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Autore: Hermione92    09/10/2008    8 recensioni
"-Ha... Harry...- mormorò piano, mentre una lacrima le scendeva lungo una guancia.
-No.- ripeté, portandosi le ginocchia al petto ed abbracciandole.
-Harry... sono io, Harry...-.
-No, no, no...- diceva ancora, solo questo. Guardando nel vuoto.
[A ogni parola, le distruggeva il cuore. Polvere, la sua anima stava diventando polvere.]"
Interamente dedicata a Polvere_di_stelle. Buona lettura a tutti. Fatemi sapere cosa ne pensate, bacioni, Hermione92.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WHO ARE YOU?

-È UN NOME BUFFO...-


-Ecco il pranzo.-.

Stessa ora, altro giorno. Ormai il tempo si susseguiva senza che lui se ne accorgesse, andava avanti, lento. Ma a lui non importava. Da settimane era immerso in un profondo stato di apatia. Se fosse stato per lui, si sarebbe lasciato morire senza mangiare, senza bere, senza dormire. Invece c'era lei.

[Che quasi non vedeva.]

Quella ragazza che ogni giorno, puntuale, gli portava la colazione, il pranzo e la cena. Ogni tanto si fermava lì, con un libro in mano. Leggeva.

[E lo fissava.]

Lui osservava scettico il vassoio, i vari piatti. Un profumo squisito, sempre. Allungava piano una mano, per prendere la forchetta. Un piccolo pezzo di questo, uno di questo... e così via. Piccoli bocconi, pochi.

[Ma mangiava.]

Voleva lasciarsi andare, finire una volta per tutte. Ogni volta si prometteva che l'avrebbe fatto, che avrebbe ceduto, per la prima e l'ultima volta. Poco gli importava quello che, per gli altri, avrebbe dovuto fare. Era stufo di lottare.

-Non hai fame?- guardò la ragazza, con occhi spenti. Non la vedeva realmente, il suo sguardo era fisso nel vuoto. Non rispose, non l'aveva mai fatto. -Sai che devi comunque mangiare qualcosa, sei dimagrito. Se ti vedesse Molly...- si sforzò di sorridere, ma dai suoi occhi non scomparve la preoccupazione. Lui non disse niente, non ricordava nemmeno chi fosse Molly. -Mangia...- si sedette sul letto, accanto a lui.

[Era la prima volta che lo faceva.]

-Se... se vuoi ti aiuto...- prese lentamente in mano la forchetta, tremava. Non parlò, lei ricacciò indietro le lacrime.

[Doveva essere forte, almeno lei. Lei che lo amava, che si era innamorata di lui.]

-Apri la bocca...- gli disse -So che sai farlo, apri la bocca...-.

Lui non faceva niente, guardava nel vuoto. Guardava il nulla. Non riusciva a reagire, non riusciva a lottare. Era come se non percepisse niente, come se stesse guardando la realtà da un'altra prospettiva.

[Addormentato, questo dicevano i medimaghi. Era come se fosse addormentato.]

Era semplicemente tornato come un bambino.

-Ti prego...- lo supplicò, stava per piangere.

-No.- le rispose, girando la testa dall'altra parte. Non capiva perché lei non volesse lasciarlo solo. Non andava mai nessuno a trovarlo, solo lei. E, prima d'ora, non gli aveva nemmeno mai parlato.

[Non aveva mai trovato la forza.]

-Ha... Harry...- mormorò piano, mentre una lacrima le scendeva lungo una guancia.

-No.- ripeté, portandosi le ginocchia al petto ed abbracciandole.

-Harry... sono io, Harry...-.

-No, no, no...- diceva ancora, solo questo. Guardando nel vuoto.

[A ogni parola, le distruggeva il cuore. Polvere, la sua anima stava diventando polvere.]

-Mi riconosci, vero?- non riusciva più a trattenere le lacrime. Harry, il suo Harry. Era così diverso, così lontano. E le mancava. Senza di lui, lei si sentiva persa.

[Lo amava, lo amava davvero. Non l'avrebbe mai lasciato solo.]

-No, no, no... no, no... no, no... no... no...- continuava, cantilenando. Gli occhi verdi erano ormai vacui, non si leggeva più il suo mondo. Si vedeva buio, il nulla. I suoi capelli erano cresciuti, dato che impediva a chiunque di avvicinarsi, ed erano sempre più ribelli. La barba era incolta, nonostante continuassero a tagliarla con la magia. Era Harry, certo.

[Ma era come se non fosse più lui.]

-Harry... per favore... ti prego... sono io, sono...- la sua voce era rotta dai singhiozzi, non riusciva a non piangere. Ogni giorno che passava, lei lo perdeva sempre di più -Sono Hermione, Harry... sono io...-.

