO GIÀ PERSO MAX, NON PERDERÒ ANCHE LORO!
- Lascialo stare! – Maryse gli diede un forte scossone e Robert perse la presa, facendo cadere Magnus a terra. Lo stregone però non toccò mai il pavimento, perché l’Inquisitore lo prese per le spalle e lo guardò dritto negli occhi. Erano blu, come quelli di Alec, ma decisamente più scuri e minacciosi.
- Non credere che te la farò passare liscia, stregone. – sibilò – Ti farò processare e marcirai per sempre nelle celle della Città Silente, è una promessa!
Lo spinse via da sé, come se il corpo dell’altro scottasse, e lasciò l’edificio. Magnus era confuso e attonito, il collo e le spalle pulsavano di dolore. Si abbracciò abbassando lo sguardo, trovando i suoi stivali neri molto interessanti. Maryse sospirò.
- Mi dispiace così tanto, Magnus. Perdonalo, è sempre stato un tipo impulsivo… Magnus?
- Ha ragione. È colpa mia. Se avessi fatto più attenzione, non avremmo perso nessuno. Non avrei perso Alec. – le spalle doloranti guizzarono in un singhiozzo – Alec… oddio, Alec…
Si portò le mani al viso per nascondere le lacrime e diede le spalle alla Cacciatrice. Si aspettava che lei se ne andasse, seguendo magari il suo ex marito, ma non lo fece. Timidamente, si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla schiena con fare materno, anche se impacciato.
- So che lo ami quanto lo amo io. – disse accarezzandolo – Non temere, Isabelle li troverà tutti e tre. Ne sono certa.
- Mi dispiace di non poter fare di più…
- Hai già fatto tantissimo. Magnus… ehi. – lui si girò verso la donna e si asciugò frettolosamente le lacrime. Ultimamente piangeva un po’troppo spesso.
- Ho un piano. – annunciò lei, pragmatica – Io e Simon cercheremo di fermare Robert, non possiamo permettere che ti denunci al Conclave…
- Perché?
- Perché sarebbero capaci di qualsiasi cosa, anche di toglierti il titolo di Sommo Stregone. O peggio. Magari i tuoi poteri.
- E forse anche Alec.
- Già. Quindi noi ci occuperemo di Robert, tu e gli altri continuate a seguire i dispersi. Sei riuscito a comunicare con Izzy?
- Le mie energie si stanno esaurendo, per questo non sono riuscito a parlarle. Ma l’ho vista. So dov’è, e soprattutto quando. Continuerò a seguirla appena starò un po’ meglio.
- Ok. – Maryse fece per uscire, ma si bloccò sulla soglia - Magnus… scusa ancora. E grazie per tutto quello che stai facendo.
- Prego.
Mentre la Nephilim se ne andava, la mente di Magnus fu attraversata dal sogno che stava facendo prima di essere svegliato da Robert. Era strano, c’era anche Alec… ma non era come se lo sarebbe immaginato…
 
- Amore?
- Sì?
- Mi fai un po’di coccole prima di dormire?
Alec sorrise, stringendo forte a sé il suo Magnus. Lui si sistemò per bene tra le sue braccia e posò la testa sul suo petto. Fuori c’era un temporale coi fiocchi, ripieno di tuoni e fulmini. Magnus si leccò le labbra e sporse la testa verso l’alto, cercando la bocca di Alec. Quando la trovò, la attaccò con foga, come non faceva da tempo. Spinse sotto di sé il suo fiorellino e cominciò ad accarezzarlo ovunque, soffermandosi sulle sue braccia scolpite e sul petto poderoso. Sentì Alec sospirare, mentre torturava un lembo della maglia del pigiama del suo amante – pardon, marito – e lo sollevava per sfiorare la pelle nuda…
- Papà?
I due adulti si staccarono immediatamente e Magnus rotolò accanto ad Alec. Una bambina faceva capolino dalla porta, intimorita da tutto il frastuono proveniente da fuori.
- Aura, tesoro. – le sorrise Alec – Che succede?
- I tuoni… non riesco a dormire. – si morse le piccole labbra lei, fissando i genitori con quelle iridi azzurre che avevano subito conquistato entrambi, incastonate in occhi dal taglio orientale – Posso dormire con voi? Solo per stanotte.
- Vieni qui, principessa. – le porse la mano Magnus e lei l’afferrò. Lo abbracciò forte, constatando quanto il suo papà glitterato fosse caldo. Chiuse gli occhi e si godette quella sensazione di sicurezza che solo i suoi papà le davano.
- Però così non vale! Voglio venire anch’io!
Un bambino dagli occhi verdi, poco più basso della sorellina, mise il broncio.
- Chi l’ha detto che non puoi stare qui con noi? – Alec si batté un paio di volte sulle ginocchia – Avanti, campione! Fatti sotto!
- Ehi, niente giochi da Cacciatore di demoni nella stanza da letto, grazie! – trillò Magnus, frenando padre e figlio, in procinto di lanciarsi in una lotta epica – in cui ovviamente avrebbe vinto il bambino.
- Raffi, stai con noi, però dobbiamo dormire! – puntualizzò Aura, le piccole ali blu che sbattevano lievemente sulla schiena.
- Tua sorella ha ragione, Raphael. Le donne hanno sempre ragione. – affermò solennemente Magnus – Ora tutti a nanna! Anche tu, papà Alec.
Alec rise: - Ok, ok, papà Magnus. Ai suoi ordini.
Mai un letto a due piazze era stato così accogliente per una famiglia di quattro persone.

NdA: Sopresa! Aggiornamento con una settimana di anticipo! Ve lo siete meritato ;) Ringrazio tantissimo Chesy, Amy_demigod e Marty060201 per le recensioni e tutti quelli che hanno messo nelle preferite, ricordate e seguite questa storia. E ovviamente ringrazio molto anche i lettori silenziosi, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, accetto ogni tipo di suggerimento :)
A presto,
_Alien_
  
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