Harry... ti amo...”

Non rispondeva. Hermione si alzò in piedi, non poteva sopportare tutto quel dolore, non ne era più in grado. Harry perdeva giorno per giorno, continuava a peggiorare. La maggior parte delle persone, Ron incluso, non avevano il coraggio di andare a trovarlo, la paura di vederlo così diverso, mentre tentava di autodistruggersi, era troppa. Lei andava, l'aveva sempre fatto. E ogni giorno aveva visto come cambiava, come lui non fosse più lui.

[Lei l'amava comunque, non avrebbe mai smesso.]

Una maledizione l'aveva colpito mentre cercava di salvarla, lei non se lo sarebbe mai perdonato. E così il mondo cadeva a pezzi, la magia, ogni cosa, e contemporaneamente anche Harry perdeva. Voldemort avrebbe vinto.

[La speranza del mondo si stava lentamente spegnendo... e con lei, anche il mondo stesso.]

-Sono io, Harry...- mormorò di nuovo, tra le lacrime.

-No, no, no... no...-.

-Harry...-.

***

-Tu... tu chi sei?- le chiese, spalancando i suoi grandi occhi verdi.

-Sono... sono Hermione, Harry...- rispose, sforzandosi di non piangere. Da giorni Harry non era più lo stesso, se ne rendevano conto tutti. E nessuno sapeva cosa fare. -Non... non ti ricordi di me? Non... non è carino scherzare su queste cose...-.

-Chi sei?- domandò ancora.

-Harry...- capì che non scherzava, capì che qualcosa non andava. Si accorse che Harry non ricordava davvero chi era lei. -Sono... Hermione...-.

Non disse niente, poi alzò le spalle con un sorriso e sussurrò: -È un nome buffo...-.

***

-Sono... Hermione...-.

[Come quel giorno, quel dannatissimo giorno.]

-In cielo c'è il sole.- disse Harry, fissando fuori dalla finestra.

-Oggi...- la riccia girò lo sguardo -Oggi piove, Harry...-.

-No, fa caldo, c'è il sole.- prese le coperte in mano e le lanciò giù dal letto.

-Non... non fa caldo...- si avvicinò a lui e gli rimboccò le coperte -Indosso un maglione, vedi?- indicò l'indumento di lana -Questo si mette quando fa freddo.-.

-No.-.

-Sì, Harry.-.

-No.-.

-Sì.-.

-No!- urlò, alzandosi a sedere di scatto. Hermione sussultò.

[Ogni istante in quella stanza, la stava logorando.]

***

-Come sta?- tutti guardavano il medimago con ansia.

-Non bene, mi dispiace.- rispose, scuotendo la testa.

-Ma... che... che cos'è?- Hermione lo fissava -Si... si può curare, vero? Ci sono delle pozioni...-.

-Signorina... non sappiamo quale sia la maledizione che l'ha colpito, e... non pensiamo di poter trovare una cura, ecco. Non in tempo, mi dispiace.-.

-Non c'è proprio niente che potete fare?- chiese Ron, con voce roca.

-Vorrei poter fare qualcosa, davvero.-.

***

-Oggi fa caldo!- esclamò ancora, camminando verso la finestra.

[Incurabile.]

-Dove... dove vai?- fece qualche passo -Vieni qui, devi ancora mangiare...-.

-Fa caldo... quando fa caldo la mia mamma apre sempre la finestra...-.

-La tua mamma?- Hermione gli si avvicinò e gli sfiorò delicatamente il braccio.

[Era da tanto che non lo faceva.]

-Sì...- inclinò la testa di lato e la guardò, curioso.

-Harry...- non sapeva cosa dirgli.

-Dov'è la mia mamma?- le chiese, con tono infantile.

-È... ecco...- deglutì.

[Lo amava, ed era costretta a vederlo così. Giorno dopo giorno.]

Ogni volta che lo vedeva, il suo cuore le guizzava nel petto. Brillava, tornava a vivere. Poi il suo sguardo incontrava i suoi occhi, e la tristezza tornava. Ricordava a malapena il battito a mille che sentiva ogni volta che lui la chiamava per nome, era da così tanto che non lo faceva. Aveva quasi dimenticato i brividi che provava nel sentire la sua voce.

[Ogni volta che chiudeva gli occhi, però, lo vedeva lì. Vivo, finalmente. E anche lei, tornava a vivere.]

Non sapeva esattamente cosa l'avesse spinta a parlargli, dato che sarebbe stato sbagliato, le avrebbe fatto male. Eppure avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire ancora la magia della sua voce, qualsiasi cosa, davvero. E, per vederlo vivere, a poterlo fare avrebbe dato la sua stessa vita.

[Amore, era amore. Sbocciato, ma non sarebbe mai fiorito.]

***

-Non tonerà più, vero?- Ron fissava Hermione, mestamente.

-Io...- non riuscì a dire altro, parlare avrebbe fatto troppo male.

-Quando passerà? Tra quanto tutti smetteranno di sperare?- stringeva i pugni, con rabbia. Avrebbe picchiato chiunque, persino Harry. Soprattutto lui. Perché se ne stava andando, li lasciava soli.

-So solo che io non smetterò mai di sperare, mai...- affermò, con un sospiro.

-Tu... ti sei innamorata di lui, vero?-.

-Co... cosa?- lo guardò negli occhi, poi annuì debolmente -Sì...-.

-Lo ami davvero?-.

-Non smetterò mai.-.

***

Il suo amore era anche questo: speranza. Come i suoi occhi, verdi. Tutto le ricordava lui, riportandole alla mente i momenti passati insieme. E solo questo le dava la forza. Ma lui non era lì, non con lei. Non realmente, almeno.

[La sua mente, dov'era?]

-Tu conosci la mia mamma?- le chiese, con un ampio sorriso.

[Da quanto tempo non vedeva quel sorriso? Tanto, troppo.]

-Ecco...- non sapeva cosa rispondergli. Non era una situazione facile: era come se fosse un bambino, e lei non aveva il coraggio di dire ad un bambino che sua madre era morta, che non sarebbe più tornata.

-Dov'è il mio papà?-.

-Harry...- lo guardava, lo fissava. Cercava risposte che non avrebbe mai trovato. Le lacrime non smettevano di scorrere.

[E aveva paura.]

-Tu chi sei?- le chiese, tornando a sedersi sul letto.

***

Dormiva, sembrava un angelo. Un ciuffo di capelli neri gli ricadeva sul viso. Respirava lentamente, con le labbra socchiuse. Era il suo Harry, era tornato. Si sedette accanto a lui, sul letto. Alzò lentamente una mano, tremava.

-Harry...- mormorò, sfiorandogli una guancia. Era caldo, come sempre. Voleva abbracciarlo, sentire le sue forti braccia cingerle la vita, sentire il suo respiro tra i capelli, sul collo. -Harry...- una lacrima solitaria le scese lungo una guancia. Non poteva far niente per lui, niente. Si sentiva impotente, inutile. Continuava a pensare, pensare, pensare, riempiendo la sua mente di incognite, cercando risposte a problemi che sembravano irresolubili. Ma niente, niente di niente. -Mi dispiace, Harry... vorrei poter fare qualcosa, qualsiasi cosa....- iniziò a piangere, senza staccare la mano dal suo volto -Perdonami...- si alzò in piedi, lentamente come si era seduta. E si allontanò, dirigendosi alla porta. Poco prima di uscire dalla stanza si voltò indietro. La vista offuscata dalle lacrime, la voce rotta e flebile. -Ti amo, Harry. Ti ho sempre amato.-.

***

-Sono Hermione, Harry.- ripeté, asciugandosi le guancie -Hermione.-.

-No.- scosse la testa, senza smettere di guardarla.

-Secondo te chi sono?-.

-Tu non sei la mia mamma, vero?-.

-Io...- si sedette accanto a lui, gli sfiorò una guancia.

[Il suo calore era lo stesso.]

-Perché se tu sei la mia mamma... mi devi leggere tante storie, le favole...-.

-Non sono la tua mamma.- gli passò una mano tra i capelli -Però posso leggerti lo stesso delle favole, se vuoi. Ma...- indicò il piatto con un cenno -Devi prima mangiare, Harry.-.

-No, no, no!- scosse la testa -Non voglio!- tirò una manata al vassoio, che cadde per terra.

[Ceramica. Mille pezzi, mille cocci bianchi. In frantumi, come il suo cuore.]

-Harry!- esclamò Hermione, chinandosi a raccogliere tutti i frammenti dei piatti.

-No, no... no...- diceva, dondolandosi avanti e indietro.

-Non devi lanciare le cose per terra.- l'ammonì, con voce piatta. Stava male, ma non doveva mostrarlo, sapeva di non poterlo fare.

[Ormai era abituata ai suoi scatti d'ira, pensarci le avrebbe fatto molto più male.]

-No.- le disse solo.

-No, non devi.-.

-Tu non sei la mia mamma. Io posso tutto.- alzò le spalle.

-Ci sono delle regole.- gli spiegò, facendo evanescere tutti i cocci con un colpo di bacchetta -E tu devi rispettarle.-.

-No, non voglio.-.

[Già, non gli erano mai piaciute le regole.]

-Però...-.

-Tu chi sei?- l'interruppe, fissandola negli occhi.

-Hermione, Harry.-.

[Non la ricordava, non l'avrebbe più fatto.]

Piangeva, le lacrime le scendevano copiose lungo le guance. Tutta la tristezza e l'amarezza stavano lentamente scivolando via, goccia dopo goccia. Sale, acqua. Dolore. L'unico ragazzo che lei avrebbe mai amato, non riusciva nemmeno a ricordare il suo nome. Il suo volto era associato solo alla ragazza che gli portava il cibo, nient'altro. Non era più la sua migliore amica, non lo sarebbe più stata. E lei soffriva, l'aveva sempre fatto. In silenzio, senza riuscire a sfogarsi, a parlare con qualcuno.

[Non aveva pianto spesso per lui, e l'aveva sempre fatto in una stanza buia.]

-No.- sussurrò lui -Non è vero. Tu chi sei?-.

-Sono...- si fermò, aveva un groppo in gola.

-Perché piangi?- le chiese poi -Fuori c'è il sole, qui fa caldo. E tu piangi...-.

-Non c'è il sole Harry, sta piovendo.-.

[Una pioggia lunga ed incessante.]

-A me non piace la pioggia. Fa schifo.- affermò, sicuro -La pioggia è brutta.-.

-Sì, è vero.- la ragazza sorrise debolmente.

-Quando posso uscire ed andare dalla mia mamma?- le domandò Harry.

-Non puoi uscire, lo sai. Te l'hanno già detto.-.

-No! Voglio la mia mamma! Mi manca la mia mamma!- urlò, gettando a terra il cuscino.

-Harry... per favore... Harry, calmati...- gli prese delicatamente la testa fra le mani e lo guardò negli occhi.

[Le sembrò di scorgere una scintilla, un lampo di vita.]

-No, no, no, no... no, no... no... no, no, no, no, no...- ripeteva, come una litania.

-Harry, tranquillo... va tutto bene. Ci sono qua io.- non smetteva di guardarlo, nonostante continuasse a piangere -Non ti lascio, resto qui con te.-.

[E l'avrebbe fatto per sempre.]

-No, no... no, no, no, no....- mormorava ancora, come in trance.

-Guardami, Harry. Sono qui, va tutto bene.- bisbigliò.

[Non poteva lasciarsi andare, lei non l'avrebbe mai permesso.]

-No... no, no...- chiuse gli occhi, sentiva le palpebre pesanti -No...-.

-Apri gli occhi, Harry. Aprili.- gli ordinò, preoccupata -Non mollare, Harry. Resta con me...-.

-No, no, no... no...-.

-Ti prego... resta con me...-.

Lui non le rispose. Era fermo, con gli occhi chiusi, il respiro irregolare. Il suo cuore batteva lentamente, molto lentamente. Hermione lo fissava, sperando che riaprisse gli occhi, sperando con tutto il cuore che non la lasciasse sola, non ora.

[Lei aveva bisogno di lui.]

-Cazzo, Harry... ti prego... non mollare. Harry!- lo supplicava, piangendo -Ti prego, non lasciarmi sola, non farlo. Ho bisogno di te... ne ho davvero bisogno... e lo sai, so che lo sai. Ti prego, Harry... ti prego.-.

[Silenzio, ancora silenzio.]

-Ti prego...-.

-No...-.

-Harry!- Hermione sorrise tra le lacrime, abbracciandolo con foga -Harry...-.

[Sentiva il suo calore, le mancava.]

-Sì.- aprì gli occhi, tornò a guardarla.

-Sì, Harry. Sei stato bravo, davvero.-.

-Ho tanta fame...- le disse.

-O... ok... vado... vado a prenderti qualcosa.- si staccò da lui e si alzò in piedi.

-Tu... tu chi sei?- le chiese, quando lei aveva già raggiunto la porta della camera.

-Io...- prese in mano il pomello.

[L'avrebbe ripetuto ancora, sperando sempre che un giorno lui se lo sarebbe ricordato.]

-Sai... il tuo è un nome buffo...- Harry sorrise, mentre lei si girava a guardarlo -Hermione...-.




Note dell'autrice: Questa e' la mia seconda shot Harry/Hermione, spero vi sia piaciuta e vogliate farmi sapere cosa ne pensate, se avete critiche o suggerimenti. La dedico a Polvere_di_stelle (tu sai perche', amore). Commentate, alla prossima, Hermione92.

  
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